Traffico e disagi, in soccorso arriva la navetta per Ortigia dall’area sosta Elorina

Da sabato 3 maggio, ritorna il servizio navetta che collegherà l’area di sosta via Elorina con il centro storico Ortigia. Sarà operativo solo nelle giornate di venerdì, sabato, domenica e nei festivi, con una frequenza di 20 minuti. Dalle 17 alle 2 del giorno successivo si potrà lasciare l’auto in sosta per poi raggiungere Ortigia con la navetta, evitando i disagi legati alla limitazione del traffico e contribuendo a una mobilità urbana più fluida.
La sosta nell’area di partenza è gratuita, mentre la navetta rientra nel circuito del trasporto pubblico locale. Il costo del biglietto, acquistabile nelle rivendite ed anche on line, è identico a quello della rete urbana, e cioè 1,20 euro. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito istituzionale del Comune o contattare l’Ufficio Mobilità.
L’invito dell’amministrazione è quello di utilizzare il servizio, che consente di raggiungere il centro storico senza congestionare il traffico cittadino, contribuendo a rendere la nostra città più vivibile, sostenibile e ordinata.




Al via la demolizione del plesso “Leone”, al suo posto una scuola moderna e sostenibile

Sono iniziati nei giorni scorsi i lavori di demolizione del plesso “Leone” dell’Istituto Comprensivo “Martoglio”, situato in via Decio Furnò 14. I mezzi pesanti sono già entrati in azione per eseguire le prime operazioni di sgombero e abbattimento dell’edificio scolastico, che verrà completamente ricostruito secondo criteri moderni e sostenibili di edilizia scolastica.
“Siamo di fronte a un intervento importante – dichiara l’assessore all’edilizia scolastica, Enzo Pantano – che rientra pienamente nella visione di una scuola pubblica moderna, sicura e sostenibile. Una volta conclusa la bonifica dell’area, prenderà forma un nuovo edificio scolastico all’avanguardia, progettato con un occhio di riguardo all’efficienza energetica e al rispetto delle nuove sfide climatiche. È un passo concreto verso una città che investe sul futuro dei propri studenti”.
L’intervento è finanziato con fondi dell’Unione Europea – NextGenerationEU. L’importo complessivo dei lavori ammonta a 1.252.389,07 euro. La conclusione del cantiere è prevista per il 31 marzo 2026. Ad aggiudicarsi l’intervento è stata l’ATI composta da Omega Impianti S.R.L. e Arcieri Costruzioni S.R.L..
“Un ringraziamento particolare – aggiunge Pantano – va al Sindaco Francesco Italia, che ha fortemente voluto che le scuole non venissero mai trascurate nell’azione amministrativa. Con il suo impulso, Siracusa ha avviato una serie di interventi mirati, tra nuove costruzioni e riqualificazioni di edifici scolastici esistenti, con l’obiettivo di offrire a studenti e docenti spazi più dignitosi e adeguati alle esigenze del presente”.




Sosta a pagamento, operativa la nuova app “Muoviamoci PrestoPark”:ecco come funziona

Operativa la nuova app “Muoviamoci PrestoPark” che a Siracusa sostituisce il precedente servizio “Muoviamoci”. Lo comunica l’’Ufficio Mobilità e Trasporti. La piattaforma è accessibile all’indirizzo: https://muoviamoci-siracusa.prestopark.com/city/muoviamoci-siracusa
Per facilitare la transizione al nuovo sistema, sono state predisposte linee guida dettagliate, disponibili sul sito istituzionale nella sezione Parcheggi e nella home page come news in evidenza.
Come annunciato a fine marzo, il Comune ha deciso di sostituire tutti i parcometri presenti in città con apparecchiature di ultima generazione e più facili da gestire da parte degli utenti. Sono 15 in totale,collocati nella stessa posizione dei vecchi o nelle immediate vicinanze. Le postazioni sono dotate di interfaccia smart con schermo touch leggibile in tutte le condizioni di luce e sono alimentate ad energia solare. Consentono di pagare la sosta con carta di credito, carta pre-pagata o bancomat, anche con tecnologia contactless. Il pagamento in contanti è previsto solo con moneta, ciò perché le apparecchiature non sono dotate di rendiresto e, dunque, non possono accettare banconote.
Una scelta che il sindaco ha spiegato con l’intento di incoraggiare i pagamenti elettronici e, limitando il contante, scoraggiare eventuali furti. “I danneggiamenti dei parcometri, infatti- aveva spiegato Francesco Italia- sono per il Comune costi per le riparazioni e mancati introiti; soprattutto, sono disagi per gli utenti costretti a dover ricorrere ai tagliandi “gratta e sosta” dopo averli acquistati dai rivenditori».
L’App “Prestopark” è disponibile sugli store iOS e Android. Prima di installarla, però, occorrerà rimuovere dagli smartphone la vecchia app “Muoviamoci”.
Per avere informazioni sull’utilizzo del sito e dell’app e sugli abbonamenti per i parcheggi, inoltre, sarà a disposizione degli utenti un call center raggiungibile tutti i giorni, dalle ore 8 alle ore 20, chiamando il numero 075.9487109.
Per ulteriori informazioni e per un’eventuale assistenza è attivo un numero dedicato,
📞 075 948 7109
Sarà altresì possibile contattare, durante gli orari di apertura al pubblico, l’ufficio Mobilita,
📞 0931 451650
📞 0931 451653




