Siracusa. Lungomare Alfeo, staticità da verificare. L'idea per il futuro: tornare all'antico, seguendo le fortificazioni di un tempo

Lungomare Alfeo è un osservato speciale da tanto tempo. Ora che, come nel 2004 l’ultima volta, si ripresenta il tema della tenuta statica e della sicurezza dell’affaccio a sbalzo sul mare, bisogna correre ai ripari. Il suggerimento pressante emerso in conferenza dei servizi è quello di interdire l’area. Basta pedoni, basta tavolini e sedie di ristoranti, bar e bnb. Seguendo le prescrizioni dei vari soggetti coinvolti nei lavori di consolidamento del muraglione (questi finanziati per 2,5 milioni di euro che però, se non impegnati, potrebbero nuovamente sparire), tocca al Comune mettere mano al portafoglio per le necessarie verifiche di sicurezza sul marciapiedi che si protrae verso il mare e sulla recinzione metallica, arrugginita e corrosa in più punti. Sempre al Comune l’onere di provvedere agli eventuali lavori che dovessero emergere come non rinviabili. Pena la chiusura ad libitum del caratteristico lungomare Alfeo, accanto alla fonte Aretusa.
Ma palazzo Vermexio non sa, al momento, dove trovare i soldi necessari. Vuole però conservare il marciapiede a sbalzo che si protrae sul mare, pur sapendo che in un futuro non troppo lontano occorrerà di nuovo intervenire per manutenzione straordinaria e solite verifiche statiche.
E allora si riaffaccia un’idea antica, quella di ripristinare l’antica murata, come si presentava fino alla fine degli anni 50 del secolo scorso in gran parte di Ortigia. Muretti perimetrali in prosecuzione dei forti bastioni, senza strutture pendenti nel vuoto. Come dire spendere soldi pubblici solo una volta, sapendo così di risolvere un problema che si ripresenterà altrimenti uguale a sè stesso nel giro di pochi decenni. Non solo risparmio economico ma anche accelerazione burocratica in una vicenda impantanata da anni per via anche del piano particolareggiato di Ortigia.
Già negli anni 70 gli sbalzi in cemento causarono un acceso dibattito tra gli intellettuali dell’epoca, in pieno furore demolitorio della memoria delle fortificazioni esistenti. “Il piano Pagnano del 1989 – ricorda Corrado Giuliano, attento difensore del paesaggio – prevedeva la demolizione delle banchine a sbalzo come quella del lungomare Alfeo per ricostruire l’antico perimetro delle mura. E’ bene ricordare che le linee e le prescrizioni di quel piano sono ancora in vigore”. Una previsione rimasta sostanzialmente inapplicata. Ed anche in questo caso si rischia di dar l’impressione di non voler tener conto di quelle chiare indicazioni. “Interessi di bottega hanno fatto si che sino ad oggi il piano Pagnano sia rimasto lettera morta. Eppure nello stesso piano di massima del 2005 se ne confermava l’attuazione nel nuovo piano per Ortigia da adottare. Tutto rimasto lettera morta”, ricorda Giuliano.
Adesso il momento sarebbe propizio per iniziare a dare seguito a quanto anche eminenti urbanisti hanno validato, oltre che la politica siracusana negli anni approvato. Le attuali difficoltà di lungomare Alfeo potrebbero trasformarsi nell’occasione buona per realizzare quanto sin qui previsto solo su carta. “Sarebbe la prova di un pentimento operoso della giunta Garozzo che almeno così lascerebbe un segno di buone intenzioni dopo quasi nulli interventi pubblici per la collettività”, punge Corrado Giuliano che alla giunta comunale rimprovera da anni l’eccessivo ricorso a solarium privati in Ortigia e una politica ondivaga in difesa del territorio. Ma la volontà comunale è quella di mantenere i marciapiedi a sbalzo con affaccio sul mare anche per evitare di trasformare quel lungomare in un angusto budello. Bisognerà però incastrare questa soluzione nel piano particolareggiato che – come ricordavamo – non la prevedeva.
Quanto agli operatori commerciali, preoccupati dall’idea di una chiusura del lungomare senza troppe certezze, con la nuova (antica) soluzione “ne guadagnerebbero in qualità e sicurezza”, dice certo Giuliano. La vista del mare e del tramonto non verrebbe coperta o negata in alcun modo. E sembra anche la soluzione più rapida, nell’incertezza dei tempi burocratici e della disponibilità di fondi già perduti una volta in passato.