“Alzatevi e levate il capo”, il libro di Aldo Mantineo a 30 anni dalla visita di Papa Giovanni Paolo II a Siracusa

Cosa è rimasto dopo 30 anni dei tanti segni lasciati da Papa Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale a Siracusa?
Aldo Mantineo, che da cronista seguì da vicino quel memorabile avvenimento, prova adesso a ragionarne nelle pagine di “Alzatevi e levate il capo” (Apalós edizioni).
Questo libro arriva sulla scia di una precedente pubblicazione, che ha visto la luce nel 2011 con una formula editoriale diversa, nella quale l’autore aveva riproposto i testi dei discorsi ufficiali pronunciati in quella visita a Siracusa dal Pontefice “legando” i diversi passaggi con alcune riflessioni e spunti di analisi che, a suo tempo, aveva affidato ad un block notes custodito a lungo gelosamente.
La nuova edizione vuole provare invece a offrire al lettore spunti di riflessione, per così dire, più laici considerato che la visita del 5 e 6 novembre 1994 a Siracusa è stata consegnata alle cronache più che per altro per i suoi contenuti spirituali. Proprio per provare a esplorare i sentieri civici, questa nuova edizione è arricchita da un’intervista a Marco Fatuzzo, primo sindaco eletto direttamente dai siracusani, che pochi mesi dopo il suo insediamento a Palazzo Vermexio, a giugno del 1994, si trovò a dare il benvenuto della Città al Santo Padre. A completare il volume anche i testi dei tre discorsi consegnati alla Città (ma non pronunciati) da Papa Vojtyla.
Il libro verrà presentato lunedì 4 novembre alle ore 18,30 a Siracusa nel salone Monsignor Baranzini del Centro Congressi della Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime. A introdurre la presentazione sarà il Rettore del Santuario don Aurelio Russo; dopo un intervento del giornalista Gianni Failla, che fu tra gli animatori dell’ufficio stampa dell’Arcidiocesi che venne costituito per quell’occasione, sarà il giornalista Orazio Mezzio, direttore del periodico “Cammino” a dialogare sui temi del libro con l’autore Aldo Mantineo e con Marco Fatuzzo.




Anche i Comuni siracusani non “pagano” la Tari: devono alla ex Provincia 5 milioni

A non pagare la Tari non sono solo i contribuenti siracusani. Anche i Comuni aretusei “dimenticano” spesso di versare al Libero Consorzio l’addizionale provinciale sulla tassa dei rifiuti. La Tefa – sigla che avrete spesso notato in bolletta – incide per il 5 % del gettito del tributo principale, al lordo di una commissione dello 0,30 riconosciuta ai Comuni per l’attività di riscossione espletata. I vari Comuni dovrebbero provvedere al riversamento di quanto spettante al Libero Consorzio, solo che pochi enti locali del siracusano si “ricordano” regolarmente di operare quel pagamento. La malafede non c’entra, chiariamo. Spesso le attuali difficoltà di cassa inducono i Comuni ad introitare per intero quanto versato dai contribuenti, senza operare la distinzione tra il 95% loro spettante e l’addizionale provinciale che andrebbe riversata.
Gli ultimi conti del Libero Consorzio di Siracusa hanno portato all’emersione di un totale pari a 4,80 milioni di euro che Comuni della provincia aretusea non hanno versato, dal primo gennaio 2018 ad oggi. A vuoto sono andati i tentativi bonari di risolvere la questione e una diffida. E allora il Libero Consorzio ha avviato le procedure di recupero coattivo dell’addizionale Tefa non versata dai Comuni del territorio provinciale.
Siracusa, Canicattini Bagni, Palazzolo Acreide, Buccheri, Buscemi, Cassaro, Ferla e Sortino devono 2.232.149,23 di euro; Avola, Floridia, Noto, Pachino, Rosolini e Portopalo una somma complessiva di 1.157.068,60; Augusta, Carlentini, Francofonte, Lentini, Melilli, Solarino e Priolo 1.372.201,93 euro.




