Siracusa.Droga, sequestro delle Volanti: 46 dosi di hashish in via Santi Amato

Gli uomini delle Volanti,durante un controllo riguardante un soggetto posto agli arresti domiciliari in un’abitazione di Via Santi Amato, nota piazza di spaccio, hanno sorpreso un giovane di 29 anni che, alla vista della Polizia, cercava di allontanarsi.
Gli agenti, dopo aver bloccato il soggetto, già conosciuto alle forze di polizia, all’interno di un condominio, lo hanno denunciato per possesso ai fini dello spaccio di droga.
Infatti, nelle immediate vicinanze dell’uomo, e nella sua disponibilità, sono state rinvenute e sequestrate 46 dosi di hashish e, addosso allo stesso, 165 euro in contanti, probabile provento dell’attività di spaccio.
Infine, nel medesimo contesto operativo, gli uomini diretti dalla dott.ssa Guarino hanno rinvenuto e sequestrato, in una piccionaia non lontana, 80 dosi di cocaina, pronta per lo spaccio.




La Prefettura di Siracusa: “limitare gli spostamenti per lavoro”, uffici pubblici in smart working

“Limitare al massimo gli spostamenti da e per i luoghi di lavoro”. E’ quanto stabilito dalla prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, che presiede il Centro di Coordinamento dei Soccorsi in sigla CCS. Si tratta dell’organo principale a livello provinciale, deputato a determinare le linee da seguire durante eventi avversi che possono coinvolgere la popolazione. Ne fanno parte anche i sindaci, Protezione Civile, forze dell’ordine, Vigili del Fuoco, Capitaneria di Porto, Azienda Sanitaria Provinciale, Anas ed Enel Distribuzione. L’unità di crisi sarà attiva per 24 ore.
“Allo stato non è prevedibile l’evolversi dei fenomeni eccezionali avversi” per cui – per ragioni di cautela e prudenza – è stato deciso di privilegiare modalità di lavoro agile “fino alla cessazione dello stato di allerta” in tutti gli uffici pubblici, “fatti salvi i servizi essenziali da rendere in presenza”.
Per quel che riguarda la zona industriale siracusana, “si sarà grati al presidente di Confindustria per la sensibilizzazione nel senso indicato che potrà porre in essere verso i propri associati”. Ovvero la Prefettura chiede anche alle raffinerie di far ricorso allo smart working ed a limitare il numero di lavoratori che dovranno raggiungere gli impianti.
Nessun passaggio specifico ulteriore dedicato al settore privato o del commercio, dove varrà quindi la sensibilità dei singoli imprenditori o delle singole aziende.
“Si raccomanda ai cittadini di adottare comportamenti responsabili, limitando gli spostamenti solo ai casi di stretta necessità, e di non esporsi a situazioni di rischio lungo le coste e in prossimità dei corsi d’acqua”, si legge in chiusura nella nota della Prefettura.




Siracusa e il medicane Apollo: la lunga notte della Protezione Civile

Le luci rimarranno accese tutta la notte nella sede della Protezione Civile comunale. Negli uffici di via Elorina, una lunga riunione operativa ha fatto da prologo all’avvio delle attività
studiate per preparsi a fronteggiare ore di intenso maltempo.
Tecnici comunali, associazioni e volontari di Protezione Civile, insieme all’assessore Sergio Imbrò, hanno diviso la città in zone di intervento e studiato i percorsi di “ronda” che verranno coperti dai mezzi di Protezione Civile. “Nessuno si allarmi più del dovuto, è una misura di cautela per assicurare immediata presenza ed intervento qualora dovesse essere necessario”, spiega Imbrò. Sarà una lunga notte, con l’unità di crisi comunale operativa h24, fino a cessata emergenza.
I servizi di perlustrazione interesseranno anche le frazioni. Inoltre, sono state attivate ronde della solidarietà per i senzatetto.
L’intensificazione del maltempo è attesa per la tarda serata, con fenomeni intensi sino alla mattina di sabato. Pioggia e vento, dicono gli ultimi avvisi. Ma vento quanto forte? “Dipenderà dalla traiettoria che il medicane seguirà man mano che si avvicina alle nostre coste. Potrebbe sfiorarci, come ci auguriamo, oppure passare proprio per Siracusa. Due situazione che determinerebbero raffiche di intensità diverse. In ogni caso – puntualizza Imbrò – non è il caso di farsi prendere dal panico. Serve solo prudenza e nessun azzardo. Stare in casa, quanto meno questa notte, e poi domattina massima prudenza”.
Attivo il numero verde di Protezione Civile: 800187500. “Utilizzatelo per emergenze reali, senza ingolfare la linea per piccole problematiche come un sacchetto di spazzatura che galleggia”, l’invito dell’assessore. “Pronti a fornire ogni assistenza, ma non c’è ragione per cui ci si debba far prendere dal panico”.




