Siracusa. Coronavirus, vertice in Prefettura: la Regione invia medici per l'ospedale

La Prefettura di Siracusa non ha perso tempo. Al termine di 24 ore segnate da accese polemiche e accuse sul pronto soccorso dell’Umberto I e sulla gestione dell’emergenza covid-19 nella struttura sanitaria, è stato convocato un vertice straordinario. Vi ha preso parte anche l’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza. Domani sarà costituto dall’assessorato regionale un Covid team per valutare i percorsi seguiti per i pazienti positivi e per riportare la necessaria serenità tra gli operatori siracusani.
“Registro con soddisfazione l’immediata convocazione del comitato provinciale da parte della prefettura e la partecipazione dell’assessore Razza. Le note vicende e le ripetute segnalazioni provenienti da più parti e relative a quanto accaduto all’ospedale Umberto I, richiedono un intervento immediato e risolutivo da parte degli attori coinvolti”, il commento al termine del sindaco di Siracusa, Francesco Italia. “La proposta dell’assessore di coinvolgere ulteriori figure professionali per rafforzare la struttura di controllo dei percorsi covid, è certamente un segnale forte che va nella direzione di un indispensabile potenziamento. Tale azione andrà seguita con attenzione e con particolare riguardo alla necessaria attività di costante condivisione con tutti i soggetti, compresi i rappresentanti di coloro che in questo momento sono in prima linea, delle azioni e delle informazioni al fine di riportare un clima sereno tra gli operatori e nell’opinione pubblica”.
A spiegare più nel dettaglio la soluzione studiata per l’emergenza è la parlamentare Stefania Prestigiacomo. “L’assessore invierà a Siracusa un’equipe di medici a sostegno delle emergenze determinate dal Covid. In questa delicata fase della vita del paese e della nostra città occorre essere concentrati esclusivamente ad affrontare le problematiche connesse al coronavirus.  Ci sarà tempo poi per valutare comportamenti ed eventuali responsabilità, oggi dobbiamo lavorare tutti per affrontare l’emergenza sanitaria e sociale.  La Regione ha un ruolo chiave in questi giorni difficili. Sono sicura che terrà fede agli impegni assunti per Siracusa”.




Coronavirus, polemiche sul Pronto Soccorso. La Procura: "seguiamo con attenzione"

La Procura di Siracusa “segue da vicino” la bufera che si è abbattuta sul pronto soccorso dell’ospedale Umberto I. Le denunce di Cisl e Cgil, la richiesta del sindaco di avere l’esercito per seguire l’emergenza sanitaria, i numeri di medici di prima emergenza positivi al coronavirus e ricoverati sono tutti episodi che non potevano non richiamare l’attenzione anche della magistratura siracusana. Nei giorni scorsi era stata avviata un’inchiesta sulla morte del direttore del parco archeologico, Calogero Rizzuto, positivo al covid-19. A presentare una lettera esposto era stato, in quel caso, il deputato regionale Nello Dipasquale. Non è escluso che tutto possa confluire in un unico faldone.
I sindacati, intanto, sono stati durissimi e non hanno risparmiato critiche alla direzione del presidio ospedaliero ed alla stessa direzione dell’Asp. Critiche in particolare sulle scelte adottate nell’area del pronto soccorso, dove vi sarebbe stato contatto tra possibili positivi e altri pazienti.
Sta per essere avviata anche una indagine sul video del sedicente infermiere Asp che nelle ore scorse è diventato virale (con le sue accuse, ndr) sui social. L’Asp ha sdegnosamente smentito e presentato denuncia. L’uomo che si vede nelle immagini, bardato con tutti i dpi del caso, è stato identificato e sarà sentito dagli inquirenti. Questo permetterà così di stabilire con certezza se sia dipendente Asp o meno. Per la direzione generale dell’Azienda, “il fantomatico operatore sanitario non risulterebbe dipendente”.
Ma è soprattutto sulle sue parole che bisognerà fare luce: sono accuse fondate o meno? Anche la Regione sta seguendo con attenzione. L’assessore alla Salute, Razza, potrebbe presto venire a Siracusa per un sopralluogo a sorpresa. La sua presenza, intanto, è stata sollecitata dal sindaco del capoluogo, Francesco Italia, che ha chiesto alla Prefettura la convocazione di una riunione straordinaria del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, alla luce del dilagante allarme sociale creato dalla bufera abbattutasi sull’Asp.




