Carta e Vetro le frazioni “regine” della differenziata nelle isole ecologiche. La classifica per zona

Sta diventando una buona abitudine quella di utilizzare le isole ecologiche smart per semplificare il conferimento dei rifiuti. La formula resta quella della differenziata, senza limiti di orario o frazione (tranne che per secco e raee) e con il vantaggio di partecipare al sistema di pesatura per la scontistica sulla parte variabile.
I dati relativi al secondo mese di attività confermano le iniziali sensazioni positive. Il mese di marzo, rispetto al precedente di febbraio, vede un dato in crescita: 13,4 tonnellate di rifiuti conferiti (+1,4) utilizzando correttamente le isole smart. Ed i primi segnali che arrivano dalle stazioni di via Cuma e piazza Adda lasciando intendere che la crescita continua.
Le due postazioni di via Augusta continuano a guidare la classifica di zona, anche se con un lieve calo rispetto al mese precedente. Sono state 7,4 (erano 7,5) le tonnellate complessive con la Iss1 che supera le 4 tonnellate mentre la Iss2 si ferma a 3,3. Bene anche Epipoli con 1,5 tonnellate. Cresce l’isola ecologica di Cassibile che raddoppia il dato del mese precedente: 902kg. Belvedere non va oltre i 770 kg, mentre Elorina dà segnali di ripresa con una dato complessivo di 850kg di rifiuti conferiti in maniera differenziata. Attardata la stazione di via Italia con soli 518,49kg raccolti.
Quanto alle “novità”, l’isola ecologica recentemente sposta su via Cuma (Ortigia/Borgata) chiude il mese in crescendo (930kg), significativo anche il dato di piazza Adda (526kg) in poche settimane di attivazione dopo il “trasloco”.
Guardando al complessivo, i siracusani differenziano nelle isole ecologiche soprattutto carta (6,2 ton, +0,5) e vetro (3,1, +0,2). La plastica si ferma a 2,2 tonnellate (+0,2), quindi raee a 972kg e secco residuo a 751kg.




Per Marco Faranda dopo il ‘non luogo a procedere’ arriva l’ ‘ingiusta detenzione’

Dopo la sentenza di non luogo a procedere, è giunto anche il provvedimento di riparazione per l’ingiusta detenzione. Si mette così la parola fine alla vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Marco Faranda, sindacalista, 53 anni, arrestato dalla polizia il 10 novembre del 2018 con l’accusa infamante di estorsione. “Con il provvedimento della Corte d’Appello di Catania che ha riconosciuto l’indennizzo per l’ingiusta detenzione subita, ritengo di avere ricevuto, di fatto, anche le scuse da parte dello Stato – commenta Faranda – ma quello che ho subito non lo auguro a nessuno”.
Il sindacalista, che ricopriva il ruolo di segretario generale della Uilm Uil a Siracusa, è stato arrestato trascorrendo tre giorni in carcere e tre mesi agli arresti domiciliari. Nel luglio del 2022 la sentenza del Gup del Tribunale di Siracusa, che ha disposto nei suoi confronti il non luogo a procedere. Adesso il provvedimento della Corte d’Appello.
“Ho sempre creduto nella giustizia, che, anche se lentamente, restituisce sempre la verità dei fatti – ha continuato Faranda -. Sono trascorsi ormai più di sei anni da quel giorno. Così come dimostrato da tutti i provvedimenti giudiziari ho sempre agito nell’interesse dei lavoratori che a me si sono affidati e che tuttora si affidano. Ho sempre difeso, nella qualità di sindacalista, i diritti negati ai tanti lavoratori. Ringrazio la mia famiglia, i miei avvocati Sebastiano Ricupero e Francesco Chiappa, e tutti coloro che mi hanno sostenuto”. Insieme a Faranda era stato arrestato con la stessa accusa Roberto Getulio, a quel tempo segretario della Fim Cisl. Anche per Getulio la Corte d’Appello ha emesso un provvedimento di riparazione per ingiusta detenzione.
Faranda ricopre oggi il ruolo di segretario provinciale della Fismic Confsal (sindacato autonomo metalmeccanici e industrie collegate).
“Sono ovviamente provato dall’esperienza vissuta. Gli anni trascorsi non tornano certamente indietro. Sono stati anni di sofferenza, per me e per la mia famiglia – ha continuato Faranda -. Le accuse mosse da “alcuni personaggi” nei miei confronti si sono rivelate infondate e si sono sciolte come neve al sole ed è stato riconosciuto nei fatti il solo esclusivo interesse dei lavoratori e del sindacato. Anche se è stata calpestata la mia dignità, ho sempre affrontato la vicenda giudiziaria a testa alta nella consapevolezza di aver operato sempre nella legalità e nel superiore interesse dei lavoratori e del sindacato. Ho atteso che la verità emergesse, affidandomi alla professionalità dei miei legali e confidando nell’operato dell’Autorità Giudiziaria. Va sottolineato che La Fismic Confsal con grande senso di rispetto e conoscenza delle Leggi e delle persone mi ha accolto a braccia aperte ancor prima della sentenza di non luogo a procedere, credendo fin da subito alla mia innocenza ed oggi conduco la mia attività sindacale con più forza e più slancio di prima”.




