Zona industriale nei giorni del coronavirus, restano distanti Confindustria e sindacati

Vertice in Confindustria, questa mattina. Sindacati e aziende intorno ad un tavolo per discutere di possibili azioni per ridurre le attività ed il personale nei giorni caldi dell’emergenza coronavirus. Dopo quasi due ore di riunione, però, non è stata trovata una intesa. Le posizioni restano distanti.
I sindacati, in maniera unitaria, hanno chiesto un rallentamento delle attività e quindi la presenza del personale dell’indotto finalizzata alla gestione delle sole emergenze o attività straordinarie. Non sarebbero state giudicate sufficienti le iniziative sin qui intraprese, quali il ricorso allo smart working, e la prossima adozione di termoscanner alle portinerie.
Confindustria, a nome delle aziende, non ritiene necessario in questa fase ridurre le attività alle sole emergenze valutando le misure adottate sino ad ora in linea con le disposizioni governative. È inoltre necessario gestire comunque le attività del polo industriale siracusano da cui provengono i gas tecnici ospedalieri (ossigeno, azoto), i detergenti (Sasol), parte della produzione di energia elettrica, carburanti e combustibili per riscaldamento. Su iniziativa di qualche singola azienda c’è’ stata la riduzione delle attività ma dai sindacati viene chiesto di fare ancora di più.
Nel frattempo le categorie dei chimici, metalmeccanici ed edili – ribadendo necessaria la riduzione delle attività – si stanno muovendo per formulare richiesta di ricorso alla cassa integrazione garantita dallo Stato.

foto archivio




Siracusa. Le farmacie potranno operare a battenti chiusi, la Regione autorizza la deroga

L’assessorato regionale alla Salute ha dato il via libera alle farmacie: potranno continuare ad operare anche a battenti chiusi. “Per garantire i necessari standard di sicurezza, è autorizzato l’espletamento dei servizi a battenti chiusi, in deroga alle norme vigenti”. Le farmacie dovranno però comunicare la scelta di operare a battenti chiusi all’Asp ed all’Ordine di Siracusa.
Ieri la richiesta di Federfarma, con la lettera del presidente Salvo Caruso inviata in prefettura. Una richiesta che era comunque di respiro regionale e che ha trovato parziale accoglimento dalla Regione.  “Esprimo gioia -commenta il rappresentate dei farmacisti- per una vittoria che è più che altro la realizzazione di un diritto, quello di vedere salvaguardata la nostra incolumità, perchè oltre ad essere operatori della salute, potremmo essere vittime. Chi ha dei timori, è giusto che possa tutelarsi”.




Emergenza coronavirus, petizione online: riapre il Trigona di Noto come covid hospital

In poche ore ha raccolto più di 1.500 firme la petizione online lanciata dalla Rete Civica Salute Zona Sud sulla piattaforma di Change.org. Chiede la riapertura dell’ospedale Trigona di Noto per affrontare l’attuale situazione di emergenza, con i contagi da coronavirus in crescita anche in provincia di Siracusa.
Il Trigona di Noto – ricordano i promotori della petizione online – con la recente rifunzionalizzazione della rete ospedaliera, è stato destinato alle patologie post-acute (geriatria, lungodegenza, medicina riabilitativa) nonostante una capienza di circa 330 posti letto. “Il Governo Regionale, per affrontare le criticità dovute all’epidemia di Coronavirus, ha predisposto un piano di intervento urgente per la realizzazione dei cosiddetti Covid-Hospital” e il Trigona potrebbe essere un valido rinforzo. Lo ha chiesto, peraltro, lo stesso sindaco di Noto, Corrado Bonfanti.
I covid-hospital sono stati individuati a Partinico, nell’ex ospedale di Catania, al Gravina di Caltagirone, al San Martino di Messina, al Cutroni di Pozzo di Gotto, in una parte dell’ospedale di Enna, al Maggiore di Modica ed in un piano dell’Umberto I di Siracusa.




