Un protocollo d’intesa per difendere il petrolchimico, insieme industriali e sindacati

Un fronte comune per sostenere una economia rilevante per la Sicilia come quella legata alla zona industriale siracusana. L’idea, da concretizzare con un protocollo d’intesa, è nata quest’oggi nel corso di un incontro tra gli industriali ed i rappresentanti dei sindacati provinciali e regionali (Cgil, Cisl e Uil).
Il presidente di Confindustria Sicilia, Alessandro Albanese, ha subito illustrato il momento. “Siamo davanti ad una seria presa di coscienza: intervenire per il nostro futuro, salvare un pezzo di Paese che ha bisogno di aiuto per raggiungere l’obiettivo legato alla sfida della transizione energetica”.
Il numero uno degli industriali siracusani, Diego Bivona, non ha nascosto le difficoltà. “Occorre incentivare le imprese ed i loro progetti di investimento. Ed è quello che chiederemo al tavolo del Governo e al presidente Draghi. Lo sforzo comune già chiesto alla politica tutta, riguarda anche le massime espressioni della società per sostenere una causa giusta che non è di settore né locale ma riguarda il Paese”.
Dal canto loro, i rappresentanti dei sindacati provinciali e regionali, hanno mostrato di condividere gli obiettivi. “Sosteniamo le aziende per le ricadute per i lavoratori e la società tutta. Occorre aprire un tavolo di confronto permanente con il Governo, dove responsabilità e volontà comune consentano di raggiungere l’obiettivo di difendere le nostre aziende per accompagnarle verso la transizione energetica con gli investimenti programmati e salvaguardare i lavoratori e l’intera economia provinciale”.
All’incontro, nella sede di Confindustria Siracusa, hanno partecipato anche il vicepresidente con delega alle relazioni industriali, Claudio Geraci, e i rappresentanti delle aziende del polo industriale Lukoil, Sonatrach, Sasol, Air liquide, Versalis-Eni, Erg Power.

Al centro dell’incontro la necessità di fare




Siracusa. Lite fra amici,giovane spara contro il portone:l’arma è una pistola d’ordinanza

Una serata conviviale degenerata fino alle minacce  e all’esplosione di colpi di arma da fuoco. Questo l’episodio ricostruito dalla polizia e che fa seguito al rinvenimento, nella notte del 21 ottobre scorso, di alcuni bossoli e delle cartucce, oltre a  segni compatibili con degli spari sia sulla finestra dello stabile in cui la vicenda si sarebbe sviluppata, fra l’ingresso ed il primo piano e sul portone. Tutto era partito dalla segnalazione di colpi d’arma da fuoco esplosi in uno stabile del Bronx. In un appartamento stavano trascorrendo la serata  il proprietario di casa e due amici suoi ospiti. Ad un certo punto, l’arrivo di una coppia di amici, un uomo ed una donna.  Nel bel mezzo della conversazione, però, si sarebbe sviluppato un alterco tra i presenti, seguito da minacce effettuate anche con l’uso dell’arma, ad opera della coppia, quindi messa alla porta. Tuttavia, l’uomo, per vendetta, prima di lasciare il luogo avrebbe esploso dei colpi verso il palazzo, miracolosamente senza colpire alcuno, per poi darsi alla fuga con la donna, rintracciata in mattinata in casa di un altro amico, dove fu rinvenuta l’arma utilizzata. Le indagini, coordinate dalla  Procura della Repubblica, hanno consentito di acquisire gravi indizi a carico dell’uomo che effettivamente avrebbe esploso i colpi di pistola all’indirizzo dello stabile . L’arma era in dotazione ad un appartenente alle forze dell’ordine. Circostanze su cui proseguono le indagini, per comprendere come ne sia venuto in possesso. Nei confronti dell’uomo è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare. Si tratta di un  trentenne siracusano . Deve rispondere di detenzione illegale e porto in luogo pubblico di arma, minacce aggravate dall’uso dell’arma e danneggiamento aggravato.