Inizia la mobilitazione per la zona industriale, le due diverse visioni dei sindacati

Da domani, mercoledì 30 ottobre, al via il calendario di assemblee dei lavoratori della lavoratori della zona industriale di Siracusa, in preparazione dello sciopero del 12 novembre proclamato da Cgil e Uil. Diversa, invece, la posizione della Cisl che ha chiesto a metalmeccanici e chimici di scegliere, in occasione delle assemblee, le azioni di lotta e l’eventuale ricorso allo sciopero. Secondo l’organizzazione sindacale del segretario vera Carasi, serve anzitutto una presa di posizione del governo sul nuovo piano Eni e sul rispetto degli impegni nel medio-breve termine. Alla Regione, invece, chiesta un’azione coordinata a difesa dei livelli occupazionali, dell’ambiente e della salute per evitare il rischio desertificazione.
“Troppe criticità per la zona industriale, si allo sciopero”, insiste invece Giorgio Miozzi, segretario provinciale della Uilm Siracusa, sigla dei metalmeccanici. “Si sta giocando con il futuro di tanti lavoratori e delle loro famiglie. Non ci piace lo scenario che si sta prospettando: Eni chiude gli impianti perché in perdita e ci dicono che verranno investiti circa 2 miliardi per la transizione, ma tante volte abbiamo ascoltato intenzioni alle quali non si è poi dato seguito. Non possiamo correre questo rischio. I problemi della zona industriale sono molteplici – prosegue Miozzi – gli impianti di cogenerazione Isab ad esempio sono fermi e ciò crea enormi disagi alle aziende metalmeccaniche, di servizi e di trasporti collegate perché a loro volta rimangono ferme. E se si fermano queste aziende e si fermano i lavoratori, come pensano possano vivere tutte le rispettive famiglie? Il blocco di quasi tre impianti porterà inevitabilmente ad un calo dei livelli occupazionali. E poi ancora: ci sono contratti a termine non rinnovati, aziende che mandano il personale in ferie forzate. Diteci se tutto ciò in prospettiva non sia preoccupante per i lavoratori. Eni è un’azienda a partecipazione statale e come tale anche il Governo è corresponsabile di tutto ciò e si deve quindi adoperare per garantire i livelli occupazionali attraverso la realizzazione di una transizione energetica, che deve avvenire con gli impianti accesi e non fermi, che porti a uno sviluppo sostenibile di questo polo industriale e di questo territorio che è stato fino ad oggi usato dalle grandi aziende che hanno avuto ampi margini di profitto per cui possono perderci qualcosa, perché la priorità sono e rimangono sempre i lavoratori”. In questo scenario, la Uilm ribadisce a gran voce il bisogno di una manifestazione e di uno sciopero.
E può contare sul sostengo della Fiom Cgil. “Retorica dei due tempi: oggi si spengono gli impianti domani si realizzano gli investimenti. Questo piano di trasformazione mette in discussione la continuità occupazionale e alimenta ulteriormente i dubbi sulla tenuta complessiva di un sistema industriale che mostra da anni evidenti segni di debolezza strutturale e di sistema. Il petrolchimico di Priolo, rappresenta un’area complessa dove gli impianti dei vari player risultano interconnessi e integrati nella produzione – spiega Antonio Recano – l’annunciato stop dell’impianto etilene, la chiusura di impianti strategici di Isab Goi e di Sasol in combinato disposto con la spada di Damocle dell’irrisolta vicenda Ias, rappresenta la tempesta perfetta che rischia di mettere in discussione l’intero sistema industriale e circa 10.000 posti di lavoro”. Previsione a tinte fosche per la sigla dei metalmeccanici della Cigl sempre più lontana la possibilità di riconversione e riqualificazione dell’area che si estende tra i comuni di Augusta, Priolo Gargallo e Melilli.
Il piano presentato da Eni? Se Confindustria Siracusa invita all’ottimismo, la Fiom non fa sconti: “rischia di essere disastroso sul piano occupazionale e sociale, in un territorio che fino ad ora ha sempre accettato passivamente un evidente impoverimento economico e sociale”. Per il sindacato, i segnali che arrivano dal governo e dal sistema industriale sono preoccupanti “ed allora l’unica risposta possibile per i lavoratori e per il sindacato resta l’iniziativa, la mobilitazione generale”.




