Siracusa. Rafforzati i controlli anti-contagio: occhio agli assembramenti e su la mascherina

Sabato e domenica controlli anti-covid rafforzati. Lo ha deciso il Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, riunito in Prefettura. Più uomini, più mezzi e più attenzioni concentrate sul rispetto delle norme anti contagio sotto le feste.
Nel corso dell’incontro guidato dal prefetto Giusy Scaduto, insieme ai rappresentanti provinciali delle forze dell’ordine, è stata valutata la situazione e come affrontarla, relativamente alla provincia di Siracusa.
“Particolare attenzione sarà posta sull’uso delle protezioni individuali e sul rispetto del divieto di assembramento, che per i luoghi con maggiori criticità potrebbe essere disciplinato con apposita ordinanza sindacale”, spiegano dalla Prefettura di Siracusa.
Il prefetto Scaduto spiega che le misure “sono rivolte a garantire il giusto e indispensabile equilibrio tra la tutela della salute pubblica, da un lato, e il diritto alla mobilità dall’altro. Ma serve responsabilità”.




Storia dell'orrore: sequestrato, ammanettato e picchiato. La Polizia arresta un 33enne

I poliziotti lo hanno trovato ancora con le manette ai polsi. Il volto tumefatto parlava di recenti violenze. Si aggirava in un fondo agricolo di traversa Santannera, poco fuori Siracusa. Subito soccorso, dai primi racconti del 24enne è emersa una storia dell’orrore.
E’ stato sequestrato e malmenato dal cognato. Rinchiuso in uno sgabuzzino, è riuscito a scappare trovando poi l’aiuto di una pattuglia in servizio di perlustrazione del territorio.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori della Mobile aretusea, il giovane sarebbe stato costretto a salire sull’auto del cognato – un 33enne – in via Immordini. Condotto in casa, sarebbe stato ammanettato e picchiato usando anche un bastone. La vittima è riuscita a liberarsi prendendo a calci la porta dello sgabuzzino ed a fuggire scavalcando la recinzione.
Interrogato dagli agenti, il 33enne ha dichiarato di aver compiuto tale gesto perché esasperato dai comportamenti del cognato tossicodipendente. Nei giorni precedenti avrebbe rubato un collier del valore di circa 6.000 euro e avrebbe anche tentato di incendiare il chioschetto di cui l’arrestato è proprietario.
Il 33enne è stato arrestato e dovrà rispondere di sequestro di persona e lesioni personali aggravate. E’ stato posto agli arresti domiciliari.




Incredibile parapiglia, dal bar al pronto soccorso: inseguimenti, botte e danneggiamenti

Una banale lite tra famiglie sarebbe alla base dell’incredibile subbuglio di un paio di sere fa a Pachino. A chiarire il caso sono stati i Carabinieri che hanno arrestato per resistenza e minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato, lesioni personali ed interruzione pubblico servizio in concorso tre persone. Si tratta di Giuseppe, Natale e Claudio Sipione rispettivamente di 50, 19 e 46 anni.
Per futili motivi, riconducibili alla perdita di un mazzo di chiavi e ad una distorta intenzione di tutelare la loro onorabilità, hanno selvaggiamente aggredito tre persone all’interno di un bar della periferia pachinese causando loro numerose lesioni.
La loro furia non si è placata neanche quando le loro vittime si sono allontanate per raggiungere il Presidio territoriale di emergenza per le cure del caso. I tre infatti, in evidente stato di alterazione psico-fisica da abuso di alcool, seguiti i malcapitati fino al pronto soccorso, come in un film vi hanno fatto irruzione penetrando all’ingresso con la propria autovettura, causando grossi danni. Ne è seguito un pericoloso parapiglia, con Carabinieri e Polizia che, prontamente intervenuti, hanno cercato di bloccare e contenere la furia dei tre, i quali, armati di bastone, cercavano di continuare a percuotere le loro vittime.
Uno dei tre aggressori si è accanito sulla vettura di uno dei malcapitati, alla quale ha squarciato le gomme con un coltellino ed ha addirittura cercato di appiccare fuoco, incendio prontamente spento dai militari dell’Arma.
Carabinieri e Polizia sono infine riusciti a sedare gli animi, permettendo alle vittime di ricevere le cure del caso, che per il più grave non hanno superato i 15gg di prognosi.
Ricostruita la vicenda nella sua interezza, e superati i tentativi di elusione degli arrestati, i tre sono stati tratti in arresto e tradotti presso le loro abitazioni, in regime di arresti domiciliari, dove ora permarranno a disposizione dell’Autorità Giudiziaria aretusea.




