Siracusa. Tonnara di Santa Panagia e i lavori sospesi,la Soprintendenza replica all'impresa: "Accuse false"

 Siracusa. Tonnara di Santa Panagia e i lavori sospesi,la Soprintendenza replica all'impresa: "Accuse false"

La soprintendente, Rosalba Panvini non ci sta. Dopo le dichiarazioni dell’amministratore unico della Melita Group, Francesco Melita, assistito dal legale Gianluca Rossitto circa le presunte irregolarità nella gestione dell’appalto che prevedeva il consolidamento dell’ex Tonnara, per farne un museo, l’ente di piazza Duomo replica alle accuse mosse e per le quali l’impresa chiede un risarcimento pari a 4 milioni di euro.
I lavori, tanto attesi ed annunciati in pompa magna, sono fermi da mesi. Una sospensione inizialmente decisa proprio dalla Melita Group e che poi, nel corso di un braccio di ferro burocratico, è sfociata nella risoluzione del contratto. “Il progetto che ci è stato consegnato conteneva a nostro avviso diversi errori”, ha spiegato l’amministratore della società. “Parliamo di errori che avrebbero messo a rischio operai e strutture”, aggiunge.
In estrema sintesi, viste le condizioni del costone roccioso su cui poggia la tonnara – esposto ad erosione – esisterebbero concreti pericoli di crollo. Uno studio di perizia commissionato dalla stessa Melita Group avrebbe certificato l’eventualità.
Dal punto di vista strettamente tecnico, vengono contestati i calcoli sulle strutture in cemento armato. Rosalba Panvini ripercorre l’intero iter che dovrebbe condurre al termine dei lavori avviati e poi sospesi. Entrando nel dettaglio delle dichiarazioni dei rappresentanti dell’impresa, la soprintendente chiarisce che “il progetto era stato ammesso completo di un piano di sicurezza redatto dalla stazione appaltante e all’atto della stipula del contratto la ditta presentò il piano operativo di sicurezza ai sensi del pertinente Testo Unico. Se ci fosse stata una carenza di documentazione, i lavori non avrebbero potuto avere inizio. Falsa e priva di fondamento -prosegue la soprintendente -la dichiarazione resa dall’impresa circa la demolizione di edifici ricadenti nell’area del complesso. Si trattava di porzioni di ruderi per i quali era prevista la riconfigurazione originaria come da approvazione in sede di conferenza dei servizi”. La soprintendenza definisce “ostativo l’atteggiamento della ditta” e spiega che, “nelle more di ogni ulteriore giudizio da parte degli organi competenti, ha intrapreso ogni attività utile al prosieguo delle opere, anche facendo ricorso ad altra ditta che aveva partecipato alle fasi finali di gara per l’aggiudicazione del progetto”.

 

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