Operazione antidroga "Pochette", in tre ai domiciliari: gestivano fiorente spaccio

L’hanno ribattezza operazione “Pochette”. Tre giovanissimi sono finiti ai domiciliari, su ordinanza emessa dal gip di Siracusa, per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. Una articolata indagine di polizia, diretta dal sostituto procuratore Gaetano Bono e coordinata dall’aggiunto Fabio Scavone, ha portato all’arresto di Damiano Giuffrida (24 anni), Salvatore Barravecchia (21) e Giovanni Ioranello (24).
Secondo quanto accertato dagli investigatori, nonostante fosse già sottoposto ad una misura cautelare, Damiano Giuffrida avrebbe avviato una fiorente attività di spaccio di droga (hashish e marijuana), in concorso con i due sodali. Un trio attivo in particolare nei pressi di piazza del Carmine.
Appostamenti e riprese video hanno permesso di accertare un elevato flusso di giovani verso gli appartamenti di Giuffrida e Barravecchia, per sostarvi all’interno per pochi minuti. Numerosi “clienti” sono stati sanzionati dalla Polizia.

La piazza di spaccio organizzata dai tre prevedeva un chiaro modus operandi, caratterizzato dalla detenzione di modica quantità di sostanza stupefacente da destinare alla vendita e non al consumo personale. Il luogo di detenzione della più rilevante quantità di sostanza stupefacente non era facilmente riconducibile agli arrestati, che così pensavano di sottrarsi a contestazioni di carattere penale in caso di perquisizioni.
Nonostante i numerosissimi controlli, perquisizioni e sequestri, i tre hanno proseguito ad oltranza la fiorente attività, mostrando una pervicace volontà di perpetrazione del reato.




Mascherine vendute a prezzi esorbitanti, denunciato un grossista

Vendeva mascherine applicando ricarichi eccessivi sul prodotto. Per questo motivo, l’amministratore di una società grossista è stato denunciato dalla Guardia di Finanza, a Francofonte.
Le attività sono partite da una segnalazione del Comando Provinciale di Catania che, raccogliendo le doglianze di un privato cittadino, ha allertato i colleghi lentinesi. Nella denuncia si parlava proprio di prezzi eccessivi praticati da una farmacia nella vendita di mascherine, tanto richieste in questo periodo dominato dalla diffusione del virus COVID-19.
I finanzieri hanno così eseguito un’operazione di controllo prezzi sull’intera filiera ed hanno scoperto che le mascherine, di diversa tipologia, vendute fino a 20 euro al pezzo, erano state acquistate da un rivenditore all’ingrosso sostenendo costi fino a 13 euro per singolo prodotto. Le mascherine, però, erano state a loro volta comprate dai produttori per valori che andavano da 0,07 a 6,48 euro cadauna.
Sono quindi stati riscontrati gli estremi del reato di “manovre speculative su merci” e l’amministratore della società grossista è stato denunciato all’Autorità giudiziaria di Siracusa. Le sue manovre speculative su prodotti sensibili avrebbero contribuito a determinarne il rincaro sul mercato interno. Il responsabile rischia ora la reclusione da sei mesi a tre anni e la multa da 516 euro a 25.822 euro.
Responsabilità di natura amministrativa anche per il titolare della farmacia che, procedendo alla vendita delle protezioni in modo “sfuso”, non ha fornito ai clienti il contenuto minimo delle informazioni poste nella confezione integra. Le mascherine sono state quindi sequestrate.
Dal comando provinciale della Guardia di Finanza ricordano che “comportamenti come quello rilevato, che impediscono l’accesso ai meno abbienti a prodotti importanti per la salvaguardia della salute, violano le basilari regole della solidarietà, cui sono tenuti tutti i cittadini”.




Siracusa. I portalettere hanno paura, il sindacato: "Poste Italiane chiuda ogni attività"

Anche i portalettere di Poste Italiane hanno paura. E raccogliendo le preoccupazioni dei lavoratori siracusani, il segretario provinciale della Flc Cgil, Sandro Plumeri, ha proposto la chiusura di tutte le attività lavorative di Poste nel siracusano. “Lo chiedono i lavoratori. Il contatto quotidiano dei portalettere con il mondo esterno, non fà altro che amplificare la possibilità di contagio. Per questo chiediamo alla segreteria nazionale di mettere in campo ogni azione che possa condurre alla chiusura di queste attività lavorative, di concerto con la direzione di Poste”, spiega Plumeri.
In provincia di Siracusa, secondo il sindacato, solo alcuni uffici postali sono stati sottoposti ad una sanificazione straordinaria. I dispositivi di protezione personale scarseggiano e non sono stati distribuiti a tutti. “Inoltre, la chiusura di alcuni uffici postali produrrà l’innalzamento della clientela che affollerà quelli aperti. Cosi si incentiva la mobilità delle persone, quando il decreto nazionale invita a limitare gli spostamenti”, lamenta il segretario provinciale della Flc. Un esempio aiuta a chiarire: l’ufficio di Villasmundo è chiuso ed il più vicino si trova a 15 Km, ed è Augusta uno. “Ancora, l’avviso degli atti giudiziari non farà altro che aumentare la pedonalità presso gli uffici aperti. Comprendiamo che Poste Italiane è azienda che fornisce servizi essenziali, ma la protezione della salute di tutti, utenti e Lavoratori, passa secondo noi dalla chiusura”.

