Siracusa. Danneggiato con fiamma ossidrica un parcometro

Ignoti la notte scorsa hanno tentato di rubare uno dei parcometri collocati lungo via Ettore Romagnoli, nei pressi dell’ingresso al parco della Neapolis.
Ad essere presa di mira è stata la macchinetta posizionata nei pressi della della statua del Prometeo incatenato. I ladri hanno agito con la fiamma ossidrica ma, per cause sconosciute, non sono riusciti a portare a termine i loro piani. È stato lo stesso personale del Comune ad accorgersi del tentativo di furto durante i consueti controlli, notando un taglio alla base del parcometro. La fiamma ossidrica ha danneggiato i cavi e la scheda interni. L’impianto sarà riparato e a breve tornerà in funzione.
Nei mesi scorsi i ladri si erano impossessati di un altro parcometro di via Ettore Romagnoli, sostituito poche settima addietro.




Siracusa. Percosse e minacce alla sorella: 23enne allontanato dalla casa familiare

Ingiurie, minacce, percosse. Un giovane violento, sempre di più, nei confronti della sorella. Dal 12 maggio all’8 giugno scorsi un siracusano di 23 anni ha assunto e reiterato comportamenti di questo tipo ai danni della sorella. Una situazione insostenibile per la vittima. Nelle scorse ore è arrivata la misura cautelare personale. Gliel’hanno notificata gli agenti della Squadra Mobile di Siracusa. Per il giovane è stato disposto l’allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi frequentati dalla sorella. Il provvedimento è stato emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa.




Aggredisce due steward allo stadio: arrestato 43enne

Violenza a pubblico ufficiale. Con questa accusa la polizia del commissariato di Lentini ha arrestato Angelo Di Freddo, 43 anni. In occasione dell’incontro di calcio tra “Sicula Leonzio” e “Rende”, valevole per il campionato di calcio Lega Pro girone C, che si è svolto ieri sera a Lentini, l’arrestato ha aggredito due steward incaricati di controllare i tagliandi di ingresso allo stadio, nell’area di prefiltraggio della tribuna C dell’ impianto sportivo.




Siracusa. Arrestati due sindacalisti: Getulio e Faranda accusati di estorsione

Sono stati arrestati questa mattina al termine di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Siracusa due noti sindacalisti siracusani. Si tratta di Roberto Getulio (Fim Cisl) e di Marco Faranda (Uilm), particolarmente attivi nelle vertenze che interessano i lavoratori metalmeccanici della zona industriale siracusana. Si trovano in carcere a Cavadonna.
I sindacalisti sono stati controllati, in quanto sottoposti ad attività tecniche e servizi di osservazione, dagli agenti di polizia nei pressi di un ritrovo cittadino e trovati in possesso della somma di 1.500 euro ciascuno, poco prima consegnata loro dai titolari dell’azienda Synergo Consorzio Nazionale, con sede a Gela.
L’attività di polizia giudiziaria è stata resa particolarmente difficoltosa dalla circostanza che Getulio e Faranda, a bordo di due distinti mezzi, hanno per tre volte modificato all’ultimo istante il luogo convenuto per la consegna, obbligando le vittime a repentini spostamenti.
L’inchiesta è nata da una denuncia presentata nel mese scorso degli imprenditori gelesi che avevano dichiarato di essere stati vittime di una richiesta estorsiva da parte dei due sindacalisti che avrebbero chiesto loro la somma di 30mila euro, da pagare in più riprese, per non ostacolare l’avvio dell’attività della loro azienda nel territorio del Comune di Augusta.
La Synergo Consorzio Nazionale ha, difatti, rilevato, pochi mesi addietro, all’asta giudiziaria la Set Impianti s.r.l., azienda con sede ad Augusta posta in liquidazione per fallimento, specializzata nel settore delle lavorazioni meccaniche ed è in procinto di riavviare l’attività aziendale grazie al riassorbimento dei circa 120 lavoratori dell’impresa fallita.




