Siracusa. Coronavirus, Covid Team, Pomara: "Fondamentale cura domiciliare, tamponi presto a regime"

“Urgente intervenire sulla questione tamponi”. Il sindaco di Siracusa, Francesco Italia chiede l’intervento, in termini di pressing, del prof. Cristoforo Pomara del Covid Team. Questa mattina, diretta Facebook organizzata dall’Assostampa di Siracusa, con i giornalisti in collegamento. “Ci sono persone che attendono addirittura da 40 giorni- ha osservato il primo cittadino- Tutto questo va oltre ogni limite della pazienza che i cittadini possono avere”. Pomara ha voluto spiegare che non si tratta di una questione squisitamente locale, ma legate anche alla tipologia della sanità in alcune regioni. “Oggi Siracusa è in grado di processare in autonomia i tamponi- ha detto- Occorre anche aggredire la patologia con una precisa scala di priorità. I kit sono in arrivo e si potrà normalizzare il tutto . Un sacrificio che per molti cittadini siciliani ed italiani è stato analogo”. Pomara ribadisce la convinzione che il virus vada aggredito a casa. “In questa regione si è riusciti a contenere più che in altre la pandemia”.  Per quanto riguarda i percorsi, Pomara parla di un “cambiamento totale, una rivoluzione vera e propria gestionale. Noi di questo virus non conosciamo nulla. Non sappiamo nemmeno se i sistemi di condizionamento possano agevolarne il contagio. Abbiamo fatto un’aggressione violenta strutturale della struttura che potesse separare due aree dell’ospedale come se fossero due aree completamente diverse. Sull’isolamento e sulla separazione netta attuali, nessun dubbio. Abbiamo agito solo sull’Umberto I. Nelle altre strutture sanitarie, visite nei prossimi giorni”. Per la fase che andiamo ad affrontare, Pomara crede nelle strutture Covid isolate,s celta che, tuttavia, ha fatto presente, spetterà a chi è deputato a compierle. “Se riusciamo a spostare l’assistenza a domicilio, comunque, evitiamo il rischio di contagio in ospedale. Si, quindi, al ruolo centrale delle Usca”. Rispetto alla questione degli ennesimi contagiati in ospedale (nello specifico degli ennesimi infermieri risultati positivi), il prof. Pomara ha ricordato di “un tasso di infezione del personale molto alto nel resto del Paese. Il dato va affrontato singolarmente, caso per caso. Posso dire senza dubbio che se ho un tesoretto di tamponi a disposizione, devo passare attraverso tutti i contatti. L’allarme scatta se la catena dei contagi va oltre la possibilità di controllo, cosa che non sarebbe accaduta”.

Dal punto di vista economico, il sindaco ha parlato di ripartenza. Chiede misure chiare e certezze, soprattutto per alcuni settori, come la ristorazione, gli esercizi commerciali, il turismo. “Occorre capire subito quali azioni saranno richieste e devono essere misure sostenibliI dal punto di vista economico. Non possiamo permettere che le attività chiudano. Chiediamo la creazione di un fondo straordinario per le emergenze, che nella filiera turistica manca; la sospensione dei contributi per i lavoratori. Se è vero che non vogliamo lasciare a casa nessuno, dobbiamo agire perchè gli imprenditori possano pagare gli stipendi ai loro dipendenti. Si deve agire anche in termini di reddito di imposta per tutte le categorie catastale degli immobili . Mi auguro che il Governo decida azioni urgenti ed efficaci, ascoltando la voce dei territori, di cui i sindaci si fanno portavoce dopo il confronto con chi opera concretamente nei settori coinvolti”.




Ospedale di Avola, lettera dei medici: "rischio di contagio al Pronto Soccorso"

