A sei anni dall’avvio del servizio porta a porta su tutto il territorio comunale di Siracusa, il sistema fa i conti con tutti i suoi limiti. E parlare di fallimento non appare fuori luogo: secondo l’ultimo dato disponibile sul catasto ambiente di Ispra (anno 2023), la differenziata è al 50,32%. Dati del servizio igiene urbana del Comune di Siracusa spostano la percentuale al 53% circa. Non è stato però possibile verificare in maniera autonoma il dato. In ogni caso, si rimane lontanissimi dall’obiettivo minimo del 65% e da quella riduzione del costo del servizio che erano stati promessi nel 2019.
In particolare, con l’appalto affidato alla Tekra per sette anni (importo stimato di circa 121 milioni di euro), è stato ribadito l’impegno: “obbligo di trend di crescita graduale della raccolta differenziata”. Nel capitolato era espressamente previsto che il gestore avrebbe dovuto raggiungere la soglia del 65% nel breve termine, con penali pesanti se ciò non fosse avvenuto (una decurtazione del 50% degli oneri di smaltimento e sanzioni da 10.000 euro al mese). L’ambiziosa rivoluzione culturale che prevedeva un deciso cambio di paradigma nella gestione dei rifiuti a Siracusa, una responsabilizzazione dei cittadini al conferimento differenziato e la collegata riduzione della pressione sul sistema dei rifiuti, si è presto arenata al contatto con la realtà.
Ed oggi è giusto chiedersi se non sia il caso di studiare forti correttivi, se non addirittura cambiamenti, nel sistema di raccolta e conferimento attivo a Siracusa. L’occasione potrebbe essere fornita dal nuovo capitolato e della nuova gara di affidamento del servizio.
D’altronde, a distanza di anni dall’avvio del porta a porta, i numeri mostrano una situazione ben più fragile di quanto si era previsto.
Analizzando le condizioni locali e le criticità emerse, è possibile individuare alcune cause principali del mancato successo del porta a porta. Anzitutto, il sistema di differenziata richiede una stretta collaborazione tra cittadini (che devono conferire correttamente), gestore (che deve ritirare nei tempi e modi previsti) ed ente pubblico (che deve controllare, sanzionare e garantire le infrastrutture). Si registrano però mancanza e ritardi in tutti questi tre anelli. I cittadini autori di abbandoni indiscriminati, sacchetti lasciati ai bordi delle strade, roghi di rifiuti, zone in “autogestione”. Il gestore per il mancato raggiungimento degli obiettivi di RD e penalità previste che – secondo diverse fonti – non sarebbero applicate. Quanto al Comune, nonostante gli sforzi i controlli sono e restano insufficienti, le infrastrutture ferme e, in generale, le promesse non mantenute.
Ad esempio, da anni c’è un solo centro comunale di raccolta (CCR) operativo per tutta la città. Ed in una realtà urbana estesa come Siracusa, chiaramente, non basta. Il CCR di contrada Arenaura è da tempo sotto sequestro e inattivo. Il piccolo CCR di Cassibile funziona quasi come un’isola ecologica e alcune lamentele dei residenti sono anche condivisibili.
Il mancato funzionamento o la chiusura di piattaforme di conferimento penalizza il sistema complessivo, generando abbandoni e comportamenti fuori norma. Le pecche del sistema regionale di gestione dei rifiuti sono note ma non valgono come alibi pieno per Siracusa dove, per fare un altro esempio, non si riesce a far partire la tariffazione puntuale che Palazzo Vermexio più volte ha annunciato, anche chiedendo adesione a campione alla mai avviata sperimentazione. In un contesto in cui la tassa sui rifiutiregistra livelli elevati di evasione, il meccanismo “chi conferisce bene, paga meno” fatica a reggere. Se molti non sono in regola o se il meccanismo di premialità/non-premialità non è percepito come reale, decade l’incentivo alla collaborazione. Ed ecco che proliferano gli abbandoni, incentivati anche da carrellati presenti a decine sulla pubblica via e utilizzati com ei vecchi cassonetti stradali.
