Siracusa. La morte di Angelo De Simone, disposta la riesumazione della salma

C’è una persona iscritta nel registro degli indagati per la morte di Angelo De Simone, trovato senza vita nella sua casa di Siracusa nel febbraio del 2016. Per lungo tempo, il decesso del 27enne era stato inquadrato come un caso di suicidio. Una ipotesi che non ha mai convinto la famiglia ed i conoscenti più stretti del ragazzo. Ad ottobre dello scorso anno, la prima svolta con il “no” all’archiviazione e le nuove indagini.
Potrebbe essersi trattato di altro, allora. Il pm Gaetano Bono ha disposto la riesumazione della salma. Il perito nominato dalla Procura di Siracusa dovrà occuparsi di quegli esami che dovrebbero permettere di chiarire se De Simone fu vittima di un assassinio.
Tra le ipotesi, quella di una spedizione punitiva culminata in omicidio poi mascherato in suicidio per sviare le indagini.




Incidente mortale: scontro sulla Pachino-Marzamemi, perde la vita un 22enne

Aveva 22 anni la vittima del grave incidente stradale avvenuto questa mattina sulla provinciale 19, Pachino-Marzamemi. Salvatore Aprile, questo il suo nome, era alla guida della moto che – per cause ancora al vaglio degli investigatori, si è scontrata con una Bmw nel rettilineo poco fuori il centro abitato di Pachino.
Le sue condizioni sono subito apparse gravi. Oltre a due ambulanze del 118, è atterrato sul posto anche l’elisoccorso. Ma purtroppo per il 22enne non c’era più nulla da fare. Ogni tentativo di strapparlo alla morte si è rivelato vano.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri di Pachino.




Piantagione di marijuana nascosta tra le sponde del torrente Mulinello, due arresti

Nascosti tra le piantine di canapa indiana, i carabinieri hanno sorpreso all’opera Giuseppe Bontempo Ciancianella (67 anni) e Antonino Puglia (54). I due, entrambi di Villasmundo, stavano irrigando in maniera artigianale una piantagione di marijuana costituita da circa 200 piante di altezza variabile, da 50 centimetri fino a 2,5 metri. I Carabinieri erano impegnati in un servizio di controllo lungo le sponde del torrente Mulinello, in località Ferrante (Augusta). Insospettiti della presenza, in un terreno incolto, di un viottolo ben delineato, lo hanno percorso, ritrovandosi in uno slargo dove, nascoste dalla fitta vegetazione spontanea, c’erano le piante di cannabis, disposte in filari.
Mentre eseguivano il sopralluogo, hanno udito delle persone parlare ed avvicinarsi. Si sono quindi nascosti in mezzo alle piante ed hanno visto materializzarsi i due che hanno cominciato ad irrigare le piante per mezzo di un rudimentale, quanto efficace, sistema costituito da tubi in pvc per mezzo dei quali l’acqua del torrente, da un recipiente posto a monte della piantagione, per caduta, innaffiava il terreno. Colti di sorpresa, sono stati immediatamente arrestati.
Oltre alle piante ed al sistema di irrigazione, i Carabinieri hanno sequestrato l’attrezzatura agricola ed il concime liquido, utilizzati per la coltivazione della redditizia piantagione.
Le piante, previa campionatura per le analisi tossicologiche, sono state estirpate e distrutte sul posto, mentre i due arrestati sono stati posti agli arresti domiciliari a disposizione della Autorità Giudiziaria aretusea, in attesa della udienza di convalida.




