Siracusa. Furto nella canonica della Chiesa di San Paolo, sorpreso e arrestato 17enne

Si introduce nella canonica della Chiesa di San Paolo Apostolo e si impossessa delle monete, per 40 euro in totale. Erano le 2 della scorsa notte quando gli agenti delle Volanti sono intervenuti. Al giovane, un minore di 17 anni, è stato anche sequestrato un grosso coltello da cucina, utilizzato per forzare la porta della canonica e per impossessarsi del denaro, di un bracciale in oro, di un orologio e di un portafoglio da uomo contenente moneta straniera. La refurtiva è stata, successivamente, riconsegnata al legittimo proprietario. Addosso al ragazzino, rinvenuti anche 1, 3 grammi di marijuana. Segnalato, dunque, all’autorità amminsitrativa.




Siracusa. Incendio in viale Paolo Orsi minaccia la zona archeologica

Ancora un incendio a Siracusa. Nel primo pomeriggio le fiamme si sono sviluppate in un terreno abbandonato lungo viale Paolo Orsi, prima adibito a vivaio. Si sono poi allargate fino a spingersi all’interno della zona archeologica, sino a minacciare da vicino l’ara di Ierone. Sul posto sono intervenute due squadre dei Vigili del Fuoco, supportate da uomini della Protezione Civile. A dirigere il traffico su viale Paolo Orsi, gestendo i momenti più complessi e delicati delle fasi di spegnimento sono intervenuti agenti della Polizia Municipale. Solo attorno alle 16 la situazione è tornata alla piena normalità, anche sul fronte della viabilità.




Floridia. In auto con una pistola modificata per vendicare uno "sgarbo"

Lo hanno bloccato mentre girava in auto per Floridia con una pistola. Era all’interno di un borsello poggiato sul sedile passeggero. Una pistola a salve Bruni modello New Police, modificata ed in grado di esplodere munizioni calibro 7,65. Nel
caricatore, 5 cartucce. In flagranza di di detenzione di arma da sparo e cartucce clandestine è stato arrestato Vincenzo Bramante, 31 anni.
I carabinieri era già intervenuti un paio di sere prima per una violenta lite scoppiata fra Bramante ed un altro uomo. Pare per motivi legati ad una relazione sentimentale con una donna, i due erano venuti alle mani. Bramante avrebbe minacciato l’aggressore davanti a svariati testimoni, promettendo che gliel’avrebbe fatta pagare.
Il 31enne è stato condotto al carcere Cavadonna come disposto dall’Autorità Giudiziaria di Siracusa.




Siracusa. Dopo una lite, minaccia con pistola giocattolo un commerciante: denunciato

Nella giornata di ieri, i carabinieri hanno denunciato a piede libero a Siracusa un 19enne polacco. Si sarebbe reso responsabile di minacce aggravate.
Avrebbe, infatti, avuto un diverbio con il proprietario di un mini market che aveva richiesto un primo intervento dei militari dell’Arma. Qualche minuto dopo la pattuglia dei Carabinieri, nel transitare in zona, era stata attivata da un gruppo di persone che ne richiedevano nuovamente l’intervento in quanto il 29enne polacco era tornato nel mini market minacciando il proprietario, mostrandogli una pistola ad aria compressa priva di elementi visivi che potessero farla distinguere da una comune arma da fuoco.




L'arroganza della mafia alla luce del sole: "a Pachino tutti sapevano, poche denunce"

Il controllo mafioso sul mercato ortofrutticolo di Pachino, dalla produzione alla vendita, era in mano alla mafia. L’operazione Araba Fenice della Polizia di Stato ha sgominato quello che secondo gli investigatori era un sodalizio ben radicato e operativo, capace di tenere sotto scacco un filone vitale per la zona sud del siracusano. Un “peso” per l’economia sana, zavorrata dalle imposizioni malavitose e chi non ci stava rischiava grosso. Il magazzino dell’azienda Fortunato è stato, ad esempio, distrutto da un incendio.
“L’arroganza mafiosa è incredibile, quasi alla luce del sole. Il discorso del 3% da pagare sul prodotto era sulla bocca di tutti ma pochi denunciavano. Posso dire però, senza dare dettagli, che abbiamo collaborato”, racconta Paolo Caligiore, coordinatore provinciale della Federazione Antiracket. “A Pachino ci siamo mossi. Non c’è stata omertà anche se le denunce non sono state tante. Se avessero denunciato in tanti, si sarebbero accorciati i tempi delle indagini, serie e scrupolose. In fondo a Pachino tutti sapevano, i personaggi erano quanto meno chiacchierati”, aggiunge Caligiore per nulla sorpreso da quanto venuto a galla. “Aspettavamo un’operazione come quella di ieri. La comunità pachinese deve capire che una volta liberata dal giogo mafioso il beneficio è per tutti. Non si può sottostare al ricatto malavitoso. Se noi facciamo i deboli, come cittadini e imprenditori, rafforziamo il sistema criminale. E’ una bella giornata per Pachino, speriamo il messaggio arrivi chiaro alla gente. Queste persone si possono denunciare. Lo ripeto, con la denuncia ci si libera. Basta aver pazienza e confidare nelle forze dell’ordine che sanno fare il loro lavoro. E lo fanno con indagini che raccolgono elementi tali da reggere ad ogni processo”.