Potenziamento dei controlli nell’Area ad elevato rischio di crisi ambientale: il Prefetto convoca Arpa e sindaci

Un Tavolo permanente per promuovere una pianificazione sinergica delle attività finalizzate al potenziamento strutturale della dotazione organica e strumentale dell’ARPA Sicilia nell’area ad elevato rischio di crisi ambientale (AERCA) della provincia di Siracusa. Si tratta della richiesta da parte dei sindaci ricadenti nell’AERCA accolta dal Prefetto Giovanni Signer. Questa mattina, infatti, il Prefetto ha presieduto un incontro con i sindaci dei comuni di Siracusa, Augusta, Floridia, Melilli, Priolo e Solarino e il direttore tecnico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sicilia, Gaetano Valastro, accompagnato dall’ingegnere Simona Ottaviano, tecnico collaboratore professionale esperto. Tema dell’incontro sono le prospettive di potenziamento delle attività in materia di controlli ambientali nell’Area in questione, già oggetto di un apposito elaborato progettuale predisposto da ARPA Sicilia, con la finalità di implementare, nell’AERCA della provincia di Siracusa, sia le proprie risorse umane che quelle strumentali da destinare ai controlli per tutte le matrici ambientali in considerazione delle peculiarità del territorio siracusano, nel quale insiste uno tra i più importanti poli industriali petrolchimici d’Europa, con impianti di raffinazione e lavorazione di prodotti petroliferi ed altri stabilimenti, sottoposti anche alle rigorose disposizioni della Direttiva Seveso oltre che ad AIA nazionale.
Il Prefetto ha rimarcato l’importanza delle attività di controllo, “quale strumento funzionale ad una più ampia valutazione complessiva dei livelli di pressione ambientale per valutare lo stato complessivo della zona industriale e garantire ai cittadini livelli di vivibilità e di qualità dell’area adeguati ai vigenti standard normativi, anche scongiurando fenomeni di emissioni maleodoranti e moleste”.




Aceri montani piantati a Siracusa: “Errore paradossale nella città di mare più calda d’Europa”

Aceri montani piantati a Siracusa nell’ambito di un bando del MiTe, il ministero della Transizione Ecologica. Una scelta singolare messa in evidenza da Carlo Gradenigo, presidente di Lealtà e Condivisione, che sottolinea come “Siracusa sia la città di mare più calda d’Europa, molto poco adatta ad ospitare aceri montani, specie diffusa tra i boschi degli Appennini”. L’amministrazione comunale a suo dire avrebbe agito frettolosamente, prima delle elezioni, tanto che oggi, a poco più di un anno, “molti di quegli alberi sarebbero in cattivo stato vegetativo,con chiome raggrinzite su cui spuntano piccole foglie verdi che con l’approssimarsi dell’inverno dovrebbero perdere”. Gradenigo ricorda la sua esperienza da assessore, “con oltre 100 alberi piantati, la realizzazioen di una vasca di raccolta delle acque meteoriche per abbattere le isole di calore e favorire il drenaggio urbano, il recupero ed il riuso di acqua piovana, per trasformare Piazza Adda, Piazza Russello a Belvedere, il Parcheggio Tersicore a Fontane Bianche, il terreno abbandonato di via Vanvitelli, il Parcheggio di via Augusta e le scuole Raiti, Martoglio e Montessori in piccoli esempi di rivoluzione e infrastrutturazione verde e blu”. Oggi, invece, si rischia, secondo l’esponente di Lealtà e Condivisione, di vanificare un intero progetto, costato 664 mila euro. Il movimento chiede l’immediato espianto dei 100 alberi ancora giovani così da “ridurre i danni alle opere circostanti (pavimentazione, dreni, tubazioni) in ragione del piccolo e poco sviluppato apparato radicale, ragionevolmente ricompreso ancora nel pane di terra con il quale sono stati originariamente messi a dimora”. Secondo l’ex assessore occorre reimpiantare altrettanti Platani, come previsto dal progetto, per far si che in pochi anni possano crescere, evitando perdite di tempo e di denaro”. Gradenigo definisce sconsiderata la scelta di puntare sugli aceri montani anziché sui platani e si mette a disposizione per approfondire la problematica. Non esclude, infine, di verificare “la possibile tutela giudiziaria delle ragioni del Comune e della collettività”.




