Siracusa. Chiude i battenti lo Sprar Aretusa: trasferiti i migranti ma "abbandonati" i lavoratori siracusani

 Siracusa. Chiude i battenti lo Sprar Aretusa: trasferiti i migranti ma "abbandonati" i lavoratori siracusani

Con il trasferimento degli ultimi richiedenti asilo in altre strutture siciliane, ha chiuso oggi i battenti il centro Sprar Aretusa. La struttura di contrada Spalla era gestita dalla cooperativa sociale di Acireale, Luoghi Comuni. Il Comune di Siracusa, responsabile del progetto di accoglienza, ha deciso per la chiusura viste le inadempienze proprio della cooperativa. E anche le condizioni dei locali sono state al centro di polemiche accese, con il sopralluogo di parlamentari e denunce pubbliche.
Risolto il “problema” dei migranti, rimane tutt’ora quello degli otto operatori che lavoravano all’interno della struttura: 3 operatori, 2 ausiliari, un responsabile inviato da Catania, un’assistente sociale e un consulent. Niente stipendi da mesi, in alcuni casi ben 16. Una lunga attesa scandita da decreti ingiuntivi e pressing dei sindacati, la Uil in particolare. Ma non pare si riesca a venire a capo della vicenda. Con il rischio di servire così all’opinione pubblica un paradosso di semplificazione: migranti tutelati, i lavoratori siracusani abbandonati.
La speranza, almeno in chiave futura, è che possano essere assorbiti nei prossimi progetti di accoglienza che il Comune vuole avviare con la prevista apertura di almeno 4 strutture, sempre per richiedenti asilo, e tali da garantire in totale adeguata accoglienza per almeno 200 migranti. Come spiega l’assessore alle politiche sociali, Giovanni Sallicano, “impossibile inserire negli avvisi una sorta di clausola sociale per garantire questi lavoratori”. Ci si affida, allora, al buon senso. “Molti li conosco e sono validi professionisti”, raccontava alla nostra redazione settimane addietro. “Di certo ci sarà il suggerimento del nostro assessorato di ricorrere ai loro servizi nei nuovi centri che si andranno ad aprire. Purtroppo di più non possiamo davvero fare”.

 

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