foto dal web




Siracusa. Negozi chiusi, insegne spente: si riaccendono le edicole votive a Santa Lucia

Chiusi i negozi, spente le insegne. Fa buio “presto” a Siracusa, specie tra le vie del centro storico dove, però, sono state ripristinate ed accese alcune edicole votive dedicate alla patrona, Santa Lucia.
“Con questo piccolo gesto, vogliamo affidare a Lucia l’impegno di coloro che in queste ore, nel mondo, lottano per le nostre comunità. Un sentito grazie a Benedetto Ghiurmino e a tutta la deputazione della Cappella di Santa Lucia”, scrive il sindaco Francesco Italia sui suoi canali social.
Oggi, intanto, al Sepolcro di Lucia a Siracusa, alle 19.30 sarà celebrata la messa, alla quale seguirà l’atto di affidamento a Santa Lucia. I fedeli potranno partecipare alla preghiera attraverso il canale You Tube dell’Arcidiocesi di Siracusa.




Coronavirus salgono a 5 i contagiati in provincia di Siracusa

Salgono a 5 i positivi al coronavirus in provincia di Siracusa. Il dato è stato fornito dalla Regione nell’aggiornamento quotidiano per province.
In totale sono 115 i pazienti, di cui 33 ricoverati (cinque in terapia intensiva), 78 in isolamento domiciliare, due guariti e due deceduti: Agrigento, 17; Caltanissetta, 2; Catania, 49; Enna, 1; Messina, 9; Palermo, 26; Ragusa, 2; Siracusa, 5; Trapani, 4.
Il prossimo aggiornamento avverrà domani. Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it.




Coronavirus, militare morto a Roma originario di Canicattini: lo strazio dei parenti

E’ originario di Canicattini Bagni il tenente colonnello Michele Mozzicato, morto a Roma a causa del Coronavirus. Michele Mozzicato, 58 anni, era in servizio al Segretariato generale della Difesa a Roma.  Il militare era risultato positivo al primo tampone del Covid-19 e, nei giorni scorsi, era stato trasferito in ospedale. Lascia moglie e
due figlie.
Mozzicato ha vissuto per anni a Canicattini, poi la carriera militare lo ha portato lontano dalla sua cittadina, dove vivomo tuttora i parenti. Una sua cugina si è sfogata su facebook. “Neanche il funerale  di Stato è possibile fare, nessun funerale, dove sei in questo momento non lo sappiamo, possiamo solo immaginare…che strazio , che vuoto, che senso ha la vita, viverla rispettando le regole da sempre…se poi ti ritrovi da un giorno all’altro senza vita, senza poterti dare l’ultimo saluto e senza un normale rito di morte. Prego affinché tua moglie e le tue due splendide figlie riescano a superare il grande dolore. Noi da qui, dalla Sicilia, siamo impotenti come tutta la Nazione”.
Frattanto, il ministero della Difesa ha disposto la chiusura delle attività delle Accademie militari e Scuole di formazione in tutta Italia. Il ministro Lorenzo Guerini, ha espresso il suo “profondo cordoglio e sentimenti di vicinanza alla famiglia dell’ufficiale anche a nome di tutto il personale civile e militare dipendente”.

Foto: il Messaggero




"Io resto a casa", ma c'è chi va in spiaggia in emergenza sanitaria

Spiaggia di Calarossa, Ortigia, centro storico di Siracusa. Nel primo giorno di Italia in quarantena, una ventina di persone hanno deciso di trascorrere la mattinata in spiaggia, come fosse una vacanza e non una fase di emergenza sanitaria nazionale.
Sono arrivati gli agenti della Polizia Municipale che hanno fatto andare via tutti. Niente denunce ma è chiaro che andare in spiaggia a prendere il sole non rientra tra i movimenti essenziali, i soli ad essere giustificati in un momento in cui l’invito è quello di restare a casa e limitare gli spostamenti.