Studenti positivi in dad: si spacca il mondo della scuola. “Ammetterli alle lezioni a distanza”

Ha destato scalpore ed aperto un acceso dibattito la scelta di un istituto superiore di Siracusa che non permette agli alunni positivi ma asintomatici di partecipare alle lezioni in dad. Il dirigente scolastico del Fermi, la scuola in questione, ha giustificato la scelta parlando di imprescindibile tutela del diritto alla salute. Ma sulla questione le opinioni sono diverse. Anche da scuola a scuola. Prendiamo il caso di due licei, il Corbino e l’Einaudi. In entrambe le scuole la linea è quella di far partecipare alle lezioni in dad i loro studenti positivi al covid che dovessero essere nelle condizioni di seguire la didattica a distanza. “E’ la logica stessa della dad, nasce per mantenere il legame con la didattica. Tra allerta meteo ed emergenze varie ormai non si fa più scuola, quasi. Valutiamo le situazioni, ma deve vincere il buon senso”, dice Lilly Fronte, preside del Corbino. “Se stanno bene ed i genitori sono concordi, non è il caso di essere rigidi e consentire ai ragazzi di continuare il loro percorso di studio. Una negativizzazione piena può richiedere anche venti giorni: che facciamo? Tagliamo i ragazzi fuori dal loro futuro? Dal punto di vista sociale, vietare loro di partecipare sarebbe grave”, aggiunge la Fronte.
Sulla stessa linea anche Teresella Celesti, preside dell’Einaudi. “Ho 90 positivi su circa 1.200 studenti. Se mi dicono di non avere sintomi e che stanno bene, io li faccio partecipare. Io credo che in questa fase delicata non ci sia bisogno di creare nuovi problemi. La scuola non è solo compiti, lezioni, interrogazioni”, spiega la dirigente scolastica. “Pensiamo a quando non c’era il covid. Capita, è sempre successo, che un ragazzo possa accusare un lieve malessere un classe, ad esempio un mal di pancia. Ma mai gli si è detto di andare via o lasciare la lezione. A maggior ragione, in tempi di covid, non vedo l’esigenza di allontanare i positivi asintomatici dalla dad”.
Molti presidi del territorio condividono questa posizione. D’altronde, partecipare alle lezioni a distanza non comporta grande stress: si sta seduti in camera, davanti ad un pc.




Il Pd di Siracusa: “servono più infermieri, reparti in tilt ed il Pronto Soccorso scoppia”

L’attuale situazione pandemica ha purtroppo finito per aggravare alcune note problematiche della sanità locale, specie negli ospedali. Emblematico il caso del Pronto Soccorso di Siracusa. Entro la fine di marzo la Regione dovrebbe aggiudicare i lavori per ampliamento e ammodernamento. Ma al momento la situazione è complessa. Anzi, secondo il segretario cittadino del Pd, Santino Romano, è “disastrosa”.
Le responsabilità, secondo Romano, sarebbero tutte in capo alla Regione ed in particolare al governo Musumeci. “Porta avanti la realizzazione di una sanità regionale etno-centrica che sta svuotando le altre Asp. E quella di
Siracusa, data la vicinanza geografica, è una delle vittime principali di questo sistema, il tutto accelerato dalla pandemia che da più di due anni non da pace agli operatori sanitari”.
Per il segretario cittadino del Pd, le carenze principali “si riscontrano dal punto di vista delle unità lavorative che coprono le mansioni infermieristiche, a tal punto che interi reparti dell’Ospedale Umberto I non sono nella situazione di poter lavorare. E questo nonostante dal punto di vista strutturale siano perfettamente idonee ad accogliere ed assistere i pazienti che ne abbiano bisogno”.
Sottodimensionamento, quindi. I reparti ne soffrirebbero finendo per ingolfare il Pronto Soccorso “pulito” dove, una volta accolto e visitato il paziente, “non si può effettuare il ricovero nel reparto di destinazione – dice il segretario cittadino del Pd – perchè chiuso o pieno. E sempre più spesso il paziente rimane al Pronto Soccorso, dove iniziano a scarseggiare anche le barelle”.
I casi eclatanti riguarderebbero poi i reparti di Medicina e Geriatria a Lentini perchè “riconvertiti in reparti covid”. Gli stessi reparti a Siracusa, rivela l’esponente del Partito Democratico, “hanno avuto una drastica riduzione di posti letto”.
Da qui la necessità di ricorrere a maggiore personale infermieristico, sfruttando le occasioni disponibili per nuove assunzioni “a vario titolo”, al fine di “consentire la riapertura e la funzionalità dei reparti ospedalieri in modo da decongestionare il Pronto Soccorso”.




