Siracusa. La domanda che cerca una risposta: chi pulisce l'area archeologica della Neapolis?

Le foto hanno ormai fatto il giro del web ma non hanno prodotto nessun sussulto o reazione. Eppure vedere l’anfiteatro romano ricoperto dalle erbacce come gran parte delle storiche vestigia racchiuse nel grande parco arecheologico siracusano mette tristezze. Tra le ironie dei turisti bravi a parlare della solita incapacità siciliana a spendere quello che il “nord” invia. Posto che il nord non invia proprio niente, rimane però l’impressione di passaggi a vuoto nella gestione del parco archeologico. Non solo la pulizia ma anche alcune scelte andrebbero meglio motivate.
Ma cominciamo proprio dalla pulizia. Serve ogni anno un movimento di opinione per spingere l’arrivo dei Forestali che, senza alcun aggravio di costo per il pubblico, hanno dimostrato di sapere far bene il loro lavoro alla Neapolis. Non necessitano più convenzioni (e lunghe trafile) ma – secondo quanto conferma il deputato regionale Zito (M5S) – “una telefonata della Soprintendenza”. Una telefonata che, forse, non c’è ancora stata. Lasciando l’incombenza della pulizia alla Fondazione Inda che, come ogni anno, provvederà ai lavori. Ma perchè deve essere cura della prestigiosa istituzione culturale siracusana? Non dovrebbero essere altri ad avere la competenza dell’intervento?
E come non rimanere – da turista e da siracusani – senza parole e rossi di vergogna dinanzi alla chiusura del nuovo percorso attorno e dentro l’anfiteatro romano. Oltre 1,5 milioni di euro spesi per un tracciato che è già chiuso per colpa di una balaustra pericolante. Una sola,m semplice balaustra pericolante chiude un percorso costato caro e aperto in pompa magna tra le solite roboanti dichiarazioni. Una sola balaustra. Chiuso il percorso di Augusto, dalla latomia fino alla tomba di Archimede. Chiusa la parte superiore del teatro greco, il ninfeo, da ottobre scorso. Ara di Ierone da sempre visitabile solo dall’alto e per un piccolo taglio verticale che non rende idea della storia e della grandezza del monumento.
Per come Palermo ha pensato, e continua a pensare, la Neapolis è davvero il caso di accelerare sull’autonomia del parco archeologico, sul modello del parco dei Sicani di Agrigento. La legge c’è, è del 2000. Ma piuttosto che applicarla, la Regione sta pensando di dare vita ad un nuovo disegno di legge per applicare una legge che già c’è. Perchè? Perchè non convocare, invece, la commissione competente e sbloccare le procedure ferme dal 2010? Ancora domande, su domande, su domande. In speranzosa attesa di qualche risposta.