Calafiore interrogato in carcere a Catania, chiesti i domiciliari: "con Longo solo rapporto professionale"

 Calafiore interrogato in carcere a Catania, chiesti i domiciliari: "con Longo solo rapporto professionale"

Quasi otto ore di interrogatorio per l’avvocato Giuseppe Calafiore. Da sabato pomeriggio è rinchiuso nel carcere di piazza Lanza, a Catania, a seguito dell’indagine della Procura di Messina sul cosiddetto sistema Siracusa. I suoi legali hanno chiesto l’applicazione dei domiciliari non sussistendo, a loro dire, le esigenze di custodia cautelare in carcere.
Calafiore non si è sottratto alle domande del gip, Maria Vermiglio, alla quale ha chiarito anzitutto le circostanze del suo viaggio all’estero poco prima dell’esecuzione della misura cautelare nei suoi confronti, spiegando che la volontà di rientrare in Italia e non sottrarsi alla giustizia era stata subito palesata ai suoi legali. Assistito da Mario Fiaccavento e Alberto Gullino, il legale siracusano ha risposto alle contestazioni del magistrato fornendo la sua versione di quanto sarebbe accaduto.
In particolare, relativamente all’accusa di corruzione in concorso con Piero Amara – soldi e regali al pm Longo, anche lui arrestato – ha puntualizzato che non vi sarebbe stata alcuna movimentazione di denaro e che il costo contestato viaggio a Dubai, per l’accusa una regalia, sarebbe stato totalmente pagato in un secondo momento proprio da Calafiore (relativamente alla sua parte, ndr). Non ha smentito di aver rapporti definiti “cordiali” con Longo ma di natura “professionale”. Ha fornito le sue risposte anche sulle accuse mossegli circa le consulenze e le collegate utilità nei procedimenti di “clienti di peso”.

 

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