Calcio vergogna: il presidente del Siracusa bersaglio di lancio di oggetti a Catania, "inqualificabile"

Sul campo, un modesto Catania ha battuto un Siracusa forse troppo rinunciatario. Ma sugli spalti la società rossazzurra rimedia una figura da interregionale. In barba ad ogni spirito di fari play ed ospitalità, ha deciso di “confinare” i dirigenti del Siracusa – presidente Cutrufo in testa – in un settore troppo vicino alla curva dei tifosi del Catania.
bersaglio di insulti dall’inizio alla fine, il presidente della società azzurra è stato anche oggetto del lancio di alcuni oggetti, pare aste di bandiere. Al punto che, dopo il gol dei padroni di casa, ha dovuto lasciare lo stadio su suggerimento delle forze dell’ordine e degli steward di sicurezza. Una brutta figura per una società che sino a pochi anni fa disputava partite di massima serie.
Amareggiato Cutrufo. “Ho dovuto lasciare lo stadio Massimino dopo il gol di Curiale perché, oltre agli insulti che ho subito per tutta la partita, siamo stati anche bersagliati da un lancio di oggetti. L’idea di posizionarci in un settore molto vicino alla curva dei tifosi del Catania avrà dato soddisfazione a qualcuno, ma io trovo che sia stato poco edificante per una società come quella del Catania”.
La scelta di assegnare quei posti alla società azzurra pare inserirsi in quella strategia della tensione di cui l’ad etneo, Lo Monaco, è spesso maestro in conferenza stampa. “Quando Lo Monaco è stato ospite a Siracusa, gli abbiamo riservato un box nella tribuna centrale proprio per consentirgli di poter assistere tranquillamente alla partita. Evidentemente ha disposto diversamente nei confronti dei dirigenti del Siracusa. Sono francamente indignato. Qui non si tratta di polemiche o scambio di battute, ma di una operazione inqualificabile. Credo che davvero abbiamo toccato il fondo nei rapporti con il Catania. Mi piacerebbe che Lo Monaco la smettesse con le sceneggiate napoletane, si adeguasse finalmente al vivere civile ma non credo che accadrà e mi dispiace che continui a infangare Catania”. Da dove, ovviamente, nessuno ha sentito il dovere morale di muovere delle scuse.