Dopo l'arresto del magistrato si muove la Cassazione: "Sospendere Longo dalle funzioni"

Il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, ha chiesto al Csm di sospendere Giancarlo Longo dalle funzioni di magistrato e dallo stipendio. E’ la prima reazione ufficiale alla notizia dell’arresto dell’ex sostituto procuratore in servizio a Siracusa. Nelle carte dell’inchiesta, il gip parla di un pm dalla “inquietante capacità criminale” e disposto alla “mercificazione della funzione giudiziaria”.
La Procura di Messina non ha dubbi, dopo decine e decine di accertamenti: quel magistrato sarebbe stato a servizio di un comitato di affari e interessi pilotato dagli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore. Almeno per tre anni si sarebbero mossi di pari passo, in decine di procedimenti che sarebbero stati condizionati in cambio di denaro e regali. Tutto a “beneficio” dei clienti più importanti dei due legali.
Soldi, vacanze, regalie. E poi la vicenda delle microspie e la bonifica “fai da te”, sotto l’occhio della telecamera nascosta piazza dalla Guardia di Finanza di Messina. Qualcuno, non ancora scoperto, lo aveva avvisato della presenza di cimici piazzate dagli inquirenti nella sua stanza della Procura siracusana. Motivo per cui Longo ha fatto poi sparire il cellulare, come si legge sempre nelle carte dell’inchiesta.
I metodi usati dal magistrato, secondo quanto accertato dalla Procura peloritana, sarebbero stati tre: creazione di fascicoli “specchio”, per poter accedere ad altri documenti di indagine di colleghi e di potenziale interesse per alcuni clienti rilevanti degli avvocati Calafiore e Amara; c’erano poi i cosiddetti fascicoli “minaccia”, in cui “finivano per essere iscritti con chiara finalità concussiva soggetti ostili”; e infine i fascicoli “sponda”, che venivano tenuti in vita “al solo scopo di creare una mera legittimazione formale al conferimento di incarichi consulenziali”, ma sempre nell’interesse presunto dell’associazione a delinquere.
Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sta seguendo il caso da vicino. “Ora c’è un’azione penale in corso e sullo stesso giudice c’era già stata un’azione disciplinare. Non possiamo che attendere la conclusione delle indagini, anche per avere un quadro della diffusione del fenomeno che a prima vista appare preoccupante”, le sue prime parole. Il ministro chiederà tutti gli atti.