Siracusa. La Regione revoca la nomina della Basile. "L'assessorato in mano ai poteri forti"

 Siracusa. La Regione revoca la nomina della Basile. "L'assessorato in mano ai poteri forti"

L’hanno già soprannominata “la guerra dei sovrintendenti” con tanto di vittima illustre: Beatrice Basile, sovrintendente di Siracusa. Ha superato indenne il ricorso del suo predecessore, Micali, ma ora è stata stoppata dall’avvio dell’iter di revoca della sua nomina. La diretta interessata non vuole commentare. Ma che nella “guerra” fosse una delle più a rischio era chiaro da diverse settimane.
Non sono serviti gli appelli lanciati nei giorni scorsi a sua difesa da Vittorio Sgarbi, Salvatore Settis, Giuliano Volpe, Tommaso Montanari. “Mai ci saremmo aspettati da questo Governo regionale atti di questa natura – scrive il responsabile dei Verdi siracusani, Giuseppe Patti -, evidentemente per dirla alla Pietrangelo Buttafuoco, la mafia dell’antimafia genera le stesse anomalie! Infatti chiederemo quanto prima al Prefetto e al Questore di Siracusa di attuare un livello di tutela adeguato per la sicurezza della dottoressa Basile”.
Nei giorni scorsi l’assessorato ai Beni Culturali aveva deciso  di “congelare” le nomine decise dal precedente assessore, la siracusana Mariarita Sgarlata, e non ancora registrate dalla ragioneria. Una scelta che ha scatenato attacchi e critiche all’attuale assessore, Giusy Furnari, che si è smarcata dando la responsabilità della decisione ai dirigenti.
Per i Verdi siracusani si tratta di “un atto osceno che non può essere accettato”. Contraria anche la deputata regionale Marika Cirone Di Marco. Parla di “un provvedimento ingiustificato e ingiustificabile ai danni della sovrintendente Beatrice Basile” che “avvia la provincia di Siracusa a un periodo di gravissime incertezze e rischi concernente il suo patrimonio ambientale, archeologico, storico”. E la colpa, per l’esponente Pd, sarebbe tutta di un assessorato regionale ai Beni Culturali  “in preda all’accerchiamento di interessi forti, portatori di una miope e regressiva visione del territorio” che lo spingono verso “decisioni che lo allontanano dall’essere interprete delle comunità, ignorando gli inviti e le sollecitazioni pervenute da associazioni, istituzioni, forze politiche, intellettuali, quasi fossero inutili  fastidiosi orpelli”.
(foto: Beatrice Basile)

 

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