Maltempo: fino a domattina fermi i treni per Catania e Ragusa

In seguito all’allerta meteo rossa diramata dalla Protezione Civile, la circolazione ferroviaria sarà sospesa, in via precauzionale, nella giornata di domani 29 ottobre sulla linea Catania – Siracusa – Ragusa dalla mezzanotte alle ore 09:00 e sulla linea Ragusa – Canicattì dalla mezzanotte alle ore 13:00.
Aggiornamenti saranno disposti in base alle evoluzioni meteo.
Le squadre di tecnici di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane), sono al lavoro da questa notte per presidiare le linee interessate dall’interruzione.

 




Allerta meteo rossa per venerdì 29, chiuse scuole, palestre e gli uffici regionali

In concomitanza con il passaggio del medicane Apollo, torna rossa l’allerta meteo sulla Sicilia orientale. Attese piogge e vento, con raffiche anche di 70/75 kmh, soprattutto in nottata.
Letto il bollettino del Dipartimento regionale di Protezione Civile, il sindaco di Siracusa ha disposto anche per la giornata di domani la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. Un simile provvedimento è stato esitato in anche dagli altri sindaci della provincia, quindi scuole chiuse in tutto il siracusano.
Nel capoluogo sospesi i mercati rionali e chiusi anche gli impianti sportivi pubblici e privati. Cancelli chiusi anche al cimitero.
Domani, venerdì 29 ottobre, anche gli uffici regionali delle province di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa resteranno chiusi. Lo ha disposto il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, a seguito del permanere dello stato di allarme per rischio idrogeologico.
Il provvedimento adottato è finalizzato a ridurre la mobilità nelle aree fortemente a rischio e l’esposizione dei cittadini al pericolo. Si punta anche a facilitare l’eventuale movimento dei mezzi di soccorso, in caso di necessità.
Resteranno aperti solamente gli uffici regionali che erogano servizi pubblici essenziali ed esattamente: i servizi della Protezione civile, tutti i presidi ospedalieri, le strutture sanitarie, gli Uffici del Genio civile, gli Ispettorati ripartimentali delle foreste.
«Ho il dovere di raccomandare a tutti di evitare spostamenti e, soprattutto, rinunciare all’uso di automobili, in caso di pioggia: l’insidia è sempre dietro l’angolo». È l’appello rivolto dal presidente della Regione ai siciliani.




La rabbia dei geologi: “Crollo prevedibile, ma nessuno ci ascolta. Può succedere ancora”

Il giorno dopo il crollo di una porzione del costone roccioso di Riviera Dionisio, tengono banco gli interrogativi. Perchè è avvenuto? Si poteva evitare? Può succedere ancora? La zona è sicura? Mentre proseguono gli accertamenti da parte dei tecnici comunali e l’accesso al vicino parco del Monumento ai Caduti è stato inibito, abbiamo chiesto le prime risposte al segretario regionale dell’Ordine dei Geologi, il siracusano Marco Andolina.
Quella falesia era stata al centro di diversi studi negli anni scorsi ed era persino finita in una recente tesi di laurea. Purtroppo, però, il grido di allarme è rimasto inascoltato. “Era facilmente ipotizzabile che succedesse. Poteva essere evitato? Dico solo che siamo in ritardo di dieci anni almeno. Come geologi, segnaliamo il problema da tempo, però non si fa mai nulla. Si mettono i cartelli con divieto di balneazione per rischio crollo. Giusto, ma il cartello non ferma i fenomeni in atto e neanche le persone”, spiega Andolina.
Perchè è avvenuto il crollo? Pioggia e moto ondoso hanno accelerato un fenomeno già noto: “l’arretramento della linea di costa”, la definizione fornita dal geologo. “Avviene con lo scalzamento alla base della falesia, operato dal moto ondoso. E questo causa il crollo della parte superiore che, nel caso specifico, aveva uno spessore esiguo”. A crollare è stata una sorta di “ponte” tra due spuntoni della falesia in calcarenite. I massi finiti sulla scogliera sottostante hanno poi finito per “chiudere” due piccole gallerie sottostanti, scavate dall’uomo quando l’area era utilizzata come latomia.