Furti sui camion in sosta sulla Siracusa-Catania: due arresti della PolStrada

Il 25enne Gianmarco D’Emanuele e il 37enne Giovanni Scavone sono stati posti agli arresti domiciliari. Ad eseguire le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip del tribunale di Siracusa, sono stati gli agenti della Polizia Stradale di Siracusa e di Lentini. D’Emanuele e Scavone sono accusati di essere gli autori di una serie di furti commessi nell’area di servizio “San Demetrio”, lungo l’autostrada Siracusa-Catania.
Secondo quanto appurato dagli investigatori, i due avrebbero preso di mira i camion  in sosta approfittando della distrazione dei conducenti, spesso attendo proprio che questi ultimi riposassero nel rimorchio. Con l’ausilio delle telecamere di videosorveglianza, sono stati individuati D’Emanuele e Scavone che, però, non sarebbero gli unici coinvolti.
In un video, gli indagati, avrebbero imboccato contromano l’autostrada pur di sfuggire al controllo della Polizia Stradale.




Siracusa. "Cibo disgustoso": migranti sequestrano il personale del centro accoglienza

Alta tensione ieri pomeriggio nel centro di Pantanelli che ospita alcuni cittadini extracomunitari. Due di loro, un trentenne originario Togo e un ventenne del Mali, hanno sequestrato il personale della struttura, chiudendo  i cancelli con catene e dei lucchetti. Motivo del gesto: la protesta per la scarsa qualità del cibo e per una toilette non funzionante.Una volta intervenuta la polizia, i migranti hanno liberato i dipendenti. Sono stati denunciati per sequestro di persona.

foto: archivio




Siracusa. Rissa in via Agatocle, interviene la polizia: almeno quattro coinvolti

Rissa in via Agatocle. L’allarme è scattato dopo la segnalazione arrivata alla polizia attraverso il numero unico delle emergenze. Sul posto, gli agenti delle Volanti che, accertato quanto accaduto, hanno sorpreso due giovani, di 23 e 18 anni ancora impegnati nella disputa. Altri due, poco prima coinvolti nella rissa, sono riusciti, invece, a fuggire. I motivi dell’accaduto sono al vaglio degli investigatori. I due giovani bloccati sono stati denunciati.




Video. Maxi operazione dei Carabinieri tra Floridia e Solarino: sgominato sodalizio mafioso

Sono 24 le persone arrestate tra Floridia e Solarino nell’ambito della maxi operazione San Paolo. Oltre 100 i Carabinieri impegnati alle prime luci dell’alba, dopo un’indagine coordinata dalla Dda di Catania e durata oltre un anno.
Sono 19 le persone finite in carcere e 5 agli arresti domiciliari come da ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia. Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e usura, tentata estorsione ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, aggravati dalla finalità di agevolare il clan Aparo attivo nel territorio di Floridia e Solarino.
Le indagini hanno permesso di sgominare quello che viene ritenuto un sodalizio mafioso riconducibile alla sfera di influenza del clan Aparo, storicamente dominante nei comuni dell’hinterland siracusano, come Floridia e Solarino, quest’ultimo comunemente denominato San Paolo, da cui il nome dell’indagine.

