Siracusa. Incidente in largo Ganci tra un bus e un'auto: ferita una donna

Incidente questa mattina in Largo Ganci, all’altezza dell’incrocio semaforico che conduce in via Von Platen. Coinvolti nell’impatto, un autobus di linea e un’auto. I mezzi viaggiavano entrambi in direzione viale Teocrito. Secondo una prima ricostruzione, l’auto viaggiava in direzione via Politi Laudien, mentre il bus in direzione via Von Platen. Non è escluso che il conducente dell’autobus sia passato con il semaforo arancione. La donna alla guida dell’utilitaria è stata condotta in ospedale per accertamenti. Le sue condizioni non desterebbero, comunque, particolare, preoccupazione. Sul posto, una pattuglia della polizia municipale di Siracusa per i rilievi del caso.




Marijuana in garage, nascosta in un marsupio: ai domiciliari un 37enne di Augusta

I Carabinieri di Augusta hanno arrestato il 37enne Daniele Pitruzzello, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso di una perquisizione domiciliare, estesa anche alle pertinenze dell’abitazione ed in particolare nel garage, i militari hanno in effetti rinvenuto all’interno di un marsupio una busta di plastica contenente circa 60 grammi di marijuana, suddivisa in tre confezioni di cellophane. Si tratta, spiegano, di una quantità nettamente superiore a quella tollerata dalla legge e quindi non considerabile come detenuta per uso personale.
La sostanza è stata posta sotto sequestro ed inviata al laboratorio analisi sostanze stupefacenti per verificare la percentuale di principio attivo. L’arrestato è stato posto ai domiciliari, a disposizione dell’autorità Giudiziaria.

foto di repertorio




Parapiglia dal bar al pronto soccorso: condannati padre, figlio e zio di Pachino

Padre, figlio e zio sono stati condannati dal gup del Tribunale di Siracusa: i tre, di Pachino, erano accusati di aver picchiato alcune persone e danneggiato i locali del presidio territoriale di emergenza. Il giudice ha stabilito una pena di 2 anni e 8 mesi per Claudio Sipione, 50 anni; 1 anno ed 8 mesi per Natale Sipione, 19 anni (difesi dall’avvocato Ornella Burgaretta) e 2 anni e 2 mesi per Giuseppe Sipione (difeso dall’avvocato Salvatore Di Fede). Gli indagati hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato.
Nella ricostruzione operata dai carabinieri, i tre si sarebbero presentati in un bar, a Pachino, dove è scoppiata una lite, culminata con l’aggressione ai danni di tre persone che hanno poi dovuto far ricorso alla cure dei medici del locale Pte. E proprio lì i Sipione, non paghi, avrebbero tentato di farsi largo all’interno usando un’auto come ariete.
A far scoppiare la rissa tra i due gruppi familiari, una discussione legata “alla perdita di un mazzo di chiavi e ad una distorta intenzione di tutelare la loro onorabilità”, come spiegano gli investigatori. Le forze dell’ordine intervenute sul posto avrebbero sorpreso gli indagati armati di bastoni. Uno dei tre aggressori si sarebbe anche accanito sull’auto di uno dei malcapitati squarciando le gomme con un coltellino e tentando di appiccarvi un incendio.




Siracusa. Prima minaccia di lanciarsi da un palazzo, poi si scaglia contro gli agenti: 29enne arrestato

Minacciava di lanciarsi giù da un palazzo. Un giovane di 29 anni ha chiamato per annunciare la sua intenzione il numero delle emergenze.  Avviate le ricerche, utilizzando anche il segnale del cellulare del giovane, gli agenti appuravano che il soggetto si trovava in via Isonzo.
Giunti sul posto, alla vista della volante, il giovane andava in escandescenza scagliandosi contro i veicoli della polizia e mordendo la mano uno degli agenti operanti che tentava di calmarlo.
Immobilizzato con non poche difficoltà, il giovane veniva identificato per Jonathan Andrea Tribastone di 29 anni, e condotto al pronto soccorso, dove veniva dimesso nel pomeriggio.
Successivamente, alle 16,30 circa, Tribastone si scagliava nuovamente contro una Volante, che si trovava in un rifornimento di carburante sito in viale Teracati, minacciando e tentando di aggredire fisicamente gli agenti che, per tali motivi, lo hanno arrestato per i reati di minacce e resistenza a pubblico ufficiale nonché per violenza sulle cose e danneggiamento della volante che, a seguito dei calci e dei pugni ricevuti, è completamente inutilizzabile. L’ uomo è stato condotto nel carcere di Cavadonna.