Santa Lucia delle Quaglie nel ricordo di Papa Francesco. Il programma

Sarà una Festa del Patrocinio di Santa Lucia all’insegna della speranza e nel ricordo di Papa Francesco. Questa mattina, venerdì 2 maggio, al Parlatorio delle Monache è stato presentato il programma della festa, che ha visto anche la prima uscita ufficiale del nuovo presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Sebastiano Ricupero.
Domenica 4 maggio, a presiedere il Pontificale in onore di Santa Lucia, patrona di Siracusa, sarà l’arcivescovo emerito mons. Salvatore Pappalardo. La prima domenica di maggio si ricorda infatti il miracolo del 1646, quando, durante una grave carestia, i siracusani si affidarono alla patrona e dal mare giunsero navi cariche di grano, mentre una colomba annunciava la buona notizia ai fedeli riuniti in preghiera nella Cattedrale.
I festeggiamenti prenderanno ufficialmente il via sabato 3 maggio con la cerimonia della consegna delle chiavi da parte dei deputati al maestro di cappella e l’apertura della nicchia che custodisce il simulacro. Seguirà la messa presieduta da don Salvatore Marino, parroco della Cattedrale, e alle ore 12.00 la traslazione del simulacro dalla Cappella all’altare maggiore. Alle ore 19.00 la celebrazione eucaristica sarà presieduta dall’arcivescovo mons. Francesco Lomanto. Durante la messa si ricorderà Papa Francesco e la lettera da lui inviata alla Chiesa di Siracusa in occasione della traslazione temporanea del corpo di Santa Lucia.
Tutti gli appuntamenti saranno trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube della Deputazione.
Domenica 4, alle ore 10.00, si terrà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Pappalardo, seguita, alle ore 12.00, dalla processione del simulacro e delle reliquie dalla Cattedrale alla Chiesa di Santa Lucia alla Badia, dove rimarranno per l’ottavario. Nel corso della giornata si svolgerà anche il tradizionale lancio delle colombe.
Domenica 11 maggio, alle ore 18.30, avrà luogo la processione di rientro: il simulacro e le reliquie faranno ritorno in Cattedrale attraversando le vie del centro storico.

Le parole del presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Sebastiano Ricupero.

Le parole di don Salvatore Marino, parroco della Cattedrale.




“Scienza dei Dati e I.A”, convegno sulle nuove frontiere della pedagogia all’Urban Center.

“Scienza dei Dati e I.A” è tema del convegno che si svolgerà lunedì 5 maggio Lunedì 5 maggio 2025 alle 16.30 presso l’Urban Center di Siracusa. Un appuntamento promosso dall’Associazione professionale Proteo Fare Sapere Siracusa, in collaborazione con l’Istituto Universitario Icotea e FLC CGIL Siracusa.
Argomento centrale dell’incontro sarà: “Quale pedagogia per affrontare le sfide della nuova frontiera della conoscenza, dell’informazione e della comunicazione”. Un’occasione di riflessione e confronto su come l’intelligenza artificiale e la scienza dei dati stiano ridefinendo i confini dell’educazione, del sapere e della responsabilità sociale.
Il convegno sarà aperto dai saluti di Gianni La Rosa, Segretario provinciale FLC CGIL, e introdotto dalla prof.ssa Giusy Garrasi, Presidente di Proteo Fare Sapere. A coordinare i lavori sarà la giornalista e docente Monica Cartia.
Tra i relatori: Tommaso Barone,Roberto Fai,Elio Cappuccio,Alberto Guglielmino.
L’incontro si rivolge principalmente a docenti, educatori, formatori, studenti.
L’iniziativa è riconosciuta come formazione per il personale scolastico e, su richiesta, sarà rilasciato l’attestato di partecipazione.