Al suo vertice dell’associazione ci sarebbe stato, secondo gli investigatori, Massimo Calafiore considerato il reggente “pro tempore” del clan su “nomina” diretta dello storico boss, Antonio Aparo, mediante l’invio di missive spedite mentre questi si trovava ristretto nel carcere di Milano, una volta terminato il regime del 41 bis.
Giuseppe Calafiore, Salvatore Giangravè e Angelo Vassallo sarebbero le altre figuri apicali del sodalizio. Gli ultimi due “gestori” dell’usura e del traffico di stupefacenti e da poco scarcerati dopo un lungo periodo di detenzione.
Il braccio armato del clan, utilizzato per mantenere il regime di sopraffazione ed omertà sul territorio, sarebbe stato costituito da Mario Liotta, recentemente deceduto, e dal figlio Francesco, ritenuti l’articolazione operativa del gruppo criminale, con compiti di intimidazione violenta a commercianti e ad altri privati.
Il clan, così composto, aveva dato vita a un vero e proprio dominio sui centri di Floridia e Solarino. Molteplici erano i campi di “influenza”: dall’usura agli stupefacenti, dalle estorsioni ai danneggiamenti mediante attentati incendiari.
L’indagine è partita da alcuni incendi avvenuti Floridia a danno di esercizi commerciali. Roghi accomunati dallo stesso modus operandi. Dall’analisi degli episodi, gli inquirenti sono riusciti a risalire agli autori materiali e ai loro mandanti, facendo venire alla luce l’esistenza di un’associazione di tipo mafioso radicata sul territorio, che si sarebbe resa responsabile di numerosi episodi di usura, di cui gli incendi e i danneggiamenti costituivano l’esortazione a pagare. A capo dell’associazione, vi erano, come detto, proprio i due Calafiore che, utilizzando denaro del sodalizio criminale, avrebbero concesso prestiti a tassi usurari a privati cittadini in stato di bisogno, tra cui anche commercianti in difficoltà, praticamente sostituendosi agli istituti bancari. A differenza di questi ultimi, però, i due applicavano tassi di interesse pari al 20% mensile e quindi al 240% annuo. Giuseppe Calafiore teneva la “contabilità” mediante appunti che materialmente erano custoditi dalla madre, Antonia Valenti, destinataria anche lei di misura cautelare. Negli appunti, oltre che sulle pagine dei calendari della casa della donna, erano annotati nominativi, ammontare delle rate, date in cui i pagamenti dovevano essere effettuati, oltre che la contabilità dei prestiti che erano poi stati erogati a titolo personale, fuori dall’influenza del clan. Le vittime di usura accreditavano ai loro strozzini le rate pattuite mediante bonifici bancari o trasferimenti monetari su Postepay, oltre che con il classico metodo del trattenimento di assegni dati in garanzia per l’ammontare del prestito. In caso di inadempimento, i Calafiore procedevano ad impossessarsi di autovetture, beni immobili e esercizi commerciali delle vittime, gettandole letteralmente sul lastrico.
Gli investigatori hanno posto in evidenza anche il ruolo delle donne. Non solo la madre di Calafiore ma anche la compagna, Clarissa Burgio, inizialmente vittima di usura da parte dei Calafiore e poi divenuta compagna di Giuseppe e quindi diventata il suo naturale sostituto, quando l’uomo era stato arrestato per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e ristretto in carcere per un breve periodo.
Il giro dell’usura, emerso durante l’attività di indagine, è risultato di larga portata tanto da far ritenere configurato il reato di esercizio abusivo di attività finanziaria e creditizia. Solo di alcuni episodi è stata possibile la compiuta ricostruzione. In molti altri casi, infatti, mancando la collaborazione delle vittime, non è risultata possibile la contestazione.
L’associazione mafiosa, oggi disarticolata, non si occupava solo di usura. Florida era anche l’attività legata al traffico e spaccio di sostanza stupefacente. Le indagini hanno consentito, infatti, di accertare che il sodalizio criminale gestito dai Calafiore, per incrementare ulteriormente gli introiti, aveva deciso di utilizzare parte dei proventi derivanti dall’usura per l’acquisto di grosse quantità di stupefacenti, principalmente cocaina, hashish e marijuana, fornite dai “catanesi”. La sostanza stupefacente veniva poi rivenduta a numerosi acquirenti di Floridia alimentando lo spaccio al dettaglio in quel centro.
Dall’associazione dei Calafiore si rifornivano anche spacciatori indipendenti come Andrea Occhipinti, Paolo Nastasi, Antonio Amato (detto “Cappellino”) e Massimo Privitera, operanti tutti a Floridia.
Sempre seguendo il canale della sostanza stupefacente che da Catania giungeva a Floridia attraverso i Calafiore, è emersa l’esistenza di una vera e propria piazza di spaccio in via Fava, i cui promotori ed organizzatori sono stati individuati dalle forze dell’ordine in Maurizio Assenza e suo figlio Sebastiano Carmelo, che unitamente a Joseph Valenti, Antonio Privitera, Angelo Aglieco e Jacopo De Simone avrebbero dato vita ad una vera e propria organizzazione dedita allo spaccio di sostanza stupefacente (cocaina, hashish e marijuana).
Nel corso dell’indagine sono stati eseguiti numerosi riscontri, sequestrati complessivamente 300 grammi di cocaina. Sono stati altresì segnalati alla Prefettura, quali assuntori, circa venti clienti della piazza di spaccio di via Fava, nonché degli spacciatori “indipendenti”. Inoltre, sono state tratte in arresto sette persone per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio. L’introito stimato del giro di droga scoperto grazie a questa indagine si aggirava intorno ai 350.000 euro in soli quattro mesi.
Oltre all’usura e agli stupefacenti, l’associazione mafiosa si sarebbe dedicata anche ai danneggiamenti mediante incendi, utilizzati per far sentire la forza di intimidazione del clan sul territorio, per punire coloro che non erano puntuali nei pagamenti o che avevano interrotto i rapporti interpersonali con il clan o, a volte, anche semplicemente per dare fastidio alle Forze dell’Ordine quando queste ultime segnalavano qualcuno dei consociati per violazione degli obblighi cui erano sottoposti.
Almeno quindici si sono rivelati gli atti incendiari attribuibili all’associazione, sia a danno di autovetture che di esercizi commerciali. Emblematiche talune motivazioni: l’incendio dell’autovettura dei proprietari di un bar di Solarino, rei di non aver praticato uno sconto su una torta acquistata da Massimo Calafiore per il compleanno del figlio, addirittura facendogli pagare un lecca – lecca che lo stesso, all’atto del ritiro del dolce, aveva acquistato alla figlia che lo accompagnava. Altro episodio è rappresentato dall’incendio di un intero pub di Floridia dopo che Giuseppe Calafiore aveva giudicato troppo caro un tagliere di formaggi e non aveva potuto ricevere le ostriche e champagne, da lui richieste, ma non disponibili.
Nel corso dell’indagine è emersa altresì la figura di Domenico Russo, dapprima parte offesa in quanto vittima dell’usura dei Calafiore e, successivamente, mandante di una tentata estorsione nei confronti di un netino che lo aveva truffato.




