Siracusa. Indagini e veleni, Princiotta alla carica: "renderò pubbliche le registrazioni"

Ritorna alla carica Simona Princiotta, la consigliera Pd invisa al Pd che con le sue denunce ha dato la stura a diverse delle indagini che si sono abbattute su palazzo Vermexio. Bersaglio doppio: Carmen Castelluccio e Sofia Amoddio, due delle esponenti di punta dell’area Dem del partito. “Sento dello sconcerto delle due esponenti Pd perchè la stampa aveva anticipato la notizia degli avvisi in arrivo con presunta violazione del segreto istruttoria”. Per la Princiotta sarebbe “una barzelletta”.
E questo per via di un articolo del codice di procedura penale (391 bis comma 5) “che ha consentito al mio difensore di ottenere dal Pubblico Ministero non solo i nomi delle persone iscritte nel registro degli indagati ma che anche onera ex lege il Pm ad identificarli e nominare a tutela degli stessi un difensore d’ufficio, ove non abbiano già nominato un difensore di fiducia, stante il fatto che il mio avvocato ha formalizzato l’intenzione di interrogare i suddetti indagati in sede di investigazioni difensive ed il pubblico ministero non ha alcuna discrezionalità sul punto”.
Il magistrato ha dato riscontro alla richiesta del legale della Princiotta ed ha specificato in calce all’istanza che “i signori Castelluccio e Pennisi risultavano iscritti e che nei giorni seguenti avrebbe fornito il nome degli avvocati. Da quel momento sono libera di discutere con chi voglio ed in qualunque sede della notizia di iscrizione nel registro degli indagati. Più che parlare di violazione del segreto istruttorio consiglio a Castelluccio e Amoddio di acquistare un nuovo codice di procedura penale”, la pungente ironia della grande accusatrice.
La Princiotta promette poi di rendere pubbliche molte delle registrazioni audio finite in Procura. Dialoghi che potrebbero creare nuovo imbarazzo tra la classe politica e dirigente siracusana. “Farò ascoltare tutto ai cittadini in una conferenza stampa, in ossequio ai principi di trasparenza tanto caro al sindaco ed alle signore Castelluccio e Amoddio”.