Tamponamento sulla SS 115, un camion carico di angurie si ribalta: un ferito e traffico in tilt

Incidente stradale con feriti sulla SS 115, poco prima del passaggio a livello che precede l’ingresso a Cassibile. Un autotreno con rimorchio, carico di angurie, non è riuscito a fermarsi in tempo, tamponando un’auto ferma in coda. L’urto ha causato la rotazione del veicolo di circa 120 gradi, proiettandolo in avanti contro un’altra autovettura che lo precedeva.
Nel tentativo di evitare ulteriori conseguenze, il conducente dell’autotreno ha deviato verso sinistra, ma il mezzo si è ribaltato sul fianco, spargendo il carico nella campagna adiacente.
Sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia Municipale e i soccorsi. Una persona è rimasta ferita ed è stata trasportata in ospedale.
Il traffico è stato interrotto per circa due ore nel tratto compreso tra Fontane Bianche e Cassibile. La patente del conducente dell’autotreno è stata ritirata per aver provocato un ferito.




Più imprese e occupati nei settori innovativi, il dinamismo della provincia di Siracusa

Il primo trimestre del 2025 ha confermato una netta ripresa dell’economia siciliana, trainata dai settori più innovativi: digitale, energetico ed ecologico. Mentre in Italia si registra complessivamente un calo di 3.061 imprese, la Sicilia si contraddistingue come la seconda regione a livello nazionale per vitalità imprenditoriale, con un saldo positivo di 712 aziende nate rispetto a quelle cessate. Un dato in netto contrasto rispetto a gennaio–marzo 2024, quando il bilancio regionale si era chiuso con –9.338 attività. A fornire i dati è l’osservatorio economico di Unioncamere Sicilia.
Il tessuto produttivo siracusano è al centro di questa ripresa: con un saldo positivo di 203 nuove imprese registrate tra gennaio e marzo, la provincia di Siracusa è al secondo posto nell’isola tra i territori più dinamici, dopo Palermo (+310), seguita da Catania (+186), Agrigento (+62) e Trapani (+49). Questo risultato è in gran parte merito delle iscrizioni nei settori innovativi, che hanno beneficiato delle politiche di transizione ecologica e digitale promosse a livello regionale e nazionale.
Anche l’occupazione fa segnare cifre positive: in Sicilia gli addetti sono cresciuti di 4.432 unità rispetto al primo trimestre dello scorso anno, passando da 1.206.865 a 1.211.297. Il dato siracusano conferma l’effetto moltiplicatore delle nuove imprese: imprese giovani e tecnologiche che non solo creano posti di lavoro, ma alimentano un circuito virtuoso di sviluppo locale.
Secondo Giuseppe Pace, presidente di Unioncamere Sicilia, “l’Isola sta sapendo reagire all’impatto dei dazi USA grazie a un efficace coordinamento tra le politiche regionali e gli interventi nazionali”. In particolare, le risorse del PNRR territorializzate, la rimodulazione dei fondi di coesione e gli incentivi della ZES unica del Sud hanno offerto “un contesto favorevole per l’innovazione produttiva”.
Guardando al resto del 2025, Santa Vaccaro, segretario generale di Unioncamere Sicilia, prevede un’ulteriore spinta del settore turistico, favorita dagli eventi culturali in programma e dagli investimenti infrastrutturali. Anche Siracusa, con il suo patrimonio storico, naturalistico ed enogastronomico, sarà protagonista di questo rilancio, confermando la propria capacità di attrarre nuove imprese e talenti in grado di valorizzare le tipicità del territorio.




Violenza giovanile, i più fragili sono ormai “bersaglio”. La crisi educativa esplode a Siracusa

