Operazione Robin Hood: ecco come funzionavano le attività del clan

Le figure apicali, le donne, una lunga lista di fiancheggiatori e facilitatori. Questo il complesso meccanismo scoperto da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza con l’operazione Robin Hood con cui le forze dell’ordine hanno colpito il clan Trigila, in quelle attività illecite ben organizzate nella zona sud della provincia di Siracusa.
Alle donne, in particolare la moglie e la figlia del boss Giuseppe Trigila – attualmente detenuto – era destinato il compito di veicolare gli ordini. Utilizzando un codice che attingeva al linguaggio della zootecnia, venivano impartite le indicazioni per portare avanti gli “affari”. La moglie Nunziatina Bianca e la figlia Angela Trigila all’occorrenza sarebbero anche intervenute in prima persona, utilizzando la valenza evocativa del rapporto con il boss.
Trigila, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, continuava saldamente a condurre il clan anche dal carcere, occupandosi delle molteplici attività illecite. “Mafiosità? Sono un contrasto dello Stato”, dice a proposito alla nipote, ascoltato dagli investigatori spiegando la propria attività delinquenziale, presentandosi quasi come un novello “Robin Hood”. Da qui il nome dell’operazione.
Il gruppo controllava i trasporti su gomma. Nutrito, come detto, il numero di fiancheggiatori e facilitatori di cui il sodalizio poteva avvalersi nella gestione delle proprie attività.

Alla base c’erano i soggetti con mansioni prettamente esecutive, a disposizione per la propria opera “sul territorio”: intimidazioni, pestaggi, richieste estorsive. Le forze dell’ordine avevano capito che il raggio d’azione delle attività era particolarmente ampio e che, all’occorrenza, il sodalizio avesse a disposizione un arsenale di armi.
Entrando nel dettaglio, il gruppo dominava nei comparti del trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza.
L’attività d’indagine, avviata nei mesi conclusivi dell’anno 2016 e condotta sino alla stagione estiva del 2018, ha consentito di accertare come avesse un ruolo di primo piano anche il figlio di Giuseppe Trigila, come anche la moglie e la figlia. Poi c’erano uomini di assoluta fiducia. Tra questi si collocavano Salvatore Porzio e Francesco De Grande.
Importante nell’organigramma del gruppo la figura di Giuseppe Caruso, detto “u caliddu”. Era lui che, grazie ai contatti con le aziende di autotrasporti che operavano nella zona sud della provincia e in quella della limitrofa Ragusa, raccoglieva i versamenti di denaro imposti agli operatori del settore per poter lavorare senza incorrere in problemi. Le indagini effettuate dai Carabinieri hanno accertato la consumazione di tre episodi di estorsione ai danni di operatori del settore del trasporto merci per conto terzi. Con le minacce, avrebbe impedito ai trasportatori di lavorare liberamente in quello che egli stesso definiva il “suo” territorio. Spesso costringeva autotrasportatori e aziende ad avvalersi della sua attività di intermediazione o a versargli somme di denaro (“ma chi ve l’ha data questa autorizzazione” – “ io sto prendendo i bins e gli sto dando fuoco ora stesso, subito. E qua non ci deve entrare nessuno, se prima non ve lo dico io, perché il padrone (…) sono io”).
Ad Angelo Monaco, nipote di Antonio Trigila, inserito di recente nell’organigramma mafioso, venivano affidati gli affari relativi all’acquisizione e al controllo dei fondi agricoli nella ampia zona di competenza del clan Trigila. Infine, alla base del gruppo, operavano alcuni soggetti con mansioni prettamente esecutive, che mettevano a disposizione la propria opera per perpetrare le illecite attività utili alla conduzione del clan, quali le azioni intimidatorie, violente e le richieste estorsive. Per questo sono stati arrestati Emanuele Eroe e Marcello Boscarino.

Tra gli episodi chiave, l’arresto di Giuseppe Crispino nel luglio del 2018. Trovato in possesso di circa 650 grammi di cocaina e di 4 pistole perfettamente funzionanti illegalmente detenute, era per gli inquirenti la prova lampante di come il sodalizio fosse ampiamente operativo, spaziando su più fronti, e detenesse un arsenale cui attingere in caso di necessità.
L’esecuzione delle misure cautelari a carico di Antonio Giuseppe Trigila (nome come “Pinuccio Pinnintula”), Giuseppe Crispino, Giuseppe Trigila sono state eseguite dalla Squadra Mobile di Siracusa con il concorso delle Squadre Mobili di L’Aquila, Terni ed Ancona.
Il Reparto Operativo del Comando Provinciale di Siracusa è stato delegato ad eseguire la misura cautelare a carico di Giuseppe Caruso, essendo confluite nell’indagine risultanze di altra recente attività d’indagine compiuta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Siracusa, incentrata sul controllo a scopo estorsivo dei trasporti su gomma, che hanno permesso di acquisire specifici e determinanti elementi a carico dell’indagato.
Il comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa che ha svolto gli accertamenti patrimoniali a carico di Nunziatina Bianca, ha eseguito il sequestro preventivo della somma di 18.171 euro, individuata quale profitto del reato di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.




