Pachino. In fiamme il deposito della Fortunato srl: il titolare è ex presidente Consorzio Igp

Un incendio di probabile origine dolosa ha parzialmente distrutto il deposito dell’azienda agricola “Fortunato”, di Pachino. Il rogo in via Lipari attorno alle 3.30. Sono intervenuti i vigili del fuoco che avrebbero individuato due differenti punti di propagazione dell’incendio.
L’azienda è leader nell’export di ortaggi ed in particolare della commercializzazione del pomodoro Igp di Pachino. Titolari sono i due fratelli Fortunato, uno consigliere comunale (Joseph) l’altro (Sebastiano) ex presidente del Consorzio Igp, dimessosi lo scorso febbraio.
Il rogo è stato domato solo nella prima mattina. Nel deposito si trovavano accatastate le cassette per il confezionamento dei prodotti. Danneggiato anche il capannone degli uffici dell’azienda, che si trova a pochi metri di distanza da quello colpito dalle fiamme.
“Massima solidarietà e sostegno alla famiglia Fortunato, vittima di un rogo che ha distrutto il magazzino danneggiando gravemente un’azienda che conta oltre 200 dipendenti”. Sono le parole del presidente provinciale di Cna Siracusa, Innocenzo Russo. Al suo fianco Giovanni Luciano, presidente comunale di Cna Pachino.
“A prescindere dall’esito delle indagini sulla natura del rogo, ancora in corso – continuano i due presidenti – teniamo a sottolineare la vicinanza di Cna a tutti gli imprenditori che con impegno e fatica ogni giorno garantiscono lavoro e sicurezza economica a migliaia di famiglie. Auspichiamo che si faccia presto luce sulla vicenda e che l’azienda possa riprendere la propria normale attività nel più breve tempo possibile”.

Ferma condanna per quanto accaduto e solidarietà al consigliere comunale Joseph Fortunato e al fratello Sebastiano viene espressa dal sindaco, Roberto Bruno. “Si tratta – ha dichiarato il sindaco Bruno – non solo di un vile atto intimidatorio contro gli imprenditori colpiti ma anche di una minaccia contro tutto il comparto agricolo e contro la nostra laboriosa e onesta comunità. Non consentiremo a nessuno di destabilizzare il quieto vivere civile della nostra città: il mio invito è a rimanere uniti e riporre tutta la nostra fiducia nell’operato delle forze dell’ordine e della magistratura”.

foto: archivio




Cesco ed i suoi luogotenenti nascosti in un casolare, finisce la latitanza dei re del Bronx

A 24 ore dal loro arresto, emergono i dettagli del blitz che ha permesso ai carabinieri di assicurare alla giustizia gli ultimi 4 latitanti dell’operazione Bronx. Francesco Capodieci (41 anni), Riccardo Di Falco (36), Giancarlo De Benedictis (42) e Salvatore Aimone (51) si nascondevano a Canicattini, con la complicità del proprietario di casa, un 71enne arrestato per favoreggiamento. I quattro vivevano all’interno di un casolare di campagna dallo scorso 20 febbraio, quando riuscirono a sfuggire all’arresto.
Francesco Capodieci detto Cesco, secondo gli investigatori, era il capo dell’organizzazione dedita allo spaccio di droga. Era stato infatti osservato più volte mentre giornalmente si recava “sul posto di lavoro”, in via Marco Costanzo a Siracusa, per coordinare e controllare l’attività di spaccio delle sostanze stupefacenti praticata dai suoi affiliati.
Suoi stretti collaboratori erano Di Falco, De Benedictis e Aimone. Erano loro a tenere i contatti con i fornitori di droga e ad organizzare e dirigere l’operato degli affiliati. L’abitazione di Di Falco sarebbe stata utilizzata dagli arrestati come base operativa, dove poter tagliare e confezionare in singole dosi le consistenti partite di droga che poi venivano distribuite agli altri componenti del gruppo criminale.
I quattro latitanti sono stati condotti al carcere “Cavadonna”, mentre il fiancheggiatore proprietario del casolare è stato sottoposto agli arresti domiciliari.