Sanità e Pnrr, il Pd boccia il governo regionale: “Naviga a vista, subito confronto nei territori”

“Sulla sanità, il governo regionale sembra navigare a vista”. Marika Cirone Di Marco (Pd) sintetizza così gli umori in casa partito Democratico dopo un incontro dedicato, durante il quale è stata analizzata anche l’occasione offerta dal Pnrr.
“Gli incontri e le audizioni in Commissione Sanità dell’Ars hanno reso evidenti una serie di criticità che si sono accumulate per la scarsa e incompleta condivisione di un percorso comune che avrebbe di certo accelerato la definizione delle problematiche e reso più completi i dossier e la documentazione da caricare sul portale di Agenas e al Ministero della salute per ottenere i finanziamenti”, è la posizione della segreteria provinciale del Pd. Già negli scorsi giorni era stata critica la decisione del governo regionale di procede senza consultarsi con i sindaci dei territori, gli ordini professionali dei medici e degli infermieri, le organizzazioni sindacali e quelle del terzo settore.
“Mancano i riferimenti all’implementazione delle piante organiche del personale medico e infermieristico e mancano notizie precise per quanto attiene ai finanziamenti che riguardano l’ammodernamento antisismico della strutture, l’acquisizione di nuove tecnologie e la formazione del personale”, si legge in una nota della segreteria del partito inviata alle redazioni.
“Il venir meno di queste condizioni – spiega Marika Cirone Di Marco – rischia di produrre una nulla di fatto. Si è preferito procedere senza confronto con chi, conoscendo il territorio e le condizioni dei lavoratori, poteva mettere sul tavole proposte avanzate e attuabili. Grave è il mancato riferimento all’integrazione sociosanitaria, pilastro di qualsivoglia medicina territoriale e l’assenza di concertazione con gli ordini professionali dei medici di medicina generale che sono il puntello fondamentale in particolare delle case di comunità.”
Da qui la richiesta di un tavolo tecnico che possa “stilare un documento che evidenzi le carenze del piano regionale e proponga soluzioni immediate, capaci di porre rimedio alle differenze territoriali in qualità di standard di servizi sociosanitari e di rimettere al centro della sanità i cittadini”.




Presidenza dell’Autorità Portuale, scintille Forza Italia-M5s. Ficara: “Veti strumentali”

Si scaldano i toni nella complessa vicenda della nomina del nuovo presidente dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale. Forza Italia ha mostrato i muscoli, con uno schieramento in forze contrario alla ultima indicazione che punta verso Francesco Di Sarcina. Come ha spiegato la parlamentare Stefania Prestigiacomo, non è piaciuto il modo (“Cancelleri non ne ha parlato con Forza Italia, nessuna condivisione”) e non piace a Forza Italia che si tratti di “una personalità completamente avulsa rispetto al territorio di riferimento”.
Nelle ultime ore ha incassato il sostegno del sindaco di Melilli, Giuseppe Carta. “Apprezzo e condivido la posizione assunta dall’On. Stefania Prestigiacomo e dalla deputazione nazionale e regionale di Forza Italia in difesa del territorio”. Ed a proposito di Di Sarcina ha parlato di “scelta di carattere autoreferenziale, dettata secondo i criteri di mera appartenenza politica e non condivisa. Un errore che il nostro territorio non può e non deve permettersi di fare”.
La deputata regionale Daniela Ternullo (FI) si appella al ministro Giovannini “affinché ascolti il territorio. Serve una decisione definitiva ma condivisa, con chi magari il territorio lo calpesta e frequenta quotidianamente piuttosto che per sentito dire. Il presidente Musumeci non accetti imposizioni e si schieri pubblicamente in difesa di una maggiore condivisione”, chiede la deputata.
Dallo schieramento opposto, il vicepresidente della commissione Trasporti, Paolo Ficara (M5s), si dice “basito di fronte a polemiche sollevate ad arte per rallentare, ancora una volta, la scelta del presidente dell’Autorità di Sistema portuale della Sicilia Orientale”. Ficara non usa mezzi termini: “trovo stantio questo ricorso ostinato al veto strumentale, che rischia solamente di ritardare e allontanare il porto di Augusta dalla possibilità di agganciare quelle grandi opportunità che il mondo della portualità ha davanti a sè nei prossimi anni, anche grazie al Pnrr. Senza una governance in grado di agire a medio e lungo termine, impossibile ragionare del futuro prossimo, nonostante i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni”. E richiama tutti a maggiore concretezza, perchè “ora servono più che mai manager che conoscano le dinamiche portuali internazionali, che sappiano sviluppare i nostri porti in concorrenza con il resto del Mediterraneo e non per difendere interessi locali e di bottega, come purtroppo la vecchia politica ha fatto per anni. E come non vuol rassegnarsi neanche oggi, con la scusa del territorio di provenienza. Come se competenza e capacità in materia di porti e mercati dipendessero dalla nascita in questo o quel Comune. Fosse bastato questo – affonda il parlamentare pentastellato – i famigerati anni del 61-0 ci avrebbero dovuto consegnare in eredità una Sicilia migliore e competitiva in infrastrutture. Cosa che, purtroppo, non è”.
Nnei minuti scorsi, il presidente della Regione ha firmato l’intesa con il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, per la nomina di Francesco Di Sarcina. Ingegnere, è attualmente segretario generale dell’Autorità del Mare Ligure orientale (La Spezia e Marina di Carrara). Un passo avanti deciso verso la nomina del nuovo presidente dell’Autorità del Mare della Sicilia Orientale (Augusta e Catania).