Quanto ha inciso il maltempo? “Concausa importante. Il moto ondoso rimane comunque la prima causa. Ed ovviamente le precipitazioni incidono in modo combinato con le mareggiate”. Naturale domandarsi se possa succedere ancora e di nuovo. La risposta di Marco Andolina è chiara. “L’evoluzione è quella. Temo sia solo questione di tempo se non si interviene”.
Per mettersi al riparo serve una azione tanto semplice in teoria quanto complicata da tradurre in pratica, nel solito balletto di competenze che fa si che nessuno sia realmente responsabile di alcunchè. “Bisogna fare in modo che le onde non arrivino alla base della falesia o almeno che arrivino depotenziate”. A questo punto state pensando tutti ai frangiflutti. Ma anche quelli, in realtà, sono il passato. Retaggio di interventi datati che risalgono in massima parte agli anni 80 del secolo scorso. La soluzione che si è già attuata in altre parti d’Italia è quella delle barriere soffolte ovvero strutture modulari in cemento armato a basso impatto ambientale, posate e accostate sul fondale marino, lungo una linea continua, che corre parallela al litorale e a distanza di almeno cento metri dalla costa. La loro funzione è quella di disperdere l’energia del moto ondoso.
Questo cedimento rappresenta un chiaro campanello d’allarme. L’erosione delle coste siracusane è una realtà. A dispetto di milioni di euro disponibili o finanziati, mancano i progetti esecutivi. E quando ci sono, non si traducono in cantieri attivi. Colpa di tutti, colpa di nessuno. Intanto il territorio si sfarina. Un fenomeno acuito dai nuovi ma ormai costanti fenomeni atmosferici.
“E’ a rischio una ampia porzione del Plemmirio, nei pressi della Pillirina. Lì sono già evidenti le fratture superficiali. E poi le zone Sacramento e Fanusa, fino all’Arenella: e qui sarebbe un bel problema per via degli insediamenti abitativi esistenti. E soprattutto bisogna proteggere Ortigia, ormai esposta a Levante e Ponente ad imponenti mareggiate che spazzolano i muraglioni”, elenca il segretario regionale dell’Ordine dei Geologi.




Raffiche di vento, la situazione in tempo reale nel siracusano nella giornata del medicane

Sono le raffiche di vento a creare qualche preoccupazione in questa nuova giornata di allerta meteo. Già questa mattina, a Siracusa, toccate punte da 48kmh. La Protezione Civile regionale ha diramato un alert di livello “arancione” per la provincia di Siracusa. Scuole chiuse in tutto il territorio aretuseo, chiusi anche i cimiteri e stop ai mercati rionali.
Da giorni si parla di Medicane, termine anglosassone con cui si indicano violente tempeste con venti potenti e nubifragi nel Mediterraneo. La parola è infatti nata dalla fusione di Mediterranean e Hurricane. Tra i vari fattori che li generano, anche l’innalzamento delle temperature. L’Aeronautica Militare indica fenomeni intensi, con moderato allarme. Le piogge sono attese nella tarda serata e nella giornata di domani. Il vento potrebbe spirare fino a 80kmh. Il fenomeno viene definito “eccezionale”, un vortice depressionario “intenso”. Miglioramenti attesi dal pomeriggio di domani. Consigliata prudenza, con il suggerimento di evitare eccessi di sicurezza e confidenza negli spostamenti.
Per seguire costantemente la situazione, soprattutto dal punto di vista delle raffiche di vento, ecco la situazione radar in tempo reale (da windy.com):




Medicane in Sicilia sud-orientale: cicloni simil-tropicali sono noti dal 2014. I precedenti

