Siracusa. Anfiteatro romano, le ironie dei turisti e l'amara realtà. Giansiracusa: "Un porcile"

 Siracusa. Anfiteatro romano, le ironie dei turisti e l'amara realtà. Giansiracusa: "Un porcile"

“Perchè non ve la mangiate tutta quell’erba?”. La domanda, misto di sarcasmo e cattiva educazione, è stata rivolta da turisti del Nord Italia ad una delle guide turistiche in servizio al parco archeologico della Neapolis. Alla vista dello “spettacolo” offerto dall’anfiteatro romano, parte l’osservazione al vetriolo. Condita dal solito luogo comune ignorante – nel senso che gnora – tipicamente settentrionale: “ecco perchè vi mandiamo sempre soldi al sud….”.
Il secondo monumento della città classica è in abbandono. Coperto da vegetazione, visitabile solo dall’alto nonostante siano recentemente spesi qualcosa come 1,8 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo percorso di 1 km per visitarlo anche da vicino, attraverso i cunicoli e angoli particolari e un nuovo impianto di illuminazione. Solo che il nuovo percorso è chiuso, poco dopo l’apertura, per via di una balaustra pericolante. Succede anche questo nel disinteresse dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, retto da Carlo Vermiglio.
Sbotta lo storico dell’arte Paolo Giansiracusa. Che parla di vero e proprio “porcile”. L’anfiteatro “è tenuto così, come un porcile abbandonato. Eppure si paga un biglietto importante per vederlo! Crocetta e tutti i tuoi sopramessi e sottomessi dove siete? C’è da vergognarsi e mandare tutti a casa!”. Punto.
Intanto giacciono inutilizzati i 300.000 euro che il Comune di Siracus aha recuperato da avanzi di bilancio e destinati alla pulizia dei beni culturali. Manca l’ok di Palermo e senza quello i soldi rimangono parcheggiati di lato. L’assessore al Bilancio, Scrofani, ha recentemente sollecitato l’assessorato regionale. Lo ha fatto anche la Soprintendenza. Ma da due mesi ancora nessun cenno.
Ma cosa sono mai due mesi di fronte ai quindici anni di attesa per l’istituzione del parco autonomo della Neapolis. Agrigento, e la sua Valle dei Templi, ce l’hanno fatta. Siracusa ancora no. Nonostante carte, documenti, richieste, incontri e contatti varii il parco archeologico di Siracusa non è stato istituito: eppure rientra nell’elenco di quelle aree da destinare a zona archeologica protetta. Istituire il parco significherebbe anche “liberarsi” dalla grinfie di Palermo che avoca a sè tutto l’incasso dello sbigliettamento, media di 3,5 milioni di euro l’anno. Gestire in loco le somme significherebbe liberarsi le mani per tutti quegli interventi di manutenzione, ordinaria o straordinaria, oggi bloccati. La parte superiore del teatro greco è chiusa da ottobre, dopo le copiose piogge che impediscono da allora ai turisti di visitare il Ninfeo e l’area sovrastante lo storico monumento del Temenite.

 

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