Siracusa. Uomo armato in ospedale, arrestato: "Giallo" sulle intenzioni

Una pistola calibro 7,65, un caricatore con 7 cartucce, un pugnale con lama di 20 centimetri e uno a scatto con lama di 10 centimetri. Li portava con sè un uomo che si aggirava all’interno dell’ospedale Umberto I, 63 anni, arrestato dalla polizia. Erano le 10 di ieri quando il personale in servizio nella struttura sanitaria notava, nel Reparto di Chirurgia e Nefrologia, l’uomo, che mostrava anche un certo nervosismo quando si sentiva osservato. Allertato un agente, il poliziotto ha proceduto al controllo documentale dell’uomo che, con mossa fulminea, ha tentato la fuga.Inseguimento terminato  al piano terra dell’Ospedale, dove l’uomo p stato bloccato e condotto al posto di polizia. Disposta la perquisizione personale, addosso all’uomo i poliziotti hanno rinvenuto le armi e le munizione. Anche in casa,  armi bianche, ed un fucile ad aria compressa. Le immediate indagini di polizia giudiziaria, esperite dagli uomini delle Volanti, consentivano pure di acclarare che le armi da fuoco erano tutte di proprietà del suocero dell’arrestato e che questi ne aveva la materiale disponibilità in quanto possedeva le chiavi di casa del parente.
Infine, la Polizia di Stato, acquisiva altre armi, legalmente detenute in casa del suocero dell’arrestato, in via precauzionale, e questi veniva denunciato per il reato di omessa custodia.
Proseguono le indagini per accertare i motivi della presenza dell’arrestato all’interno del nosocomio, anche se al momento non sono emersi concreti indizi di una sua effettiva volontà offensiva nei confronti delle persone lì presenti.
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Siracusa. Minacce in aula a cronista, aggravate dal metodo mafioso: ai domiciliari

E’ finito ai domiciliari Umberto Montoneri, gravemente indiziato di tentata violenza privata e violenza privata consumata e continuata aggravata dal metodo mafioso. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Catania ed eseguita da agenti della Mobile di Siracusa.
Il 54enne avrebbe minacciato il direttore di un quotidiano on-line siracusano in occasione di una udienza in Tribunale a Siracusa. Era il mese di ottobre. Avrebbe pronunciato frasi minatorie dirette al giornalista presente in aula, in qualità di cronista, per “convincerlo” a desistere dal pubblicare articoli relativi al cognato (Gianfranco Urso, elemento di spicco del clan Bottaro-Attanasio). L’indagato avrebbe anche impedito il rientro in aula del cronista, ponendosi dinanzi la porta di ingresso e apostrofandolo con ulteriori frasi intimidatorie.
A Montoneri è stata contestata anche l’aggravante di aver agevolato l’attività dell’associazione mafiosa.




Siracusa. Aggredisce poliziotti con un coltello per non far portare il figlio in comunità: arrestato

Minaccia aggravata e resistenza a pubblico ufficiale. Arrestato con questa accusa un siracusano di 47 anni.
Nella tarda mattinata di ieri, i poliziotti hanno raggiunto l’abitazione dell’uomo per eseguire un ordinanza di collocamento in una comunità per minorenni nei confronti del figlio. Alla vista degli operatori di polizia, l’uomo è andato in escandescenza minacciandoli ed aggredendoli con un coltello da cucina, nel tentativo di impedire l’esecuzione del provvedimento. La perizia degli agenti consentiva di immobilizzare l’aggressore e di porlo agli arresti domiciliari.




Pachino. Droga addosso e in casa: 21enne bloccato vicino a una scuola

Droga addosso e in casa. Un giovane di 21 anni è stato denunciato dagli agenti del commissariato di Pachino. Nei pressi dell’istituto scolastico Silvio Pellico, il giovane, alla vista degli agenti, ha tentato di disfarsi di 7,3 grammi di marijuana. In casa del 21enne, altri 32,7 grammi dello stesso stupefacente.