Con una lettera inviata al direttore generale dell’Asp, 9 medici dell’ospedale Di Maria di Avola espongono le loro perplessità sui nuovi percorsi recentemente attivati nel nosocomio, in tempi di emergenza covid. Il giudizio dei sanitari che hanno firmato la lettera è netto: le criticità al Di Maria rimangono, nonostante il piano aziendale per evitare contatti tra pazienti e percorsi covid-non covid. Le misure annunciate, secondo i medici, ad Avola sarebbero di difficile se non impossibile applicazione.
“Il protocollo prevede che qualora il paziente presenti caratteristiche da sospetto Covid19 – si legge nella lettera – sarà sottoposto a tampone rinofaringeo. Se non presenta una sintomatologia tale da richiedere il ricovero ospedaliero, verrà dimesso, con prescrizione di isolamento domiciliare, mentre nel caso in cui presenti una sintomatologia tale da richiedere il ricovero ospedaliero, sarà trasferito con ambulanza dedicata presso il Pronto Soccorso covid di Siracusa o in mancanza di posti letto nell’area grigia del Pronto soccorso di Avola in attesa del tampone”. In caso di paziente con sintomatologia non covid, “lo stesso accederà ai locali del Pronto soccorso e seguirà il percorso consueto che, se è seguito da ricovero, prevederà comunque l’effettuazione del tampone pre ricovero, come da precedente procedura trasmessa. Dunque, tutti i pazienti che si recano al Pronto soccorso, indipendentemente dalla presenza di sintomi Covid vengono sottoposti a tampone rinofaringeo e rimangono in Pronto soccorso in attesa dell’esito del tampone, anche per 4-5 giorni”.
E questo comporta, secondo i nove medici dell’ospedale di Avola, comporta “che ogni giorno in Pronto soccorso  si trova un esubero di pazienti in attesa del tampone, con conseguente impossibilità di visitare altri pazienti che vi si recano per assenza di barelle disponibili. Peraltro – prosegue la loro lettera – la sosta per diversi giorni in Pronto soccorso genera il pericolo di un eventuale contagio tra gli stessi, che potrebbero essere asintomatici. Secondo le prescrizioni date, la divisione pazienti Covid-No Covid è allo stato non attuata e non attuabile”.
Inoltre ci sarebbe anche un problema di organico: un difficoltà in più per il piano previsto dalla direzione dell’Asp di Siracusa e dal vertice del presidio ospedaliero Avola-Noto. “Il protocollo prevede che sia attiv  l’area riservata ai pazienti cosiddetti grigi, nei locali dell’ex sala convegni del Pronto soccorso con personale dedicato, ossia un infermiere ed un ausiliario. Allo stato non vi è disponibilità di personale dedicato presso l’area grigia e pertanto rimane chiusa”. La tenda pre-triage sarebbe già inattiva nelle ore notturne proprio per carenza di personale, come denunciato nei giorni scorsi anche dalla Cisl. “Dunque, la separazione dei percorsi Covid-No Covid è allo stato inattuata, a causa della mancanza di personale”, l’amara conclusione dei medici che hanno scritto alla direzione generale dell’Asp.




Coronavirus, all'Umberto I ancora sanitari contagiati: positivi infermieri

Si torna a parlare di sanitari positivi al coronavirus all’Umberto I di Siracusa. Due settimane dopo gli ultimi episodi noti, sarebbero adesso risultati positivi al covid-19 – secondo fonti sindacali – degli infermieri. I tamponi sono stati tutti effettuati nella prima parte della settimana e dai laboratori è arrivato l’esito a distanza di poche ore.
Dall’11 aprile ad oggi sarebbero stati 5 in totale i sanitari contagiati. Si tratterebbe, sensibilmente, di un colpo di coda di quella scia iniziale dovuta ad una gestione non sempre indovinata e che ha portati all’arrivo del covid team regionale a Siracusa. Gli effetti dei corposi interventi decisi dal gruppo di esperti (correttivi tra corridoi e reparti, percorsi separati, ascensori dedicati, aree di svestizione per il personale e ad una generale rivisitazione dei percorsi interni) stanno iniziando a manifestare primi, sensibili effetti.
Drastica, ma necessaria, la decisione nei giorni scorsi, di chiudere reparti per sanificarli (Geriatria, Medicina, Stroke Unit).
La relazione del covid team, intanto, è stata inviata all’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza, una settimana addietro. Lo stesso Razza ha subito parlato di “responsabilità” emerse – e da valutare con attenzione – in quanto accaduto all’Umberto I nella prima fase della gestione sanitaria dell’emergenza covid-19. La magistratura sta già vagliando con serietà estrema quanto accaduto all’interno del nosocomio siracusano e le ispezioni dei Nas e dei Carabinieri di appena 24 ore addietro sono una conferma lampante.




Coronavirus, la rabbia dei fratelli Isabella: "poco rispetto per nostro padre"

