Siracusa. Letali armi chimiche sequestrate in Siria al porto di Augusta?

Al momento rimane una indiscrezione, una notizia senza conferme ufficiali. Ma sono diverse le voci che danno pressochè  certo che sarà il porto di Augusta a ricevere, entro la metà di gennaio, la nave mercantile in cui saranno stipate le centinaia di tonnellate di gas nervino che l’Opac, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la distruzione delle armi chimiche, ha sequestrato in Siria. I blog della cosiddetta “contro-informazione” forniscono dettagli anche maggiori. Quella che forse doveva restare una notizia col silenziatore rischia, invece, di esplodere con la forza della preoccupazione che un simile carico di gas potenzialmente letali possa “fermarsi” ad Augusta, ad un passo anche dal triangolo industriale. Il deputato del Pd, Pippo Zappulla,s i dice turbato dalla indiscrezione. “Presenterò subito un’interrogazione urgente ai Ministri competenti per chiedere spiegazioni. Di tutto abbiamo bisogno in Sicilia meno che di una nave carica di micidiali e pericolosissimi sistemi di distruzione di massa”.
Vi riportiamo di seguito quanto scritto in proposito dal noto blogger Antonio Mazzeo:

“È sempre più probabile che sarà il porto siciliano di Augusta a ricevere entro la metà di gennaio la nave mercantile in cui saranno stipate le centinaia di tonnellate di gas nervini che l’Opac, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la distruzione delle armi chimiche, ha sequestrato in Siria. La sosta in un porto italiano dei micidiali sistemi di distruzione di massa era stata anticipata una settimana fa a Bruxelles dalla ministra degli Esteri, Emma Bonino. “Il nostro Paese ha dato la sua disponibilità per le operazioni logistiche dell’unità che trasporterà il materiale proveniente dalla Siria, che però non toccherà il territorio italiano”, ha dichiarato la Bonino. “La decisione finale spetterà all’Opac che dovrà scegliere il porto in base al pescaggio, la capienza e la lontananza o la vicinanza dal centro abitato”. In pole position per l’attracco della nave con i gas nervini, oltre ad Augusta, i porti sardi di Santo Stefano, Oristano e Arbatax e quello pugliese di Brindisi. Sorgono tutti in prossimità di centri abitati, ma lo scalo siciliano offre il “vantaggio” di un ampio molo off limits utilizzato per le operazioni di rifornimento di sistemi d’arma, munizioni e  carburanti delle unità navali della VI Flotta USA e della NATO. Il porto di Augusta ospita inoltre un distaccamento speciale della US Navy dipendente dalla vicina stazione aeronavale di Sigonella, principale centro logistico per le operazioni statunitensi in Medio Oriente e nel continente africano.
 Top secret pure la data prevista per l’arrivo in Italia del pericoloso cargo, né è chiaro quanto durerà la sosta in porto. Secondo quanto comunicato dalla ministra Bonino, le armi chimiche siriane giungeranno “probabilmente nella seconda metà di gennaio”, ma ciò “dipenderà dalle valutazioni tecniche della stessa Opac che ha confermato la disponibilità ad esporre le modalità dell’operazione al Parlamento italiano, alla ripresa delle attività a gennaio”. Secondo il cronogramma delineato lo scorso 15 novembre dal consiglio esecutivo dell’Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche, l’arsenale di armi chimiche dovrebbe essere rimosso dalla Siria il 31 dicembre, per poi essere distrutto entro la metà del 2014. L’Opac ha previsto che i “precursori chimici” per la produzione dei gas nervini, “relativamente innocui se separati e letali solo dopo essere stati miscelati”, siano prima trasportati via terra al porto di Latakia, per essere poi caricati su due mercantili, rispettivamente di nazionalità danese (Arka Futura) e norvegese (Taiko), oggi fermi in acque cipriote. Si tratterebbe complessivamente di 500 tonnellate di armi chimiche (ma si parla pure di un migliaio): 155 tonnellate saranno trasferite dal cargo danese in un porto britannico e da lì, fino ad un impianto di incenerimento; 345 tonnellate saranno invece trasportate in Italia dal mercantile “Taiko”. Sempre nel porto italiano avverrà il trasbordo del carico sull’unità militare statunitense “Cape Ray” (proveniente dalla Virginia) che, in acque internazionali, dovrà “neutralizzare” le molecole tossiche in circa 80 giorni grazie a un particolare sistema di idrolisi all’interno di un reattore chimico di titanio messo a disposizione dall’esercito USA. Al termine del trattamento, le scorie con “basso livello di tossicità” saranno consegnate a società private specializzate nell’eliminazione dei prodotti chimici, anche se l’Opac non ha conseguito ancora le risorse finanziarie sufficienti a completare lo smaltimento.