Gli uragani mediterranei, noti come medicane, non sono una novità di questi giorni. Negli ultimi 10 anni si sono verificati sulle coste della Sicilia sud-orientale con una certa frequenza. I ricercatori degli atenei Aldo Moro di Bari e Catania, insieme con l’Area Marina Protetta del Plemmirio di Siracusa, hanno realizzato un recente studio dedicato proprio agli effetti di questi fenomeni naturali.
La ricerca dal titolo “Comparing impact effects of common storms and Medicanes along the coast of south-eastern Sicily”, pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “Marine Geology”, ha analizzato le dinamiche di propagazione e gli effetti di impatto dei vari uragani mediterranei o “Medicane” (dalla fusione dei termini inglesi MEDIterranean e hurriCANE) e forti tempeste avvenute in Sicilia sud-orientale dal 2005 al 2019.
«Il Mediterraneo, seppur raramente, è uno dei bacini di formazione dei cicloni simil-tropicali, che possono talvolta intensificarsi fino a divenire uragani venendo pertanto definiti uragani mediterranei. Lo Ionio meridionale, in particolare, è un’area particolarmente attiva nella genesi di Medicanes. Già nel 2014, quando abbiamo condotto una campagna di rilievi dopo il passaggio del Medicane Qendresa, ci siamo resi conto che l’evento meteomarino aveva espresso una forza particolarmente intensa», spiega il prof. Giovanni Scicchitano dell’Università di Bari.
«Da allora abbiamo selezionato delle aree particolarmente esposte delle coste siracusane, che abbiamo intensamente monitorato durante tutte le principali tempeste avvenute fino al 2019″, aggiunge Scicchitano, responsabile scientifico della ricerca. “Quando la Sicilia sud-orientale nel settembre 2018 è stata interessata dal passaggio dell’uragano Zorbas, avevamo una rete di monitoraggio estesa che ci ha permesso non solo di verificare che gli effetti dei Medicanes sono più intensi di quelli delle più forti mareggiate stagionali, ma anche di definire la possibile causa di questa diversità. L’inondazione che le forti mareggiate da tempesta, e soprattutto i Medicanes, causano lungo le aree costiere viene generata dal contributo cumulativo delle onde che impattano, delle maree e di quello che è conosciuto come storm surge ovvero un importante e durevole sollevamento del livello del mare lungo il litorale, indotto dai venti e dalla bassa pressione».
«Abbiamo verificato attraverso l’utilizzo di dati satellitari, mareografici, ondametrici e di modellistica idrodinamica che le onde sviluppate dai Medicane Quendresa e Zorbas, che hanno colpito la Sicilia sudorientale nel 2014 e nel 2018, erano simili, o a volte meno energetiche, di quelle sviluppate durante le mareggiate stagionali – spiega il prof. Carmelo Monaco dell’Università di Catania, co-autore della ricerca -. Nonostante ciò le aree inondate dagli uragani mediterranei, dettagliatamente mappate dai nostri rilievi post-evento, erano più estese, anche dell’80%, di quelle invase a causa delle comuni tempeste stagionali. Da ciò abbiamo dedotto che i maggiori effetti provocati dai Medicane rispetto alle mareggiate stagionali fossero da attribuire ad un maggiore storm surge».
Per trovare le evidenze sul territorio dei risultati dei loro modelli, il gruppo di ricerca ha condotto, dopo il passaggio di Zorbas, nel settembre del 2018, una campagna di interviste post-evento a testimoni oculari, ottenendo anche dati da videocamere di sorveglianza di strutture pubbliche e private che mostrassero evidenze valide per una corretta e accurata ricostruzione dello storm surge.
«Abbiamo recuperato dati importanti da varie fonti come video amatoriali o camere di sorveglianza dei diving center. Un contributo fondamentale è stato fornito dall’impianto di video-sorveglianza dell’Area marina protetta del Plemmirio”, aggiunge Scicchitano. “L’analisi dei video registrati dalle videocamere dell’area marina protetta siracusana durante l’impatto del medicane Zorbas ci ha permesso, insieme alle ricostruzioni tridimensionali realizzate con rilievi fotogrammetrici con drone, di definire con grande accuratezza l’entità dello storme surge, nonché di dimensionare l’energia dell’evento. Per quanto i Medicanes siano fenomeni naturali non strettamente connessi ai cambiamenti climatici, diversi studi ipotizzano che in un prossimo futuro questi possano causare un cambiamento nella dinamica degli uragani mediterranei, che potrebbero diventare più intensi anche se meno frequenti. Stiamo intensificando la rete di monitoraggio per lo studio delle mareggiate e dei Medicanes lungo le aree costiere della Sicilia sud-orientale, ed in quest’ottica il sistema di video-sorveglianza dell’Area marina protetta del Plemmirio rappresenterà un vero e proprio laboratorio a cielo aperto».
«Stiamo già sviluppando i primi algoritmi di Intelligenza artificiale che possano analizzare in automatico centinaia ore di video estraendo i parametri idrodinamici e morfologici che normalmente studiamo proprio per essere pronti ad effettuare un monitoraggio in tempo reale degli eventi meteo-marini estremi per meglio comprenderne le dinamiche e definire la vulnerabilità del territorio rispetto a queste tipologie di eventi», conclude il docente dell’Università di Bari.