Truffa da 4 milioni di euro nel ragusano, anche risparmiatori siracusani tra i "beffati"

Ci sono anche alcuni investitori della provincia di Siracusa nella lunga lista di truffati da due promotori finanziari ed un imprenditore ragusano. Una quarta persona, una donna, è ricercata. Da mesi vive all’estero. Secondo la Guardia di Finanza, avevano organizzato una truffa del valore di oltre quattro milioni di euro approfittando della fiducia di ignari investitori delle province di Ragusa, Siracusa e Catania che continuavano ad affidargli i loro risparmi.
Associazione a delinquere dedita all’esercizio abusivo della raccolta del risparmio, fatture false, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni di circa 70 famiglie: sono queste le accuse contestate ai due promotori finanziari, il cui compito era quello di raccogliere il denaro, ed ai due imprenditori, che avrebbero dovuto gestire ed investire il le somme.
L’indagine è partita nel 2017 dopo le denunce di alcuni risparmiatori che, dietro la promessa di rendimenti altissimi, avevano deciso di investire i risparmi di una vita. Il sistema era ingegnoso, ma allo stesso tempo molto semplice: i promotori finanziari, forti del rapporto di fiducia che potevano vantare con molti investitori e, soprattutto, consapevoli della consistenza dei risparmi di molti loro clienti, sceglievano con cura le proprie vittime, in alcuni casi anche ultra 70enni, selezionandole tra quelle che non avrebbero fatto troppe domande sugli investimenti proposti.
D’altro canto i guadagni e le condizioni promesse erano ottime: basso rischio, tassi di rendimento fissi, investimenti garantiti e possibilità di smobilizzare in qualsiasi momento. Peccato che nulla di tutto questo fosse vero.
Infatti, le vittime, pensando di investire in strumenti finanziari o addirittura in titoli azionari di grosse società, in verità, sottoscrivevano contratti di associazione in partecipazione riconducibili ad una società a ristretta base azionaria, denominata CIFRA S.r.l.. Questo particolare istituto giuridico consente alle società di ottenere finanziamenti in partecipazione da parte di soggetti associati senza che questi acquisiscano la veste di soci.
Gli associati, a ragion di legge, investono capitale di rischio in un particolare progetto, nel caso di specie in una costruzione residenziale, in merito al quale devono però essere costantemente informati e liquidati nel caso in cui detto progetto porti degli utili.
Gli ignari investitori, invece, ricevevano periodicamente delle cedole, contabilmente giustificate come anticipi sugli utili, che non servivano ad altro se non a far credere che tutto procedesse secondo quanto promesso e l’investimento fosse fruttuoso.
Nel frattempo gli amministratori della società potevano appropriarsi indisturbati del capitale investito, spostando periodicamente somme sui propri conti correnti. In alcuni casi, addirittura, è stato provato come alcune movimentazioni finanziarie dai conti della società siano state fatte grazie all’utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti emesse per lavori di edilizia da un imprenditore compiacente, che poi provvedeva a girare il denaro sui conti correnti degli amministratori della CIFRA S.r.l.
Complessivamente il valore della truffa arriva ad oltre 4 milioni di euro. Contestualmente alle misure cautelari personali è stato disposto anche il sequestro delle quote della CIFRA S.r.l.. La società, che avrebbe dovuto procedere ad eseguire la costruzione residenziale, verrà ora affidata alla gestione di un amministratore giudiziario, il quale tenterà, per quanto possibile, di risarcire i malcapitati investitori. L’immobile di proprietà della società del valore di circa 2,5 milioni euro, ad oggi in costruzione, servirà per risarcire tutti gli associati, alcuni dei quali sono arrivati a perdere anche più di mezzo milione di euro, con gravi ripercussioni anche sulla vita dei nuclei familiari delle persone coinvolte.




