Noto. "Sei grassa": risate e offese sul bus, identificati e denunciati 5 bulli. C'è anche una ragazza

Sono stati identificati e denunciati i 5 giovani responsabili di alcuni gravissimi casi di bullismo ai danni di una ragazza poco più che ventenne. Il certosino lavoro dei carabinieri di Noto ha permesso di risalire a due maggiorenni e tre minorenni, tra loro anche una ragazza.
Le molestie, secondo le accuse, andavano avanti da due anni. Alla fermata dell’autobus i 5 non mancavano di prendere di mira la ragazza, per via della sua corporatura robusta. Battute, scherzi e vere e proprie offese. In alcuni episodi, le avrebbero lanciato contro addirittura dei sassi.
Derisioni e scherni continuavano sul mezzo di trasporto. La vittima, di recente, si era anche dovuta recare al pronto soccorso a causa del malessere psichico causato da quelle parole e da quegli atteggiamenti. Da qui la scelta di rivolgersi alle forze dell’ordine che, nel giro di alcune settimane, sono risalite ai bulli presunti responsabili dei pesanti “scherzi”.




Augusta. Suoceri invadenti e per una coppia di coniugi scatta la lite: i carabinieri placano gli animi

Suoceri troppo invadenti e per una coppia di Augusta scoppia una lite. Sono dovuti intervenire i carabinieri per permette ai due di ritrovare un canale pacifico di dialogo. A chiedere il loro aiuto è stato l’uomo che ha raccontato i motivi dell’alterco: la moglie aveva minacciato di chiedere la separazione. E questo perchè, nella gestione della loro vita di coppia, “asfissiante” sarebbe la presenza dei parenti del marito. Da qui discussioni e liti, frequenti e per futili motivi.
I carabinieri hanno placato gli animi e invitato i due coniugi ad un confronto civile nel corso del quale valutare come raggiungere degli equilibrati punti d’incontro.




Siracusa. Rapina coppia di anziani nell'androne del condominio, arrestato dalla Polizia

Il 55enne Raffaele Fiscone è stato arrestato in flagranza dagli agenti delle Volanti di Siracusa. E’ accusato di rapina aggravata: aveva appena portato a termine un colpo ai danni di una coppia di coniugi ottantenni. Teatro della rapina, un condominio di piazza Adda.
Appena arrivati sul posto, gli agenti lo hanno sorpreso mentre usciva da un portoncino secondario dell’edificio, su via Brenta. Procedeva a passo veloce in direzione di corso Gelone. Lo hanno seguito a debita distanza e non appena l’uomo è arrivato in corso Gelone ha trovato ad attenderlo un’altra pattuglia. Disarmato delle forbici con punta acuminata che teneva ancora in mano, è stato trovato in possesso di circa duecento euro, verosimilmente provento della rapina appena consumata. E’ stato arrestato e condotto in carcere a Cavadonna.
Ricostruita la dinamica della rapina. Dopo aver sorpreso all’interno dell’androne l’anziana coppia, Fiscone avrebbe spintonato con violenza la donna sino a farla rovinare a terra e, mantenendo le forbici all’altezza del collo, l’avrebbe minacciata di morte se non gli avesse consegnato la collana. Subito dopo nasceva una colluttazione con l’uomo, a cui avrebbe rubato il denaro contenuto nel portafoglio.

foto: a destra l’arrestato




Priolo. Droga: detenzione ai fini di spaccio, arrestato un 25enne con hashish e marijuana

Arrestato a Priolo in flagranza di reato il 25enne Antonino Cirnigliaro. I carabinieri, insieme alle unità cinofili, a seguito di un’accurata e minuziosa perquisizione effettuata all’interno della sua abitazione, hanno potuto rinvenire un ingente quantitativo di sostanza stupefacente. Nel dettaglio, un panetto di hashish di 72 grammi circa e 20 grammi di marijuana, pronti per essere spacciati. L’arrestato è stato sottoposto al regime dei domiciliari.