Dopo la Consulta, nuove nubi sul polo petrolchimico. Cisl: “In gioco tenuta del territorio”

Torna alta la preoccupazione per la zona industriale di Siracusa dopo il pronunciamento della Consulta che dichiarato incostituzionale il cosiddetto Salva Priolo. E le conseguenze pratiche di quel pronunciamento, con il possibile stop al conferimento dei reflui industriali in Ias, agitano i sindacati che temono le ricadute immediate sul tessuto produttivo e occupazionale.
“Il provvedimento restituisce la competenza territoriale sulle autorizzazioni alla prosecuzione delle attività, anche in presenza di impianti di interesse strategico, al tribunale competente secondo le regole ordinarie. Nel caso del depuratore IAS, tale ritorno di competenza si innesta su un contesto già noto e complesso. Ciò potrebbe comportare, in assenza di autorizzazione alla prosecuzione, la concreta possibilità che il servizio di trattamento dei reflui venga sospeso, con ricadute immediate sulla funzionalità degli impianti industriali che conferiscono i propri reflui all’infrastruttura consortile”, spiega il segretario della Femca Cisl, Alessandro Tripoli. “Parliamo – aggiunge – di un nodo strategico per tutto il polo industriale di Siracusa, da cui dipendono migliaia di posti di lavoro diretti e migliaia nell’indotto. Un eventuale arresto dell’attività avrebbe un impatto pesantissimo sull’economia e sulla tenuta sociale dell’intero territorio”.
La domanda che cerca risposta è: cosa fare adesso? “In questo momento serve grande responsabilità da parte di tutti. È urgente un confronto chiaro e costruttivo tra istituzioni, enti coinvolti e imprese, per affrontare questa fase nel rispetto delle norme, ma anche con la consapevolezza che la salvaguardia dell’occupazione e la continuità industriale sono obiettivi da perseguire con decisione”, risponde pacato ma ferma il segretario provinciale della Femca Cisl. “Siamo dalla parte dei lavoratori, li informeremo con trasparenza e proporremo soluzioni che tengano insieme lavoro, ambiente, salute e legalità. Non è il momento delle contrapposizioni, serve un equilibrio concreto e possibile. In gioco non c’è solo la tenuta di un impianto. C’è il futuro di un’intera comunità industriale e di un territorio che merita certezze, visione e stabilità”.




