Lentini.Carenze igienico-sanitarie: sanzionati due esercizi commerciali

Controlli amministrativi e igienico-sanitari a Lentini. Li ha condotti la polizia insieme al personale del Servizio Igiene degli Alimenti di Origine Animale e nutrizione dell’Asp, rilevando in due esercizi commerciali gravi carenze .In un’attività sono state rilevate anche violazioni delle norme sull’impiego dei lavoratori subordinati e per tali motivi il titolare è stato denunciato per la violazione della legge sulla tutela del lavoro dei minori.Notificate ai titolari di due attività alimentari delle sanzioni amministrative per delle carenze igienico-sanitarie, già rilevate in precedenti ispezioni.




Pachino. Bastonate a una creditrice che rivoleva i soldi: anziana denunciata

Ha colpito con un bastone di legno una donna che le chiedeva la restituzione di una somma di denaro prestata qualche anno fa. Denunciata dagli agenti del commissariato di Pachino una donna di 77 anni. E’ accusata di lesioni. La donna, innervosita dalla richiesta del denaro, ottenuto in prestito in precedenza, ha causato alla creditrice lesioni giudicate guaribili in 30 giorni.




"Lanteri non è adatto al carcere": il difensore chiederà i domiciliari. L'accusa: omicidio aggravato

E’ stato fissato per domattina alle 9.30 l’interrogatorio di garanzia di Giuseppe Lanteri. In tribunale a Siracusa verrà formalizzata l’accusa di omicidio aggravato. Il suo legale, Nino Campisi, proverà a chiedere i domiciliari non foss’altro perchè “il ragazzo non è adatto al carcere, è in stato di shock emozionale ed in condizioni difficili. Non ha piena coscienza di quanto fatto e accaduto”.
Difficilmente, però, una simile richiesta verrà presa in considerazione dai magistrati che si stanno occupando della vicenda. Troppo grave il reato contestato ed il quadro indiziario per pensare ad una soluzione di quel tipo. Intanto in carcere a Cavadonna, Giuseppe Lanteri rimane guardato a vista in cella di accettazione.
“Ai magistrati ha confermato di essere andato a casa della donna per vedere la ragazza. Su quanto accaduto dopo, black out. Non ricorda nulla. Non ha saputo dire che c’è stata colluttazione o cosa”. E sembra implicitamente confermare una strategia difensiva che potrebbe puntare sul raptus e la momentanea incapacità di intendere e di volere.
Affranti dall’accaduto i genitori. Il padre è un bracciante agricolo, la madre impegnata in lavori saltuari. Una famiglia onesta, sconvolta dal gesto di quel figlio che non sanno spiegarsi. Hanno collaborato con le forze dell’ordine durante le ricerche e hanno mostrato chiara consapevolezza della gravità dell’accaduto. “Se ha sbagliato è giusto che paghi”, avrebbero confidato al legale.




Omicidio di Avola, le parole di Giuseppe Lanteri: "non volevo uccidere"