Siracusa. Ospedale Umberto I e coronavirus, attacco all'Asp: la Cisl carica a testa bassa

Sono i sindacati a caricare a testa bassa contro l’Asp di Siracusa per la gestione dell’Umberto I nei giorni dell’emergenza coronavirus. Vera Carasi, segretario provinciale della Cisl, attacca. “Ordini di servizio a disposizione di chiunque voglia prenderne visione. Condizioni di disagio e difficoltà evidenti al pronto soccorso dell’Umberto I. Gestione incomprensibilmente contraria a quanto previsto nel piano aziendale di intervento. Ce ne è abbastanza per un intervento forte e deciso dei vertici aziendali e assessoriali. Invece silenzio”.
Quanto al video circolato nelle ore scorse, “non possiamo sicuramente condividere i toni, il linguaggio e le offese contenute – aggiunge – ma non possiamo accettare, con altrettanta fermezza, il silenzio dell’Asp su quanto accaduto all’Umberto I”.
E ricorda le denunce di 24 ore fa. “L’Asp aveva il dovere, da subito, di ammettere gli errori commessi in questa vicenda e provvedere non soltanto alla normalissima sanificazione degli ambienti, ma anche ad atti conseguenziali. Le richieste di sicurezza personale, familiare e collettiva, gridate con accorata disperazione dal persone dal pronto soccorso e dalle unità operative dell’emergenza, non possono essere silenziate con note che, oltre ad essere insufficienti, offendono il lavoro e il sacrificio che si stanno compiendo all’interno dell’Umberto I e di tutti gli ospedali della provincia”.
La Cisl siracusana è durissima, come poche altre volte sino ad ora. “Ai vertici Asp ricordiamo una cosa – conclude Vera Carasi – chi gestisce la sanità di un territorio, non la possiede e non ne dispone a piacimento; chi gestisce la sanità è un servitore, ben remunerato, di chi è il vero proprietario: la collettività e chi la rappresenta”.

foto archivio




Siracusa, coronavirus: Asp in difficoltà, il sindaco chiede la Croce Rossa militare

Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha chiesto ufficialmente al prefetto Giusy Scaduto di “valutare la possibilità della collaborazione della Croce Rossa Militare e dell’Unuci (Unione Nazionale Militari in Congedo) sul nostro territorio” per aiutare l’Asp a gestire l’emrgenza coronavirus. Non è una richiesta di commissariamento ma suona tanto come la chiamata in causa di un tutore in un momemto di difficoltà.
“Il livello di allarme sociale legato all’emergenza covid a Siracusa, rischia di diventare ulteriormente deflagrante alla luce delle denunce e degli articoli di stampa che continuano a susseguirsi sul nostro territorio, amplificati dai social media che rimandano informazioni da una famiglia all’altra configurando uno scenario a dir poco inquietante”, spiega il sindaco di Siracusa Francesco Italia.
“Lo stesso Presidente della Regione Sicilia ha rilasciato alla stampa dichiarazioni che evidenziano una grave situazione di emergenza nel territorio regionale, dovuta alla carenza di dispositivi di protezione individuali, tali da mettere a rischio i nostri preziosi infermieri e medici, in prima linea in questa guerra contro un nemico invisibile e insidioso.Nonostante gli sforzi corali di tutte le nostre istituzioni – prosegue Italia – è indispensabile da un lato stringerci intorno a coloro che sono più esposti facendo tutto il possibile per la loro protezione, dall’altro immaginare strumenti ulteriori e straordinari di aiuto e supporto alle nostre autorità sanitarie, atti a potenziare nella città di Siracusa l’assistenza sanitaria legata all’emergenza Coronavirus SARS-CoV-2”.
Con l’intervento della Croce Rossa militare e dell’Unuci, Siracusa potrebbe “avvalersi dell’esperienza di personale altamente specializzato, con mezzi e con strumenti in dotazione tali da far fronte a situazioni di emergenza, assistenza medica, strategie di contenimento e sicurezza del territorio”.
In queste ore, il primo cittadino del capoluogo sta coinvolgendo i sindaci della provincia per supportare la richiesta, “nell’interesse del nostro territorio e dei nostri concittadini più esposti e fragili”.
Di fronte alle ultime notizie ed evoluzioni, Francesco Italia ed i colleghi della provincia hanno deciso che è giunto il momento di intervenire.




