Clan Borgata, collaboratori di giustizia e intercettazioni “disegnano” ruoli e attività

I ruoli all’interno del gruppo criminale della Borgata erano chiari e sono stati ricostruiti dalla recente inchiesta della Dda di Catania e della Polizia di Siracusa. Quattro le persone arrestate. Secondo quanto emerso dalle indagini, il reggente del gruppo sarebbe stato il 41enne Giuseppe Guarino, su incarico diretto di Alessio Attanasio. A Corrado Piazzese sarebbe toccata la gestione del traffico di droga; Luigi Scollo si sarebbe invece occupato dei proventi della bisca clandestina, mentre Steven Curcio avrebbe supportato il gruppo nelle varie azioni illecite.
Ci sono anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Luca Costanzo e Claudio Barone, tra gli elementi che hanno permesso agli investigatori di disegnare la mappa del clan che si riorganizzava, dopo le recenti operazioni che avevano duramente colpito il sodalizio. Dichiarazioni utili anche per disvelare alcuni degli interessi del clan, come il gioco d’azzardo. La bisca principale sarebbe stata alla Mazzarrona, nei pressi di via Cassia, “attiva” già a novembre dello scorso anno e per tutto il periodo dicembre-gennaio. Secondo quanto rivelato dai collaboratori di giustizia, la ripartizione degli utili era stabilita sulla base di precisi accordi, rispettosi anche di equilibri criminali di zona.
Dalle quasi 200 pagine dell’inchiesta, emergono anche diversi elementi “particolari”: i telefonini comprati in carcere per mantenere i contatti; tatuaggi da cancellare come atto di sottomissione per essere accettati nell’organizzazione e persino un piano di espansione a Floridia, con accordi in loco per gestire il traffico della droga anche nella cittadina del siracusano. E poi racconti di bagni con una nota bibita gasata al posto di acqua e sapone, per cercare di eliminare eventuali tracce di polvere da sparo. Si, perchè il sodalizio criminale aveva disponibilità di molte armi e almeno 6 pistole sono state sequestrate dalla Polizia. Non si sarebbero fatti molti scrupoli nell’usarle, come rivelano spezzoni di intercettazioni shock (clicca qui) e come nel caso dell’intimidazione di fine gennaio, con diversi colpi esplosi all’indirizzo di una finestra di un’abitazione di via San Metodio, nei pressi della centrale piazza San Giovanni.
Nel corso delle indagini, emerse condotte tipiche dell’associazione di stampo mafioso come l’assistenza familiare ai detenuti, il pagamento degli stipendi agli associati, la mutua assistenza con altre organizzazioni criminali, l’attivismo anche in carcere e persino la cooptazione di alcuni appartenenti a clan di schieramenti opposti nel gruppo della Borgata.




Controlli amministrativi, in campo la Polizia Municipale di Augusta: sanzionata un’attività

Una violazione amministrativa a carico di un noto esercizio commerciale e dal posto di controllo predisposto per le attività polizia stradale, 40 sono stati i veicoli controllati, con violazioni accertate che hanno comportato decurtazione dei punti nella patente e sanzioni amministrative pecuniarie.
Servizi di controlli interforze della Polizia locale di Augusta in ambito amministrativo per attività commerciali con dehor unitamente al personale del Commissariato di Polizia di Stato di Augusta. In contemporanea altro personale del servizio viabilità della polizia locale di Augusta, ha effettuato serrati controlli di polizia stradale.




Diversi furti alle attività commerciali, arrestato 20enne di Solarino

Un uomo di 20 anni è stato arrestato dai Carabinieri di Solarino, in applicazione della misura cautelare emessa dal Tribunale di Siracusa, per essere gravemente indiziato di diversi furti, commessi a Solarino tra dicembre e gennaio scorsi.
In particolare, è stato accertato il furto commesso in danno di un ristorante/pizzeria nel centro cittadino, dove il 20enne si sarebbe introdotto in orario notturno asportando il cassetto del registratore di cassa.
Con le stesse modalità sono stati commessi altri 4 furti in danno, rispettivamente, di un chiosco alla periferia della città, un negozio di articoli per la casa, un deposito e un panificio.
A seguito delle denunce presentate dalle vittime, i Carabinieri hanno avviato le indagini che, attraverso le analisi delle telecamere e gli ulteriori riscontri investigativi emersi, hanno portato all’identificazione del 20enne che è stato posto ai domiciliari presso la sua abitazione, come disposto dall’Autorità giudiziaria aretusea.