Migranti a Portopalo, in 7 sbarcano in spiaggia: bloccati, in attesa del tampone

Hanno raggiunto la costa di Portopalo a bordo di un gommone. Una volta a terra, hanno cercato di fare perdere le loro tracce. Sono stati intercettati e bloccati da Carabinieri e Capitaneria di Porto, poco distanti dal centro urbano. La loro imbarcazione è stata posta sotto sequestro.
Condotti in un piazzale nei pressi degli uffici della Guardia Costiera, sono in attesa di essere sottoposti a tampone e test sierologico rapido.
Secondo le disposizioni di una recente ordinanza regionale, dovranno osservare 14 giorni di quarantena obbligatoria. Da decidere però dove. La Prefettura di Siracusa è stata informata dell’accaduto. Si attendono anche disposizioni ministeriali.
“Appaiono in buone condizioni. Sono stati rifocillati e attendiamo ora i tamponi. Ma qui a Portopalo non possono restare, non abbiamo strutture attrezzate”, dice il sindaco della cittadina, Gaetano Montoneri.




Operazione San Paolo: usura, estorsione e traffico di droga. I nomi degli arrestati

L’operazione San Paolo ha portato 19 persone in carcere e 5 ai domiciliari. Vasto il campionario delle accuse mosse dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catania. All’alba gli arresti, con un blitz condotto da oltre 100 Carabinieri. Di seguito i nomi degli arrestati e le contestazioni a loro carico.