 I mercantili saranno scortati nella loro rotta per il Mediterraneo da un imponente schieramento militare. Nel porto siriano di Latakia sono giunte la fregata norvegese “Helge Ingstadt” con a bordo un team di incursori, la fregata danese “Esbern Snare” e un’unità da guerra britannica. Il Pentagono ha fatto sapere che mobiliterà la propria flotta nel Mediterraneo, più un centinaio di dipendenti civili del Dipartimento della difesa che assisteranno al procedimento di distruzione delle armi e dei precursori chimici. Dopo il meeting di Mosca del 24 dicembre a cui hanno partecipato alti ufficiali delle forze armate di Russia, Cina e Stati Uniti e i rappresentanti dell’Opac, il Cremlino ha comunicato che alla scorta delle navi cargo parteciperanno pure alcune unità da guerra russe, come l’incrociatore lanciamissili “Petr Velikiy”, il cacciatorpediniere “Smetlivy” e le navi da sbarco “Yamal”, “Pobeditel” e “Aleksandr Shabalin”. Le Nazioni Unite avevano già incaricato le forze armate russe a trasportare le armi chimiche dai siti di produzione e stoccaggio siriani sino a Latakia, utilizzando 75 veicoli militari di cui 25 corrazzati.
Per la pericolosità delle operazioni di trasferimento delle armi chimiche, tutti i paesi che in un primo momento avevano dato la propria disponibilità ad ospitarle sino alla distruzione finale (Albania, Croazia, Danimarca, Germania e Norvegia), si sono poi ritirate. Da Bruxelles, il premier Pieter De Crem nell’offrire la disponibilità belga a “neutralizzare” i gas nervini, ha invitato però i partner internazionali a operare “vicino alla Siria” dal momento che “solo il trasporto di queste armi é già una missione difficile”. Secondo alcuni esperti, l’allestimento di un apparato galleggiante per lo smaltimento dei composti chimici comporterà costi elevatissimi e non ridurrà il rischio di danni ambientali in caso di incidenti. Di contro, l’Opac sostiene che la soluzione adottata è “tecnicamente possibile” e che può “essere sicura se fatta in maniera appropriata”. Secondo i tecnici norvegesi che parteciperanno al trasbordo delle armi chimiche in Italia, il rischio maggiore verrà quando saranno aperti i container e i fusti con i composti chimici a bordo dell’unità militare “Cape Ray” in mezzo al Mediterraneo.
Ma pure il trasbordo dal cargo norvegese “Taiko” alla “Cape Ray” in un porto italiano è un’operazione di per sé molto rischiosa, non fosse altro per la tipologia (e la quantità) delle armi chimiche presenti nei container. Secondo le Nazioni Unite, negli arsenali siriani sono stati trovati principalmente i gas Sarin, iprite e VX. Si tratta di agenti chimici che pure in dosi minime possono causare la morte. Il Sarin o GB è un gas nervino della famiglia degli organofosfati; a temperatura ambiente è un liquido di aspetto incolore ed inodore, estremamente volatile e porta alla paralisi del sistema nervoso se inalato per via respiratoria. L’iprite è un altro micidiale gas impiegato per fini bellici. Noto anche come gas mostarda per il suo particolare odore, l’iprite è liposolubile e penetra in profondità nella cute causando devastanti piaghe. A secondo delle concentrazioni del gas, esso può causare la morte in meno di dieci minuti o in qualche ora, con un’agonia dolorosa. Il gas nervino VX può essere utilizzato come arma chimica in forma liquida pura, in miscela con agenti di ispessimento e sotto forma di aerosol. L’esposizione può avvenire per inalazione, ingestione e contatto con la pelle o con gli occhi, causando in pochi minuti la paralisi dei muscoli del corpo, compreso il diaframma con conseguente morte per asfissia.