Siracusa. Coronavirus, sui social spopola il video dell'infermiere. L'Asp: "volgare fake"

La lunga notte dell’Asp di Siracusa è cominciata con la pubblicazione di un video che in poche ore è divenuto virale. Social, chat non c’era siracusano che ieri sera o questa mattina non ne parlasse. Un video di 2 minuti e 20 secondi girato da un sedicente infermiere, con mascherina, tuta e visiera. Parole forti, per denunciare all’opinione pubblica come l’autorità sanitaria non avrebbe adottato misure di sicurezza adeguate, a protezione degli operatori sanitari e dei cittadini. Il video parrebbe girato all’interno di una tenda pre-triage, forse proprio quella dell’ospedale del capoluogo.
In piena notte, secondo quanto si apprende, la direzione dell’Asp di Siracusa si sarebbe riunita d’urgenza. E non solo per limitare la portata del video che aveva cominciato a circolare con insistenza. Di domino pubblico finisce però solo la nota di secca smentita del filmato, bollato come fake.
“La direzione aziendale dell’Asp di Siracusa – si legge – esprime profonda indignazione per le falsità che sono state affermate in uno scomposto e volgare video presuntivamente girato all’interno di una tenda di pre triage da un fantomatico operatore sanitario che non risulterebbe dipendente dell’Azienda, nei confronti del quale si è già proceduto a presentare segnalazione alle forze di polizia. Del resto se quanto affermato fosse stato vero non si sarebbe nascosto dietro una maschera né avrebbe potuto rivolgere tali affermazioni nei confronti dell’intera classe medica ospedaliera che ad oggi si sta facendo in quattro per curare la gente. Fake del genere, in un momento come questo di grande emergenza, creano allarme nella popolazione e meritano di essere perseguiti in ogni sede. Infine, lo smodato e volgare attacco nei confronti del Direttore del Pronto soccorso, in questo momento, è un gesto che desta solo disprezzo”.




Siracusa. Prezzi di frutta e verdura, verifiche su presunti aumenti al mercato

Primi, sensibili aumenti dei prezzi registrati al mercato generale di Siracusa? Alcuni operatori che vanno a rifornirsi di frutta e verdura fresca da esporre e vendere sui loro banchi cittadini, fanno notare l’incremento. “Il prezzo dei broccoletti è aumentato in maniera esponenziale. Una cassetta di fragole, da 3 euro è passata 6 euro. La melanzana da 60 centesimi ad un euro e 40 centesimi. La zucchina addirittura da 60 centesimi a 2 euro”, ci racconta uno degli operatori. “Non è giusto. Così noi a quanto dovremmo vendere frutta e verdura ai siracusani?”.
Se per le fragole si tratta di primizie e per i broccoletti il prezzo può essere influenzato dal fuori stagione, meritano attenzione gli ulteriori aumenti segnalati su prodotti di consumo quotidiano.
L’assessore alle attività produttive, Cosimo Burti, si mostra sorpreso. “Ho fatto le prime verifiche proprio per il principio di inizio filiera commerciale. E tutto era a prezzi bassi, tranne i broccoletti. Non so da chi si rifornisca chi lamenta aumenti. Le nostre verifiche sui due rifornitori principali non hanno segnalato aumenti significativi. Mi riservo di approfondire ancora meglio la questione”, le parole dell’assessore Burti.