Misura cautelare in carcere:
Antonio Aparo, classe 1958, disoccupato, pluripregiudicato, già ristretto presso il carcere di Opera (Milano), per associazione di tipo mafioso.
Massimo Calafiore, classe 1968, disoccupato, pluripregiudicato, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all’usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Giuseppe Calafiore, classe 1968, disoccupato, pluripregiudicato, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata all’usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria.
Salvatore Giangravè, classe 1963, operatore ecologico, pluripregiudicato, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Angelo Vassallo, classe 1963, operatore ecologico, pluripregiudicato, per associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Massimo Privitera, classe 1973, disoccupato, pregiudicato, per spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Francesco Liotta, classe 1989, disoccupato, con precedenti di polizia, per associazione di tipo mafioso.
Salvatore Mazzaglia, inteso “Nino”, classe 1957, disoccupato, pluripregiudicato, già ristretto presso il carcere di Catania Bicocca, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Victor Andrea Junior Mangano, classe 1991, disoccupato, con precedenti di polizia, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Paolo Nastasi, classe 1978, disoccupato, con precedenti di polizia, per spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Antonio Amato, inteso “cappellino”, classe 1986, operaio, pregiudicato, per spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Maurizio Assenza, classe 1964, autista, pregiudicato, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Sebastiano Carmelo Assenza, classe 1994, disoccupato, con precedenti di polizia, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Jacopo De Simone, classe 1993, disoccupato, pregiudicato, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Angelo Aglieco, classe 2001, disoccupato, con precedenti di polizia, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Joseph Valenti, classe 1992, operaio, con precedenti di polizia, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Antonio Privitera, classe 1996, disoccupato, con precedenti di polizia, per associazione finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Giuseppe Crispino, classe 1978, disoccupato, con precedenti di polizia, già ristretto presso il carcere di Terni, per tentata estorsione in concorso e aggravata dal metodo mafioso.

Agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni:
Antonia Valenti, classe 1946, pensionata, incensurata, per associazione per delinquere finalizzata all’usura.
Clarissa Burgio, classe 1982, impiegata, incensurata, per associazione per delinquere finalizzata all’usura.
Andrea Occhipinti, classe 1989, operaio, incensurato, per spaccio di sostanza stupefacente in concorso e aggravato dal metodo mafioso.
Domenico Russo, classe 1964, veterinario, incensurato, per tentata estorsione in concorso e aggravata dal metodo mafioso.

Ulteriori due soggetti destinatari di misura risultano in atto irreperibili sul territorio nazionale.
Nel corso delle odierne attività di polizia giudiziaria, è stata data esecuzione all’ordine di sequestro preventivo di un’autovettura Audi Q5 di proprietà di una delle vittime di usura, ma nella disponibilità di Massimo Calafiore, da lui “requisita” alla stessa vittima come pegno per i mancati pagamenti.
Presso le abitazioni degli arrestati sono stati, invece, sequestrati vari assegni e bancomat, sostanza stupefacente del tipo hashish per 5 grammi, 1 grammo di cocaina e denaro in contante per quasi 13 mila euro.




Finta assicurazione on line: truffato 52enne netino, denunciate fantomatiche assicuratrici

Aveva stipulato un contratto on line con una nota società assicurativa, trovando una vantaggiosa offerta. O almeno di questo era convinto. Nella realtà si è ritrovato vittima di una truffa. Si tratta di un uomo di 52 anni che, non appena si è reso conto di essere caduto in un tranello, si è rivolto al commissariato di Noto, denunciando l’accaduto. E’ accaduto lo scorso giugno. Ieri, gli agenti hanno denunciato due donne, di 66 e 26 anni, entrambe napoletane. Dovranno rispondere di truffa in concorso. La polizia è arrivata a loro dopo un’attenta attività investigativa.
Dopo aver pagato tramite carta Postepay il premio assicurativo, l’uomo non ha mai ricevuto il contrassegno ed il contratto . Le due donne erano soltanto due millantatrici. Non hanno mai lavorato per alcuna compagnia assicuratrice, nonostante sempre pronte a fornire rassicurazioni al “cliente”- vittima.