Badanti scomparsi a Siracusa, sette anni per la svolta. Dopo il fermo, parlano i magistrati

Ci sono voluti sette lunghissimi anni, e due richieste di archiviazione, per arrivare alla svolta nelle indagini sulla scomparsa di Alessandro Sabatino e Luigi Cerreto, i due badanti di cui non si avevano più notizie dal maggio del 2014. I due ragazzi campani avevano preso servizio a Siracusa, poi improvvisamente il blackout. “Le indagini sono state avviate tardivamente, in quanto solo il 16 gennaio 2015 era stata formalmente denunciata, presso il commissariato di Polizia di Aversa, la scomparsa dei due giovani da parte dei familiari”, spiegano il Procuratore generale di Catania, Roberto Saieva, e la pm Rosa Miriam Cantone. Nelle ore scorse è stato posto in stato di fermo Giampiero Riccioli, 50 anni, figlio dell’anziano che i due ragazzi assistevano. E’ accusato di duplice omicidio e soppressione di cadavere.
Sulla sua persona si erano concentrati da subito i sospetti. Nella sua villetta di contrada Tivoli dove sono stati trovati ieri dei resti umani, presumibilmente dei due badanti. Si attende per la conferma il test del dna. Secondo quanto ricostruito, ci sarebbe stato un acceso litigio perchè i due avrebbero accusato Riccioli di maltrattamenti verso l’anziano padre.

“Riccioli non aveva fornito una versione attendibile in ordine alle circostanze della loro partenza e che era da considerare provata l’esistenza di suoi sentimenti di ostilità nei confronti degli scomparsi”, hanno ancora spiegato i magistrati etnei. “Fin dalla prima fase delle indagini era stata formulata l’ipotesi che Alessandro Sabatino e Luigi Cerreto fossero rimasti vittima di un omicidio consumato in Siracusa, non potendosi ritenere credibile l’ipotesi alternativa di un loro allontanamento volontario, posto che in data 12 maggio 2014 avevano interrotto ogni comunicazione telefonica, non avevano avuto più alcun contatto con i loro familiari, non erano stati segnalati in alcun luogo”.
Ma in tutti questi anni non erano però mai state trovate tracce delle due vittime. Ecco anche perchè era anche maturata la decisione del pm di Siracusa di chiedere l’archiviazione del procedimento. Nel settembre 2020, però, la Procura generale di Catania ha avocato a sè le indagini, comunque affidate alla Mobile di Siracusa. Le nuove e approfondite ricerche hanno portato alla scoperta, ieri, dei resti umani nella villetta dove i due giovani soggiornavano al momento della loro scomparsa.




Assolta dopo 13 anni: non era una grossista della cocaina

Assolta dal giudice monocratico del Tribunale di Siracusa, dopo 13 anni, la pachinese Rita Falco, accusata di essere una grossista della cocaina. La donna, difesa dall’avvocato Luigi Caruso Verso è stata assolta per insussistenza del fatto.

Era stata arrestata, nel luglio del 2008, su ordinanza del GIP di Catania, insieme ad altre 60 persone della zona sud della provincia di Siracusa, nell’ambito dell’operazione “Nemesi” che aveva coinvolto presunte organizzazioni mafiose della zona.

“La donna-racconta l’avvocato Caruso Verso- completamente estranea alle contestazioni di mafia, era rimasta coinvolta nell’operazione perché, in una sola conversazione, due soggetti intercettati sembrava facessero il suo nome con riferimento ad una fornitura di 50 grammi di cocaina” .

Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, la donna si è dichiarata innocente ed il difensore ha sempre sostenuto che la Rita di cui parlavano i soggetti intercettati fosse persona diversa dall’indagata.

Per oltre nove mesi la donna è rimasta in carcere, a Catania, e successivamente rimessa in libertà.

A causa del mutamento dei Giudici, il processo si è protratto dal febbraio del 2009 ad oggi.