Quando il boss Giuliano minacciava di uccidere il giornalista Borrometi

Salvatore Giuliano, capomafia di Pachino, da ieri in carcere insieme ad altre 18 persone, era balzato agli onori delle cronache nazionali lo scorso aprile. Intercettato dalla polizia, lasciava trasparire la volontà di “organizzare un’eclatante azione omicidiaria” per togliere di mezzo “lo scomodo giornalista” Paolo Borrometi che con le sue inchieste aveva svelato affari e interessi del gruppo di Giuliano. Il piano prevedeva la complicità del potente clan Cappello di Catania. In conversazioni ascoltate dalla polizia, i “pachinesi” lasciano poco alla fantasia: “scendono una decina, una cinquina, cinque, sei catanesi, macchine rubate, una casa in campagna, uno qua, uno qua… la sera appena si fanno trovare, escono… dobbiamo colpire a quello, bum, a terra! E qua c’è un iocufocu (fuochi d’artificio, ndr)! Come c’era negli anni 90, in cui non si poteva camminare neanche a piedi… Ogni tanto un murticeddu vedi che serve, c’è bisogno”. Una vicenda per la quale Giuliano è stato rinviato a giudizio.
“Loro oggi sono in carcere. Loro che volevano farmi saltare in aria con un’autobomba, che volevano ammazzarmi, che sono a processo per minacce di morte aggravata dal metodo mafioso nei miei confronti; loro che hanno tentato in ogni modo di delegittimarmi, per poi farmi fuori; loro che hanno reso una intera comunità nella paura più pressante. Ci ho sperato e creduto sin dal primo momento, quando anni fa ho iniziato a scrivere su Pachino”, esulta sulla sua pagina facebook il giornalista Paolo Borrometi. “Il ringraziamento più sentito alla Procura di Catania, ai Magistrati che in silenzio lavorano per liberare il territorio, alla Polizia, Mobile di Siracusa e Commissariato di Pachino. Grazie a voi che avete reso possibile la liberazione di un territorio soffocato”.




Amara, Mineo e quei 300mila euro: Denis Verdini indagato dalla Procura di Messina

L’ex senatore Denis Verdini ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Messina. E’ indagato con l’accusa di illecito finanziamento ai partiti nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto (per corruzione, ndr) dell’ex giudice del Cga di Palermo, Giuseppe Mineo. In mezzo c’è ancora il cosiddetto Sistema Siracusa. Verdini, infatti, attraverso una serie di passaggi societari, avrebbe ricevuto a titolo di finanziamento del gruppo politico di cui era coordinatore, circa 300mila euro dall’avvocato Piero Amara. La somma sarebbe servita a indurre Verdini a sostenere la designazione di Mineo al Consiglio di Stato.




