Siracusa. Nuovo ospedale, Prestigiacomo: "Difficile nella città che fa scappare gli investitori"

 Siracusa. Nuovo ospedale, Prestigiacomo: "Difficile nella città che fa scappare gli investitori"

E’ argomento buono per tutte le stagioni: nuovo ospedale di Siracusa. Se ne parla da decenni senza però che si sia mai concluso nulla di concreto. E nel frattempo, il “vecchio” Umberto I si mostra sempre più inadeguato alle esigenze di medici, infermieri e pazienti.
Dopo l’inaugurazione di radioterapia, la convergente volontà di assessore regionale alla Salute, direttore generale dell’Asp e sindaco di Siracusa hanno autorizzato ad un cauto ottimismo. Se sarà confermata la disponibilità dei terreni alla Pizzuta, zona indicata nel Prg come sede del nuovo ospedale, e se ci saranno i pareri del caso al progetto presentato nel 2011 forse si farà un primo, deciso passo in avanti.
“Questa è una vicenda vergognosa”, esordisce la parlamentare di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo. “Ciclicamente si parla del nuovo ospedale e sembra quasi che si tiri fuori il tema perché la politica non ha argomenti per alzare l’attenzione dei cittadini. L’ospedale è in condizioni da terzo mondo e bisogna dare atto a chi vi opera che sono degli eroi. La politica locale è responsabile di una discriminazione perchè spinge chi ha le risorse ad andare fuori Sicilia per farsi curare”, l’affondo dell’ex ministro.
Eppure Siracusa oggi poteva avere già un nuovo ospedale. Una decina d’anni fa, la Pizzarotti – la ditta privata che ha costruito l’autostrada tra Siracusa e Catania – presentò un suo progetto: avrebbe costruito l’ospedale, senza un centesimo pubblico, e restaurato il Cinque Piaghe in Ortigia in cambio dell’area su cui sorge attualmente l’Umberto I. Vi avrebbe realizzato delle palazzine residenziali. “In quegli anni io mi battevo per realizzare il nuovo ospedale. La Pizzarotti aveva fatto qualcosa di simile in altre realtà italiane che così in due anni si erano dotate di strutture bellissime”, ricorda la Prestigiacomo.
“Fondi pubblici non c’erano, allora come ora. Poteva essere la soluzione. Ma tutti si scagliarono contro questa iniziativa. Dall’allora manager dell’ospedale alla politica siracusana. Tutti a dire che servivano soldi pubblici”, aggiunge.
“Certo – ammette Stefania Prestigiacomo – quando un privato fa un’offerta per un progetto di finanza ha la sua convenienza. Ma questo non avrebbe dovuto scandalizzare nessuno. Tutto il sito di corso Gelone sarebbe stato recuperato, trasformato in edilizia residenziale con case basse e con tanto di polmone verde”.
Oggi si ritenta la strada del finanziamento pubblico integrale. E vengono indicati i 110 milioni di euro del contenzioso Stato-Regione. “Sono soldi solo sulla carta, finti”, dice la deputata azzurra. “E’ una cifra complessiva che poi si distribuisce provincia per provincia. Solo un 10% è realmente monetizzabile e spendibile”. Per cui le risorse vanno cercate altrove. “E chi ha detto no a quella mia proposta oggi ha l’obbligo di battersi per trovare le risorse per fare finanziare l’ospedale. Abbiamo un ritardo storico. Si punti decisi a Palermo, queste cose si decidono in Regione non nei ministeri romani”.
Ma il bilancio regionale non è per nulla florido. “So che a stento pagano gli stipendi e buona parte dei fondi se ne va per il funzionamento della Regione stessa. Però se ci fosse la reale volontà politica di raggiungere questo obiettivo, le risorse si troverebbero”, le parole di Stefania Prestigiacomo.
Per l’esponente di Forza Italia, Siracusa ha comunque perso un’occasione. E si è trasformata negli anni “in una città dove si parla solo di stupidaggini e si fanno scappare tutti gli imprenditori pronti ad investire. Il caso Pillirina è eloquente. E poi si autorizza un ristorante in un piccolo gioiellino fotografato a livello internazionale come Calarossa, dove i siracusani banalmente fanno il bagno”, la cruda analisi della Prestigiacomo.
“Creare sviluppo e occupazione significa necessariamente utilizzare parte del territorio. ci sono tutte le leggi che consentono di fare le cose per bene. Quello della Pillirina era un progetto che poteva essere modificato, volendo”.

 

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