Caso Scieri: l'amarezza di "Giustizia per Lele" dopo il no alla costituzione di parte civile

Pesa quel “no”. Ma pesano soprattutto le motivazioni addotte. Dopo l’udienza di ieri, a parlare è Carlo Garozzo, presidente dell’associazione “Giustizia per Lele”. Amarezza profonda quella che esprime. Uno sfogo, il suo, affidato alla pagina Facebook dell’associazione, che da decenni lotta per dare giustizia ad Emanuele Scieri, il parà siracusano morto nella caserma Gamerra di Pisa. Il processo in corso è quello che vede accusati di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi i tre ex caporali della Folgore, Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico e i due ex ufficiali, accusati di favoreggiamento, il generale Enrico Celentano e Salvatore Romondia.

“Ieri eravamo a Pisa, dentro un’aula di tribunale, davanti a quella scritta che recita “la giustizia è amministrata in nome del popolo”- racconta Garozzo- Il popolo è quello di questa foto stretto attorno ad Emanuele; Un popolo nobile, sincero, pulito che difende la memoria di Emanuele dietro uno striscione, dietro una bandiera con su scritto Giustizia. La nostra costituzione di parte civile è stata osteggiata dalla difesa degli imputati, di tutti gli imputati: dai militari di leva al generale. Al contrario, il Pubblico Ministero ha sostenuto la nostra costituzione, lo Stato voleva la nostra presenza in questo processo. Sono rispettoso del diritto, perché il diritto ha le sue regole e devono essere accettate e per questo motivo se non sussistono i presupposti staremo fuori, saremo tra la gente accanto alla famiglia Scieri. Una cosa però non accetto -dice ancora Garozzo- e per questo motivo scrivo oggi, dopo attenta riflessione. La difesa degli imputati ha utilizzato non solo motivazioni di diritto per osteggiare la nostra costituzione ma anche motivazioni che hanno offeso i nostri ideali. La nostra associazione è stata quasi dipinta come un’associazione politica, la “longa manus” di una parte politica che ha messo in moto un meccanismo per finalità diverse. Mi dispiace davvero aver percepito questa sensazione. Grazie alla commissione parlamentare d’inchiesta- prosegue Garozzo- la politica tutta o quasi ha ridato dignità alle istituzioni di questo paese, ha scritto una pagina importante; ha avvicinato la gente ad una tragedia mai superata; ha sancito con forza che Emanuele Scieri la notte del 13 agosto 1999 è stato ucciso da mani balorde. E allora voglio superare questo meschino e basso giudizio del nostro agire, ritenendo “Giustizia per Lele” la longa manus di Emanuele Scieri e delle sue magie, della forza immutata che ci ha trasmesso”.

Tra i passaggi salienti di ieri, la richiesta al Gup, il giudice per le udienze preliminari, Pietro Murano, da parte dell’avvocato Alessandra Furnari, legale della famiglia Scieri, di citare in giudizio come responsabile civile il ministero della Difesa. Decisione che sarà presa entro il 29 marzo prossimo, data della prossima udienza.  Ammessa, intanto, la costituzione di parte civile della famiglia Scieri . La richiesta dell’associazione è stata respinta perchè, secondo il giudice, non ci sarebbe il diritto soggettivo. 

Altro momento cruciale sarà il 23 febbraio prossimo, quando la Corte di Cassazinoe deciderà sul conflitto di attribuzione presentato dalla difesa. Si deciderà, insomma, sulla competenza. Attualmente i procedimenti sono due: uno presso il tribunale di Pisa, l’altro presso il tribunale militare di Roma.