Coronavirus in ospedale, è bufera sull'Asp. La Cisl: "troppa superficialità"

Dopo i casi di sanitari positivi al coronavirus nei reparti di cardiologia e poi al pronto soccorso, è bufera sull’Asp di Siracusa.
“Immediata sospensione della disposizione di servizio inviata giovedì scorso, 26 marzo, dal direttore medico dei presidi ospedalieri Umberto I e Rizza e che autorizza il ricovero delle persone in attesa dell’esito del tampone in OBI o in MCAU: ovvero al pronto soccorso”. È la richiesta della Cisl, con il segretario generale Vera Carasi e il segretario generale del settore medici, Vincenzo Romano, che si rivolgono ai vertici dell’Asp provinciale.
“La nostra vicinanza al primario del pronto soccorso e al personale coinvolto da ieri non può bastare. Troppe incongruenze nella gestione dell’emergenza. Se il piano aziendale redatto e in via di graduale attuazione aveva disposto che i pazienti non critici fossero, comunque, seguiti, in reparto dedicato, da personale dell’Unità di Malattie infettive, non comprendiamo una disposizione che ha messo a rischio il pronto soccorso.
I pazienti che vengono definiti come ‘caso suggestivo’, eseguito il tampone orofaringeo e in attesa dell’esito, dovranno essere ricoverati al pronto soccorso e dotati di mascherina, guanti in lattice, distanziati dagli altri pazienti di almeno due metri e ‘ove possibile’ divisi da un paravento.
Qui siamo di fronte ad un evidente atto di superficialità – sottolineano Carasi e Romano – Un provvedimento adottato in maniera inspiegabile e che non tutela il personale sanitario e gli stessi cittadini. Chiediamo che si rispetti quanto previsto nel piano aziendale. Si utilizzino gli spazi di isolamento preparati anche per i casi non critici. Si attivi, da subito, l’ultimo piano dell’ala vecchia dell’Umberto I e altri reparti attualmente non operativi, per isolare il personale costretto alla quarantena ed evitare così che gli stessi possano essere ulteriore catena di contagio in famiglia. Ci chiediamo – concludono Vera Carasi e Vincenzo Romano riferendosi all’ordine di servizio che, da qualche giorno, sta portando al pronto soccorso e ai centri Covid della provincia medici da altri reparti – se già adesso si assume una strategia estrema, ovvero si attinge alle riserve mediche provenienti da discipline chirurgiche (otorini, oculisti, urologi) con competenze sicuramente non adeguate al compito, cosa avverrà se la situazione dovesse evolvere in peggio. Siamo ancora in tempo per programmare ed arruolare personale qualificato. Ci si muova subito”.
Anche la Cgil muove all’attacco dell’Asp. “Avevamo lanciato l’allarme e purtroppo si è verificato quanto temevamo: personale del pronto soccorso contagiato”. È furioso il segretario, Roberto Alosi, dopo la notizia di 3 medici contagiati e 5 infermieri che hanno appena fatto il tampone per via dei sintomi che riportavano. “L’Asp avrebbe dovuto provvedere alla continua sanificazione dei locali, tanto più che non c’è separazione fra i pazienti per sospetto contagio e quelli per altra causa; sanificazione che invece non viene fatta o perlomeno non nel modo corretto. E quando l’Azienda afferma di eseguire tutto il protocollo previsto per il Covid 19, mente sapendo di mentire. Così come mente quando afferma che i tamponi sono stati effettuati su tutto il personale dell’ospedale: fino ad oggi non sono stati eseguiti nemmeno su tutto il personale del pronto soccorso, che non è dotato nemmeno delle adeguate protezioni. Se fosse stato possibile, avremmo presidiato il pronto soccorso, ma in questo momento storico le rivendicazioni sindacali a tutela dei diritti non possono essere che verbali. E dunque rinnoviamo la richiesta di intervento immediato della magistratura, prima che questa situazione già allarmante non diventi tragica non solo per tutto il personale sanitario ma per tutta la cittadinanza”.