Siracusa. Ruba abiti da un negozio di abbigliamento, arrestata 41enne di Priolo

Non era nuova a simili azioni. A distanza di pochi giorni da un arresto per il medesimo reato, è stata sorpresa dalla titolare di un negozio di abbigliamento di Ortigia mentre si impossessava di capi di abbigliamento rimuovendo le placche antitaccheggio. Arrestata Elena Maffei, 41 anni, di Priolo, avrebbe anche già indossato alcuni abiti, con l’obiettivo di uscire indisturbata dall’esercizio commerciale. La donna è stata posta ai domiciliari.




Lauretta. Fiaccolata a Canicattini, centinaia in corteo. L'autopsia: 16 coltellate

“Prima di giudicare la mia vita, metti le mie scarpe. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Cadi dove io sono caduta ma soprattutto prova a rialzarti come ho fatto io”. Lo scriveva Lauretta Petrolito sulla sua bacheca facebook. E quel messaggio, stampato su di uno striscione accanto ad una foto sorridente della sfortunata 20enne, ha aperto il dolente corteo voluto dalle amiche e dai parenti della ragazza uccisa per mano del suo ex compagno, reo confesso. In centinaia hanno sfilato fino alla chiesa Madre di Canicattini. Palloncini rossi e fiaccole in processione, insieme a lacrime ed accuse a bassa voce. Ci sono le associazioni antiviolenza, ci sono tante donne e tanti uomini arrivati da ogni parte dalla provincia. I bambini. E poi i giornalisti, catapultati dalla tragedia nel piccolo centro siracusano.
Sul marciapiede, fiori e lumini per Lauretta.
L’autopsia, conclusa in serata, riscontra almeno sedici coltellate inferte alla ragazza. Fendenti al cuore, ad un polmone, all’intestino. Solo ulteriori esami permetteranno di stabilire se Laura è stata gettata nel pozzo agonizzante ma ancora viva. Domani, in tribunale a Siracusa, udienza di convalida di Paolo Cugno, in stato di fermo dopo aver confessato l’omicidio. La famiglia del ragazzo si sarebbe allontanata da Canicattini su consiglio delle forze dell’ordine.




Parla la madre di Lauretta: "Non l'ho abbandonata, ci siamo frequentate. Non giudicatemi, dolore immenso"

E’ rimasta nell’ombra, in un doloroso silenzio. Ma a passare per quella che ha abbandonato la sua piccola quando aveva poco meno di tre anni, non ci sta. Angela Conti è la mamma di Laura Petrolito, la ragazza che ha trovato la morte per mano del suo compagno, reo confesso.
“Dovete sapere la verità e la voglio gridare al mondo: io non ho abbandonato mia figlia. Mi è stata strappata 18 anni fa quando era piccola e adesso una seconda volta per mano di un assassino”, accusa tra le lacrime. “Io e mia figlia ci vedevamo, ci siamo frequentate in tutti questi anni. All’insaputa del padre. Sono stata presente, anche se per poco”. Poi il suo sfogo che vale come un appello. “Non giudicatemi, non potete sapere il dolore immenso che stiamo provando io e le mie figlie. Stiamo soffrendo, non vedremo Laura mai più sorridere. Adesso è una meravigliosa stella. Non descrivetemi con cattiveria”.




Siracusa. Operazione Bronx, arrestati gli ultimi quattro latitanti: si nascondevano in provincia

Erano i quattro che mancavano ancora all’appello, ricercati nell’ambito dell’operazione Bronx. Francesco Capodieici, Riccardo Di Falco, Giancarlo De Benedictis e Salvatore Aimone sono stati arrestati dai carabinieri dopo un mese esatto di latitanza. Si nascondevano a Canicattini Bagni ma già da alcuni giorni gli investigatori erano sulle loro tracce. Questo pomeriggio l’arresto e la corsa in caserma, a Siracusa, per gli interrogatori e le formalità di rito.
L’operazione Bronx, svolta anche grazie all’apporto di collaboratori di giustizia e coordinata dalla Dda di Catania, aveva permesso di svelare l’esistenza di un’organizzazione da tempo operante nel capoluogo, in particolare nella zona di via Marco Costanzo. Sedici gli arrestati con i quattro nomi che ancora mancavano all’appello.