Siracusa non è solo centro urbano compatto: molte “case sparse”, contrade costiere, aree semicampestri rendono logisticamente difficile il porta a porta classico, soprattutto nelle zone con popolazione sparsa. La logistica del ritiro, la varietà dei tempi e l’effettivo coinvolgimento delle utenze risultano più complicati da gestire. Altre buone ragioni per cambiare metodo.
Insistiamo: la “rivoluzione culturale” annunciata, richiedeva un vero salto di mentalità da parte dei cittadini. Ma se manca fiducia verso il sistema (vedi infrastrutture ferme, disservizi) il messaggio “porta a porta = benefici per tutti”, viene meno. I cittadini percepiscono solo un maggiore onere ed impegno richiesto (dotazione mastelli, separazione più rigorosa, regole di conferimento ed esposizione) rispetto al beneficio immediato (costo in bolletta, praticità del servizio puntuale).
In sintesi, la “formula” del porta a porta (in sé coerente e applicata con successo altrove), qui si è scontrata con la realtà locale.
Il dato stagnante della percentuale di differenziata, mostra che è in atto un’emergenza ambientale. Che poi è sotto gli occhi di tutti. Basta contare le discariche abusive di sacchetti di spazzatura, gli abbandoni lungo le strade, i roghi di rifiuti, i cassonetti reintrodotti in alcune aree e poi tolti e crescente disordine.
Dal punto di vista economico, il mancato raggiungimento degli obiettivi comporta costi superiori (più indifferenziato da smaltire, più discariche, più trasporti) e mancati risparmi annunciati.
Succede così che cittadini, ma anche parte della politica, predichi il ritorno ai vecchi cassonetti stradali, perché “almeno butto quando voglio”. Altro segno di frustrazione del sistema. Il livello di contropartita tra dovere di conferimento corretto e incentivo percepito appare insufficiente, ribadiamo. E non invoglia a seguire le regole.
Alternative e correttivi? Vista la difficoltà nel far decollare il porta a porta “puro” in tutto il territorio siracusano, è opportuno pensare a metodi ibridi. Insistere su un modello unico per tutta la città, non è scelta che funziona. Si deve riconoscere che zone urbane, zone balneari, contrade e frazioni sparse hanno esigenze diverse. Il modello può prevedere allaora una combinazione: porta a porta nelle zone ad alta densità e mini-centrali o cassonetti attrezzati nelle zone sparpagliate. con monitoraggio continuo delle performance zona per zona per rimodulazione del servizio e dei ritiri.
Nelle zone più “riottose”, dove il porta a porta risulta logisticamente complesso o poco rispettato, si possono installare cassonetti “smart” accessibili solo con tessera o badge attribuita all’utenza, così da combinare la comodità del conferimento nei contenitori stradali con la tracciabilità immediata e la facilità (anche da remoto) nel sanzionare chi non partecipa al sistema collettivo. Altra opzione, applicata in contesti urbani simili a Siracusa, è quella della raccolta multimodale: una combinazione tra porta a porta per organico e carta e cassonetti intelligenti per le altre frazioni, più adatta ad aree urbane con scarsa collaborazione.
Per non mortificare ulteriormente la buona volontà dei cittadini, il sistema “chi produce meno/conferisce meglio, paga meno” va attivato su scala reale e visibile: dotando le utenze di misurazione (conteggio sacchi, peso, badge) e prevedendo sconti tangibili in fattura.
A Siracusa si producono ancora troppi rifiuti. Nel 2023 (ultimo dato disponibile) la produzione pro capite si attesta a 521 kg per abitante, con un leggero aumento rispetto al 2022 (+1,8 kg). Questo dato è superiore alla media regionale siciliana, che è di circa 449 kg/abitante, e mostra una tendenza opposta rispetto alla riduzione osservata in molte altre province dell’isola.