Sortino. Luci natalizie "non trasparenti" in corso Umberto

Luminarie natalizie prive di “paternità” a Sortino. Protestano Nello Bongiovanni e Desirée Galati di “Sortino al centro”. Gli esponenti di opposizione avrebbero più volte chiesto, attraverso documenti indirizzati a diversi espinenti della’amministrazione comunale, notizie circa le autorizzazioni rilasciate e la spesa sostenuta per le luci natalizie di corso Umberto. Richieste a cui non sarebbe mai stata fornita alcuna risposta. “Un mistero” -lo definiscono sarcasticamente Bongiovanni e Galati, che sottolineano come non “esista alcun atto amministrativo relativo alle luminarie”. I due esponenti di ” Sortino al centro” sollevano il dubbio che il Comune possa avere speso delle somme che avrebbe potuto destinare ai servizi. ” Da un pò di anni- ricordano Bongiovanni e Galati – si aumentano le tasse e si tagliano i servizi, soprattutto quelli indispensabili .Che non si rispettino le regole della trasparenza è davvero intollerabile”.




Avola. Centrotrenta chili di fuochi d'artificio abusivi sul tetto di un'abitazione

Un ripostiglio improvvisato sul tetto di una abitazione di Avola era stato “adattato” a deposito di materiale esplodente. Un potenziale pericolo per l’incolumità pubblica, come hanno spiegato gli investigatori al termine della rapida operazione che ha portato al sequestro di 130 chili di fuochi d’artificio. Nel “magazzino” erano stati stipati  7.854 “giochi” pirotecnici: 1.104 unità del peso di oltre 70 chilogrammi, denominati “Rambo 31K” e 6.750 unità del peso di 60 chilogrammi denominati “Magnum”. Denunciato un uomo di 32 anni per commercio abusivo di materiale esplodente, omessa denuncia di esplodenti e per aver, senza la necessaria licenza e senza alcuna cautela, detenuto, al fine di farne commercio, un’ingente quantità di fuochi d’artificio.




Siracusa. Un oculista "deve" oltre 135 mila euro all'Azienda Sanitaria. Violato il rapporto di esclusività

Se un medico non rispetta il rapporto di esclusività con l’ospedale in cui lavora, potrà essere chiamato a  risarcire l’Azienda Sanitaria Provinciale, restituendo parte dello stipendio. La pronuncia arriva dalla Corte dei conti che ha recentemente condannato un oculista del presidio ospedaliero Avola-Noto. Il professionista, Paolo Caruso, deve restituire all’Asp  di Siracusa 135.440 euro più gli interessi, le spese legali e la rivalutazione monetaria. Tutto è partito da una indagine dei Nas con cui è stato accertato che il medico ha svolto illecitamente attività professionale privata in due studi medici di Rosolini e Pozzallo. Inflitta a Caruso anche una sanzione disciplinare.




