Siracusa. Al Museo del Papiro storie di antica criminalità, in mostra denunce e delazioni

Furti, omicidi e contrabbando. Storie di criminalità che arrivano da un tempo passato, raccontati su papiri di denuncia che da sabato 12 novembre arricchiscono l’esposizione del Museo del Papiro “Corrado Basile” di Siracusa.
Su uno scritto dell’anno 223 a.C., proveniente da Muchis (Arsinoites, Egitto) si racconta la singolare storia di un uomo che denuncia “La mia casa è vuota!”, perchè la moglie aveva portato via tutti i beni. Hatheres, figlio del sacerdote del dio Sokonporchnubis del villaggio di Muchis, denuncia che in occasione di una sua assenza la moglie Thaues è andata via, portando con sé tutto ciò che era in casa. Hatheres elenca tutti gli oggetti mancanti e il rispettivo valore: un trofeo, una catena d’oro, un grande vaso, due statue, scatole di alabastro, un tessuto siriano di lana, un asciugamani, due armadi, due paia di sandali, un coltello ed anche un “tavolo fatto di papiro”.
Su di un altro papiro c’è la denuncia di un omicidio e di contrabbando in Oxyryncha, nel distretto Polemone. Una donna di nome Hathyr scrive al capo della polizia di Oxyrhynca per denunciare l’assassinio del proprio figlio. La donna denuncia che un certo Petoporas, contrabbandiere di oppio e di olio, ha ucciso suo figlio Zenodoros ed afferma “Lo dimostro! … così ho scritto a Voi perché ne abbiate conoscenza”. Il papiro è stato tradotto e commentato dai papirologi Hermann Harrauer (Vienna) e Klaas Worp (Amsterdam).
Esposto anche il papiro inviato da una donna di nome Tenes, figlia di Marres, al re Tolemeo: “Subisco ingiustizia da parte di Herodes mio marito”. Stipulato un contratto di matrimonio, portando in dote 420 dracme con la clausola che il marito le avrebbe fornito ogni mese 4,75 artabe di grano e per il vestiario ogni anno 48 dracme, lamenta il mancato rispetto dell’accordo. L’uomo, saputo che la moglie stava per ricorrere al tribunale dei crematisti per la restituzione della somma portata in dote, aveva presentato un esposto al capo della polizia per ostacolare l’iniziativa della moglie. Si tratta verosimilmente di un matrimonio misto tra un greco e una donna egizia ed è interessante rilevare che già nel III sec. a.C. una donna egizia potesse intentare una causa davanti ad un tribunale. Il papiro, assegnabile al regno di Tolemeo Filopatore, si è conservato quasi per intero nel testo ed è stato studiato dal papirologo Guido Bastianini (Firenze).