Gare d'appalto pilotate al porto di Augusta, sei arresti

Avevano costituito un articolato sistema per “alterare” le gare d’appalto bandite dall’autorità portuale di Augusta. Lavori da importi anche milionari per la realizzazione di opere infrastrutturali nel porto commerciale, finanziate con fondi nazionali o europei. In sei sono finiti agli arresti (1 in carcere, 5 ai domiciliari) a conclusione di una nuova tranche dell’operazione Port Utility della Guardia di Finanza di Siracusa, articolata indagine coordinata dalla Procura. Due persone sono state raggiunte anche da misure interdittive mentre è stata posta sotto sequestro una società ed alcune somme di denaro per circa 1 milione di euro.Gli arrestati sono:  Gaetano Nunzio Miceli, ingegnere, Pietro Magro, architetto con il geometra Giovanni Magro, soci dello studio di progettazione Tecnass. I funzionari dell’Autorità Portuale arrestati sono invece l’ingegnere Giovanni Sarcià e il geometra Venerando Toscano, oltre ad Antonino Sparatore. Interdetti, invece Salvatore La Rosa e Francesco Patania, ingegneri. Nel dettaglio , gli appalti “pilotati” rientrano in quelli previsti nella “Scheda Grandi Progetti – Hub porto di Augusta”. Le opere sono finanziate nell’ambito della programmazione 2007/2013 con fondi PON e ammontano a circa 100 milioni di euro. Le investigazioni, condotte dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria sotto la direzione e il coordinamento della Procura, hanno anzitutto dimostrato che le gare pubbliche bandite dall’A.P.A. sono state “turbate”. I bandi e i disciplinari di gara, infatti, non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’Ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. Inoltre in alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di
componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi
soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto.
Attraverso la meticolosa ricostruzione delle “relazioni” intercorrenti tra i tre professionisti
titolari della società di progettazione e i due funzionari dell’A.P.A. addetti alle procedure
di evidenza pubblica, è stato acclarato che i tre privati “ideavano” i bandi e i disciplinari di
gara, mentre i Responsabili Unici del Procedimento dell’Autorità Portuale si limitavano, di
fatto, alla stampa e alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sotto altro profilo è emerso che l’illecito condizionamento delle procedure era preordinato alla pilotata aggiudicazione dell’appalto a soggetti economici con i quali i titolari dello studio di progettazione avevano già concluso “accordi preventivi” finalizzati a trasferire agli stessi importanti quote di utili, attraverso apposite “consulenze”. Un collaudato sistema che ha portato gli stessi professionisti ad assicurarsi “consulenze” per quasi 8 milioni di euro, da incassare dai vincitori delle milionarie gare d’appalto.
Per la gestione dei contratti di consulenza i tre professionisti avevano anche creato alcune
società di diritto maltese. Queste però sono risultate strumentalmente utilizzate solo per
incassare i relativi compensi. Infatti, all’esito delle apposite rogatorie internazionali, le
società straniere sono risultate prive di effettiva operatività e preordinate all’illecito
sistema.
Dal lato pubblico, i due funzionari dell’Autorità Portuale, incaricati di gestire le gare di
appalto quali Responsabili Unici del Procedimento, avrebbero incassato circa 500 mila euro
ciascuno a titolo di incentivi per le relative attività d’istituto. Come dimostrato dalle indagini,
queste attività sono state in realtà svolte dai tre professionisti titolari dello studio di
progettazione.
Il meccanismo sopra delineato troverebbe  conferma negli atti d’indagine eseguiti.
Nei personal computer in uso ai privati è stata infatti rinvenuta documentazione di quasi
tutte le gare di appalto bandite, nonché diversi atti dell’Autorità Portuale. L’indagine tecnica
sui computers ha poi acclarato che lo studio di progettazione aveva stipulato accordi con
le imprese che avrebbero vinto gli appalti ancor prima che venisse pubblicato il bando di
gara. Inoltre gli stessi indagati, sentiti sul punto, hanno ammesso che gli atti di gara erano
stati predisposti da mano privata.
Figura di spicco del complesso sistema corruttivo è risultato l’ingegnere dello studio di
progettazione, il quale assume il ruolo di “regista” del sistema di distribuzione degli appalti.
Soci in affari sono risultati invece gli altri titolari dello Studio, un architetto e un geometra,
tra loro fratelli e i due funzionari pubblici “piegati” al generale sistema.
Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai
doveri d’ufficio unitamente alle circostanze aggravanti  e alle pene per il corruttore , turbata libertà degli incanti.
Infine è stato disposto il sequestro della somma di circa 1 milione di euro, anche per
equivalente, in ordine ai patrimoni personali di ciascuno, ivi comprese eventuali
partecipazioni in società o enti. Sequestrata anche la società di progettazione siracusana