Ascensore di Villetta Aretusa: “Informazioni inaccessibili ai cittadini”, la protesta del Comitato dei Residenti

Un difficile accesso alle informazioni che riguardano il progetto e le procedure per la realizzazione dell’ascensore di Villetta Aretusa, collegamento verticale da Passeggio Adorno. Lo segnala il Comitato Residenti Ortigia alla luce di un sondaggio effettuato su un campione di 64 cittadini. Ai partecipanti è stato chiesto di “navigare nel sito istituzionale del Comune allo scopo di trovare notizie sul costruendo ascensore” . Sarebbe emersa “l’impossibilità, per i cittadini, di accedere a informazioni essenziali sul controverso progetto, opera dal costo previsto di oltre un milione di euro in pieno centro storico UNESCO. Sono state poste 16 domande ai partecipanti, a risposta unitaria e multipla, che hanno riguardato macro temi come la Navigabilità e la semplicità dell’Interfaccia Utente, la Presenza e Accessibilità delle Sezioni Dedicate alle specifiche opere pubbliche, la Completezza della Documentazione sul Progetto ed una valutazione sull’esperienza eseguita. Ebbene-spiega il comitato dei residenti- da questo sondaggio è emersa una criticità sistemica nella disponibilità e accessibilità delle informazioni di pubblico interesse non certamente in linea con le aspettative informative a favore del cittadino previste dalla legge”.
Il comitato presieduto da Davide Biondini ritiene che la situazione sia allarmante. “La totalità dei rispondenti ha giudicato la trasparenza informativa del Comune “completamente insufficiente”, mentre il 97% degli intervistati non è riuscito a trovare sul sito comunale alcuna informazione sulla procedura di gara, sullo studio di fattibilità, sul parere della soprintendenza o sulle specifiche tecniche del progetto, nonostante ricerche approfondite. Grazie ad un partecipante particolarmente esperto, sono state reperite, in ordine sparso, solo alcune determine di affidamento della progettazione e di liquidazione delle somme, a favore dei progettisti ed una delibera di giunta”. Il comitato tornano anche sull’aspetto compensi per l’architetto che si è occupato della progettazione (“120 mila euro”). Il progetto, invece, approvato nel 2023, ammonta a un milione e 100 mila euro circa.
“Siamo di fronte a un paradosso inquietante- denuncia il portavoce del Comitato -Sappiamo, indirettamente, dalle poche determine dirigenziali reperite con estrema difficoltà, che esistono rendering, studi di fattibilità, analisi d’impatto, cronoprogrammi e pareri della Soprintendenza, ma questi documenti sono di fatto invisibili ai cittadini. Ma questi documenti, che dovrebbero facilmente accessibili, sono praticamente introvabili”. Il comitato chiede di poter visionare tutta la documentazione disponibile. “Esigiamo-tuona Biondini- che l’amministrazione comunale pubblichi immediatamente tutta la documentazione relativa al progetto, ma anche quella di tutte le opere pubbliche da realizzare ed in corso, ed organizzi una consultazione pubblica prima di qualsiasi avvio dei lavori, ed infine chiediamo che sia ristrutturato completamente il sito istituzionale per garantire una trasparenza effettiva e non di facciata poiché questa mancanza di informazioni non è più tollerabile”.




Dal Tempio di Zeus al Castello Eurialo, i siti archeologici chiusi: l’idea di bandi per la gestione