Siracusa. Furti in villette ad Ognina, un arresto: auto carica di refurtiva

Dopo i recenti episodi di furti consumati nelle villette di Ognina, i carabinieri hanno intensificato i controlli. E hanno tratto in arresto in flagranza di reato, Sebiano Di Luciano, 31 anni, siracusano pregiudicato e disoccupato per furto aggravato.
Secondo quanto ricostruito dai militari, si era poco prima introdotto all’interno di un’abitazione di via Murena, forzando una finestra posta al piano terra, impossessandosi di alcune attrezzature per lavori di giardinaggio, diversi oggetti antichi in rame e di due antichi fucili da caccia, tipo doppietta, di calibro 12 e 16, ad anima liscia, privi di marca, custoditi all’interno di un camerino chiuso a chiave, appositamente forzato.
Stava viaggiando a bordo di un utilitaria con il bagagliaio pieno di refurtiva per le strade della frazione siracusana in attesa di mettere in atto il colpo successivo, quando è stato intercettato e controllato da una pattuglia dei Carabinieri che hanno immediatamente rinvenuto e sequestrato la refurtiva.
Il valore totale della stessa è risultata essere pari a circa 2.000 euro ed è stata completamente restituita al legittimo proprietario.
L’arrestato è stato posto ai domiciliari.




Siracusa. Liti in famiglia e tra coniugi, gran lavoro per i carabinieri: il picco a Floridia

Escalation di episodi di violenza domestica nel siracusano nelle ultime 24 ore. Alle 11.00 di ieri mattina una donna ha segnalato ai carabinieri una lite accesa proveniente da un’abitazione adiacente alla sua, in via Filisto. Subito dopo il proprietario di casa usciva dall’abitazione con una mano ferita e sporca di sangue. Intervenuti i carabinieri, hanno accertato che lo stesso aveva avuto una lite telefonica con la fidanzata ed aveva rotto alcuni mobili per la rabbia.
Alle 19.00 circa invece è avvenuta una violente lite fra madre e figlio tossicodipendente a Priolo Gargallo. Quando sono arrivati i militari, gli animi si erano calmati e la lite terminata.
Alle 21.30 una donna di Solarino ha chiesto aiuto per una lite avuta con l’ex marito, coinvolti anche i genitori di entrambi. Un alterco divenuto quindi quasi una rissa. Non senza fatica, i carabinieri sono riusciti a riportare la calma.
Quasi in contemporanea, a Floridia, altra violenta lite fra ex coniugi. Motivo del contendere, l’affidamento della figlia minore. Ed a distanza di 15 minuti, sempre a Floridia, altra donna che ha chiesto soccorso per aggressioni e minacce da parte del genero nei confronti di sua figlia. All’arrivo dei carabinieri la lite non era più in atto e non c’erano segni visibili di aggressione fisica.
Infine sempre nella serata di ieri, e sempre a Floridia, violenta lite familiare fra un 33enne siracusano e la madre 60enne. L’animata lite, solo l’ultima di una lunga serie, sarebbe nata a causa del rifiuto della donna di dare una somma di denaro al figlio. Che ha reagito con calci e pugni. La vittima, profondamente intimorita, è riuscita a chiamare il 112. I carabinieri intervenuti hanno interrotto l’aggressione fisica ancora in atto ed hanno prestato immediato soccorso alla donna.
Una veloce indagine ha permesso di ricostruire che il 33enne era solito chiedere somme di denaro alla madre per le proprie esigenze quotidiane, non avendo alcuna occupazione. Ed ogniqualvolta lei si rifiutava di consegnare quanto richiesto, partivano minacce di morte, danneggiamento di mobilia e suppellettili di casa e aggressioni fisiche. Una situazione familiare divenuta ormai insostenibile. Il giovane è stato allora arrestato e condotto a Cavadonna.




Motopesca iscritto nei registri marittimi di Portopalo sequestrato dalla Dia di Catania

Tra i beni sequestrati dalla Dia di Catania ai vertici del clan Morabito c’è anche un motopesca iscritto nei registri dell’Ufficio Locale marittimo di Portopalo. L’imbarcazione era ormeggiata nel porto di Ognina a Catania. Era stata posta sottosequestro già nel 2013 in un’operazione di polizia giudiziaria operata nel Canale d’Otranto e finalizzata a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti tra i paesi dei Balcani e le organizzazioni mafiose pugliesi e siciliane.
I decreti di sequestro emessi adesso dal Tribunale di Catania, sezione misure di prevenzione, riguardano beni mobili, immobili e aziende per un valore complessivo stimato in 5 milioni di euro.
I beni sarebbero riconducibili ai fratelli Angelo, Antonino e Rocco Morabito, il cui gruppo sarebbe collegato al gruppo catanese “Santapaola-Ercolano”.




Lentini. Giochi pirotecnici illegli in casa, denunciato 56enne anche per furto di energia elettrica

Un fuoco d’artificio calibro 7 (Peones) privo di marchio CE, oltre ad altro materiale esplodente. La polizia li ha rinvenuti nell’abitazione e nel garage di un uomo di 56 anni, di Lentini. I controlli sono stati condotti nell’ambito di un più ampio servizio di prevenzione. L’uomo è stato anche denunciato per furto di energia elettrica.