Elicotteri dell’Aeronautica a Siracusa, touch and go a pochi giorni dalla decisione sul futuro

Sono cominciate questa mattina le prove tecniche di atterraggio e decollo degli elicotteri dell’Aeronautica Militare a Siracusa. Anche all’esterno della grande area della caserma che costeggia via Elorina, non sono passati inosservati quei velivoli, alle prese con ripetute manovre.
Si tratta di elicotteri di stanza a Trapani ma inviati a Siracusa per quello che viene tecnicamente definito un touch and go. Dopo anni di calma piatta e smobilitazione, improvvisamente nuovi segnali di attività in quella che era la sede del 34.o Gruppo Radar, poi man mano dirottato su Testa dell’Acqua (Noto). Al punto che la base dell’Aeronautica di via Elorina era diventata più una (grande) sede di rappresentanza più che sede di vere e proprie attività logistiche. Tanto che da diverso tempo ha preso piede una decisa e unanime richiesta rivolta al ministero della Difesa: smilitarizzare in parte quell’area, in modo da restituire a Siracusa una porzione importante del suo porto.
Appare ai più curioso che queste prove tecniche di nuove attività avvengano a pochi giorni dal sopralluogo del sottosegretario Giorgio Mulè (FI), la cui presenza è stata fortemente richiesta dal Comitato per il decoro di Siracusa e dai parlamentari Paolo Ficara (M5s) e Stefania Prestigiacomo (FI) che, con ripetute interrogazioni parlamentari, hanno dato ancora più forza alla richiesta di Siracusa che rivuole una parte di quella grande area militare. Lunedì il sottosegretario effettuerà un sopralluogo nell’area ed incontrerà poi la stampa. La Difesa ha sempre definita strategica Siracusa: ma serve oggi tutta quella porzione vietata e considerata militare?
Pezzi importanti del Comitato per il Decoro di Siracusa che sta battagliando per la smilitarizzazione parziale di via Elorina leggono questa mossa come “una provocazione bella e buona”. E’ bene dire che non è certo questa l’intenzione dell’Aeronautica, preziosa istituzione che con orgoglio Siracusa rivendica. Ma è comprensibile che la circostanza possa prestarsi a varie letture. Non foss’altro che, dopo diversi anni in cui la Difesa ha svuotato di uomini ed attività Siracusa, improvvisamente e proprio poco prima della visita del sottosegretario – e nei giorni caldi del dibattito sul futuro dell’area – si assiste a nuove attività tecniche e logistiche.
Il clima si scalda proprio nel momento in cui, invece, servirebbe calma e buon senso da tutte le parti in causa, per decidere con la dovuta serenità del futuro di Siracusa e delle nuove esigenze (anche di spazi) dell’Aeronautica.




Vaccini, fine settimana “porte aperte” negli hub per 5-18 anni e over 50

Domani (sabato 15 gennaio) e domenica vaccinazioni anti-Covid anche senza prenotazione per la fascia 5-18 anni e per gli over 50 negli hub delle Asp siciliane, quindi anche in quelli di Siracusa e Portopalo. L’iniziativa “porte aperte” è stata voluta dall’assessorato regionale alla Salute.
Per il target 5-11 anni le somministrazioni avverranno solo in quegli hub che prevedono apposite corsie riservate alle vaccinazioni pediatriche (Siracusa).
L’obiettivo è incentivare ulteriormente l’immunizzazione nelle due particolari fasce d’età tenendo conto, da una parte, della ripresa delle lezioni in Sicilia e, dall’altra, dell’obbligo per la popolazione over 50.
Per quanto riguarda i minori, il giorno della vaccinazione è necessario che sia presente anche uno solo dei genitori/tutori legali, che dovrà dichiarare di avere informato l’altro genitore. La modulistica da presentare è disponibile anche sul sito www.siciliacoronavirus.it nelle rispettive sezioni.




Si ricostruisce il torrione dell’Umbertino, via anche ai lavori sulle ringhiere del lungomare

Al via i lavori di ricostruzione del ponte Umbertino, a Siracusa, nella parte danneggiata lo scorso settembre durante un intervento di messa in sicurezza. E partono anche i lavori per il recupero di oltre 40 pilastrini e della ringhiera del lungomare di Levante di Ortigia, dal Castello Maniace fino al forte San Giovannello. L’intervento sulle ringhiere è iniziato stamattina, lunedì partirà l’altro. La durata prevista è di circa 4 mesi.
La spesa complessiva supera i 144 mila euro ed è il frutto di due diversi affidamenti: uno per i lavori sulle parti in ferro, da 74 mila 420 euro; e uno per le opere murarie da 70 mila e 40 euro. Per quel che riguarda il ponte umbertino, il ripristino avverrà riutilizzando per quanto possibile le parti crollate, come nel caso delle decorazioni del torrione, e la sostituzione di quelle irrimediabilmente danneggiate impiegando materiali dello stesso tipo. L’intervento sulla balaustra si svilupperà per una lunghezza di 4 metri, mentre quello sul torrione prevede anche la ricollocazione del lampione rimosso completo di cablaggio.
«Si tratta – dichiara il sindaco, Francesco Italia – di interventi attesi per i quali, non appena è stato possibile, abbiamo provveduto. Iniziamo i lavori in questo primo sorcio del 2022 così da completare in tempo prima dell’estate, per restituire decoro al ponte umbertino e ad uno dei tratti del lungomare di Ortigia maggiormente frequentati dai visitatori».