Pallanuoto, Eurocup. L’Ortigia vince ma in finale (non con pieno merito) va il Telimar

Era già una gara con l’esito scontato, dopo il 10-0 a tavolino dell’andata. L’Ortigia ha comunque onorato l’Eurocup battendo alla Caldarella la Telimar Palermo per 7-6. L’atteso gesto di sportività da parte di squadra e società palermitana non c’è stato. La Telimar va in finale di Eurocup ma rimane il neo di un merito non pieno e certo non conquistato giocando.
Match in costante equilibrio, fino a quando, a 42 secondi dal termine, Klikovac ha trovato il tocco vincente del 7-6, mantenuto poi tenacemente fino alla fine, grazie a una difesa e a un Tempesti bravissimi ad annullare anche l’ultimo uomo in più degli ospiti (in totale ne hanno annullati ben 12 su 14) e a far esultare il pubblico della “Caldarella”.
A fine gara Stefano Piccardo, allenatore dell’Ortigia, non nasconde il rammarico e chiama in causa la Len: “È stata una buona partita di pallanuoto. I primi tempi abbiamo giocato male in fase offensiva, ma era troppo caricata, questa partita. Abbiamo retto bene sotto il punto di vista fisico, sono contentissimo della risposta della squadra. Ora mi piacerebbe chiedere a tutti quelli che fanno sport come me, come mai io perdo una gara nella fase a gironi, una sola gara su dieci in tutta la competizione e non vado in finale. Vorrei che qualcuno mi desse una spiegazione. Ho perso una partita col Vasas nella fase a gironi, poi perdo 10 a 0 a tavolino, vinco 7 a 6 in casa, sul campo, e mi dicono che è finita. Mi rivolgo anche ai miei colleghi, ai presidenti: il giorno in cui vi troverete nella stessa situazione, che farete? Perché se le regole sono uguali per tutti, probabilmente potrà succedere. Questa non è una cosa che dà merito allo sport, credetemi. Non ci hanno neanche dato una spiegazione”.
A fine match parla anche Stefano Tempesti, protagonista di un’altra prestazione maiuscola: “Il presidente del Telimar, Giliberti, dice che nessuno ha mai chiesto un rinvio, nessuno ha mai chiesto niente. Io ho la mia opinione. Non so dove sta la verità, non sono riuscito a capirlo, anche perché non riesco ad avere tutti gli interlocutori, i protagonisti della vicenda, tutti insieme, quindi uno racconta una cosa, uno ne racconta un’altra, uno un’altra ancora. Indubbiamente ci sono state delle grosse vergogne da parte di gestisce la pallanuoto, da parte di chi poteva fare qualcosa di più. Sicuramente, se fosse successo a noi il contrario, le cose sarebbero andate diversamente. Ad ogni modo, in questa semifinale ad aver perso è la pallanuoto. Qualcuno ci ha chiesto di contravvenire a una legge nazionale, andando contro quello che ci aveva detto l’ASP, di presentarci a Palermo malati. Non so cosa avremmo dovuto fare, ritengo sia una vergogna che siamo qui a parlare di un 10 a 0. Quando ne parlo con la gente si mettono a ridere, gli altri sport ci ridono dietro, perché siamo gli unici che continuano ancora a cadere in queste trappole. La pallanuoto non migliorerà mai. Alla fine chi è stato fregato siamo noi, la mia squadra, il presidente onorario Marotta, il presidente Vancheri, l’allenatore, tutto lo staff”.
Proprio il presidente Valerio Vancheri ha seguito il match a bordo vasca. “Poteva essere la festa della pallanuoto siciliana, qualcuno non ha voluto che fosse così. In ogni caso, si è giocato a pallanuoto. Le due squadre si sono affrontate a viso aperto, con molto agonismo. Perché quando si gioca a pallanuoto, lo spettacolo è questo. Quando non si consente di giocare a pallanuoto, quella che doveva essere una festa diventa una farsa. In qualsiasi sport la prima regola è il fair play, che va di pari passo col fatto che se si fa uno sport è perché si vuole giocare, si deve giocare. Questi sono atleti. Come si può chiedere a un atleta di fare il clown? Per noi chi va in acqua ci va per fare l’atleta. Siamo una società che gioca a pallanuoto. Ci piace giocare e vogliamo farlo. Se vinciamo, vinciamo in acqua. Se perdiamo, perdiamo in acqua. Io faccio l’avvocato e posso dire che non molleremo mai finché ci sarà la possibilità di un ultimo rincorso o un giudice a Berlino al quale rivolgersi. Resta il fatto che il messaggio che proviene dall’Ortigia è che la pallanuoto è un gioco che si gioca solo dentro l’acqua, non altrove”.