Avola. Controlli negli allevamenti, 201 ovini sequestrati. Multe per 70.000 euro

Prosegue la serie di controlli amministrativi nei confronti di alcuni allevamenti presenti sul territorio del Comune di Avola. Verificato il rispetto delle norme igienico-sanitarie di settore e la regolarità delle previste autorizzazioni amministrative.
Dei vari ovili sottoposti a controllo, in uno di questi sono state riscontrate irregolarità che hanno portato ad elevare sanzioni amministrative per un totale di 70.000 euro ed al sequestro sanitario di 201 ovini caprini in virtù della mancata identificazione ed iscrizione alla banca dati nazionale del bestiame.




Siracusa. Piantagione di marijuana in casa, arrestato un 31enne: era già ai domiciliari, condotto in carcere

Arresto in flagranza di reato per il siracusano Daniele Fazio, 31 anni, già ai domiciliari, accusato di coltivazione illegale di marijuana. Un normale controllo ha insospettito i carabinieri che hanno deciso di perquisire l’abitazione. Rinvenute all’interno di una stanza di un piano rialzato, adibita a vera e propria serra, ben 21 vasi di plastica contenenti altrettante piante di marijuana dell’altezza media di 80 cm, nonché fertilizzante di vario genere ed un nebulizzatore a spalle per l’innaffio delle piante.
Piante e materiale per la coltivazione illecita sono stati posti sotto sequestro, mentre Fazio è stato tratto in arresto e condotto presso il carcere Cavadonna.




Una fiaccolata per "Lauretta", Canicattini si stringe al dolore della famiglia: martedì alle 21.00

Una fiaccolata per ricordare Lauretta, come tutti a Canicattini Bagni chiamavano Laura Petrolito, la 20enne uccisa sabato sera. Ad organizzarla è il Comune siracusano, insieme alle amiche ed ai parenti che hanno chiamato tutti a raccolta per stringersi al dolore di una famiglia che è diventato il dolore di tutta la comunità. La fiaccolata partirà domani, martedì, alle 21:00 da via Vittorio Emanuele, davanti alla Caserma dei Carabinieri: scelta non casuale. Il corteo poi si muoverà verso la chiesa Madre di Piazza XX Settembre.




Lacrime e rabbia, le parole di papà Andrea: "Laura mia, uccisa e buttata nel pozzo"

“Era violento, violentissimo. L’assistente sociale lo sapeva. Glielo aveva detto che la picchiava, che le faceva di tutto”. A parlare, davanti alle telecamere di Pomeriggio Cinque è Andrea Petrolito. E’ il papà di Laura, la 20enne uccisa e gettata in un pozzo. E quel passaggio è forse uno dei più traumatici. Perchè apre uno scorcio nuovo su quel rapporto che forse non era fatto di “litigi sporadici” come capita tra innamorati ma di qualcosa di più, di troppo. Le botte, le violenze. Secondo il papà di Laura, la ragazza aveva chiesto aiuto. “A cosa è servita la denuncia?”, si chiede nel collegamento in diretta su Canale 5. E forse la denuncia è in realtà una qualche confessione agli assistenti sociali. Perchè a lui, suo padre, Laura non parlava di quelle storie. “Si teneva tutto per sé. Solo ora ho saputo che veniva maltrattata. Lei si era rivolta alle assistenti sociali, ma non ha ricevuto aiuto”.
Paolo, il compagno della ragazza, ha confessato. “Un mostro. Non doveva farlo. Laura era una ragazza buona. L’ha uccisa e l’ha buttata in un pozzo. Nessuno potrà darmi indietro la mia bambina”.
La voce di papà Andrea è rotta dalle lacrime. “Chi mi torna indietro mia figlia?”, ripete. “Nessuno potrà mai darmi indietro mia figlia. Morirò senza di lei”.
L’ultimo ricordo, l’ultima frase è quel “vado a comprare il latte, tienimi il bambino”. Laura non ha più fatto ritorno.