Finta patente tedesca per imbrogliare i Carabinieri: Suv sequestrato a 33enne recidivo

Forse hanno sorriso anche i Carabinieri quando si sono trovati davanti quella patente visibilmente contraffatta. Sta di fatto che oggi parlano di un “goffo tentativo di imbrogliarci”. Un 33enne di Priolo Gargallo, già noto alle forze dell’ordine e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di firma, stava circolando a bordo della sua vettura sprovvisto di patente, (sospesa per altre numerose infrazioni commesse).
Fermato dai carabinieri, ha cercato di eludere gli accertamenti esibendo un documento di guida apparentemente rilasciato dalle autorità tedesche ma rivelatosi poi contraffatto, grazie agli accertamenti effettuati. Il soggetto è stato conseguentemente denunciato per reiterata guida senza patente e falsità materiale commessa da privato ed il veicolo, un potente Sub, è stato sequestrato ed avviato alla confisca.




Siracusa. Droga e telefonini in carcere a Cavadonna, scoperti della Polizia Penitenziaria

Operazione della Polizia Penitenziaria all’interno del carcere di Cavadonna, a Siracusa. Le perquisizioni hanno portato alla scoperta di droga e cellulari occultati in un blocco della struttura penitenziaria e nella disponibilità di alcuni detenuti.
Sul caso si sono subito accese le attenzioni della Procura di Siracusa. Da capire come lo stupefacente ed i telefonini siano entrati all’interno del carcere. Elementi utili alle indagini potrebbero arrivare dalal visione delle immagini di videosorveglianza.




In centro con molotov, accetta e acido muriatico: arrestato

Poteva avere esiti drammatici la vicenda che si è consumata nei giorni scorsi a Floridia, quando due abitanti  che avevano assistito al furto di una bicicletta, sarebbero  stati minacciati da  Leewuruge Dhammika Prasantha Peiris, cittadino Sri Lankese  45 anni, residente a Floridia, già noto alle forze dell’ordine per reati contro la persona ed il patrimonio. L’uomo infatti, vistosi scoperto, avrebbe affrontato i due testimoni intimando loro di restare in silenzio  minacciandoli di sfigurarli ustionandoli con dell’acido.
I due hanno chiamato i Carabinieri, che sono intervenuti bloccando ed identificando l’uomo, che deteneva, occultato nello zaino, tutto il necessario per mettere in pratica le sue minacce: una bottiglia molotov già assemblata, piena quindi di liquido infiammabile e dotata di stoppino, 2 bottiglie contenenti acido muriatico ed un’accetta. Sequestrato tutto il materiale, i carabinieri hanno denunciato  Peiris, riservandosi tuttavia di approfondire le indagini e fornire all’Autorità Giudiziaria un quadro più completo sulla sua personalità.
Gli accertamenti hanno evidenziato come l’uomo non fosse nuovo a tal genere di azioni: poco tempo fa infatti è stato denunciato per aver danneggiato un furgone sempre tramite l’utilizzo di bottiglie incendiarie. Acclarata la sua pericolosità sociale, i Carabinieri hanno quindi prospettato alla Procura della Repubblica di Siracusa un quadro fortemente allarmante sulla sua propensione a delinquere, e l’Autorità Giudiziaria ha subito preso provvedimenti. L’ufficio G.I.P. di Siracusa ha  emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E’ stato condotto nella casa circondariale di Ragusa.




Rapina perpetrata a Siracusa, trentenne condannato a un anno e dieci mesi

Un anno, 10 mesi e 26 giorni . E’ la pena che dovrà scontare Diego Blanco, trentenne siracusano ritenuto colpevole di una rapina commessa a Siracusa il 7 maggio del 2012. L’ordine di carcerazione, emesso dal Tribunale di Siracusa,  è stato eseguito ieri sera dagli agenti della Squadra Mobile.
Dopo le formalità di rito, Blanco è stato  condotto nel carcere di Cavadonna.