Cambio al vertice della Tenenza di Noto: Giulia Facciorusso il nuovo comandante

E’ la tenente Giulia Facciorusso il nuovo comandante della Tenenza di Noto della Guardia di Finanza. Ieri mattina, l’insediamento alla presenza del comandante provinciale, il colonnello Antonino Spampinato, e di una rappresentanza di Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Finanzieri del Reparto, all’interno del chiostro della caserma “Nuvoletti”. Passaggio di consegne tra il capitano Federico Vanni e il nuovo comandante. Un’occasione anche per tracciare un bilancio dell’attività svolta dal 2015 ad oggi.  L’Ufficiale ha 26 anni ed è originaria di Rignano Garganico, in provincia di Foggia. Si è arruolata nel 2011 ed ha frequentato il 111° Corso “Ponte di Perati III” nelle sedi dell’Accademia del Corpo di Bergamo e Roma, conseguendo – al
termine del percorso formativo quinquennale – la laurea specialistica in “Scienze della Sicurezza Economico-Finanziaria” presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Giunge a Noto dopo una prima esperienza operativa maturata alla Sezione Operativa della Compagnia di Avellino e succede nell’incarico al Capitano Federico Vanni, che ha guidato, tra le più importanti indagini, l’operazione Piazza Pulita con cui è stato colpito un clan mafioso operante in provincia nel settore della raccolta dei rifiuti. Altro intervento di rilievo, l’operazione “Capopassero”, che ha portato al sequestro di una vasta area di circa 33.000 metri quadri sulla quale era in corso di realizzazione un imponente villaggio turistico di 52 villette e la denuncia di un soggetto
che, al fine di ottenere la prevista concessione edilizia, aveva presentato una falsa polizza fidejussoria. E ancora  “Prison Break”,. che ha consentito di smascherare un sistema gestito da 7 soggetti, tra cui imprenditori e responsabili di vari Enti, che si appropriavano indebitamente di beni appartenenti alla Casa di reclusione di Noto. Vanni andrà ad assumere in
Toscana l’incarico di Comandante della Compagnia di Arezzo.




"Archia" e "Fiera del Sud", le due operazioni della Guardia di Finanza sul gruppo Frontino

