Turco Costruzioni, niente stipendio: lavoratori in sciopero

A pochi giorni dalla precedente protesta , i lavoratori della Turco Costruzioni incrociamo ancora le braccia. Davanti alle portinerie dell’Eni-Versalis stamani, nuova mobilitazione . Nessuna risposta concreta è emersa dal summit in Confindustria venerdì pomeriggio. I lavoratori restano in attesa di due mensilità arretrate. Pochi mesi fa il primo grido d’allarme per il costante ritardo sullo stipendio rispetto ai tempi previsti dal contratto, il mancato rispetto degli accordi sul pagamento di 1/6 della gratifica natalizia erogata dalla Cassa Edile ed erogazioni di festivi e differenze sulla Cig per un totale medio di 2.000 euro per i 55 operai, risolto con le spettanze erogate a fine gennaio. Ma distanza di poco più di due mesi la protesta si è riproposta con due ore di manifestazione davanti alla portineria del Polo Industriale poiché gli stipendi degli ultimi due mesi non sono ancora stati erogati dall’azienda, nonostante la richiesta di incontro da oltre venti giorni, per la quale gli stessi lavoratori e le organizzazioni sindacali non hanno ancora avuto risposta. Gli stessi, inoltre, rivendicano anche il mancato pagamento della quota cassa edile per la tredicesima.
“Nulla di fatto da Confindustria. Siamo consapevoli di essere di fronte a una vertenza probabilmente non eclatante, in relazione alla dilagante disoccupazione, specialmente nel settore edile – avevano osservato poco tempo fa i segretari generale di Feneal-UIL, Filca-CISL e Fillea-CGIL, Saveria Corallo, Paolo Gallo e Salvo Carnevale – ma a volte è necessario far valere princìpi che una volta erano considerati sacri: certezza del salario su cui si costruiscono le economie familiari e rispetto del contratto in tutte le sue articolazioni. A questo bisogna aggiungere un interrogativo di primaria importanza: ma se non vi è certezza di salario nemmeno per chi lavora per conto dalla prima azienda dello Stato (Eni), da chi dobbiamo aspettarci la normalità? Probabilmente il sistema degli appalti in questa zona industriale, già largamente contestato un miliardo di volte dalle organizzazioni sindacali, forse troppo timidamente, deve essere rivisto integralmente”. “Anche i nostri figli hanno diritto di mangiare”, si legge in uno dei cartelli affissi davanti all’ingresso delle portinerie, simbolo di un malcontento oramai diffuso e che sembra non trovare ancora una soluzione definitiva.