Dramma ad Ancona: operaio 43enne di Augusta precipita nel vuoto, è suicidio

Secondo le indagini della Polizia di Frontiera di Ancona, si è trattato di un suicidio. A togliersi la vita lanciandosi da un parapetto del cantiere Fincantieri, un capocantiere di 43 anni, originario di Augusta. Le testimonianze di quanti presenti al momento della tragedia confermano la tesi del gesto estremo.
La magistratura ha disposto l’autopsia. Il telefono dell’uomo è stato sequestrato e le ultime chiamate, come gli ultimi messaggi, verranno analizzati nel dettaglio.
Secondo quanto emerso, il 43enne augustano sarebbe stato al telefono prima di salire sulla ringhiera del parapetto di un traghetto in costruzione e lanciarsi nel vuoto. Lascia una compagna ed un figlio.
Nonostante i disperati tentativi di rianimazione sul posto, per l’uomo non c’è stato nulla da fare. Non ha lasciato nessun messaggio. L’azienda, con una nota, si è stretta al dolore dei familiari e dei colleghi del cantiere.

foto Ancona Today




Siracusa. La droga nascosta nel barattolo delle proteine in polvere, arrestato 34enne

All’interno di un barattolo di proteine in polvere, aveva nascosto 108 grammi fi marijuana e 7 grammi di hashish. A scoprire lo stupefacente sono stati i Carabinieri di Siracusa che hanno arrestato il 34enne Emanuele Baiardo, già gravato da precedenti specifici per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
Nel corso di una perquisizione domiciliare nella sua abitazione, i militati hanno prima rinvenuto diverso materiale tipicamente utilizzato per tagliare e confezionare lo stupefacente, come un bilancino di precisione. Il sospetto che l’uomo detenesse anche altro ha preso corpo immediatamente dopo quando, all’esito di un’accurata ricerca, nascosto in un mobile in camera da letto, hanno trovato un barattolo di proteine in polvere, all’interno del quale erano abilmente occultati 108 grammi di marijuana e 7 grammi di hashish.
L’uomo è stato a quel punto tratto in arresto per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e dopo le formalità è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in regime di agli arresti domiciliari.
Tutto il materiale è stato ovviamente sequestrato.




Rifiuti, traffico illecito nella Sicilia orientale: tra gli indagati anche un augustano