Scoperta archeologica nel mare di Vendicari: ritrovate anfore antiche di un relitto

Una quarantina di anfore antiche risalenti a un’epoca che va dal primo secolo a.C. al primo secolo d.C., allineate nella posizione di stivaggio originale, sono state ritrovate nel tratto di mare della Riserva naturale di Vendicari, in provincia di Siracusa, grazie a un rilievo fotogrammetrico tridimensionale realizzato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con il Capo Murro Diving Center di Siracusa. Il ritrovamento è avvenuto a circa 3 miglia dalla costa, a una profondità di 70 metri.
Le anfore, di tipo “Richborough 527”, una tipologia di contenitore ceramico rinvenuta sia nell’Inghilterra meridionale che nelle Isole Eolie, fanno parte di un importante relitto di una nave da trasporto, individuato nel gennaio del 2022 grazie alla segnalazione di due pescatori di Avola, che non era stato mai indagato nella sua profondità.
“Si tratta di anfore piuttosto rare – ha detto l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato – il cui ritrovamento rappresenta un’opportunità unica per approfondire lo studio sia del carico che del relitto. Questa scoperta ci permetterà di acquisire nuove informazioni sulle antiche rotte commerciali e sui traffici di merci preziose nel Mediterraneo”.
I prossimi studi verificheranno, infatti, se le anfore siano della stessa tipologia di quelle ritrovate negli anni ’90 a Lipari, legate al commercio di allume, un minerale la cui estrazione è documentata nell’antichità. Se questa ipotesi venisse confermata, il ritrovamento arricchirebbe le conoscenze sulle antiche tratte dei commerci nel bacino del Mare Nostrum.




Che fine ha fatto il campo da padel che stava sul Talete, poi donato a Siracusa?

Nei giorni dell’expo Divinazione, sulla terrazza del Talete trasformata in villaggio sportivo faceva bella mostra di sè un campo di padel. Non era raro vedervi anche in azione (sportiva) lo stesso ministro Francesco Lollobrigida. Sport & Salute decise di donare alla città di Siracusa quell’area per il padel ed il Comune annunciò la volontà di piazzarlo all’interno dell’area del camposcuola Pippo Di Natale, al posto del palaindoor poi dirottato progettualmente alla Pizzuta.
Un mese dopo, che fine ha fatto quel campo da padel? E’ ancora a Siracusa, in un’area deposito comunale, pronto a vedere nuovamente la luce nella sua definitiva sede del camposcuola. Palazzo Vermexio fa sapere, attraverso i suoi uffici, di avere completato le procedure di sua competenza per il “trasloco” di quella attrezzatura. Bisogna però attendere il via libera della sezione Paesaggistica della Soprintendenza di Siracusa. L’area del Pippo Di Natale, come è noto, è sottoposta a diverse forme di tutela perchè a ridosso del parco archeologico. E’, pertanto, necessario il nulla osta degli uffici siracusani dei Beni Culturali. Il Comune ha inviato richiesta, adesso attende per potere poi procedere.
I due enti pubblici si “fronteggiarono” già in occasione del Palaindoor per l’utilizzo di quell’area all’interno del camposcuola. Alla fine, per non perdere il finanziamento, Palazzo Vermexio decise di spostare tutta la progettazione della struttura alla Pizzuta, dove stanno per partire gli accertamenti previsti per legge prima della cantierabilità dell’opera. Questa volta, nessuno scontro all’orizzonte. Il campo da padel è considerabile alla stregua di una struttura non definitiva e non occupa in altezza spazi o volumi eccedenti o in contrasto con la tutela ed i vincoli che vigono anche dentro il Di Natale. O almeno di questo sono convinti gli uffici.
Questione di (altre) settimane e la burocrazia avrà “liberato” il campo di padel “ostaggio” di nulla osta e pareri.