La creazione di un circuito culturale che consenta la piena fruizione dei siti archeologici oggi chiusi o aperti al pubblico solo occasionalmente.
La proposta è dell’associazione Le Aquile di Prometeo ed è indirizzata alla Direzione del Parco Archeologico, alla Soprintendenza ai Beni Culturali ed all’Assessorato ai Beni Culturali e Identità siciliana, a cui i sottoscrittori del documento si rivolgono chiedendo, come primo passo, un incontro. La nota è firmata da Marco Mastriani, Gaetano Passati, Policarpo Moncada, Paolo Scalora, Diana Merilena, Giusy Bozzari, Carla Vallone, Antonella Mazzaglia.
“Le politiche di tutela, fruizione e valorizzazione dei beni culturali in Sicilia e in provincia di Siracusa- premettono i firmatari del documento- non possono essere sostenute a fasi alterne, in base alle sensibilità della classe politica di turno, ma devono essere un patrimonio di tutti, in quanto non solo obbligo normativo previsto dal Codice dei beni culturali e di altri riferimenti normativi regionali, ma anche e soprattutto simbolo di cultura e civiltà di un popolo. Oggi troppi siti culturali e archeologici rimangono chiusi, vietati alla pubblica fruizione dei cittadini e dei turisti che ogni anno e in aumento vengono a visitare il sud/est siciliano ma molti, troppi siti di notevole importanza culturale rimangono chiusi. La loro apertura non solo è un obbligo di legge, ma è anche una grande opportunità di conoscenza e offerta culturale del territorio, per un concreto incentivo anche all’incremento della permanenza media dei turisti a Siracusa”. L’elenco è lungo:l Tempio di Zeus Olimpico,Il Ginnasio Romano, Le Terme Bizantine, L’Arsenale greco, il Castello Eurialo e poi ancora Thapsos, Castelluccio a Noto, Eloro. ” A tutto questo immobilismo -tuona l’associazione Le Aquile di Prometeo- si può porre rimedio con la dotazione in questi siti di personale addetto alla custodia da parte della Regione Siciliana oppure provvedendo ad individuare dei soggetti gestori, con bandi a evidenza pubblica e trasparenti requisiti professionali, per la loro gestione, apertura, chiusura, manutenzione, fruizione e valorizzazione”.




Depuratore Ias, doccia gelata dalla Consulta: incostituzionale il “decreto Priolo”

La Consulta ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto “decreto Priolo”. Bocciata quindi la legge 2/2023 che aveva attribuito al Tribunale di Roma la competenza per l’appello contro i provvedimenti del giudice che abbiano negato l’autorizzazione a proseguire l’attività di stabilimenti o impianti sequestrati di interessi strategico nazionale. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale con la sentenza numero 38, depositata oggi, che ha ritenuto fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dallo stesso Tribunale di Roma. Il caso era nato dopo il sequestro preventivo del depuratore Ias che serve la zona industriale di Siracusa, con il relativo stop al conferimento dei reflui da parte delle aziende. In precedenza, la Corte aveva ritenuto nel complesso legittima la possibilità per il Governo di stabilire con decreto, in via derogatoria rispetto agli ordinari procedimenti autorizzativi, le modalità di prosecuzione dell’attività degli stabilimenti e impianti sequestrati, purché le misure prescritte dal decreto non abbiano una durata superiore a 36 mesi.
Ora, invece, è stata esaminata la norma che designa il Tribunale di Roma come unico giudice competente a giudicare dell’impugnazione contro il provvedimento con cui il giudice, nonostante il decreto governativo, abbia comunque disposto la sospensione dell’attività. Ed era proprio il caso di Siracusa, con il Tribunale aretuseo che aveva intimato la sospensione. La Corte ha osservato preliminarmente che, in assenza della nuova norma, il provvedimento del giudice relativo alla prosecuzione dell’attività sarebbe stato già impugnabile, con lo strumento dell’appello cautelare, davanti al tribunale territorialmente competente: e cioè il tribunale del capoluogo di provincia in cui ha sede il giudice che procede. Secondo la Corte, lo spostamento di competenza realizzato dalla nuova norma non viola il principio del giudice naturale precostituito per legge, sancito dall’articolo 25, primo comma, della Costituzione.
La nuova competenza del Tribunale di Roma, infatti, deriva da una disciplina legislativa di portata generale e non riferita a una singola vicenda giudiziaria; ed è motivata da esigenze di rilievo costituzionale (in particolare, l’esigenza di assicurare uniformità di indirizzi giurisprudenziali in una materia che coinvolge interessi strategici nazionali); ed è ancorata a presupposti obiettivi stabiliti dalla legge. Tuttavia, la norma esaminata presenta profili di manifesta irragionevolezza, e dunque è contraria all’articolo 3 della Costituzione.
Una “grave incongruenza” provocata sarebbe quella di non chiarire in quale Tribunale si radichi esattamente la competenza, a seconda dell’esito della decisione impugnata. Non solo, lo spostamento di competenza per il giudizio di impugnazione contro il provvedimento che abbia negato la prosecuzione dell’attività crea le condizioni per lo svolgimento parallelo di diversi procedimenti d’appello, davanti a diversi tribunali, contro i provvedimenti del giudice che ha disposto il sequestro dei medesimi impianti. E questo, conclude la Corte, con pregiudizio “non solo rispetto alla finalità, perseguita dal legislatore, di garantire l’uniformità degli indirizzi interpretativi in materia e la specializzazione dell’organo giudicante, ma anche rispetto all’esigenza di garantire, nell’immediato, decisioni tra loro coerenti rispetto al singolo procedimento cautelare avviato con il sequestro di un determinato impianto o stabilimento”.




