Augusta e le armi chimiche siriane. Giovedì ufficiale il nome del porto italiano che le ospiterà. La paura di proteste organizzate

Giovedì si conoscerà il nome del porto italiano che dovrà ospitare la nave da trasporto danese Ark Futura e il suo pericoloso carico: armi chimiche sequestrate in Sira dall’Onu. Augusta è dalla prima ora uno dei nomi caldi. Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le voci di protesta e pressione per evitare che la scelta possa ricadere sul porto megarese. E proprio le “pressioni” popolari preoccupano gli americane se persino il Wall Street Journal ha dedicato un  articolo ai ritardi possibili che le operazioni di stoccaggio e distruzione dei materiali bellici potrebbero incontrare in Italia per via delle resistenze locali. Anche i No-Muos starebbero seguendo da vicinola vicenda in previsione di una possibile mobilitazione a “difesa” di Augusta. La Ark Futura, comunque, non dovrebbe arrivare nel porto italiano che sarà selezionato dagli esponenti Onu prima di febbraio. Bisognerà però capire quanto a lungo vi sosterà in attesa della Cape Ray, la nave americana su cui saranno trasbordati e stoccati i materiali sequestrati in Siria. Tempo che quelle armi dovrebbero trascorrere giocoforza su territorio italiano. O – visto che dal Governo spiegano che non lasceranno mai la nave danese – nelle immediate vicinanze del territorio italiano. Una diplomatica olandese responsabile, della missione Onu, ha dichiarato che difficilmente le navi “resteranno in mare attendendo l’arrivo al porto del restante materiale chimico”.
Cosa c’è a bordo della Ark Futura? Le 1.300 tonnellate di armi e componenti chimici provenienti da 12 siti siriani, stipati in container. Secondo fonti vicine alle Nazioni Unite, il termine per la distruzione di 20 tonnellate più pericolose del carico è fissato per il 31 marzo, il 30 giugno per l’intero carico.
Insieme ad Augusta, restano “in ballo” i porti di Taranto, base Nato,  Gaeta e la base navale di Capo Teulada. I porti di Augusta e Gaeta, sono già off limits rispetto al territorio urbano in quanto riservati alla marina Usa e per questo godrebbero di “favore” in sede di scelta. Ma il timore, specie ad Augusta, è di forti proteste organizzate proprio in stile No Muos.