Siracusa. Coronavirus, sanitari positivi al Pronto Soccorso: "sanificato ed operativo"

Il Pronto Soccorso dell’Umberto I è e rimane aperto ed operativo. La precisazione arriva dall’Asp di Siracusa dopo la notizia della positività al covid-19 del primario e di altri sanitari. “Tutti i locali degli ospedali dell’Asp di Siracusa vengono sottoposti a sanificazione nel caso in cui personale sanitario risulti positivo al tampone. Anche il personale asintomatico viene sottoposto a tampone. In atto la situazione è sotto controllo e a tal proposito si ribadisce ancora una volta ai cittadini la necessità di ricorrere al pre-triage in caso di sindrome influenzale, evitando col proprio senso civico il rischio di potere infettare personale sanitario e altri pazienti”.
L’operatività del reparto di emergenza viene assicurata “grazie all’impiego di altro personale che verrà trasferito da altri reparti dello stesso presidio per sostituire i colleghi ricoverati o posti in quarantena in qualsiasi reparto, dalle cardiologie ai pronto soccorso”.




Commercianti cinesi donano ai cassibilesi 3.000 mascherine: "sono nostri veri amici"

Bel gesto di una famiglia di imprenditori cinesi da anni residente a Cassibile: hanno donato agli abitanti 3.000 mascherine. Quasi introvabili sul mercato, sono state distribuite quasi porta a porta e fino ad esaurimento dai volontari della Fratres che hanno collaborato alla riuscita dell’iniziativa.
La famiglia cinese dei Chen da diverso tempo è presente a Cassibile con un negozio nella centrale via Nazionale. La titolare è per tutti Silvia, italianizzazione del suo nome. Non appena reperite le mascherine, le hanno messe gratuitamente a disposizione di Cassibile, all’interno di scatoloni con il tricolore disegnato e la scritta “Andrà tutto bene”.
A seguire le operazioni anche Paolo Romano, ex presidente della circoscrizione. “Ringrazio Silvia e la sua famiglia per il bellissimo gesto di solidarietà e la vicinanza dimostrata a noi cassibilesi. E’ nella difficoltà che si vedono i veri amici ed i Chen si sono mostrati tali. Un gesto che non dimenticheremo”. La distribuzione delle mascherine è stata completata in tarda mattinata.




Coronavirus, Palazzolo spegne le luci: "coi risparmi soldi per le famiglie"

L’emergenza coronavirus rischia di mettere in ginocchio anche i Comuni e quelli della provincia di Siracusa non fanno certo eccezione. Entrate praticamente azzerate, tributi rimandati ma spese per stipendi e servizi da garantire. Le casse non hanno liquidità infinita e la paura che i conti possano saltare è dietro l’angolo.
Palazzolo Acreide anticipa il problema e corre ai ripari con una iniziativa particolare. La giunta sta preparando una delibera con cui si “spengono” le luci della cittadina montana. Nelle ore serali, quando cala l’oscurità, gli impianti di illuminazione pubblica rimarranno spenti in quasi tutta Palazzolo. In fondo, ai cittadini è già fatto divieto di uscire, se non per ragioni strettamente necessarie.
“Decideremo di oscurare Palazzolo per risparmiare qualcosa come 700 euro al giorno di energia elettrica. Soldi che destineremo interamente, com variazione di bilancio, alle nuove famiglie indigenti, piegate e messe in difficoltà dalla crisi nata con l’epidemia di covid-19. E faremo così questo fin quando non finirà l’emergenza o fin quando non avremo un aiuto da parte dello Stato”, dice chiaro il sindaco, Salvo Gallo.
“Ci garantiamo un risparmio perchè altrimenti non potremo aiutare i palazzolesi da qui a breve. Per la sicurezza, faremo le ronde di vigilanza la sera ed io in primis con i volontari. Tanto da casa non si può uscire”, aggiunge il primo cittadino. “Fin quando non avremo risposte concrete dal governo, faremo così. Quando avremo certezza economica di poter affrontare tutte le spese, torneremo ad illuminare la sera Palazzolo. Per ora, luci spente e soldi a chi rischia senza colpa di ritrovarsi fuori da tutto”.