Due episodi scuotono profondamente la comunità siracusana: sabato sera, l’aggressione a una ragazzina da parte di un gruppo di coetanei ad Avola; oggi, la scoperta delle crudeli violenze inflitte da cinque diciassettenni di Siracusa a un anziano solo. Due fatti distinti eppure legati da un inquietante filo rosso: una violenza gratuita, insensata, esercitata da giovani contro i più fragili. È il segnale evidente di una crisi educativa che non possiamo ignorare fingendo che non esista o che riguardi un altro territorio, un’altra società.
Liquidare questi terribili episodi come dei casi isolati sarebbe un errore di proporzioni indicibili. Sono i segnali evidenti di un malessere profondo, silenzioso ma presente e che si annida nelle pieghe della nostra società. Le agenzie educative tradizionali — scuola, famiglia, chiesa — sembrano oggi smarrite, incapaci di parlare la stessa lingua e di tracciare un percorso comune. L’autorità genitoriale è spesso fragile, compromessa da modelli di vita frenetici, dalla necessità di lavorare entrambi e da una dipendenza collettiva dalla tecnologia. La scuola, sovraccarica e spesso messa in discussione dagli stessi genitori, fa il possibile ma non basta.​
Intanto, i social media e la televisione offrono modelli alternativi, spesso tossici: l’arroganza elevata a forma di successo, la prevaricazione come stile comunicativo, la mancanza di empatia come cifra del potere. I ragazzi si formano in questa “giungla” digitale, privi di filtri e senza gli strumenti per capire cosa è giusto e cosa è sbagliato, dove sta esattamente la linea che demarca e divide il bene dal male. In questo, gli adulti abdicano al loro ruolo educativo.
La società cosiddetta moderna non aiuta. Dove sono finiti gli strumenti sociali di supporto alla genitorialità? Quando è che abbiamo smesso di “fare comunità”?​ In molte famiglie, i figli si crescono da soli. Passano le giornate davanti agli schermi, costruendo relazioni virtuali e spesso malsane, mentre i genitori — stressati, disorientati, stanchi — faticano a imporre regole o anche solo ad offrire un’alternativa. La domanda, provocatoria ma necessaria, è: serve una “patente di genitorialità”? Forse, se intesa come momento di formazione obbligatoria, per fornire nuovi strumenti per affrontare crisi valoriali specchio dei tempi.​
La realtà è che educare è un compito difficile e continuo. E chi lo affronta – i genitori in primis – ha bisogno di strumenti, di tempo, di comunità. E invece le famiglie vengono lasciate sole, senza punti di riferimento. Prendiamo sport, un tempo valvola di sfogo e scuola di disciplina; oggi è sempre meno praticato — non solo per motivi economici – ma per l’incapacità di promuovere stimoli positivi nei giovani, mentre mancano strutture ed accompagnamento verso una pratica sportiva accessibile per tutti.​
L’altro lato del problema riguarda poi chi subisce la violenza: gli anziani, spesso soli, invisibili, dimenticati. Viviamo in palazzi in cui non conosciamo il vicino di casa, in città dove non ci si ferma più a guardare negli occhi il compagno di banco o il collega in difficoltà. L’individualismo ha vinto sulla solidarietà, l’efficienza ha divorato l’empatia. E così, anche l’indifferenza diventa complice.​
Ripartire si può. Serve però uno scatto collettivo, un’assunzione di responsabilità a tutti i livelli. Servono genitori messi nelle condizioni di essere più presenti, anche a costo di cambiare priorità governative. Servono scuole più forti, sostenute, riconosciute come cuore della comunità anche a costo di sacrificare la retorica ipocrita del perbenismo e del benaltrismo. Serve una politica che investa su presìdi educativi, sport, associazionismo, cultura. Serve soprattutto una società che torni a vedere l’altro, ad intervenire per dire “stai sbagliando”, che sappia fare la cosa giusta quando succede qualcosa di grave.​
E infine, serve ricostruire un senso di appartenenza: tornare a sentirsi parte di qualcosa, per prendersi cura l’uno dell’altro. Perché nessun ragazzo nasce bullo, nessun anziano merita l’abbandono e nessuna ferita sociale guarisce da sola.




Gioventù violenta, cosa sta succedendo? La psicologa: “L’urgenza è l’educazione ai sentimenti”