Mafia e armi, blitz all’alba. La Polizia stoppa la riorganizzazione del clan della Borgata

L’operazione è scattata alle prime luci dell’alba. La Polizia di Stato ha posto in stato di fermo 4 persone, tutte siracusane, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania. Sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei delitti di associazione mafiosa e porto illegale di armi. Farebbero parte del cosiddetto gruppo della Borgata, gruppo mafioso ritenuto vicino al clan Bottaro-Attanasio. Le investigazioni hanno permesso di fare luce sull’attività di riorganizzazione del sodalizio, impegnato in una fase di escalation criminale che si è manifestata anche con l’uso indiscriminato di armi.
Nel corso dell’operazione, eseguite anche perquisizioni che hanno permesso di trarre in arresto altri due soggetti vicini all’organizzazione, per detenzione illegale di armi e droga.
Il blitz arriva a chiusura di una complessa ed articolata attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Catania (S.I.S.C.O.) e dalla Squadra Mobile di Siracusa.
I vertice dell’organizzazione erano da tempo tenuti sotto controllo dalla Polizia che ha saputo ricostruire quelli che sarebbero stati i compiti specifici dei vari sodali. Nel corso delle indagini, emerse condotte tipiche dell’associazione di stampo mafioso come l’assistenza familiare ai detenuti, il pagamento degli stipendi agli associati, la mutua assistenza con altre organizzazioni criminali, l’attivismo anche in carcere e persino la cooptazione di alcuni appartenenti a clan di schieramenti opposti nel gruppo della Borgata.
Di rilievo la disponibilità di armi e di relativi immobili dove occultarle. Così il clan accresceva la sua forza intimidatrice per riaffermare con la forza, dove necessario, la propria egemonia sul territorio.
Rientrerebbe in questo quadro l’episodio avvenuto un mese fà, quando alcuni colpi di arma da fuoco vennero esplosi all’indirizzo dell’abitazione di un uomo, poco distante dalla zona della Tomba di Archimede: doveva dei soldi al clan.
Gli investigatori della Polizia di Stato hanno ricostruito la dinamica dell’atto intimidatorio, individuavano il modus operandi e le varie fasi dell’azione criminale ed identificavano i quattro coinvolti.
Certosine perquisizioni hanno poi condotto al ritrovamento, all’interno di un garage, di due pistole, munizioni e un cospicuo quantitativo di droga.
Durate la notte, eseguite altre perquisizioni che hanno permesso di trarre in arresto altre due persone ritenute vicine all’organizzazione, per detenzione illegale di droga e armi; rivenute sei pistole, circa 6 Kg di Hashish, munizionamento vario, materiale da confezionamento, giubbotti antiproiettile e altro.




“Ci vogliono i morti”, le intercettazioni shock dell’inchiesta su mafia e armi a Siracusa

“Bum, bum! Punirne uno per educarne cento”. Era questa la filosofia del sodalizio criminale della Borgata, ritenuto vicino al clan Bottaro-Attanasio. La frase viene ascoltata e registrata durante le indagini, svolte anche con il ricorso ad intercettazioni ambientali e telefoniche. Parole che testimoniano come il gruppo non avesse troppi problemi ad utilizzare armi da fuoco.
“Noi abbiamo armi caro mio…che neanche…”, si vanta uno dei fermati. “Ora sai cosa ci è capitata, cosa ci hanno regalato la 44 Smith!”, aggiunge un altro. La disponibilità di armi non era un problema: “Io ho una 9 ed una 6, ma queste sono mie”, dicono ancora senza sapere di essere ascoltati dalla Polizia. E il consiglio è subito pronto: “E tu queste te le devi conservare”.
Con quelle armi dovevano dare vita ad una “politica” criminale decisa e violenta, per una escalation cui cui riprendere il “controllo” del territorio. La violenza non era un problema. “Oh compare…si può fare questa cosa…questa che dice (nome). Si deve fare ma non si deve sapere niente, con una scusa…ci vogliono i morti…lo vuoi capire o no? Ci vuole la guerra…e non si deve sapere non solo…non si deve sapere che siete voialtri. Per prenderti il paese ci vogliono i morti, perché il mercato è libero…”. Uno spazio in cui inserirsi. “Io… io la penso in quella maniera… appena che…bum bum! Punirne uno per educarne cento! Io ho quella teoria!”.




Operazione Antimafia della Polizia: i nomi dei quattro fermati

Un’ascesa veloce, tanto da imporsi come i nuovi vertici del gruppo mafioso della Borgata, ritenuto vicino al Clan Bottaro.

Con l’operazione di questa mattina la Polizia ha posto in stato di fermo i siracusani Giuseppe Guarino, Steven Curcio, Domenico Piazzese, Luigi Scollo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.  Sono gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione mafiosa e porto illegale di armi.