Mafia ed estorsioni: i nomi dei 13 arrestati nell'operazione Robin Hood

Sono 13 gli indagati coinvolti nell’operazione denominata Robin Hood. Per tutti è stata disposta la misura cautelare in carcere. Ad undici di loro è contestata l’associazione di tipo mafioso, mentre per due degli arrestati vengono mosse le accuse di estorsione aggravata realizzata con metodo mafioso.
Le attività investigative sono state dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania ed hanno visto la partecipazione di Polizia. Carabinieri e Guardia di Finanza ulteriore prove dal vasto raggio di azione del sodalizio.
Gli investigatori hanno inferto così un duro colpo al clan Trigila, operante nei territori della zona sud-orientale della provincia di Siracusa (Noto, Avola, Pachino e Rosolini). Le indagini sono state condotte abbinando i tradizionali metodi con intercettazioni telefoniche, ambientali ed il ricorso a sistemi di videosorveglianza.
Questi i nomi dei 13 indagati, tra cui spicca il boss Giuseppe Trigila, detto Pinuccio Pinnintula, attualmente detenuto:

1. AGOSTA Rosario, nato a Modica il 23.04.1973;
2. BIANCA Nunziatina, nata a Noto il 10.10.1957,;
3. BOSCARINO Marcello, nato a Noto il 21.02.1975,;
4. CARUSO Giuseppe, alias “u caliddu”, nato ad Avola (SR) il 13.04.1964;
5. CRISPINO Giuseppe, nato a Noto il 17.05.1978, in atto detenuto;
6. DE GRANDE Francesco, nato a Noto (SR) il 13/03/1959;
7. EROE Emanuele, nato ad Avola il 23.09.1983;
8. MONACO Angelo, nato a Noto (SR) il 01.02.1995;
9. PORZIO Salvatore, nato a Noto (SR) il 02/08/1985;
10. TRIGILA Angela, nata ad Avola (SR) il 22.10.1976,;
11. TRIGILA Antonio Giuseppe (alias “Pinuccio Pinnintula”), nato a Noto il 17.01.1951, in atto detenuto;
12. TRIGILA Giuseppe, nato a Noto il 13.01.1974, in atto sottoposto alla misura della semilibertà.
13. TRIGILA Giuseppe, nato ad Avola (SR) il 24.04.1978;

A tutti i 13 indagati è stata applicata la custodia cautelare in carcere.




Telefoni cellulari in carcere a Siracusa, la Polizia Penitenziaria ne trova e sequestra 18

Diciotto telefoni cellulari sono rinvenuti e sequestrati all’interno del carcere di Siracusa. Sono stati gli agenti di Polizia Penitenziaria in servizio a Cavadonna a scoprire i 10 mini telefonini e gli 8 smartphone nascosti in una sezione della struttura penitenziaria e verosimilmente nella disponibilità dei detenuti. Erano tutti completi di caricabatteria.
La Procura di Siracusa ha aperto un’inchiesta. Le indagini mirano ad accertare come i telefonini siano entrati in carcere, da chi venissero utilizzati e per comunicare cosa ed a chi all’esterno. Ogni elemento, come messaggi o numeri rimasti in rubrica, potrà fornire primi elementi.
C’è il recente precedente del carcere di Augusta: un’inchiesta della Dda di Catania ha svelato un commercio di droga e di telefonini all’interno del penitenziario. Sedici le persone arrestate, tra cui un sovrintendente in servizio nella struttura carceraria.




Operazione Robin Hood, gli arresti scattano all'alba: colpo al clan Trigila

Nelle prime ore odierne è scattata l’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza di Siracusa. Al termine di complesse indagini dirette dal Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, diverse persone sono state arrestate in applicazione di un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Catania. Sono tutti ritenuti componenti del clan Trigila, con interessi nei territori della zona sud-orientale della provincia di Siracusa (Noto, Avola, Pachino e Rosolini).
Il clan in questione – spiegano gli investigatori – avvalendosi della forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo per acquisire in modo diretto o indiretto il controllo e la gestione di attività economiche, ha assicurato a queste ultime una posizione dominante nei comparti del trasporto su gomma di prodotti orto-frutticoli, della produzione di pedane e imballaggi e della produzione e commercio di prodotti caseari, influendo e alterando le regole della concorrenza.