Servizio Civile Universale, a Siracusa c’è posto per 8 operatori volontari: i progetti

Siracusa è uno dei quattro Comuni siciliani che potranno attivare il “Servizio civile universale”. Sono in tutto 8 i posti di operatore volontario che saranno destinati a due specifici progetti comunali, nei settori Educazione ed Ambiente.
Il primo è denominato “Città educativa. Volontari per contrastare la povertà educativa e l’abbandono scolastico”; il secondo “Polmoni della città: percorsi di tutela ambientale e riqualificazione urbana”.
Il “Servizio civile universale”, attivabile una sola volta, è un’opportunità offerta a ragazzi e ragazze “di partecipare attivamente alla vita sociale e civile, impegnandosi concretamente in progetti di particolare rilevanza sociale”, spiega la nota di Palazzo Vermexio.
Il bando è disponibile sul sito istituzionale del Comune di Siracusa. Gli interessati avranno tempo fino alle ore 14 di mercoledì 26 gennaio per presentare le domande di partecipazione. Ai giovani selezionati, che saranno poi avviati al servizio civile, è riconosciuto un assegno mensile pari a € 444,30.
“Nella nostra Regione oltre Siracusa soltanto i comuni di Palermo, Messina e Pantelleria sono riusciti ad attivare progetti afferenti al “Servizio civile nazionale”. Questo successo è il risultato della sinergia tra Amministrazione e uffici comunali fondamentale per la crescita culturale, sociale ed economica della nostra città”: lo dichiara il sindaco, Francesco Italia.
Per l’assessore alle Politiche sociali Concetta Carbone “L’attivazione dei due progetti permetterà ad 8 giovani di vivere un’esperienza unica di cittadinanza attiva all’interno dell’Ente comunale. Un’opportunità di formazione e di crescita professionale per i giovani che sono una risorsa fondamentale per il progresso della nostra società”.




Dissesto idrogeologico, nuovo bando. Ficara (M5s): “I Comuni siracusani colgano opportunità”

“Il Ministero dell’Interno ha pubblicato il bando che mette a disposizione i 450 milioni di euro per gli enti locali previsti per l’annualità 2022. Somme stanziate nelle scorse leggi di bilancio con i governi Conte e che potranno essere impiegate per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico, la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti e l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, con precedenza per gli edifici scolastici”.
Ficara ricorda come “l’ultima ondata di maltempo che si è abbattuta nei mesi scorsi sulla provincia di Siracusa ha reso evidenti le fragilità del nostro territorio, ed in particolare del capoluogo. Avendo approvato il bilancio consuntivo relativo al 2020 lo scorso mese di ottobre, il Comune di Siracusa può presentare la sua istanza per un contributo massimo di 5 milioni di euro. Sono certo che Palazzo Vermexio saprà cogliere questa volta la preziosa occasione che permetterebbe di intervenire per tempo sulle fragilità emerse, specie lungo la linea di costa e sulle strade a causa di allagamenti e dissesto idrogeologico. Lo ricordo perchè, purtroppo, lo scorso anno il capoluogo, e altri comuni della provincia, rimasero esclusi un pò per svista e un pò per mancanza dei requisiti per partecipare. Quello di Siracusa, nonostante avesse approvato il bilancio 2019, comunque non partecipò”.
Le richieste di contributo dovranno essere inviate entro il 15 febbraio 2022. Possono partecipare tutti i Comuni della provincia di Siracusa per una o più opere pubbliche di messa in sicurezza degli edifici e del territorio, per un importo massimo di 1 milione di euro per i Comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti, di 2 milioni e mezzo per i Comuni con popolazione da 5 a 25mila abitanti e di 5 milioni di euro i Comuni con popolazione superiore a 25mila abitanti.




Capitale della Cultura 2024, posticipata la definizione della short list

Modificati dal  Ministero della Cultura i termini della procedura di selezione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2024.
Entro martedì 1febbraio la Giuria esaminerà le candidature ammesse conformemente al bando, selezionando un massimo di dieci progetti finalisti; entro il 15 marzo la Giuria convocherà ciascuno dei Comuni, delle Città metropolitane e delle Unioni di Comuni responsabili della predisposizione dei progetti finalisti a un’audizione pubblica di presentazione e approfondimento del dossier di candidatura; entro il 29 marzo infine la Giuria raccomanderà al Ministro della Cultura la candidatura del Comune, della Città metropolitana o dell’Unione di Comuni ritenuta più idonea a essere insignita del titolo di “Capitale italiana della cultura” per l’anno 2024, dandone opportuna motivazione.




