La polemica è già divampata, anche all’interno dell’Assemblea Regionale Siciliana, il voto previsto per ieri è slittato, forse alla prossima settimana. Riguarda la norma che introduce il cosiddetto deputato supplente, fortemente criticata dall’opposizione e che incontrerebbe qualche divergenza di vedute anche all’interno della maggioranza. In realtà, la riforma va votata dal Parlamento nazionale, richiede, tuttavia, un passaggio anche dal parlamento siciliano per la modifica dello statuto necessaria. Con il “si” alla norma, un deputato regionale che diventa assessore viene sostituito dal primo dei non eletti. Marika Cirone Di Marco, storica dirigente del Pd ed ex deputata regionale non nasconde il proprio rammarico. Affida ai suoi social un’analisi fuori dai denti. “Si sente l’acquolina carezzare i palati dei deputati e del governo nel momento in cui prevedono di poter arrivare ad ampliare i posti da occupare e di migliorare le performances delle loro cordate- la sua premessa- La norma su cui la convergenza e’ naturalmente massima consentirebbe di sostituire con il primo dei non eletti delle varie liste i deputati chiamati a coprire il ruolo di assessori regionali, il che consentirebbe di aggiungere ai deputati divenuti assessori fino a 12 deputati in più, ’quanto è il numero dei componenti della giunta regionale”. Cirone Di Marco lo definisce “un gioco delle tre carte,” che aumenterebbe la forza di attrazione del consenso attorno ai governi , di fatto cancellando la riforma della riduzione dei parlamentari a 70 componenti da 90 , approvata su iniziativa PD solo nel 2013, che riduceva visibilmente anche i costi dell’Assemblea Regionale. E tutto questo -fa notare- mentre resta al palo , sempre più dannata, la norma sugli Enti Locali che tra l’altro prevedeva l’introduzione dell’obbligo del 40% di rappresentanza femminile nelle giunte delle amministrazioni” .Amarezza nelle parole di Marika Cirone Di Marco. “In Sicilia va così’- la sua riflessione- quando si può dare l’assalto alle istituzioni certa politica trova una verve inaspettata e supera in volata divisioni, contrasti, giochi di fioretto. Così è stato anche quando l’Autonomia Speciale e’ stata usata per modificare la norma del TUEL ( Testo unico Enti locali) che fissa l’incompatibilità a coprire la funzione di sindaco da parte dei deputati ai comuni fino a 10.000 abitanti, elevandola fino a includere le Amministrazioni con popolazione fino a 20.000. Anche in questo caso-conclude Cirone Di Marco- una concentrazione di potere che finisce con il favorire alcune comunità rappresentate dal proprio deputato di riferimento e sfavorirne delle altre. Oltre che finire col ridurre il ruolo di deputato regionale, rappresentante degli interessi dell’intera regione come dovrebbe essere, a rappresentante di una esigua porzione di territorio”. Convinto della bontà della norma, invece, il deputato regionale Riccardo Gennuso di Forza Italia. “Noi dobbiamo solo recepirla ma si tratta di una legge giusta- commenta l’esponente di maggioranza- Martedì sarà il giorno giusto per l’approvazione. Si darà in questo modo la possibilità agli assessori di poter continuare a lavorare anche durante le votazioni, avremo 12 rappresentanti in più alla Regione, con più spazio per le idee e per i territori. Chi aspira ad avere una posizione di rilievo- prosegue Gennuso- potrà avere una possibilità di mettere in campo il proprio lavoro anche da secondo. Io sono d’accordo, come il 70 per cento dei miei colleghi”.