L’Operazione di Polizia, compendia le complesse ed articolate indagini compiute dalla Squadra Mobile denominata “Robin Hood”, svolta nel biennio 2016-2018 e dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Siracusa nel biennio 2016-2017, denominata “Neaton” sull’associazione mafiosa clan Trigila.
Circa 60 i poliziotti della Questura di Siracusa, del Reparto Prevenzione Crimine e dei Cinofili della Polizia di Stato e militari dell’Arma dei Carabinieri impegnati nelle catture. La Guardia di Finanza ha curato l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo patrimoniale nei confronti di uno degli indagati.

Gli 11 soggetti coinvolti sono ritenuti appartenenti al Clan Trigilia, operante nella zona Sud della provincia di Siracusa e ulteriori 2 soggetti ritenuti responsabili di estorsione aggravata realizzata con metodo mafioso.
Un modus operandi che vedeva la penetrazione del tessuto economico con aziende capaci di alterare le regole della concorrenza e di acquisire una presenza dominante, grazie al nome dei Trigilia. Questo avrebbe consentito illeciti profitti. Succedeva, ad esempio, nell’intermediazione imposta nel settore dei trasporti dei prodotti agricoli, nell’acquisizione di fondi agricoli finalizzati alle richieste di contributi europei. Accanto a queste attività, anche quelle “tradizionali” come il traffico di stupefacenti.  Nel corso dell’indagine, è emerso un ruolo chiave delle donne, a cui sarebbe spettato il delicato compito di veicolare gli ordini del congiunto utili alla organizzazione e gestione delle attività, non disdegnando di intervenire in prima persona quando si rendeva necessario .
Attorno alle figure apicali,  un nutrito numero di fiancheggiatori e
facilitatori che spesso si limitavano a fornire un contributo finalizzato a veicolare le informazioni e a fissare gli appuntamenti tra i sodali. Sia pure non direttamente incisivo nelle dinamiche delinquenziali di produzione di profitti illeciti, si trattava di un apporto svolto con piena consapevolezza, che consentiva agli uomini del clan di non esporsi.

Nell’ambito delle indagini, il  Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa ha eseguito il sequestro preventivo della somma di  18.171 euro,  ritenuto profitto di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche.




Niente vaccino perchè non "vulnerabile", 45enne dà in escandescenze: denunciato

Voleva essere vaccinato a tutti i costi con il Pfizer. Ed al diniego motivato da parte degli operatori dell’hub provinciale di Siracusa ha dato in escandescenze, danneggiando il pannello parafiato spinto contro l’interlocutore ed alcune attrezzature della postazione pc dell’accoglienza.
Un trambusto che ha attirato le attenzioni anche della sicurezza interna della struttura. Allertati anche gli agenti della Polizia Municipale, sempre in servizio nei pressi dell’hub, che hanno identificato e denunciato l’uomo.
Si tratta di un siracusano di 45 anni che aveva raggiunto lo scorso venerdì il centro vaccinale. Approfittando degli open days, avrebbe voluto ricevere una dose di Pfizer in quanto fragile. Ma la patologia lamentata non era supportata da certificati medici o comunque non era tale da permettergli di rientrare nella categoria dei vulnerabili. Le spiegazioni al diniego, però, non sono state ritenute valide, al punto che il 45enne ha avuto uno scatto d’ira. “Ho fatto due ore di fila, ora mi vaccinate…”, avrebbe urlato all’indirizzo dell’operatore prima dell’intervento del personale di sicurezza.




Truffa e furto nel Nord Italia, un anno e mezzo di reclusione a un 37enne di Noto

Una truffa e un furto in abitazione commessi nel 205 nel Nord Italia. I Carabinieri della Stazione di Noto hanno tratto in arresto Giovanni Battista Spicuzza, 37 anni, colpito da un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Torino per una truffa commessa a Genova nel 2015 e per un furto in abitazione commesso nello stesso anno a Piossasco, in provincia di Torino.
Spicuzz dovrà scontare la pena complessiva di un anno e sei mesi di reclusione, pene divenute definitive dopo la conclusione dei processi.
L’uomo, già conosciuto dai carabinieri, è stato rintracciato per strada ed è stato condotto presso la Casa Circondariale “Cavadonna “ di Siracusa.