Classifica delle città green, male Siracusa: raccolta differenziata e dispersione idrica le note dolenti

Siracusa non è la regina green della vivibilità ambientale urbana. A dirlo è il rapporto annuale Ecosistema Urbano di Legambiente, Ambiente Italia e il Sole24Ore. Secondo il report, Siracusa si posiziona al 92esimo posto nella classifica generale, che vede il gradino più alto del podio occupato da Reggio Emilia, e a seguire Trento e Parma. Male, invece, il Meridione con otto capoluoghi tra le ultime 10 della graduatoria: Caserta (98esima), Catanzaro (99), Vibo Valentia (101), Palermo (102), Napoli (103), Crotone (104), Reggio Calabria (105), Catania (106) che lo scorso anno era penultima.
L’indagine, svolta sui 106 capoluoghi, tiene conto di 20 indicatori distribuiti in 6 aree tematiche (aria, acque, rifiuti, mobilità, ambiente urbano, energia), scatta una fotografia delle città in cambiamento. Lo smog resta un’emergenza urbana, sottolinea Legambiente nel suo studio: “Rispetto agli ultimi cinque anni, il biossido di azoto è l’unico parametro che sembra segnare una tendenza in calo”, si legge.
Ad incidere in maniera negativa sulle prestazioni ambientali delle principali città, oltre ai problemi come lo smog, l’inquinamento, il consumo di suolo, secondo Legambiente “pesano i ritardi nel contrasto alla crisi climatica, su rigenerazione urbana, efficienza energetica, mobilità sostenibile e gli impatti dell’overtourism, un tema nuovo e in espansione nei nostri centri urbani.”
Un dato interessante, in negativo, per Siracusa è quello relativo alla raccolta differenziata; infatti, la città di Archimede si posiziona all’89esimo posto. Sono noti i problemi relativi alle discariche abusive presenti in città, la spazzatura che rimane in strada per giorni e le aree popolari che soffrono come non mai. Le percentuali, inoltre, non mentono e riflettono il fallimento della raccolta differenziata in provincia di Siracusa, terz’ultima secondo i dati dell’ecoforum rifiuti di Legambiente (giugno 2024, ndr) con una percentuale del 52,1%, lontanissima dall’obiettivo minimo del 65%. Tolte alcune virtuose eccezioni (Sortino, Ferla, Canicattini e Floridia oltre il 75% e poi Melilli e Avola sopra il 70%), il dato è sconfortante, ma aderente alla realtà. La differenziata siracusana, con un ancora pesante ricorso alle discariche ed agli abbandoni massivi di rifiuti, è un fallimento. Il secco residuo (l’indifferenziato) rimane dopo anni ancora la frazione più “pesante”. Insomma, non si differenzia per davvero. E non è un caso se nessun comune siracusano rientra nella speciale classifica dei comuni rifiuti free di Legambiente, ossia quelli con una produzione di rifiuti indifferenziati sotto a 75 Kg per abitante.
Un altro aspetto da notare, sempre in negativo purtroppo, è quello relativo alla dispersione idrica. Siracusa, infatti, si classifica, secondo i dati del Sole 24Ore, al 98esimo posto rispetto alla media nazionale di riferimento. Secondo le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica (Istat,ndr) di alcuni mesi fa (vedi qui), a Siracusa si perde il 65,2% dell’acqua immessa nella rete idrica e risulta essere una delle percentuali più alte in Italia.