Dad solo per i non vaccinati, tutela o discriminazione? Rispondono i dirigenti scolastici siracusani

Le nuove regole per la scuola, entrate in vigore ieri, stanno alimentando un acceso dibattito. Nella gestione dell’attività didattica sono state previste azioni diverse per gli studenti vaccinati e quelli non vaccinati, unici ad andare in dad. E’ una distinzione discriminatoria? Attorno a questa domanda si interrogano presidi e famiglie, anche nel siracusano dove, intanto, già in alcune scuole ci sono classi con studenti non vaccinati che seguono le lezioni da casa, mentre gli altri compagni sono regolarmente in presenza.
“E’ bene precisare che noi, in questo momento, le regole le subiamo”, esordisce Lilly Fronte, dirigente del liceo Corbino di Siracusa e di un istituto comprensivo di Noto. “Per evitare quella che può apparire come una discriminazione, io sarei dell’idea di rendere il vaccino obbligatorio. Oggi peraltro c’è una delicata questione di privacy: sono i genitori che devono comunicare lo status vaccinale dei loro figli. Controllo green pass in classe? Lo facciamo a tutti. Ma certo è un complicarsi la vita, specie nella scuola primaria”.
Pinella Giuffrida, dirigente scolastica del comprensivo Vittorio e rappresentante dell’associazione nazionale presidi, invita a considerare l’aspetto di tutela sanitaria del principio introdotto con le nuove norme. “I non vaccinati sono tecnicamente più a rischio e pertanto la norma tende a proteggerli, lasciandoli a casa a seguire le lezioni in presenza di un rischio contagio più elevato. Da questo punto di vista, la norma potrebbe anche non essere discriminatoria. Ma certo complica l’attività didattica”.
Teresella Celesti, dirigente del comprensivo Giaracà di Siracusa e di un istituto superiore del capoluogo, è netta. “Nessuna discriminazione. In tempi di necessità, fare confusione con presunte lesioni di diritti è delitto. Abbiamo avuto cura e dovere di salvaguardare la salute. E questo sì è diritto di tutti”.




Covid, il bollettino: 1.111 nuovi positivi in provincia, +58 a Siracusa. Frenata a rilento

Sono 1.111 (+805) i nuovi casi di covid19 in provincia di Siracusa, rilevati nelle ultime 24 ore. Un dato pesantemente in rialzo rispetto a quello di ieri (306) ma su cui influiscono diverse positività rilevate nei giorni scorsi ma – come spiega la Regione – finite solo adesso nei conteggi ufficiali.
Uno sguardo in dettaglio ai numero del capoluogo. A Siracusa, in questo martedì, lieve aumento nel numero dei positivi: +58 rispetto ad ieri. Sono ora sono 2.519 (ieri 2.461) gli attuali positivi. Scendono a 61 (-26) le persone in isolamento fiduciario a Siracusa città.
Diminuiscono i ricoveri: sono 43 (-3) i siracusani del capoluogo all’Umberto I per covid. Per 40 di loro ricovero in regime ordinario, si riducono a 3 (-3) le terapie intensive.
In Sicilia sono 7.248 i nuovi casi di covid rilevati nelle ultime 24 ore, a fronte di 47.948 tamponi processati. La Regione ha comunque spiegato che sul numero complessivo dei casi confermati comunicati oggi ben 580 sono relativi a giorni precedenti. Gli attuali positivi sono 277.811 (+3.818). I guariti sono 3.959, 51 i decessi (diversi relativi ai giorni precedenti e solo adesso computati). Negli ospedali siciliani sono 1.509 i ricoverati (-30), 124 in terapia intensiva. Quanto alle singole province, questi i numeri del contagio oggi: Palermo 1.432 nuovi casi, Catania 1.499, Messina 890, Siracusa 1.111, Ragusa 683, Trapani 881, Agrigento 670, Caltanissetta 458, Enna 204.