Covid: alla festa di compleanno arrivano i Carabinieri, multati in 20 a Solarino

Nonostante i contagi in aumento a Solarino ed il concreto rischio di ritrovarsi a breve di nuovo in zona rossa, avevano comunque deciso di fare festa. Un diciottesimo compleanno come quando il covid non era un problema, con musica ed invitati.
Ad interrompere la festa, all’interno di una abitazione nel centro della cittadina, sono stati i Carabinieri che hanno multato i venti invitati. Sanzione doppia per alcuni di loro, purché all’assembramento si è aggiunta la violazione del divieto di spostarsi al di fuori del proprio comune. Alcuni invitati, infatti, arrivavano dalla vicina Floridia.
La notizia ha in fretta fatto il giro di Solarino ed è una implicita risposta a quanti, in questi giorni, avevano chiesto a gran voce più controlli. Dopo aver trascorso un lungo periodo in zona rossa, a Solarino si sta assistendo ad una ripresa dei contagi ed i numeri somo vicinissimi a quelli che imporrebbero un nuovo lockdown. Nei giorni scorsi, con ordinanza, il sindaco Scorpo ha disposto la chiusura del campo sportivo e della villa comunale per ridurre le occasiomi di assembramento.

Foto archivio




Nascosto in un un casolare per sfuggire alla cattura, arrestato a Floridia latitante catanese

Aveva trovato rifugio in un casolare nelle campagne di Floridia. Aveva scorte di viveri a sufficienza per trascorrervi parecchio tempo. Il tentativo era quello di sfuggire all’arresto. Un uomo di 52 anni, catanese, aveva forzato, nei giorni scorsi, un posto di blocco dei carabinieri, che avrebbero dovuto arrestato per una serie di soprusi e violenze, fisiche e psicologiche a cui avrebbe sottoposto per anni la moglie. A suo carico è stata emessa un’ordinanza di custodia cautela in carcere dall’Autorità Giudiziaria di Siracusa . Le indagini erano partite dalla denuncia della donna.
Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Siracusa sulla base delle risultanze degli accertamenti effettuati dai Carabinieri della Tenenza di Floridia, che hanno rappresentato alla Procura un completo quadro indiziario della triste situazione domestica della vittima, che tra il 2012 ed il 2020 era stata sottoposta dal marito, unitamente al resto del suo nucleo familiare, a maltrattamenti, violenza privata e lesioni, ed era stata costretta ad assistere ed a subire condotte violente, come la distruzione di piatti, mobili e suppellettili all’interno abitazione familiare.
Giorni fa, quando i Carabinieri avevano cercato di fermarlo mentre tornava dal lavoro, l’uomo, intuita la situazione, si era lanciato ad alta velocità contro i militari, riuscendo a forzare il posto di blocco ed a rendersi irreperibile.
Le ricerche non si sono mai interrotte nei giorni seguenti e sono state anche allargate grazie al supporto dei Carabinieri dello Squadrone Eliportato dei “Cacciatori di Sicilia”, che assieme ai colleghi della Tenenza di Floridia hanno rastrellato le aree rurali del territorio ove si sospettava che il fuggitivo avesse trovato rifugio.
Nel corso dell’ultimo rastrellamento, il soggetto è stato rintracciato ed arrestato in un casolare di campagna a Floridia, in cui aveva trasportato alcuni suoi effetti personali ed aveva fatto scorta di cibo ed acqua per restare nascosto il più a lungo possibile. L’arrestato è stato infine associato alla Casa Circondariale “Cavadonna”.




Droga nei pressi di via San Francesco d'Assisi, scatta il sequestro: indagini in corso

Indagini in corso dopo il rinvenimento da parte della polizia del Commissariato di Lentini di una busta contenente 42 grammi di marijuana. A scoprire lo stupefacente, nascosto nei pressi di via San Francesco d’Assisi, all’interno di una bustina trasparente, sono stati gli uomini del locale commissariato. La droga è stata posta sotto sequestro. Si lavora per risalire alla persona o alle persone che hanno posto lo stupefacente nel luogo in cui è stato poi rinvenuto dagli agenti.




Siracusa. Al tavolo di un wine bar a consumare birra: multa per tre avventori e per il gestore

Consumavano birra al tavolo di un esercizio pubblico,conversando amabilmente incuranti delle normative anti-Covid. Così tre uomini,tutti di nazionalità serba, stavano trascorrendo il loro sabato pomeriggio. I tre, impegnati nelle loro chiacchiere e senza dispositivi di protezione individuale, sembravano non essersi accorti dell’arrivo di una pattuglia della polizia municipale. I vigili urbani hanno li hanno sanzionati come prevede la legge. Analogo provvedimento è stato assunto nei confronti del proprietario dell’esercizio pubblico,che ha consentito che la veranda fosse utilizzata dagli avventori,nonostante la Zona Rossa preveda altre regole.