Palazzolo. Dal 28 dicembre gli appuntamenti a trent'anni dalla morte di Pippo Fava

Palazzolo ricorda Pippo Fava, il celebre giornalista originario proprio della cittadina siracusana ucciso dalla mafia il  5 gennaio 1984. Il coordinamento Fava Palazzolo e la Fondazione Fava lavorano al calendario per i trent’anni dalla morte della penna siciliana. Diversi gli appuntamenti nella sua città natale. Si comincia il 28 dicembre alle 18 con la compagnia giovane TeatroAllaria che, guidata dal regista e attore Sebastiano Spada, porterà in scena presso i locali della ex Biblioteca del Comune un recital ispirato ai drammi del giornalista/drammaturgo, con brani tratti dalle sue opere selezionati dalla figlia Elena e da Sebastiano Spada.
Il 4 gennaio, ancora presso l’Aula Consiliare, a partire dalle 17.30, l’omicidio consumato nel 1984 davanti al teatro Stabile di Catania verrà commemorato con un dibattito pubblico moderato dai giornalisti Massimiliano Perna e Santina Giannone. Annunciata anche la presenza del pm della Dda di Palermo, Nino Di Matteo. Previsto anche l’intervento di Elena e Claudio Fava, quest’ultimo recentemente nominato vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, figli del giornalista. Il 4 gennaio il Coordinamento Fava consegnerà il Premio giornalistico Fava Giovani a Ester Castano, cronista appena ventitreenne che per prima, in lotta solitaria, insieme al suo direttore, tra minacce e querele, ha denunciato l’intreccio fra ‘ndrangheta e politica nel comune lombardo di Sedriano.
Le due serate sono patrocinate dall’Associazione Palazzolese Antiracket e dal Comune di Palazzolo e sono state realizzate con la collaborazione della Consulta Giovanile e Nomadica.
Nel 2014 sono previste mostre, proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali ispirati ai molteplici interessi di Pippo Fava, che coinvolgeranno le scuole e la popolazione acrense.




Priolo. Uccisa da un colpo di fucile partito accidentalmente. Il fratello stava pulendo l'arma. Tragica morte per una giovane di 23 anni

Un tragico incidente, un colpo partito accidentalmente dal fucile che il fratello stava pulendo. E’ morta così Maria Celeste Patanè, raggiunta al viso da quel colpo, che le è risultato fatale. La tragedia si è verificata oggi a Priolo.  Maria Celeste Patanè aveva 23 anni e secondo le prime ricostruzioni  effettuate dai carabinieri, nel momento in cui quel colpo è stato esploso dal fucile del fratello,  un ventiquattrenne appassionato di caccia, sarebbe stata seduta poco distante da lui. L’arma, un fucile a canne sovrapposte, era detenuta legalmente. Sull’accidentalità dell’accaduto non ci sarebbe alcun dubbio. Rimane, però, da chiarire il motivo per cui quel colpo è partito. Immediati i soccorsi, ma non è bastato a salvare la vita della ragazza. Il fratello dovrà adesso rispondere di omicidio colposo. Il corpo senza vita della giovane è stato sottoposto ad ispezione cadaverica, affidata al medico legale Francesco Coco. I militari dell’arma hanno sequestrato il fucile e posto i sigilli alla camera in cui la tragedia si è verificata.

(foto: Maria Celeste Patanè insieme al fratello)




Floridia. Operazione Botti di Capodanno, sequestrati nove chili di marijuana. Arrestato trentunenne

Ulteriori sviluppi nell’ambito dell’operazione “Botti di Capodanno” condotta dai Carabinieri di Siracusa a Floridia, con 6 fermi e due arresti per droga, sventando anche un omicidio, quello di Antonino Correnti, programmato per la note di San Silvestro. I militari dell’Arma hanno sequestrato nove chili di marijuana ad Antonino Pappalardo, 31 anni, floridiano con precedenti specifici. La droga era pressata e occultata in cinque secchi di vernice, un bilancino di precisione e 670 euro in contanti, presunto provento dello spaccio. L’uomo è stato condotto nel carcere di Cavadonna.  I Carabinieri ritengono che Pappalardo fosse persona “satellite” al gruppo colpito dai provvedimenti restrittivi di ieri, inserito nella rete dello smercio di sostanze stupefacente anche con finalità di semplice supporto logistico, adibendo la sua proprietà a deposito della droga. Sempre nel corso delle perquisizioni effettuate, sono stati rinvenuti altri 50 grammi di marijuana a casa di Dylan Privitera,  arrestato ieri. In casa di Giuseppe Frasca, come anticipato ieri, è stata rinvenuta la Beretta calibro 22, con matricola abrasa e otto colpi nel serbatoio che sarebbe stata utilizzata per uccidere Correnti. L’arma è sottoposta adesso alle verifiche balistiche del caso, per chiarire se abbia sparato in precedenti occasioni. Il giovane avrebbe anche detenuto una bomba a mano SRCM mod. 35 ed una granata, entrambe di tipo militare ed inerti poiché prive del contenuto esplodente, nonché due bilancini di precisione.