Ficarra e Picone a Noto presentano la nuova serie tv: “Uno spaccato dell’Italia di oggi”

“Sarà uno spaccato dell’Italia attuale che va da Nord a Sud”. È quanto emerso dalla conferenza stampa di presentazione della nuova serie targata Netflix di Ficarra e Picone che si è tenuta questa mattina a Noto. All’evento ha partecipato orgogliosamente anche il primo cittadino netino, Corrado Figura.
“Abbiamo lavorato da mesi in maniera silenziosa affinché la produzione scegliesse Noto”, ha commentato Figura alla redazione di SiracusaOggi.it. “La nostra città sarà anche base logistica e operativa della produzione. Questo importante progetto va nella direzione tracciata dall’amministrazione di valorizzare e promuovere il nostro territorio anche attraverso il cinema. Ficarra e Picone sono seguiti a livello nazionale e internazionale e questa serie ci consentirà di far vedere le nostre bellezze”, ha aggiunto il primo cittadino netino.
La maggior parte delle scene saranno girate in Sicilia. Nello specifico, per circa 50 giorni, le telecamere della produzione saranno a Noto, dove da lunedì 7 aprile inizieranno le riprese.
Poi ci si sposterà in altre zone del siracusano, come ad Avola, e poi in studio a Roma e a Milano per completare l’atteso prodotto.
Nella giornata di ieri, i due amati attori hanno fatto tappa ad Avola e hanno incontrato il sindaco Rossana Cannata. Nelle scorse settimane, a Noto, il casting di centinaia di comparse. Adesso il via alle riprese. Per quel che riguarda Avola, set allestiti dal 23 al 29 aprile e dal 10 al 17 maggio.
Su cast e trama del nuovo progetto di Ficarra e Picone per ora continuano a trapelare pochissime indiscrezioni.




Problema via Elorina, strada senza alternativa al caos? Il poco noto piano “straordinario”

Un cantiere per lavori su strada ha bloccato ieri via Elorina. Viabilità sud spezzata in due per ore, con gli automobilisti costretti a lunghe code ed un’attesa di circa trenta minuti per superare l’area interessata dalle operazioni su servizi sottostradali, con senso unico alternato regolato dagli operai. Un episodio che riporta d’attualità il problema della mancanza di alternative a via Elorina come strada di collegamento con le contrare residenziali e balneari, e che genera preoccupazioni relative alla gestione del traffico quando partiranno gli annunci lavori per riasfaltare (parzialmente) ed illuminare (integralmente) l’importante via di collegamento.
Lo scorso anno, la Quarta Commissione consiliare – su input di Andrea Buccheri – aveva studiato e presentato un piano di “mobilità straordinaria” per via Elorina. Il meccanismo alla base è semplice: fare di necessità virtù, valorizzando piccole strade esistenti ma poco note per bypassare Elorina. Per questo era stato sollecitata la posa di adeguate indicazioni stradali su viale Paolo Orsi, Necropoli del Fusco e lungo la stessa via Elorina in modo da informare gli automobilisti di passaggio dell’esistenza di percorsi alternativi (Cozzo Pantano, traversa San Domenico, strada Laganelli, strada Santa Teresa, via per Canicattini, Arenaura).