Guarino, Curcio, Piazzese e Scollo sono ritenuti dagli investigatori direttamente coinvolti nella riorganizzazione del gruppo della Borgata dopo il blitz dei mesi scorsi. La polizia avrebbe dunque interrotto una fase di escalation criminale, caratterizzata anche dall’uso indiscriminato di armi.
Il blitz di oggi è arrivato a chiusura di una complessa ed articolata attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania e condotta dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Catania (S.I.S.C.O.) e dalla Squadra Mobile di Siracusa.
I quattro sottoposti a fermo sarebbero stati i nuovi vertici del gruppo della Borgata. Da tempo la polizia li teneva sotto controllo, ricostruendone ruoli e rapporti, caratterizzate anche da condotte tipiche dell’associazione di stampo mafioso come l’assistenza familiare ai detenuti, il pagamento degli stipendi agli associati, la mutua assistenza con altre organizzazioni criminali, l’attivismo anche in carcere e persino la cooptazione di alcuni appartenenti a clan di schieramenti opposti nel gruppo della Borgata.
Di rilievo la disponibilità di armi e di relativi immobili dove occultarle. Un veloce percorso verso l’egemonia sul territorio.




Giubbotti antiproiettile e pistole usate con disinvoltura, così “comandava” la Borgata

Armi, munizioni e posti in cui nascondere il tutto non mancavano di certo al sodalizio criminale della Borgata. Proprio la disponibilità di armi ed il loro uso senza ritrosie colpisce nell’analisi dell’attività del gruppo criminale considerato contiguo al clan Bottaro-Attanasio. La violenza per generare soggezione e facile “sottomissione” in quanti non si allineavano ai dettami criminali. Così il clan accresceva la sua forza per riprendersi un ruolo di primo piano sul territorio.
Un episodio in particolare è finito al centro delle indagini che hanno portato all’esecuzione del fermo di quattro persone (clicca qui per i nomi). A fine gennaio, vennero esplosi diversi colpi d’arma da fuoco contro la finestra di un’abitazione, nella centrale area di via San Metodio. Era un avvertimento, diretto e violento, rivolto a chi lì viveva dopo un alterco – spiegano gli investigatori – nato con il sodalizio criminale per una questione di soldi. La luce accesa che trapelava da quella finestra abbassata indicava la presenza dell’uomo nella stanza e così, per essere ancora più “convincenti”, non hanno esitato a mirare e sparare.
In un garage, la Polizia ha trovato due pistole, munizioni e un cospicuo quantitativo di droga. Altre perquisizioni hanno portato al sequestro di 6 pistole, circa 6 Kg di Hashish, munizionamento vario, materiale da confezionamento, giubbotti antiproiettile e altro.
Nelle intercettazioni finite nell’indagine, i quattro della Borgata parlano con disinvoltura di pistole e armi e di come usarle senza remora alcuna.




Morì dopo una trasfusione con sangue infetto, condannato Ministero della Salute

Il ministero della Salute dovrà risarcire con circa 500 mila euro la vedova e dei due figli di un uomo, Nunzio Valenti, morto 29 anni fa dopo aver contratto epatopatia cronica HCV in ospedale, a causa di sangue infetto. Lo ha deciso il giudice del Tribunale di Catania.
La vicenda risale al 1981 quando la vittima venne ricoverato all’Umberto I di Siracusa. Una emotrasfusione causò il contagio da epatite da virus HCV. Il 3 marzo del 1995 il paziente morì, per via di quella patologia, per cui i legali della famiglia presentarono una seconda denuncia, questa volta per il danno legato alla morte del loro congiunto. Dopo quasi 30 anni, è arrivata la sentenza e nei 500 mila euro di risarcimento sono comprese le spese degli avvocati Dario Seminara e Lisa Gagliano.
In precedenza, il Ministero era stato condannato ad un primo pagamento di circa 530 mila euro, per non aver controllato il sangue dei donatori.

foto archivio




Laboratorio di droga a gestione familiare: cocaina, marijuana e hashish. Arrestate 3 persone

Due uomini e una donna, rispettivamente di 58, 23 e 54 anni, sono stati arrestati dai Carabinieri di Noto per detenzione abusiva di stupefacenti e munizioni.
A seguito di perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti circa 770 grammi di stupefacente tra cocaina, marijuana e hashish, oltre a materiale per il confezionamento e la pesatura, e due munizioni per pistola calibro 22.
Presso l’abitazione dei due uomini e della donna, appartenenti allo stesso nucleo familiare, i militari hanno rinvenuto parte dello stupefacente in preparazione per il confezionamento sul piano cottura della cucina, oltre quello già preconfezionato in dosi.
Dopo le formalità di rito, il 58enne ed il 23enne sono stati associati presso la Casa Circondariale “Cavadonna” di Siracusa, mentre la donna è stata trasferita al carcere “Piazza Lanza” di Catania, come disposto dall’Autorità giudiziaria.




Tragico rinvenimento al Plemmirio, un cadavere in villetta

Tragico rinvenimento al Plemmirio. Nel giardino di una villetta, giaceva il corpo senza vita di un 70enne. Il decesso, secondo una prima ispezione, risalirebbe a diversi giorni addietro.
L’anziano viveva da solo e forse per questo nessuno aveva dato l’allarme, sino a questo pomeriggio. Radi anche i rapporti con i vicini, secondo quanto si apprende
Sul posto è intervenuta la Polizia. Le prime informazioni indicano un decesso per cause naturali. In corso accertamenti.