C’è anche un siracusano tra gli indagati coinvolti nell’operazione Eco Beach. Ai domiciliari è finito il 64enne Giovanni Longo, di Augusta. I Carabinieri del comando per la tutela ambientale e del comando provinciale di Messina hanno dato esecuzione questa mattina all’ordinanza del gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina. Le misure (2 arresti, 9 domiciliari, 4 obblighi di firma, 1 interdizione dai pubblici uffici e 2 sequestri di aziende) sono scattate nei confronti di 14 persone tra imprenditori e dipendenti operanti nel settore dello smaltimento dei rifiuti e di 2 funzionari pubblici della Città Metropolitana di Messina.
Lunga la lista delle accuse, a vario titolo, a carico dei soggetti coinvolti: associazione per delinquere, attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, combustione illecita di rifiuti, “invasione di terreni” e “deviazione di acque”, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale e corruzione.
L’indagine è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Catania e della Sezione di Polizia Giudiziaria Carabinieri della Procura di Messina. Ha preso il via nel dicembre del 2016, a seguito del controllo eseguito dai militari del NOE e della Compagnia di Taormina presso un impianto di trattamento rifiuti di Giardini Naxos (ME) che, nella circostanza, risultò essere stato realizzato in maniera abusiva, in un’area sottoposta a vincoli di varia natura (tra cui quello di carattere idrogeologico), con l’illecita trasformazione di un lungo tratto dell’alveo di un torrente che lo fiancheggia, attraverso riporti di terreno, in una strada carrabile utilizzata per far giungere al sito i mezzi pesanti trasportanti i rifiuti.
Una situazione che ha comportato – spiegano gli investigatori – seri e reali rischi di possibili inondazioni anche del centro abitato posto a vale dell’impianto, poiché la trasformazione dell’alveo del torrente “San Giovanni” in strada a fondo battuto avrebbe notevolmente ristretto la larghezza naturale del corso d’acqua, “determinando il difficoltoso deflusso naturale delle acque in caso di precipitazioni particolarmente avverse, fatto peraltro già verificatosi in almeno due occasioni negli ultimi tre anni”.
Lo sviluppo delle indagini ha poi fatto emergere il coinvolgimento, nell’ipotesi di traffico illecito di rifiuti, di più soggetti e più società direttamente collegate alla prima (Eco Beach) ed al suo titolare di fatto. Così, nel maggio del 2018, la direzione delle indagini fu assunta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.
Nel dicembre 2018, l’impianto della società Eco Beach s.r.l. di Giardini – Naxos (ME) è stato sottoposto a ispezione da parte del Noe di Catania e, per le gravi violazioni contestate, sequestrato. Un provvedimento poi convalidato dal gip ed ulteriormente confermato dal Tribunale del Riesame.
Nell’ambito delle indagini sono emerse “reiterate condotte illecite da parte dei numerosi indagati, in ordine alla compilazione e ricezione di formulari di identificazione contenenti dichiarazioni non veritiere, all’occultamento, distruzione e l’incenerimento illecito di rilevanti quantità di rifiuti, fino al rilascio di autorizzazioni illecite lungo una lunga filiera che va dal livello della Pubblica Amministrazione locale fino ai vertici provinciali del settore ambientale”.
L’attività illecita, secondo gli investigatori, si sarebbe sviluppata attraverso le consumazione dei reati di gestione illecita, discarica abusiva, occultamento ed incenerimento di rifiuti, anche di natura pericolosa, tra cui spiccano percolato di discarica; residui della lavorazione meccanica di plastiche, carte e cartone; sfalci di potatura e scarti della lavorazione del legno; rifiuti elettronici contenenti sostanze pericolose – cd. RAEE – (frigoriferi); fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane; rifiuti biodegradabili da cucine e mense; rifiuti provenienti dal trattamento meccanico di altre tipologie di rifiuti; rifiuti ingombranti (materassi).
Il quantitativo è stato stimato in svariate decine di migliaia di tonnellate, con un illecito profitto di qualche milione di euro per gli indagati.
Sul fronte dei reati contro la pubblica amministrazione, rilevanti prove sono state raccolte in ordine ai reati di abuso ed omissione di atti d’ufficio, falso materiale, falso ideologico, finalizzati al rilascio di autorizzazioni illegittime, necessarie a “coprire” le illecite operazioni di smaltimento, nonché anche in ordine ad un episodio di corruzione di un pubblico funzionario della Citta Metropolitana di Messina, addetto al controllo, attraverso la cessione di somme di denaro e ricezione di altre regalie (cene e altre utilità), che compensassero un documentato atteggiamento “compiacente” nel corso dei controlli.
Nel provvedimento cautelare viene contestato il reato di associazione per delinquere a 8 indagati. Un gruppo “volto alla commissione di una serie indeterminata di reati contro la pubblica amministrazione e in materia ambientale, quali il traffico illecito e lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali, anche pericolosi, con il fine di consentire a taluni imprenditori operanti nel settore ambientale di massimizzare i profitti, attraverso una considerevole riduzione dei costi che avrebbero dovuto sostenere, qualora avessero proceduto a smaltire i rifiuti in modo lecito”, illustrano ancora gli investigatori.
Complessivamente sono 21 gli indagati tra cui 16 persone direttamente riconducibili alla gestione illecita di diverse società operanti nel settore della gestione dei rifiuti di varie province della Sicilia; 5 persone appartenenti a pubbliche amministrazioni e enti di controllo locali e provinciali della P.A., coinvolti nel rilascio di attestazioni non veritiere, autorizzazioni illegittime ed altro.
Nello stesso contesto il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto anche il sequestro dei 2 più importanti impianti di trattamento rifiuti coinvolti nell’indagine, riconducibili alle società ECO BEACH s.r.l. di Giardini Naxos e OFELIA s.r.l. di Catania, per un valore complessivo di circa 6 milioni di euro.