I vigili del fuoco di Siracusa partecipano al corso regionale per “soccorritori acquatici”

Si è recentemente concluso (lo scorso venerdì 25 ottobre, ndr) il secondo corso regionale per “soccorritori acquatici” dei Vigili del Fuoco. Anche quest’anno il comando di Siracusa è stato scelto fra i Comandi della regione per l’effettuazione di tale tipologia di attività formativa che si svolge interamente in ambiente marino. Al corso hanno partecipato 10 unità appartenenti al personale operativo dei Comandi di Agrigento, Palermo, Trapani, Ragusa e Siracusa, con Istruttori di settore provenienti dai Comandi di Catania, Messina e Trapani.
Il personale abilitato, quale Soccorritore Acquatico, appartiene ai profili degli operatori specializzati nel contrasto al rischio acquatico ed è in grado di effettuare il soccorso al pericolante operando da terra, da mezzi nautici di soccorso ovvero entrando in acqua.
Il corso ha consentito l’incremento di 2 unità di personale altamente specializzato in questo settore in servizio presso il Comando dei Vigili del Fuoco di Siracusa, rafforzando la capacità operativa della sede aretusea nel settore acquatico.




Question Time, tutti i temi su cui i consiglieri interrogano l’amministrazione comunale

Seduta dedicata al question time, quella di domani, mercoledì 30 ottobre, in consiglio comunale. I lavori inizieranno alle 10. Le interrogazioni presentate sono 18, la maggior parte delle quali, otto in tutto, sono del gruppo del Partito democratico. Massimo Milazzo, Sara Zappulla e Angelo Greco si sono rivolti all’Amministrazione per sapere: i costi affrontati dal Comune per il G7 Agricoltura e Pesca, le ditte che sono state impegnate nell’evento e con quale tipo di contratto; se sono state previste alternative per i posti auto che andranno persi per i lavori di riqualificazione del Porto Lachio; lo stato dell’abbattimento delle barriere architettoniche nella scuole e negli edifici comunali; come intende affrontare la questione dell’idroscalo dell’Aeronautica militare di via Elorina; lo stato di realizzazione dei progetti del Bando periferie; la posizione sulla questione Pillirina; le misure di sicurezza per affrontare gli effetti dei temporali sempre più intensi e, infine, le misure a favore dei senzatetto sottoposti alle intemperie.
Altre cinque interrogazioni portano la firma di Paolo Romano e Paolo Cavallaro del gruppo di Fratelli d’Italia. Sono dedicate: allo stato del parco di Bosco Minniti; alla locazione scaduta per il capannone di contrada Stentinello adibito ad archivio del Comune; alla rumorosità dell’impianto di condizionamento e ai consumi energetici degli uffici comunali di via Brenta; alla riattivazione, dopo l’esperienza del G7, del sevizio navetta tra i parcheggi cittadini e Ortigia; all’agibilità e al rispetto del norme di sicurezza delle scuole comunali.
Per il gruppo Insieme, due interrogazioni portano la firma di Daniela Rabbito e due di Francesco Vaccaro. Le prime sono: una sulla presenza da tempo di una grande lastra di un cantiere in viale Scala Greca e una sulla sicurezza stradale lungo la direttrice traversa La Pizzuta-via Luigi Monti; le altre due, presentate da Francesco Vaccaro, si occupano della pulizia delle caditoie stradali e dello spazzamento di alcune strade ricadenti nella zona 2/7 B del capitolato d’appalto, situazione già segnalata in un precedente question time.
Un’interrogazione, infine, è stata presentata da Andrea Buccheri e riguarda la lotta all’abbandono abusivo dei rifiuti alla luce della nuova normativa, che ha trasformato le sanzioni per le violazioni da illecito amministrativo a reato penale.