Lele Scieri, un passo verso la verita': non fu suicidio, "il para' aggredito in caserma"

Lele Scieri non si tolse la vita. Non voleva dare nessuna prova di forza. E c’e’ persino il sospetto che sulla scala della torretta della caserma Gamerra di Pisa dove si asciugavano i paracadute non ci sia neanche da solito da vivo. La relazione votata dalla commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Sofia Amoddio smonta diciotto lunghi anni di bugie, complicita’ e omerta’. Per coprire, forse, quello che era chiaro a molti sin dall’inizio: il para’ siracusano era stato aggredito.
La commissjone ha acquisito quasi seimila pagine di documenti e ascoltato 45 persone in 20 mesi. Un lavoro che ha portato la Procura di Pisa a riaprire le indagini sul caso. “La Commissione ha lavorato con determinazione nella ricerca della verità nella consapevolezza che le responsabilità penali sono individuali con pieno rispetto e considerazione nei confronti delle forze armate”, spiega proprio la Amoddio. “Intrecciando gli elementi acquisiti nel 1999 dalla magistratura con nuovi elementi di indagine acquisiti attraverso le audizioni, la Commissione ha fornito nuovi elementi che ha consegnato alla Procura della Repubblica di Pisa”. Scoprendo dettagli sul clima generale che regnava nella caserma Gamerra di Pisa all’epoca dei fatti, il frequente ricorso a pratiche di nonnismo evidenziando “il ruolo dei caporali e l’atteggiamento e la mentalità dei militari e le risposte date dai comandanti a livello di corpo e di brigata”. E come se non bastasse,“abbiamo accertato che alla Gamerra avvenivano gravi atti di violenza, non riconducibili a semplice goliardia”.
La verita’ va cercata tra le pagine della relazione finale. “Gli elementi oggettivi riscontrati dalla Commissione consentono di escludere categoricamente la tesi del suicidio o di una prova di forza alla quale si voleva sottoporre Emanuele Scieri , scalando la torretta, tesi che nel ’99 la catena di comando della Folgore suggeri’ alla magistratura”. Sofia Amoddio aggiunge anche che “la Commissione ha accertato, attraverso la consulenza cinematica di tecnici specializzati, che la presenza di una delle scarpe dello Scieri ritrovata troppo distante dal cadavere, la ferita sul dorso del piede sinistro e sul polpaccio sinistro sono del tutto incompatibili con caduta dalla scala e mostrano chiaramente che Scieri é stato aggredito prima di salire sulla scaletta”.
La zona dove è stato ritrovato il cadavere di Emanuele Scieri non era una zona del tutto isolata, “ma era presidiata da anziani che la utilizzavano come spazio di rifugio e di svago”. Una sorta di zona franca, dentro una caserma, “in parte esente da regole e controlli ed appare molto improbabile che i vertici militari non sapessero cosa accadesse in quell’area”. La commissione ha fatto emergere le falle e le distorsioni di un sistema disciplinare fuori controllo ed ha rintracciato elementi di responsabilità depositandoli presso la Procura della Repubblica di Pisa.
Il quadro delle dinamiche all’interno della Caserma all’epoca della morte di Emanuele Scieri, così come ricostruito dall’inchiesta della Commissione, ha messo in evidenza due aspetti diversi e complementari del problema della disciplina: da un lato una altissima, sorprendente tolleranza verso comportamenti di nonnismo, nettamente in contrasto con i regolamenti militari vigenti, il carattere diffuso e noto di comportamenti trasgressivi; dall’altro l’esistenza di una sorta di disciplina parallela, legata non ai regolamenti formali ma ai concetti di consuetudine e tradizione. Una sorta di regolamento non scritto, che normando la relazione gerarchica fra i militari si trasmetteva in modo informale e definiva codici di comportamento reciproco e libertà d’azione degli allievi”.
Sofia Amoddio, presidente della commissione, punta il dito contro “errori grossolani e responsabilità evidenti nel contrappello della sera del 13 agosto 1999, quando i militari addetti, pur avendo saputo da alcuni commilitoni dello scaglione di Scieri che Emanuele quella sera era rientrato in caserma, non annotarono le informazioni ricevute nel rapportino della sera e liquidarono l’assenza di Scieri consegnando all’ufficiale di picchetto il rapporto con la dicitura mancato rientro anziché non presente al contrappello”.