 




Noto. Minaccia gli agenti per sottrarsi ad un controllo, denunciato un uomo di 49 anni

A suo dire la polizia lo avrebbe molestato frequentemente per i numerosi controlli a cui lo avrebbero sottoposto nel tempo. Così, ieri, quando gli agenti lo hanno raggiunto per effettuare alcune verifiche sul suo conto, avrebbe oltraggiato e minacciato i poliziotti. Adesso, proprio per questo, pende a suo carico una denuncia per oltraggio e minacce a pubblico ufficiale. Protagonista dell’episodio è un netino di 49 anni. L’uomo, pregiudicato, è già sottoposto agli arresti domiciliari per altro tipo di reati precedentemente commessi.




Priolo. Niente assicurazione, revisione e patente. Denunciato trentasettenne siracusano

Nessuna copertura assicurativa nella sua auto e nemmeno patente di guida. Denunciato per questo, a Priolo, un uomo di 37 anni, siracusano, fermato dalla Polizia del locale commissariato, è stato denunciato. Il veicolo, oltre a non essere assicurato, era anche privo del necessario certificato di revisione.

 




Lentini. Il caso del cane legato da mesi ad una catena, denuncia per il proprietario. L'animale affidato ad un canile

Si è conclusa con una denuncia la vicenda, segnalata nei giorni scorsi dal Partito Animalista Europeo, relativa alle presunte cattive condizioni in cui da mesi sarebbe stato costretto a vivere un cane, costantemente legato con una catena al balcone dell’appartamento dei suo padrone, in via della Redenzione, a Lentini. Gli agenti del locale commissariato hanno denunciato il proprietario, un uomo di 60 anni, per maltrattamento di animali. Non sarebbero bastate all’uomo le continue sollecitazioni di poliziotti,  vigili urbani, nè i richiami di carabinieri e del veterinario dell’Asp. Il cane, dopo poco tempo, sarebbe sempre e comunque tornato alla catena. Una situazione insopportabile per molti vicini di casa, da cui sono partite parecchie segnalazioni. Nei giorni qualcuno ha deciso di coinvolgere il partito animalisti, che con una nota dura, chiedevano un intervento immediato delle autorità competenti per sequestrare il cane “come prevede la legge in casi come questi”.  L’animale, secondo quanto aveva spiegato il partito animalista in una nota,  non avrebbe ricevuto alcuna cura, nemmeno dal punto di vista igienico e anche all’interno dell’appartamento sarebbero state riscontrate condizioni tutt’altro che ottimali. Il proprietario, in un primo momento, avrebbe assecondato le richieste del veterinario per migliorare le condizioni di vita dell’animale. Subito dopo, però, tutto sarebbe tornato come prima. I legali del partito avrebbero preannunciato l’intenzione di rivolgersi alla Procura della Repubblica se nessuno fosse intervenuto in maniera risolutiva in tempi brevi. Secondo fonti del commissariato di Lentini, la relazione del veterinario non avrebbe parlato di cattive condizioni di salute per l’animale. Il perdurare del comportamento del proprietario, però, avrebbe spinto la polizia, di concerto con i vigili urbani e l’Asp a sequestrare il cane, affidandolo ad una struttura che si occupa della cura di animali.