In auto con il nipotino di cinque anni trasportavano droga, un’arma in casa: arrestati marito e moglie

Erano in auto con il nipotino di 5 anni e trasportavano droga. Una coppia di coniugi, di 48 e 43 anni, sono stati bloccati nei pressi di corso Gelone dagli agenti delle Volanti, nel corso di un’attività di controllo del territorio.
Alla vista degli agenti, l’uomo e la donna si sono subito mostrati nervosi, stato d’animo che ha ulteriormente insospettito i poliziotti. Condotti in questura e con l’ausilio della Squadra Mobile, i due sono stati sottoposti a perquisizione. Nella borsa della donna 42enne i poliziotti hanno rinvenuto due panetti di hashish per un peso complessivo di 150 grammi.
Scattata anche la perquisizione domiciliare, in casa della coppia sono state sequestrate altre 19 bustine di hashish, 3 bilancini elettronici, 4 coltelli di varie misure, materiale utilizzato per il confezionamento della droga ed una pistola Bruni mod.92 calibro 8 a salve con un caricatore e 10 cartucce ancora inesplose.
La coppia veniva dichiarata in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria competente, posta ai domiciliari.
Anche il convivente della figlia della coppia è stato sottoposto a perquisizione domiciliare. Nell’appartamento i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato due grammi di cocaina e materiale per il confezionamento. Il 24enne è stato denunciato per possesso di stupefacenti.




“Positiva sintomatica,il farmacista si è rifiutato di farmi il tampone”: falle del sistema

Una contraddizione, in realtà l’ennesima, di un sistema di tracciamento che di falle ne ha ancora parecchie, in alcuni casi ai limiti del paradosso.
La segnalazione di un lettore di SiracusaOggi.it  mette in evidenza una lacuna che determina, se non colmata, un rischio evidente.
“Mia figlia- racconta- minorenne, è risultata positiva ad un tampone che ha acquistato in farmacia ed ha eseguito in casa. Avvertiva lievi sintomi influenzali e la madre è positiva. Una volta ottenuto l’esito del tampone- prosegue il padre della ragazza- ci siamo rivolti al medico di famiglia, che ci ha detto di raggiungere una farmacia per effettuare il tampone attraverso l’operatore, in modo da far risultare legalmente la positività”.
La giovane ha prenotato il suo tampone e , una volta in farmacia, ha spiegato le ragioni per cui l’aveva richiesto, riferendo anche dei lievi sintomi che accusava.
“Il farmacista ed il medico che si trovava nella stanza con lui-racconta ancora il papà della giovane- si sono categoricamente rifiutati di effettuare il tampone, parlando di normative, non chiare. Ho detto loro che stavano effettuando a mio avviso un’interruzione di pubblico servizio e come risposta, mi hanno semplicemente restituito i soldi del tampone. Le farmacie, dunque, si limitano al business, senza assumersi alcuna responsabilità?”.
Se è comprensibile il disappunto del cittadino,che si sente abbandonato a se stesso, pare che alla base di questa situazione, che può dunque riproporsi tale e quale in altre circostanze e con altre persone, ci sia proprio un vulnus (normativo?).
Il presidente di Federfarma Siracusa, Salvo Caruso riconosce il problema. “Non ritengo che il collega abbia agito in maniera scorretta. Il problema è un altro – spiega- ed è che non esiste un luogo idoneo per effettuare questo tipo di accertamento. La farmacia dovrebbe servire per accertare le situazioni dubbie, il cosiddetto contact tracing, per asintomatici. Stiamo parlando di luoghi chiusi in cui non puoi garantire, in presenza di positivi accertati e magari sintomatici,la sicurezza degli altri avventori e degli operatori. Occorrerebbe utilizzare per questi casi i drive- in , che sono all’aperto, con operatori completamente bardati e con tutto ciò che serve in situazioni di questo tipo. Noi- prosegue il presidente di Federfarma Siracusa- dovremmo poter smaltire altri tipi di code, come quelle di chi, ormai negativo, deve confermare tale esito per poter interrompere la propria quarantena. Quella di cui il cittadino che ha lamentato questo problema parla è una falla, che in effetti va colmata alla svelta”.
Un protocollo, insomma, per certi versi sbagliato o, comunque, incompleto, che rischia di agevolare i contagi, anziché limitarli, secondo il rappresentante dei farmacisti.
E’ anche vero che ad indicare la soluzione farmacia, tornando al caso specifico, è stato il medico di famiglia. Un sistema, insomma, che in questi aspetti sarebbe forse da rivedere.