“Con la giusta dicitura si sarebbero potute disporre immediate ricerche all’interno del perimetro della Gamerra, cosa che invece non avvenne”. La Commissione di fatto boccia l’archiviazione per omicidio colposo decisa all’epoca dalla Procura nei confronti degli addetti al contrappello “che omisero di effettuare una qualsivoglia ricerca di Emanuele Scieri”.
Superficialità che avrebbe segnato molti aspetti delle indagini. I tabulati con le chiamate pervenute al telefono di Scieri dal 13 al 16 agosto 1999 non vennero mai acquisiti e pertanto non è possibile riscontrare se il 14, 15 e 16 agosto 1999, dalla caserma Gamerra furono effettuate ricerche telefoniche al cellulare di Scieri. “Emergono anche numerose anomalie nell’effettuazione dei rilievi e dei sopralluoghi sulla scena del crimine. Apprendiamo che intervennero tre nuclei diversi dell’Arma dei Carabinieri e che le operazioni di rilevamento presero avvio in assenza del pm e senza la presenza dei Ris. La scena fu modificata con lo spostamento di alcuni tavoli ed armadietti che ostruivano il passaggio, apprendiamo per esempio che il cadavere dello Scieri fu manipolato per estrarre dal marsupio il telefono cellulare del ragazzo e risalire al suo numero di telefono; apprendiamo, dalle foto agli atti, che un carabiniere in divisa e stivali di ordinanza, camminava sui tavoli presenti ai piedi della scala, senza indossare calzari o altre protezioni; apprendiamo che al carabiniere Pirina fu ordinato dai suoi comandanti presenti sul luogo, di salire sulla scala metallica dalla quale sarebbe precipitato lo Scieri, per scattare delle foto dall’alto. Il Pirina, audito in Commissione, ha dichiarato di non aver utilizzato guanti e calzari specifici per effettuare i suoi rilievi. Prima che Pirina salisse sulla scala per effettuare i rilievi fotografici, nessuno accertò con il tipico utilizzo del luminol se su quella scala fossero presenti impronte digitali di terze persone. A quanto pare e senza alcun evidente elemento, la morte di Scieri fece pensare subito a un suicidio. L’aspetto piuttosto oscuro della vicenda è sicuramente la presenza di tracce ematiche sui pioli della scala metallica da cui si suppone sia precipitato Emanuele Scieri e per le quali non ci sono rilievi. Dagli atti di indagine della Procura, in seguito all’esame del Dna di una sola macchia risulta che le tracce ematiche appartenevano al carabiniere Pirina. Come é possibile che, effettundo i rilievi fotografici, si ferì senza accorgersene e poi fotografò quelle stesse macchie di sangue?”.
I 17 anni trascorsi hanno paradossalmente agevolato gli approfondimenti della Commissione, “atteso che molti degli auditi hanno raccontato la vita militare ed i fatti allora accaduti, senza alcun timore di subire ritorsioni, contrariamente a quanto avvenne all’epoca dei fatti in cui vi era una forte campagna mediatica. Nel 99 l’avvio incrociato delle indagini interne e di quelle della Procura, produssero un diffuso atteggiamento di timore e cautela”.
Alcuni hanno mostrato, in sede di esame della Commissione, atteggiamenti di chiara apertura su questioni fondamentali per ricostruire la vita della caserma Gamerra all’epoca dei fatti; altri, invece hanno continuato a negare “e ciò evidenzia il permanere di sacche di fortissima reticenza o addirittura di vera e propria omertà nelle versioni di alcuni degli auditi su questioni definitivamente accertate, che lasciano immaginare altre ben più significative omissioni”. Anche tra i responsabili dei vertici militati la Commissione ha riscontrato diverse percezioni del fenomeno del nonnismo e della concezione stessa del fenomeno. Adesso, finalmente, il passo deciso verso la verita’.




Siracusa. Si accascia al suolo e perde la vita davanti ai passanti: infarto fulminante

Si è accasciato pochi passi dopo il palazzo dell’Inail, in riva forte Gallo. Un infarto fulminante che non ha lasciato scampo al pensionato 78enne che stava passeggiando con la moglie. Sul posto è intervenuta prima una ambulanza di base, con il personale paramedico che si è prodigato per diversi minuti in un disperato massaggio cardiaco. Nel frattempo è arrivata anche l’ambulanza medicalizzata e con defibrillatore. Ma per l’uomo non c’era purtroppo nulla da fare, nonostante ogni tentativo messo in atto per strapparlo alla morte. Tutto attorno e sul ponte Umbertino, che si affaccia sul luogo dove tutto è avvenuto, decine di curiosi.