Nel corso della discussione, l’avvocato Luigi Caruso Verso ha duramente criticato la conduzione delle indagini, ritenendo “assurdo che, sentita la conversazione in cui si parlava dei 50 grammi di cocaina, gli investigatori avessero deciso di non  effettuare né appostamenti, né perquisizioni, né intercettazioni a carico della donna , per non correre il rischio di vedere smentite le farneticanti affermazioni dei due tossicodipendenti intercettati.Non è possibile  – ha concluso l’avvocato – che,  in un paese civile, una imputato possa essere condannato sulla base di conversazioni intercorse tra altri soggetti, soprattutto se rimaste prive di qualunque riscontro per precisa scelta di chi conduceva le indagini. La donna ora potrà agire per ottenere la riparazione dell’ingiusta detenzione subita”.




VIDEO. Tentato omicidio: due fermati, avrebbero sparato ad un uomo dopo una lite

Sono ritenuti gli autori di un tentato omicidio. Avrebbero sparato ad un uomo, lo scorso 29 gennaio, raggiungendolo con due colpi di fucile.  I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile (NORM) della Compagnia di Noto hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto due uomini, entrambi pastori. La vittima, un cittadino bulgaro domiciliato in un’abitazione delle campagne di Rosolini, è stato salvato grazie ad un intervento chirurgico a cui è stato sottoposto dopo l’episodio. Ad allertare i carabinieri era stata una telefonata giunta al 112 . I carabinieri di Noto hanno raggiunto un casolare dove i militari hanno rinvenuto l’uomo,  gravemente ferito al collo ed al capo da un colpo di fucile sparato quasi a bruciapelo .La vittima, soccorsa da personale del 118, fu condotta all’ospedale di Avola e sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, che gli ha salvato la vita. Sul posto i Carabinieri identificarono nell’immediatezza il proprietario dell’immobile, testimone oculare. Le sue dichiarazioni hanno consentito agli inquirenti di ricostruire quello che sembrava fosse l’accaduto. Le indagini, subito avviate, sarebbero state inizialmente intralciate per via della mancata collaborazione da parte della  vittima e dell’unico testimone, che hanno fornito la stessa versione, ritenuta dai carabinieri poco credibile e secondo cui, mentre si trovavano soli in casa, una vettura si sarebbe avvicinata all’ingresso ed una persona ignota avrebbe inspiegabilmente sparato un colpo alla vittima, allontanandosi subito dopo.
Tali dichiarazioni, anche alla luce delle risultanze investigative emerse fin dal primo sopralluogo, sono tuttavia subito apparse inverosimili. Le indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore Dott. Grillo – hanno consentito  di raccogliere successivamente gravi e concordanti indizi, arrivando alla conclusione che si sarebbe trattato un tentato omicidio, ricostruendo nel dettaglio la dinamica dei fatti e consentendo inoltre di recuperare l’arma utilizzata dai rei per colpire la loro vittima: un fucile calibro 12 a canne mozze.
Secondo la ricostruzione degli uomini del NORM della Compagnia di Noto, quella sera, vittima e testimone non erano da soli in casa, ma con altri due uomini, identificati in  Fethi Nhari tunisino pregiudicato, sprovvisto di permesso di soggiorno di anni 37 e  Natale Savarino, agricoltore di anni 28 di Rosolini. Il primo avrebbe avuto un litigio con la vittima e per vendicarsi avrebbe aizzato contro di lui  Savarino, al quale, conoscendolo come persona rissosa e violenta, avrebbe raccontato falsamente che il bulgaro aveva intenzione di rovinargli il raccolto. Savarino, imbracciato un fucile a canne mozze che deteneva illegalmente, avrebbe raggiunto la vittima, tendendogli un agguato nel cortile, sparandogli mentre usciva di casa. Si erano poi dati alla fuga convinti che la vittima fosse deceduta.
Così in realtà non era, ed i Carabinieri hanno avuto modo di registrare delle ulteriori minacce mosse alla vittima per telefono dal tunisino, deciso a “finire il lavoro” senza questa volta “sbagliare il bersaglio”. Proprio questo dettaglio, che lasciava intendere un’imminente tentativo di reiterazione del reato, ha indotto il Pubblico Ministero ad emettere un decreto urgente di fermo di indiziato di delitto nei confronti di entrambi gli autori del delitto.
Il tunisino, che dopo il delitto, temendo di essere rintracciato dai Carabinieri di Noto, si era allontanato dal comune siracusano e si era rifugiato nelle campagne di Bronte, è stato raggiunto nella mattinata del 15 febbraio e catturato mentre accudiva alcuni bovini. Savarino è stato arrestato a Rosolini.




