Asili nido e appalti, Fp Cgil e Uil Fpl al sindaco: “Garantire la regolarità”

Asili nido e gare d’appalto, tuonano i sindacati sulla gestione e Franco Nardi (Fp Cgil) e Alda Altamore (Uil Fpl) chiamano in causa l’amministrazione comunale. “Pensavamo che, ad onta dei ritardi e delle preoccupazioni, una volta dato il via alle gare d’appalto, sia pure a macchia di leopardo, il problema, sia della erogazione dei servizi che occupazionale, fosse definitivamente risolto. E invece, nonostante il capitolato d’appalto preveda testualmente che “l’aggiudicataria dovrà garantire la stabilità occupazionale prioritariamente del personale già impiegato dalla cooperativa aggiudicataria della precedente gara”, sembra che talune Imprese, in barba a quanto abbiano sottoscritto, vogliano procedere a una sorta di “scelta” tra i lavoratori, invece di prendere il cantiere così come previsto, e cioè con le risorse tecniche, umane ed economiche assegnate, come peraltro già prassi consolidata. Funzionano allora così le gare d’appalto al Comune di Siracusa? Le regole predeterminate (e ampiamente previste da norme e contratti) non hanno valore alcuno se non quello di tenere buone le lavoratrici nei momenti delicati? E, peraltro, in gare d’appalto che garantiscono il servizio per soli 5 mesi?
Qualcosa non torna. A questo punto, per le notizie che abbiamo, nutriamo anche dubbi che il ritardo dell’apertura degli asili aggiudicati, e ancora chiusi, non sia tanto volontà del Comune bensì responsabilità di qualche impresa che si è avventurata in strade illegittime e non percorribili. E il danno alle famiglie chi lo risarcirà? Qualcuno si è forse convinto che giorno 24, nella riunione fortemente richiesta dalle parti sociali presso l’Ufficio Provinciale del Lavoro, il ruolo delle Organizzazioni Sindacali potrà essere quello di mera accettazione se non di ratifica di violazioni di appalto e contrattuali? Invitiamo l’Amministrazione Comunale a vigilare e garantire la correttezza nella esecuzione delle gare espletate. Dopo il danno dei ritardi alle famiglie, ci mancherebbe anche la beffa per le lavoratrici”.