Caos energia e transizione ecologica: “La nostra zona industriale può ancora essere centrale”

Le raffinerie che operano nella zona industriale siracusana hanno preparato la loro risposta alla sollecitata transizione energetica. Ed è una risposta che passa dalla progettazione di nuovi impianti che possano catturare co2, oppure produrre biocarburanti da idrogeno e, più in generale, nuovi fuel a basso impatto ambientale. Basterà per superare indenni la sfida del cambiamento?
Le perplessità, sul tema, sono molteplici. E partono proprio dal management dei grandi gruppi presenti nel polo petrolchimico siracusano. “La raffinazione si sente un settore demonizzato dalla politica industriale italiana. Eppure oggi è fondamentale, fornisce energia a tutto il Paese. La sensazione, però, è che nessuno voglia che partecipi al processo di conversione, pur avendone la capacità e la volontà”, dice Diego Bivona, presidente di Confindustria Siracusa. “Le aziende hanno progettato il percorso di decarbonizzazione e il governo deve permettere un cammino mirato a ridurre le emissioni di co2. L’errore più grande che si possa commettere – dice Bivona – è prendere decisioni senza capire se ci sono o meno le condizioni per realizzarle”.
Ad esempio, produrre biocarburanti se poi nel 2035 si metteranno al bando i motori a scoppio rischia di equivalere ad imboccare un vicolo cieco. Lo stesso puntare ad una conversione rapida verso nuove produzioni per le quali, oggi, non c’è mercato.
La conversione energetica, vista dagli industriali, è una scommessa. Una scommessa peraltro molto costosa. “Servono fondi e per la raffinazione ce ne sono davvero pochi. Il governo si assuma la responsabilità di guidare il cambiamento”, aggiunge Bivona che ricorda il know how di operai e aziende siracusane maturato in 60 anni di industrializzazione. “Sono tutte risorse del Paese e invece sembrano quasi un problema”, commenta amaro.
“Ma il costo della transizione energetica non lo pagheranno mica solo le aziende. La transizione toccherà le tasche di tutti. E’ un processo che cambierà le abitudini di vita. Pensate, ad esempio, se dovremo tutti sostituire le nostre auto con quelle elettriche oggi disponibili. E pensate alle prestazioni che offrono: autonomia, velocità, costo. E poi alla disponibilità ridotta di colonnine. E ancora, come la si produce l’energia per ricaricarle? Con il fotovoltaico? Ma se qui assistiamo a polemiche infinite davanti alla proposta di realizzazione di impianti di questo tipo ed i territori non li vogliono?”, analizza Diego Bivona con riferimento, in questo ultimo passaggio, al progetto della Lindo srl.
“Sta cambiando tutto. La nostra zona industriale può ancora essere centrale in questo caos dell’energia. La nostra provincia – ribadisce Bivona – è incentrata economicamente sulla produzione di energia. Ma di fronte a questo bivio non abbiamo più la possibilità di subire scelte non scelte”. Ancora una volta, ecco la chiamata alla responsabilità rivolta alla politica che tende a muoversi sul filo di un delicato equilibrio. “La disponibilità delle imprese c’è, sono pronte al cambiamento ed alla conversione. Il che vuol dire passare alle fonti alternative attraverso un processo di riduzione graduale nel tempo, abbandonando il petrolio. Le industrie siracusane hanno progettato questo percorso, ma deve essere guidato dal governo e deve permettere un cammino mirato a ridurre le emissioni di co2”.
Al di là della diplomazia di Diego Bivona, intervenuto nei giorni scorsi su FMITALIA, l’umore non è sereno tra gli industriali siracusani. “Il mondo ambientalista sta già chiedendo di anticipare al 2030 la messa la bando dei motori a scoppio. Non avremo tempo di adattarci e riconvertire, anche volendo. La raffinazione deve sparire, hanno deciso al governo. La transizione? Sarà macelleria sociale…”, profetizzano da uno dei management più in vista nel quadrilatero industriale Siracusa-Augusta-Priolo-Melilli.