“Non volevo uccidere”. Al magistrato che nella notte lo ha interrogato, Giuseppe Lanteri non ha saputo fornire particolari motivazioni circa il suo gesto. Aveva un coltello e – pare – non fosse neanche la prima volta che uscisse per Avola con quel tipo di arma bianca con sè. “Non volevo uccidere”, ha ripetuto mentre gli veniva chiesto conto di almeno due fendenti: quello presumibilmente mortale alla giugulare ed un secondo alla base della nuca di Loredana Lopiano, la mamma di quella ragazza che per tre anni era stata la fidanzatina di Lanteri.
Era lei, la donna, l’unica con cui il ragazzo riusciva a parlare della relazione finita e del suo disagio. Vedeva in lei una sorta di sponda per riallacciare i rapporti con la figlia, interrotti nella primavera scorsa. Il che rende ancora più difficile comprendere e accettare quello che è accaduto ieri mattina.
Giuseppe Lanteri era appostato nei pressi dell’abitazione dell’infermiera. In casa c’erano lei e la figlia, al terzo piano. Non appena Loredana Lopiano è uscita, si è trovata di fronte il ragazzo. Qualche scambio di battute e poi, in quel piccolo androne di due metri quadrati, la tragedia. Sarà l’autopsia a stabilire con certezza quante volte la donna è stata colpita. Ma è un mistero il perchè la discussione sia degenerata fino al dramma. Un movente pare ancora non esserci. Materia da avvocati, con un più che probabile ricorso a perizie per stabilire la momentanea incapacità di intendere e di volere del giovane che, peraltro, parrebbe assumere farmaci (alcuni li aveva con sè al momento del fermo, ndr). “Era lucido e consapevole al momento del fermo”, spiegano gli agenti del commissariato di Avola, senza aggiungere altro. Insomma, sapeva di aver ucciso.
Ma non si è consegnato. Ha preferito la fuga. Solitaria. Ha cambiato i pantaloncini a casa della nonna, nei pressi della piazza dei Cappuccini. Poi, con ancora indosso la maglietta sporca di sangue, la scelta di fermarsi in quella scogliera su cui è difficile scorgere qualcuno.
Ore di silenzio. Anche la sua famiglia lo cerca. Partono messaggi e telefonate. Ma lo smartphone del ragazzo è spento. Si teme il suicidio fino a quando, improvvisi, appaiono i primi messaggi inviati a parenti. In particolare ad un cognato in Puglia. “Ho fatto una c#zzata”, avrebbe scritto in uno di questi. Agganciato quel segnale, gli investigatori arrivano alla sua posizione e, nottetempo, al fermo.
Non oppone resistenza, non prova a scappare. Ancora in maglietta e pantaloncini, affamato e infreddolito, segue i poliziotti prima in commissariato (dove troverà i genitori per un breve incontro) poi in carcere a Cavadonna. Non si danno pace i suoi genitori, una famiglia normale distrutta dalla duplice tragedia.
E gli interrogativi si moltiplicano. Voleva parlare con la ex fidanzatina? Loredana Lopiano lo ha impedito? Perchè l’ha colpita? Per ora domande tutte senza risposta. Rimane la rabbia per una morte senza senso che piega in due dal dolore, lancinante, una famiglia perbene e benvoluta ad Avola. La giovane figlia, l’unica in casa con la madre poco prima della tragedia, è costretta a rivivere i fotogrammi di un incubo. Un rumore sordo, come una caduta. La corsa al piano di sotto, la mamma rantolante in terra, il sangue, il disperato tentativo di prestare soccorso e la drammatica telefonata al 112. L’ambulanza arriva in fretta. Ma per Loredana Lopiano non c’è più nulla da fare. Poco distante, Giuseppe Lanteri cambia pantaloncini e sciacqua braccia e volto prima di dare vita alla sua breve latitanza.




Rosolini. Ingerisce involucri con cocaina, l'arresto dopo l'ospedale

Arrestato a Rosolini, in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente , Antonino Nigito, 38 anni.
Una perquisizione domiciliare ha messo in agitazione l’uomo che, per sottrarsi all’arresto, con un gesto repentino avrebbe ingerito diversi involucri verosimilmente contenenti sostanza stupefacente. Immediatamente trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale Trigona di Noto e sottoposto ad esami clinico-strumentali è risultato aver ingerito diversi involucri contenenti 2 grammi di cocaina. E’ stato sottoposto all’obbligo di dimora presso il comune di Rosolini.
La sostanza rinvenuta è stata sottoposta a sequestro in attesa di esperire le analisi di laboratorio del caso necessarie per verificarne il grado di purezza.




Arrestato nella notte il presunto assassino di Avola: ha 19 anni, nascosto in spiaggia

Giovanissimi, volto ancora da ragazzino. Lontano, lontanissimo da un killer. Eppure è lui, Giuseppe Lanteri, il sospettato numero uno dell’omicidio di Loredana Lopiano. Poco dopo mezzanotte è stato rintracciato dai poliziotti di Avola che erano da ore sulle sue tracce. A “tradirlo”, il suo smartphone. Alcuni messaggi sono stati stati intercettati e hanno permesso, attraverso l’analisi delle celle, di restringere il cerchio. La notte aveva deciso di passarla fra i frangiflutti del lungomare di viale Aldo Moro a Pantanello, nei pressi del Lido Cabiria, quasi alla fine del lido di Avola.
Stava tra gli scogli e la sabbia, infreddolito. E’ stato condotto in caserma e subito interrogato. Il movente sarebbe riconducibile alla fine della relazione con una delle due figlie della sfortunata infermiera. Non si sarebbe mai rassegnato, roso dalla gelosia. Sino all’epilogo finale. Drammatico.
Alle 7.30 di ieri mattina si sarebbe presentato alla porta di casa della Lopiano. E non appena hanno aperto la porta, sono partiti i fendenti. Violenti, alla gola. In fuga, avrebbe raggiunto casa della nonna, per cambiare gli abiti insanguinati. Poi la paura e la ricerca di un luogo “sicuro” in cui nascondersi, braccato dalla Polizia.