La Guardia di Finanza parla di “imponente operazione” nei confronti del Gruppo Frontino. Due distinti provvedimenti disposti dal gip del Tribunale di Siracusa, su richiesta della Procura che ha coordinato le indagini, hanno permesso ai finanzieri di Palermo e Siracusa di portato a compimento due importanti operazioni di polizia economico-finanziaria con al centro gli interessi imprenditoriali del Gruppo Frontino, “gravitanti intorno al centro Commerciale Fiera del Sud”, spiegano gli investigatori. Si tratta delle operazioni “Archia” e “Fiera del Sud”.
Con la prima, le Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno eseguito un decreto di misure cautelari nei confronti di Davide Venezia, Alfredo Sapienza e Rosa Gibilisco, indagati per bancarotta fraudolenta e frode fiscale nella costruzione del centro commerciale “Fiera del Sud” di Siracusa. Una quarta misura cautelare è in corso di esecuzione.
L’attività, iniziata nel 2016, ha tratto origine da una delega rilasciata alla Guardia di Finanza palermitana dalla Procura della Repubblica di Siracusa tesa a delineare le vicende economico-finanziarie di numerose imprese avvicendatisi nella costruzione del centro commerciale a seguito della quale i finanzieri del I Gruppo Tutela Entrate hanno svolto complesse indagini con l’esame di migliaia di documenti cartacei e digitali, l’audizione di testimoni e l’esecuzione di indagini finanziarie, che hanno svelato vorticosi passaggi di denaro tra persone fisiche e giuridiche. Quanto alla bancarotta, appurato che gli amministratori di diritto succedutesi nel tempo e quello di fatto della Codaf S.r.l. avrebbero distratto somme per oltre 250.000 euro, eseguendo pagamenti non giustificati in favore di alcune imprese ed esponevano nel bilancio fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero, celando maggiori perdite per quasi 3,5 milioni di euro. Peraltro, celavano le scritture contabili della società, in modo da rendere impossibile la completa ricostruzione del patrimonio e degli affari. In aggiunta, avrebbero aggravato il dissesto della Attività Edilizie S.r.l. astenendosi dal richiedere il fallimento quando già era emersa una situazione di dissesto irreversibile. Con riguardo ai reati fiscali, è stato appurato che la RGD S.r.l. ha evaso le imposte per circa 250.000 euro e che alcune persone coinvolte dalle indagini avevano compiuto atti fraudolenti sui beni della Emmea S.r.l. al fine di sottrarsi al pagamento delle imposte, rendendo inefficace la procedura di riscossione coattiva, non versavano l’iva per oltre 500.000 euro e conferivano simulatamente nel trust “Quantias Superuisorem”, avente trustee un trust di diritto elvetico a sua volta partecipato da una fiduciaria sempre elvetica, le quote del capitale sociale di alcune società che a loro volta, a cascata, detengono i capitali sociali di svariate imprese tutte riconducibili alla medesima famiglia.
A seguito di ciò, in un primo momento, sono stati eseguiti sequestri di disponibilità liquide, beni immobili e quote societarie, tra le quali il capitale sociale, pari a 2.000.000 di euro, della società proprietaria del menzionato centro commerciale il cui valore è stato stimato in circa 29 milioni di euro. I vincoli cautelari venivano successivamente confermati in toto dal Tribunale del Riesame di Siracusa a seguito dei ricorsi presentati.
A conclusione delle attività odierne, i finanzieri del Nucleo P.E.F. di Palermo, coadiuvati da quelli della Compagnia di Augusta, sul totale di sette persone indagate, hanno eseguito quattro arresti, nonché sequestrato le quote di uno sham trust di diritto italiano avente trustee un trust di diritto elvetico a sua volta partecipato da una fiduciaria sempre elvetica, quote societarie e disponibilità finanziarie a fronte dell’emissione del provvedimento di sequestro per oltre mezzo milione di euro emesso dal gip di Siracusa.
L’operazione “Fiera del Sud” riguarda le vicende relative alla costruzione ed apertura del Centro commerciale omonimo, originariamente di proprietà della società Open Land S.r.l., successivamente per cessione di ramo d’azienda della Emmea S.r.l. ed infine di altra azienda riconducibile alla famiglia Frontino. Risultano indagate, in concorso tra loro, per il reato di truffa 10 persone fisiche individuate quali amministratori di fatto e di diritto ovvero procuratori di società facenti parte del “Gruppo Frontino”: le sorelle Concetta e Daniela Frontino, Maria Cimino, Rosa Gibilisco, Alfredo Sapienza, Davide Venezia, Oumar Aidara, Adama Zombo, Graziano Del Greco e Salvatore Noto. Agli odierni indagati si contestano una serie di condotte fraudolente qualificate come “truffe
contrattuali”, finalizzate a consentire al Gruppo imprenditoriale Frontino di edificare il Centro Commerciale “Fiera del Sud” eludendo fraudolentemente i debiti contratti nei confronti dei subappaltatori che avevano realizzato le diverse opere infrastrutturali. Questi ultimi, creditori di notevoli cifre di denaro corrisposte solo in minima parte dalla società appaltatrice, sarebbero stati indotti a proseguire e ultimare i lavori in subappalto, confidando sulle rassicurazioni e nelle artificiose rappresentazioni fornite loro dagli amministratori di fatto e di diritto del gruppo imprenditoriale Frontino.
Le evidenze d’indagine hanno consentito di delineare uno scenario delittuoso il cui risultato finale seguito dalle società del gruppo Frontino era quello di pervenire alla costruzione e all’apertura del centro commerciale sostenendo costi minimi, non onorando sostanzialmente i debiti verso terzi, e neutralizzando preventivamente la possibile azione giudiziaria dei terzi mediante l’intervento, quali cessionari dei contratti, di scatole societarie incapienti, in modo da frustrare ogni effettiva possibilità di recupero del credito vantato nei confronti delle società del gruppo Frontino.
Pertanto, il complesso edilizio dove insiste il centro commerciale “Fiera del Sud” si qualifica come “prodotto” delle molteplici condotte integranti ipotesi di “truffa contrattuale” perpetrate in danno dei subappaltatori che hanno proceduto alle opere, considerando pertanto il manufatto realizzato, quanto meno nella sua maggior parte, il “prodotto” di tali condotte. L’immobile sequestrato è stato affidato in giudiziale custodia ad un amministratore giudiziario appositamente nominato dalla Procura.




Siracusa. Operazione "Araba Fenice": 19 arresti, estorsioni e furti per condizionare il mercato ortofrutticolo locale

Dalle prime luci dell’alba, la Polizia di Siracusa sta eseguendo 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Catania. E’ l’operazione “Araba Fenice”. Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, furti in abitazioni ed aziende agricole.
L’attività di indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Siracusa, con l’ausilio dei poliziotti dell’analogo ufficio investigativo di Catania, ha consentito di accertare come nei territori della zona sud della provincia aretusea fosse operativo di un gruppo delinquenziale che, grazie alla forza di intimidazione esercitata dai suoi appartenenti, aveva monopolizzato e condizionato l’intero mercato ortofrutticolo della zona.
I poliziotti hanno anche riscontrato una serie di attività illecite (estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, furti in abitazioni e aziende agricole).