Una rete di stradine – spesso poco note e non sempre in condizioni perfette – che possono però fungere da piccole valvole di sfogo, per non gravare sulla sola via Elorina. Nascoste e dimenticate nel territorio sud, non sono esattamente comode e pratiche. Sempre meglio, però, che restare bloccati in coda su via Elorina.
Il Libero Consorzio di Siracusa ha fatto il suo ed ha provveduto ad installare già lo scorso la cartellonistica di sua competenza. Ancora nessun segnale – nel vero senso della parola – da parte del Comune di Siracusa.




Augusta polo italiano per l’eolico offshore, Di Sarcina: “Non vediamo l’ora di iniziare”

L’indicazione contenuta nel decreto interministeriale (Ambiente, Infrastrutture ed Economia) che individua nei porti di Augusta e Taranto i due poli italiani dell’eolico offshore, con Civitavecchia e Brindisi a supporto, è stata accolta con comprensibile soddisfazione dal presidente dell’Autorità di Sistema Portuale della Sicilia Orientale, Francesco Di Sarcina. “Siamo ancora in attesa di avere le definitive conferme circa l’esito della procedura che il Ministero dell’Ambiente ha attivato per la selezione dei porti italiani dove sarà implementata la costruzione delle turbine eoliche galleggianti destinate agli impianti offshore. Resto fermo nella mia convinzione che costituirebbe una opportunità straordinaria per il porto di Augusta e per la Sicilia in genere”. E le ragioni sono subito dette: “perché permetterebbe di arricchire l’offerta in termini di occasioni lavorative e di diversificazione delle fonti di lavoro a cui, come Autorità di Sistema Portuale, stiamo già lavorando da tempo. Alcuni tangibili risultati, ad Augusta, sono già arrivati. Certo, avremo bisogno di risorse economiche e di tempo per adeguare le infrastrutture esistenti ai bisogni della cantieristica dell’eolico, ma la cosa non ci spaventa e sicuramente nei tempi e nei modi giusti saremo capaci di raggiungere il risultato che il governo ci chiede. Non vediamo l’ora di iniziare”, aggiunge Di Sarcina.
Secondo le stime di Aero, l’associazione delle imprese dell’eolico offshore, già nel 2028 potrebbe partire la produzione delle piattaforme galleggianti e nel 2030 si potrebbero avere le prime unità pronte.




Eolico offshore ad Augusta, Reale (Confindustria): “Finalmente, importante per il nostro territorio”

“Finalmente è arrivata la firma sul decreto, per il nostro territorio certamente è qualcosa di molto importante”. Così Gian Piero Reale, presidente Confindustria Siracusa, ha commentato l’inserimento del porto Augusta tra le quattro aree italiane adatte per i cantieri per l’eolico offshore.
L’hub megarese, insieme a Taranto, sarà uno dei due poli italiani per la costruzione delle piattaforme galleggianti per le turbine. Le piattaforme galleggianti sono scafi da migliaia di tonnellate da ancorare ai fondali del Mediterraneo meridionale. Al porto di Augusta, in previsione di questa attività, sono già stati disposti ammodernamenti e ampliamenti delle banchine e degli spazi a terra. Secondo le stime di Aero, l’associazione delle imprese dell’eolico offshore, già nel 2028 potrebbe partire la produzione delle piattaforme galleggianti, e nel 2030 si potrebbero avere le prime unità pronte. “Noi daremo, anche come Confindustria, il nostro contributo e il supporto all’Autorità di Sistema Portuale affinché tutto possa andare avanti speditamente e bene”, ha concluso Reale.

Le parole di Gian Piero Reale, presidente Confindustria Siracusa.