Da un lato la violenta aggressione a Mbaye,la tredicenne di Avola da parte di alcune coetanee mentre gli altri ragazzini riprendevano i calci e i pugni con gli smartphone e si affrettavano a postare il video; dall’altro, le vessazioni da parte di un gruppo di minorenni ai danni di un anziano,molestato ripetutamente, per mesi, con terribili angherie. La cronaca di questi giorni ci racconta un territorio siracusano violento, con adolescenti che si rendono responsabili di gesti di inaudita cattiveria. Chiedersi cosa stia accadendo è naturale e obbligatorio. Se l’obiettivo è cercare una spiegazione e soprattutto una soluzione, forse a poco servono i commenti degli adulti che “liquidano” la questione semplicemente esprimendo giudizi e auspicando punizioni altrettanto violente. La psicologa Veronica Castro entra nel merito, partendo proprio dall’episodio di Avola. “Da subito -spiega Castro- è emerso con chiarezza che si trattava di un caso di bullismo, con tutte le caratteristiche che lo determinano ma anche con alcuni aspetti singolari. Di solito,infatti, il bullismo tra ragazze è più sottile e tagliente, basato sul pettegolezzo e sul silenzio, mentre quello tra ragazzi è più irruento, condotto attraverso la violenza fisica. Ad Avola,le ragazze hanno,invece,usato la fisicità, mentre gli altri stavano a guardare e a filmare. Tutta la violenza a cui assistiamo dipende forse dal fatto che l’abbiamo quasi ‘normalizzata’, anche attraverso i videogiochi e le serie tv, oltre che per il fatto che chi usa violenza sembra più forte. In realtà ,i ragazzi non sanno – e dovremmo dirglielo in maniera convincente – che chi usa la violenza e cerca di prevaricare, non sa verbalizzare, non riconosce le emozioni, non le sa esprimere”. La psicologa e Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Melilli invita, tuttavia, a non limitarsi a puntare l’indice contro i giovanissimi. “I bambini e i ragazzi non vedono di certo gli adulti fare squadra, lavorare insieme, adoperarsi gli uni per gli altri. Non sanno, quindi, come si faccia,  non sanno come si coopera e condivide. Vedono gli adulti litigare o, ancora più spesso, li vedono isolati, in gruppi ristrettissimi, con un individualismo imperante. Non parliamo solo dei loro genitori, ma di tutti gli adulti di riferimento”. Secondo la psicologa Castro, inoltre, non è affatto vero che ci siamo evoluti rispetto a quella che consideriamo “diversità”. “La verità è che non siamo aperti al ‘diverso’ rispetto a noi. Non riusciamo a confrontarci e rispetto alle altre culture, spesso cadiamo nella trappola dei cosiddetti bias cognitivi, in quella categorizzazione sociale, cioè, che è un meccanismo che da una parte serve a semplificare la percezione del mondo esterno ma dall’altra porta a stereotipi e pregiudizi”. Difficile capire se i ragazzi che si rendono responsabili di gesti di violenza come quelli che la cronaca racconta in questi giorni ne siano pienamente consapevoli. “Di certo è una scelta quella di fare il bullo- puntualizza Castro- come lo è quella di non difendere chi ne è vittima e lo è quella di non difendersi e non chiedere aiuto agli adulti. Senza dubbio-aggiunge la psicologa Castro- serve un’educazione ai sentimenti e alle emozioni, non solo per i ragazzi, ma anche per gli adulti. Se ne parla molto ma non si fa nulla per l’educazione affettiva. Intervenire è urgente-conclude la Garante dei Diritti dell’Infanzia- e dovremmo farlo davvero, anche perché i bulli- ricordiamocelo- sono in realtà soggetti estremamente fragili”.




Il ‘branco’ che si accanisce su un anziano, il drammatico precedente: l’omicidio di Pippo Scarso

L’agghiacciante vicenda di violenza ai danni di un anziano di Siracusa, vessato per mesi da un gruppo di minorenni, che quasi ogni notte si introducevano in casa sua per sottoporlo ad angherie e violenze riporta immediatamente la mente alla tragedia di cui nella notte tra l’1 e il 2 ottobre 2016, rimase vittima Giuseppe Scarso, 80 anni, conosciuto nel quartiere Grottasanta come “don Pippo”. L’anziano fu aggredito nella sua abitazione in Ronco II di via Servi di Maria. Due giovani, Andrea Tranchina e Marco Gennaro, si introdussero nella sua casa: uno di loro cosparse il capo dell’anziano con del liquido infiammabile e gli diede fuoco mentre dormiva. Don Pippo riportò ustioni gravi e, dopo oltre due mesi di agonia, morì all’ospedale Cannizzaro di Catania, dove era stato ricoverato in gravissime condizioni. I due giovani furono condannati a 17 e 16 anni mentre un terzo ragazzo, coinvolto in precedenti atti di bullismo nei confronti dell’anziano ma non presente la notte dell’aggressione, fu condannato a 4 mesi per stalking.
La tragedia di cui Scarso rimase vittima era maturata in un contesto di solitudine, la sua, e certamente di atti di bullismo di cui era spesso bersaglio. La sua vulnerabilità lo rendevano un facile obiettivo. L’aggressione che portò alla sua morte fu l’apice di una serie di molestie subite nel tempo. L’episodio aveva fortemente scosso la città, sembrava che quella profonda ferita avrebbe cambiato la comunità nel suo ‘dna’. Nel tempo,dopo le condanne in primo grado,  era anche stata lanciata la proposta di intitolare a Pippo Scarso il ronco in cui si trovava la sua abitazione, perché fosse un monito per sempre e per tutti.
La vicenda che ha adesso condotto cinque minorenni in comunità, accusati di atti persecutori, violazione di domicilio e danneggiamento aggravato in concorso presenta diverse analogie con la tragedia del 2016, quasi dieci anni fa, che non è stata sufficiente ad insegnare abbastanza.