Badanti scomparsi a Siracusa: trovati resti umani a Tivoli, la Polizia continua a scavare

Svolta nelle indagini sulla scomparsa di Luigi Cerreto e Alessandro Sabatino. I resti presumibilmente appartenenti ai due ragazzi sono stati trovati oggi dalla Polizia in contrada Tivoli, nei pressi della villa dove i due lavoravano come badanti.
Nelle ore scorse era anche arrivato anche il medico legale per i primi accertamenti. Le operazioni di scavo sono andate avanti per diverso tempo. All’identificazione dei resti si sarebbe arrivati tramite alcuni indumenti e, pare, una scarpa da tennis. Gli investigatori della Mobile lavorano all’interno di una tenda che hanno montato nell’area dove si stanno concentrando le ricerche. Disposto il test del dna per l’identificazione definitiva.
“I due uomini lavoravano come badanti e, secondo la ricostruzione dei detective, erano in procinto di denunciare per maltrattamenti il figlio dell’anziano che accudivano, prima di scomparire misteriosamente”, è la versione rimbalzata anche attraverso Chi l’ha Visto, la trasmissione di Rai Tre che da tempo si occupa del caso. A luglio 2020 era stata chiesta l’archiviazione, dopo le indagini per duplice omicidio.
Erano arrivati a Siracusa nel 2014 e dopo pochi mesi si sono perse le loro tracce. Sabatino aveva 40 anni al momento della scomparsa e Cerreto 23.




Siracusa. Non risponde alle chiamate della figlia, anziana trovata priva di vita in casa

Una donna è stata trovata senza vita in casa, a Siracusa. Quando i Vigili del Fuoco sono entrati nel suo appartamento al terzo piano di un edificio tra via Pausania e via monsignor Baranzini, non hanno potuto far altro che riscontrare l’avvenuto decesso della 90enne che viveva da sola.
A dare l’allarme, era stata poco prima la figlia preoccupata perchè l’anziana madre non rispondeva alle telefonate o alla porta. Per accedere in casa, i Vigili del Fuoco hanno utilizzato l’autoscala. Una volta sul balcone del terzo piano, sono entrati da una porta finestra. Sul posto anche il 118 con una ambulanza medicalizzata.
Secondo le prime analisi, il decesso sarebbe avvenuto nella notte e per cause naturali.




Serra di marijuana allestita in casa per "mettersi in proprio": arrestato 23enne

Una serie di acquisti tipicamente da giardinaggio effettuati da un giovane con precedenti per spaccio di droga. E’ quello che ha indotto in sospetto i carabinieri della Tenenza di Floridia. Ieri, hanno arrestato il siracusano Massimiliano Mangiafico, 23 anni, già noto alla giustizia. Un intervento che segue alcuni arresti effettuati nei giorni scorsi tra Floridia e Priolo. Il 23enne è stato arrestato in flagranza di reato per produzione illecita di sostanze stupefacenti.
Il giovane avrebbe deciso di coltivare da sè le piante , aggirando “l’illecita filiera di distribuzione della marijuana”.
Nel corso della perquisizione domiciliare i militari hanno infatti scoperto che un’intera ala dell’abitazione era stata adibita a serra, equipaggiata di tutto punto con vasi colmi di terra, ventole per l’aerazione, lampade per simulare la luce del sole, essiccatoio, termometro per misurare la temperatura della stanza, liquidi e concimi specifici per le piante di canapa indiana. Non poteva mancare anche un banco da lavoro per trattare le piante raccolte ed una bilancia di precisione necessaria per confezionare le dosi da spacciare.
Nel corso delle operazioni sono state rinvenute e sequestrate 24 piante alte un metro, che presentavano già le infiorescenze pronte per la raccolta e due barattoli contenenti 50 grammi di marijuana.
Tutto il materiale, le piante e lo stupefacente sono stati sequestrati e l’uomo è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria in regime di arresti domiciliari.