Qualità dell’aria, l’assessore Raimondo: “Solo traffico? Perchè Legambiente tace su Aia?”

Anche a Siracusa le polveri sottili ed il biossido d’azoto hanno raggiunto livelli di guardia. Il rapporto “Mal d’Aria 2022” di Legambiente ha indicato una concentrazione media di Pm10 pari a 21µg/mc, a fronte di un limite indicato dall’Oms in 15µg/mc; concentrazione media di Pm2,5 di 9µg/mc con limite Oms fissato a 5µg/mc; quanto al biossido di azoto, concentrazione media a Siracusa pari a 15µg/mc a fronte di limite Oms di 10. Fanno peggio, Palermo e Catania, seguite da Messina e Ragusa.
Su questi dati, secondo l’associazione ambientalista, pesa soprattutto il traffico veicolare. “Abbiamo visto il rapporto di Legambiente, l’amministrazione sta mettendo in atto una serie di misure per per mitigare ed invertire il trend”, spiega l’assessore Giuseppe Raimondo. E le misure al vaglio sono quelle che passano dalla mobilità green: ciclabili e mezzi pubblici a basso impatto. L’attenzione sul tema di Raimondo è nota: nel 2018, da assessore della giunta Garozzo, istituitì l’ultima “mini” giornata ecologica siracusana dopo gli esperimenti dei primi anni 2000, in particolare risalenti alla giunta Visentin. “Siamo certi che migliorando la viabilità urbana avremmo una riduzione sensibile dei superamenti che registrano le centraline dislocate nel tessuto urbano”, assicura Raimondo che non risparmia, però, una frecciatina rivolta all’associazione ambientalista. “Ovviamente fanno storia a sé gli inquinanti non di natura urbana (industriali, ndr), su quelli ci stiamo confrontando su altri tavoli. A tal proposito, registriamo in questo momento il silenzio di Legambiente su questioni di vitale importanza e vorremmo proprio conoscere il loro punto di vista sulla questione Aia, che vede sindacati e imprese molto critici nei nostri confronti”.




Sanità, il piano regionale con i fondi Pnrr destinato a fallire? “Non ci sono tecnici”

“Non ci sono tecnici a sufficienza nelle Asp siciliane per redigere le schede di intervento per le case di comunità, per gli ospedali di comunità e per le centrali operative territoriali previsti dal Pnrr, e la scadenza ministeriale è a fine mese: è la cronaca di un fallimento annunciato”. L’allarme è lanciato dal deputato regionale siracusano Giorgio Pasqua (M5s) pronto a portare il tema in commissione Salute per chiedere ampie e dettagliate spiegazioni all’assessore Razza.
“Entro il 28 febbraio – dice Pasqua – va caricata sul portale di Agenas tutta la documentazione relativa ai 238 interventi previsti in Sicilia con gli 800 milioni del Pnrr. Operazione praticamente impossibile visti gli enormi buchi di organico che hanno gli uffici tecnici delle Asp”.
Il deputato pentastellato rivela che – secondo sue fonti – “tutte le Aziende sanitarie siciliane sono a corto di personale tecnico. C’è una carenza di circa due terzi della dotazione organica, parliamo almeno di 200 persone in meno tra ingegneri, geometri e collaboratori tecnici e amministrativi, cosa che mette gli uffici tecnici delle Asp nelle condizioni di non potersi occupare nemmeno delle questioni ordinarie, figuriamoci se in pochissimi giorni riusciranno a mettere a punto schede di interventi anche abbastanza complessi. Rispettare la scadenza è impossibile. E nessuno pensi di scaricare su questi dipendenti le colpe della amministrazione regionale. Non accetteremmo assolutamente che diventino i capri espiatori di inadempienze che sono esclusivamente dell’assessore Razza e del governo Musumeci”.
Pasqua mette nel suo mirino l’assessore regionale Razza. “Sapeva già a settembre di questa scadenza. Doveva muoversi per tempo, pigiando a tavoletta sul fronte assunzioni, puntando sui concorsi a soli titoli, che potevano essere espletati velocemente. Invece non ha fatto nulla, come non ha fatto nulla anche sul fronte della concertazione con sindaci e sindacati, altro aspetto inaccettabile della vicenda”.

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