Calcio, Sergio Brio a Siracusa: “Il nostro calcio era migliore, questa terra è stupenda”

C’è chi gli chiede chi sarà l’allenatore della Juventus (“oramai penso Sarri…”), chi da tifoso sfegatato gli mostra con orgoglio un tatuaggio bianconero sulla coscia (“ma io non li concepisco perché siamo cresciuti in altra generazione, oggi quando vado in spiaggia mi sento fuori luogo…”) e chi, come Elio Gervasi, ripercorre aneddoti in campo fra l’ex guardalinee di Serie A e Sergio Brio, protagonista all’Aereonautica militare nella presentazione del suo libro “L’ultimo stopper”, nell’ambito del Memorial di calcio amatoriale in ricordo delle vittime dell’Heysel organizzato dallo Juve club siracusano di Salvo Speranza in collaborazione con l’Aics. Luigia Casertano ha “accompagnato” Sergio Brio nella stesura di questo libro ed apre la serata ricordando le finalità sociali e solidali di questo evento. Ma il grande protagonista è stato l’ex difensore della Juve che vinse tutto negli anni ‘80 elogiando Siracusa: “È stupenda, molto simile alla mia Lecce, ricca di storia e fascino. Noi del sud siamo molto calorosi e lo siete anche voi. Questa è una terra fantastica, poi è molto juventina. Questo libro racconta la storia proprio di un ragazzo del sud che riuscì a farcela. L’ultimo stopper, perché ? Non per presunzione ma quando ho smesso io, il ruolo è cambiato, sono nati i due difensori centrali, è cambiato molto il calcio ma in peggio, più resistenza e velocità, ma allora c’erano più giocatori di qualità e tutti volevano venire in Italia per cui da noi era molto valorizzato, magari meno muscolare ma più bello. Il ruolo era certamente delicato, l’ultimo stopper deve essere la persona che capisce bene i momenti perché il ruolo è molto delicato come tutti gli altri del resto. Oggi racconto un calcio diverso, quando ero a Lecce ed ero alle prime armi sentivo che il pallone si sarebbe sgonfiato prima o poi e vedo che oggi visti i tanti problemi è così”. E a chi gli chiede dell’Heysel, Brio risponde: “Heysel come si vive ? Male, ogni anno è un ricordo pesante anche in ricordo delle vittime e di quelle famiglie”.