“I nostri ragazzi hanno bisogno di adulti che non li giudichino, di una scuola che ne comprenda i bisogni, a prescindere dal rendimento, di genitori che non li privino dell’esperienza dell’errore e che, al contrario, la valorizzino”.
La psicologa Veronica Castro, Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Melilli fornisce una lettura lucida di un fenomeno allarmante, di cui gli adolescenti sono sempre più spesso vittime, alle prese con un buio dentro che li spinge sempre più spesso a chiudersi in sé, a desiderare la morte e purtroppo anche a ricercarla.
Il caso del quattordicenne di Lentini, che si è tolto la vita due giorni fa, lascia sgomenti e riapre una serie di interrogativi. Un ragazzo solare e allegro, con un percorso scolastico regolare, nessun problema particolare. Eppure ha compiuto un gesto estremo, quello da cui non si torna indietro e la Procura dei Minori ha aperto un fascicolo, mentre gli agenti del commissariato di Lentini scandagliano le sue ultime ore.
Ogni storia fa caso a sé ma c’è sicuramente da riavviare, per non abbandonarlo, un ragionamento da fare insieme, come comunità,e un percorso che possa arginare una vera e propria emergenza.
La psicologa Castro parte da una premessa.
“Seguo in studio parecchi adolescenti- racconta- e la maggior parte di loro, alla domanda secca: hai mai pensato al suicidio? Risponde di si. Alto anche il numero di chi tenta di togliersi la vita. Che l’adolescenza sia un periodo particolarmente delicato è cosa nota ma ci sono delle dinamiche che, in questo momento storico, acuiscono una serie di aspetti che alcuni decenni fa venivano gestiti in maniera differente”. Gli adolescenti vivono un passaggio psicologico delicatissimo. “Non sono bambini e non sono adulti- ricorda Castro- Vivono i loro cambiamenti fisici, a volte non accettando il loro corpo e sono alle prese con importanti cambiamenti ,che rappresentano la costruzione della loro identità sociale. Si confrontano con i pari, avvertono spesso un sovraccarico scolastico, che toglie tempo alla loro vita personale, agli amici, allo sport. Li carica di ansia e di peso delle aspettative”. Ma la parte che maggiormente preoccupa è forse quella che la Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza descrive dopo. “I nostri ragazzi stanno perdendo la speranza – spiega- Non credono di poter cambiare in meglio la loro vita e per questo pensano alla soluzione estrema o addirittura la attuano. Gli adulti di riferimento non sono adeguati. Noi genitori siamo impreparati a sostenere i nostri figli. Non sappiamo reggere le loro emozioni negative. Siamo “genitori spazzaneve”, che risolvono i problemi dei figli per non vederli in difficoltà”. Un danno incredibile quello che gli adulti arrecano ai ragazzi. “Proteggendoli troppo- argomenta la psicologa Castro- non stiamo insegnando loro a risolvere i problemi. Non stiamo consentendo loro di vedersi a contatto con quello che è negativo. Ecco perché non riescono ad affrontare nemmeno una difficoltà minima”. A questo va aggiunto il ruolo dei social. “Portano i ragazzi nel buio- continua Castro- perché mostrano tutto quello che è apparenza. Danno ai giovanissimi l’impressione che la perfezione sia essenziale: il corpo, il divertimento, le foto di serate fantastiche, che magari, nella realtà, vivono con lo smartphone in mano, con il solo obiettivo, appunto, di fotografare o filmare la vita che a loro avviso dovrebbe essere per risultare vincenti”.
Anche la scuola dovrebbe, secondo la professionista, assumere un ruolo nuovo rispetto ai ragazzi. “Gli adolescenti vorrebbero essere ascoltati, accolti dai docenti- spiega – e invece vedono in primo piano la didattica, la richiesta di un rendimento consono. Gli insegnanti non vanno biasimati per questo, è chiaro, ma occorre preparare la comunità scolastica, come la famiglia, ad un contesto che torni ad essere un riferimento per i nostri ragazzi. Non li sappiamo ascoltare. I ragazzi si sentono costantemente giudicati dagli adulti e questo li mette spesso in una condizione di negatività, di pessimismo, di rinuncia. Urgente avviare iniziative vere di sensibilizzazione, anche a partire dalle scuole, ma non solo. Gli adolescenti hanno urgente bisogno di trovare luoghi e tempi riservati al confronto, fra loro e con personale esperto. Che sia la scuola, un campo da calcio, un pigiama party, si deve dare ai giovani la possibilità di costruirsi con maggiore serenità un futuro da adulti. Devono poter trovare le sedi giuste e le persone giuste con cui parlare di argomenti importanti: l’adolescenza, la sessualità, le droghe e , senza timore, lo stesso suicidio. Al contempo, gli adulti vanno educati alla genitorialità. Tutto questo non può prescindere da un uso corretto dei social, che non vuol dire togliere lo smartphone ai ragazzi ma accompagnarli a vederli per quello che sono”. A Veronica Castro sta molto a cuore il tema dell’errore. “Smettiamola di risolvere i problemi dei nostri ragazzi, lasciamo che trovino gli strumenti per farlo. I ragazzi non accettano l’idea di sbagliare ed invece devono farlo, vivendo l’errore come una risorsa che permette loro di migliorare. Siamo noi ad averli convinti che l’errore sia un problema e dobbiamo cambiare questo paradigma: se non si commette l’errore, si rimane fermi, privi della leva per andare più in alto. Si faccia vivere ai ragazzi l’errore per quello che può essere: un meraviglioso trampolino di lancio. Dobbiamo esserci sempre, accanto a loro, non al posto loro”.