Apollo svela le fragilità: contrade balneari edificate senza regole, la natura presenta il conto

Isola, Arenella, Fanusa, Terrauzza, Ognina ma anche Fontane Bianche e Plemmirio. La zona sud di Siracusa, con le sue contrade marinare, è finita sott’acqua con il medicane Apollo che ne ha svelato tutti i limiti di costruzione e pianificazione. Due ex funzionari pubblici Alessandra Trigilia e Antonino Attardo (con esperienze tra Soprintendenza e Demanio Forestale di Siracusa) puntano il dito sull’espansione urbanistica avvenuta senza regole e che “ha profondamente modificato i regimi idraulici del territorio della pianura costiera. Le naturali e lievi pendenze del terreno sono diventate il problema principale rispetto al deflusso delle acque meteoriche che in origine sfociavano in mare. I cambiamenti apportati dalle costruzioni sorte negli ultimi trent’anni lungo le coste sono causa oggi degli allagamenti di tutti i terreni agricoli, e non, di un ampio territorio qual è quello delle contrade Isola, Fanusa, Arenella di natura prevalentemente argillosa e dunque incapace di drenare naturalmente le acque. Non solo sono state impermeabilizzate notevoli superfici di territorio ma sono stati, senza rispetto della secolare tradizione contadina, ostruiti tutti i canali e fossati a cielo aperto, sapientemente realizzati e costantemente manutenzionati dagli agricoltori, che conducevano le acque superficiali a mare”. Una spiegazione chiara che rende l’idea delle cause principali di un fenomeno non nuovo ma che ha assunto proporzioni prima inimmaginabili a causa del medicane Apollo.
La cementificazione sregolata, senza un piano regolatore che normasse l’edificazione, favorì “il boom edilizio degli anni settanta fatto di costruzioni per seconde case, sia regolari che abusive, sorte non solo sul mare ma anche nell’entroterra agricolo”, ricordano Trigilia ed Attardo nella loro nota. Le sanitarie degli anni a venire hanno poi permesso di regolarizzare le lottizzazioni edilizie.
E così la pioggia caduta in quantità eccezionale non ha trovato altro sbocco che le strade comunali e provinciali, coinvolgendo anche la condotta fognaria e causando l’esondazione di torrenti e fiumi non manutenzionati del territorio costiero. Ma anche l’agricoltura intensiva, secondo i due ex funzionari, avrebbe contribuito a modificare le caratteristiche di quei territori.
Come venirne a capo? Con uno sforzo enorme e sinergico, con tutti gli enti competenti coinvolti. Ed è già difficile solo da immaginare. Eppure, esiste il cosiddetto Piano di recupero urbanistico “che potrebbe rendere compatibile l’edificato costiero con il mantenimento dell’attività agricola salvaguardando entrambi e soprattutto il paesaggio nel suo complesso. Gli interventi infrastrutturali necessari devono sopperire alla mancanza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, legate allo sviluppo pregresso delle residenze in zone prive di una precedente pianificazione urbanistica. Vanno progettate le strade che devono essere percorse in sicurezza senza diventare corpi ricettori di acqua, così come le aree verdi pubbliche in atto negate e realizzate solo grazie ai privati residenti e va potenziato il sistema fognario ed acquedottistico. Ridurre il consumo di suolo è obiettivo principale di ogni pianificazione di livello sovraordinato, che sia il piano paesaggistico provinciale che di livello comunale, come i piani urbanistici; solo affrontando con una visione contemporanea il tema delle rigenerazione dell’edilizia esistente sarà possibile armonizzare campagne e residenze evitando altri danni causati dagli eventi meteorici avversi che con molta probabilità si ripeteranno anche nei prossimi anni”, spiegano Trigilia e Attardo. Facile a dirsi, quasi impossibile a farsi nella Siracusa del 2021.
Mentre continuano le operazioni della Protezione Civile tra le contrade Fanusa e Terrauzza, anche dalla vicina Arenella viene chiesto il ripristino di tutti i canali raccolta dell’acqua piovana, presenti nella zona. I residenti, riuniti nel Comitato Pro-Arenella, hanno inviato una nota ufficiale alle autorità competenti con cui richiedono anche la realizzazione di quelli mancanti e idonei a completare il corretto deflusso delle acque meteoriche, senza compromettere la viabilità locale come invece è avvenuto.
La pulizia dei canali era stata già richiesta a giugno, senza particolare fortuna. Sono rimasti purtroppo occlusi da vegetazione e rifiuti vari. Ne è derivato un ruscellamento superficiale incontrollato, sfociato in più punti lungo la costa in “cascatelle” che erodono il terreno, causando piccoli dissesti che rischiano di indebolire la già debole calcarenite della linea di costa.