Omicidio ad Avola: infermiera assassinata, ricercato il fidanzato della figlia

Porterebbe al fidanzato della figlia, un giovane di 19 anni, la pista privilegiata dagli inquirenti che stanno cercando di far luce sull’omicidio dell’infermiera di 47 anni, Loredana Lopiano, accoltellata questa mattina davanti la porta della sua abitazione, in via Savonarola, ad Avola.
Il giovane sarebbe ricercato dalla polizia, che avrebbe raccolto una serie di testimonianze che condurrebbero proprio al 19enne.
La vittima è stata ferita a morte intorno alle 7.30. E’ stata lei ad aprire la porta di casa, probabilmente quindi conosceva il suo assassino. Secondo una ancora parziale ricostruzione, avrebbe fatto da scudo alla figlia vero bersaglio dell’omicida. Le coltellate, violente, hanno raggiunto l’infermiera alla gola. Al punto che un pezzo di lama è rimasto conficcato nel corpo. Il manico, rotto, è stato ritrovato poco distante.
A lanciare l’allarme, proprio la figlia della donna. Vani i tentativi di soccorso. Sul posto, gli uomini del commissariato e i carabinieri. La donna sarebbe spirata durante la corsa disperata in ambulanza verso l’ospedale. L’omicidio sarebbe maturato per dissidi familiari.




L'omicidio di Loredana Lopiano, il sindaco di Avola: "siamo sconvolti"

“Siamo sconvolti. Quanto accaduto stamattina è veramente un dramma che ha scosso non solo me, ma l’intera comunità avolese”. Queste le prime parole del sindaco Luca Cannata, dopo aver appreso dell’omicidio dell’infermiera Loredana Lopiano.
“Tutta la città si stringe al dolore per la scomparsa della donna che lavorava al reparto di Oncologia dell’ospedale Di Maria ed era impegnata nel sociale”, aggiunge il primo cittadino. “Oggi è il giorno delle lacrime e della richiesta di giustizia. Lasciamo che le Forze dell’Ordine facciano il proprio lavoro, portando alla luce fatti e colpevole di un gesto tanto violento, quanto folle”.




Sistema Siracusa, arrestata "talpa" romana: è un ex funzionario dei servizi segreti

L’inchiesta della procura di Roma sulle corruzioni al Consiglio di Stato si allaccia in certi passaggi con i protagonisti della parallella su Sistema Siracusa. Questa volta a finire in manette è un ex funzionario dei Servizi Segreti, Loreto Francesco Sarcina, foggiano di 55 anni, accusato di falso in atto pubblico.
I due avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore, arrestati a febbraio nel primo troncone dell’inchiesta, hanno da diverso tempo deciso di collaborare con i magistrati. E il nome di Sarcina, ex carabiniere, sarebbe stato rivelato proprio dai due legali. Amara e Calafiore avrebbero raccontato di pagamenti da 30 mila euro per avere “notizie coperte da segreto” e di essere stati così avvertiti prima di alcune perquisizioni ai loro danni. Ed è proprio per questo che i due avvocati siciliani avrebbero gettato nel fiume Tevere i loro computer.




Siracusa. "Firmopoli", richiesta di rinvio a giudizio per 12 persone

Richiesta di rinvio a giudizio per 12 persone coinvolte nell’inchiesta “Firmopoli”, legata alle presunte firme false per le elezioni amministrative del 2013. La Procura di Siracusa ha mandato a processo, tra gli altri, l’ex sindaco, Giancarlo Garozzo, l’attuale vice presidente del consiglio comunale, Michele Mangiafico, l’ex assessore alle Politiche sociali, Lidddo Schiavo, gli ex consiglieri comunali  Luciano Aloschi, Sebastiano Di Natale, Riccardo Cavallaro, Natale Latina, tre funzionari comunali e due ex consiglieri provinciali (Nunzio Dolce e Sebastiano Butera). Non luogo a procedere per l’ex consigliere comunale Salvo Sorbello.