Maltempo, la Regione proclama lo stato di emergenza anche per 9 città siracusane

La Regione ha dichiarato lo stato di emergenza per danni da maltempo ed ha richiesto a Roma la dichiarazione dello stato di calamità in seguito ai gravi eventi meteorologici che hanno colpito la Sicilia nel mese di ottobre. Il provvedimento interessa i territori di 86 Comuni, alle prese con la conta dei danni dopo le violente perturbazioni del 5 ottobre, del 13-14 ottobre e dalle forti precipitazioni del 22-26 ottobre.
In provincia di Siracusa sono stati inseriti nello stato di emergenza Augusta, Carlentini, Francofonte, Melilli, Solarino, Sortino, Ferla, Lentini e Siracusa.
«La successione e l’eccezionale intensità di vento e piogge – ha detto il presidente Musumeci – ha messo a dura prova la nostra Isola, causando vittime e ingentissimi danni. Apprezziamo l’attenzione dimostrata dal capo della Protezione civile nazionale, Fabrizio Curcio, e al governo centrale chiediamo di avviare al più presto tutti i meccanismi per lo stanziamento delle risorse necessarie a ripristinare le infrastrutture pubbliche e ristorare chi ha subito danni. Bruxelles, invece, convochi meno tavoli sul cambiamento climatico e agisca con immediatezza con un’iniziativa strategica che coinvolga tutti gli Stati membri: la Sicilia è minacciata da troppi rischi, naturali e antropici e ha bisogno di interventi concreti. Servirebbe una legge speciale con una risorsa di almeno 3 miliardi di euro per mettere in sicurezza il territorio siciliano, abbandonato e devastato da oltre mezzo secolo. Negli ultimi quattro anni abbiamo già investito oltre 400 milioni di euro di fondi europei per contrastare il dissesto idrogeologico e l’erosione costiera – conclude il governatore – e circa 80 milioni per la pulitura di fiumi e torrenti. Interventi mai fatti prima: ma si tratta di una goccia nel mare delle azioni necessarie a rendere sicuro il nostro territorio di fronte a fenomeni con cui ormai dovremo fare i conti sempre più spesso e per i quali dobbiamo farci trovare preparati. Serve un nuovo approccio nella progettazione urbanistica del territorio e delle città».
Una stima complessiva dei danni potrà essere fatta solo al termine della ricognizione già avviata con i Comuni e a conclusione della fase di emergenza meteo, non ancora cessata. Da una prima valutazione, sono già stati quantificati circa 10 milioni di euro per interventi di somma urgenza e indifferibili e circa 100 milioni per interventi strutturali di riduzione del rischio.
L’elenco delle opere più impellenti annovera il ripristino della viabilità, la rifunzionalizzazione delle strutture colpite, la messa in sicurezza dei versanti e la mitigazione del rischio idrogeologico per garantire transito in sicurezza su strade e ponti, la mitigazione del rischio idraulico per prevenire esondazioni e allagamenti nei centri abitati.




Covid, l’analisi settimanale: incidenza contagi sempre elevata nel siracusano

Per la prima volta dopo sette settimane, si inverte il trend ed in Sicilia tornano a crescere – a livello globale – contagi ed incidenza. E’ quanto emerge dalla lettura del nuovo bollettino dell’Osservatorio Epidemiologico regionale dedicato all’andamento della pandemia in Sicilia. L’incidenza è salita a 52,8 su 100 mila abitanti rispetto alla soglia limite dei 50 su 100 mila residenti.
Nella settimana in esame – quella appena trascorsa – la provincia di Siracusa continua a rimane una di quelle con la maggiore incidenza dei nuovi contagi: 81,51 nuovi casi su 100.000 abitanti. Solo Catania continua a fare peggio (103,58 nuovi casi su 100.000 abitanti). In provincia di Siracusa resta Melilli la cittadina con l’incidenza più alta (254,78), seguita da Francofonte (219,46) e quindi Solarino (144,41), Sortino (144,16) e Siracusa (11.78). Tornano a cresce, nella settimana dal 21 al 27 ottobre, le ospedalizzazioni. I ricoverati sono prevalentemente (85%) persone non vaccinate.
Per quanto riguarda la campagna vaccinale si registra, nella settimana dal 21 al 27 ottobre, una significativa flessione (pari al – 61,37%) sul fronte delle prime dosi rispetto alla settimana dal 14 al 20, caratterizzata probabilmente dall’effetto “green pass”.
I vaccinati con almeno una dose si attestano all’80,67% del target regionale, gli immunizzati al 76,67%. Il 19,33% del target resta ancora da vaccinare.