“Mio padre non aveva patologie pregresse. Non mi va che gli stessi medici che lo hanno avuto in cura liquidino la sua morte per covid-19 come se una inevitabile ineluttabilità, come se tanto sarebbe morto lo stesso”. Ha la voce calma Simone, con accanto il fratello Christian. Il loro papà, Gianni Isabella, da alcuni giorni non c’è più. Morto a causa del coronavirus.
I due fratelli hanno visto e rivisto il video con cui viene salutata la piena guarigione di un paziente che ha lasciato il covid center dell’Umberto I di Siracusa. “E pur condividendo la gioia per lui, non comprendiamo assolutamente forma e sostanza di una parte del discorso della dottoressa Antonella Franco, soprattutto quando afferma che ci sono stati diversi decessi ma di persone che avevano patologie preesistenti e molto gravi”. Parole che a Simone ed a Christian non vanno per nulla giù. “E’ una affermazione irrispettosa, perchè tutte le persone che hanno perduto la vita avrebbero meritato almeno una parola di cordoglio. E invece, quasi si lascia intendere che i decessi hanno riguardato pazienti che, essendo affetti da altre patologie gravi, probabilmente sarebbero morti lo stesso”.
Gianni Isabella è spirato il 14 aprile, dopo un ricovero iniziato il 27 marzo al pronto soccorso. “Nessuna patologia pregressa, solo febbre e tampone positivo. Nostro padre è entrato in quel reparto con i suoi piedi e sulle sue gambe, senza accusare alcun altro sintomo. Non aveva difficoltà respiratorie, non tossiva e non aveva perso gusto ed olfatto. Aveva solo una febbre persistente da 3 giorni, trattata con Tachipirina”.
Secondo il racconto dei figli, nonostante esami e terapie farmacologiche, il decorso non è stato pari alle attese. “Invece di migliorare, le sue condizioni sono tragicamente peggiorate fino a determinare il trasferimento nel reparto di terapia intensiva, da dove non è più tornato. Nostro padre avrebbe compiuto 73 anni il 17 aprile e, ripeto, non soffriva di nulla”, ripetono Simone e Christian.
Vedere come sia stata enfatizzata la guarigione di un paziente – comunque fatto importante – tralasciando il caso del loro genitore e, probabilmente, di altri pazienti come lui deceduti senza alcuna patologia pregressa, “è inaccettabile, assurdo ed irrispettoso”. Tre parole che Simone e Christina Isabella ripetono a più riprese.
Già pochi minuti dopo la pubblicazione del video, realizzato dall’Asp di Siracusa, la dottoressa Antonella Franco ha contattato la nostra redazione. “Ho sbagliato ad utilizzare la parola ‘tutti’ quando avrei invece voluto intendere che ‘molti’ dei pazienti purtroppo deceduti erano affetti da precedenti patologie. Mi spiace se il fraintendimento terminologico ha creato disappunto e me ne scuso. Come medici, vorremmo poter riuscire a fare sempre di più e per tutti i nostri pazienti. Tutte le morti ci addolorano”, ha spiegato al telefono.
“I medici dovrebbero invece spiegarci perchè nostro padre è stato sottoposto a determinati accertamenti e non ad altri, perchè gli è stata somministrata una determinata terapia farmacologica e non altra, perchè si è insistito per 10 lunghissimi giorni con un percorso che non portava alcun miglioramento nelle sue condizioni di salute che invece peggioravano giorno dopo giorno…”, insistono Simone e Christian.
“E’ una bruttissima pagina, una tragica vicenda che ha colpito la nostra famiglia e che non meritavamo affatto di vivere”, si sfogano i due fratelli. Il loro pensiero è sempre rivolto al genitore che non c’è più. “A dispetto di chi non ha interesse a ricordare bene, noi ricorderemo sempre i tuoi insegnamenti, la tua bontà d’animo e ogni istante di questi eterni e tragici 18 giorni di inferno. Ti vogliamo bene papà”.




Il sindaco a sorpresa a casa di Dante, musica e saluti per I Balconi di Grottasanta

Fascia tricolore e mascherina, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, ha scelto la festa del 25 aprile per andare a trovare Dante Baldacchino. È l’ingegnere che, in questi giorni di resto a casa, ha saputo creare una comunità di balcone in balcone. Con la lingua della musica, ha coinvolto e rallegrato tre volte al giorno tutti i vicini di Grottasanta. Casse in balcone e selezioni musicali per sentirsi vicini, con l’inno nazionale in testa.
La comunità creata da Dante è sbarcata anche sui social ed è a tutti nota come i balconi di Grottasanta. A qualcuno, però, quella animazione moderata ha dato fastidio. Da diversi giorni sui balconi non si suona più. È arrivata la polizia e l’allegria di quei tre momenti quotidiani ha dovuto traslocare online.
A sorpresa, oggi il sindaco è andato a trovare gli amici dei balconi Grottasanta. E con il primo cittadino, accolto da bandiere e palloncini dai palazzi di fronte, è tornata per qualche minuto la musica.
Tutti insieme hanno intonato l’inno italiano, il Va Pensiero e Bella Ciao. Visibilmente emozionato dal calore della comunità dei balconi di Grottasanta, il sindaco ha ringraziato tutti ed incoraggiato verso la fase due. “Fate una cosa bellissima, peccato non sia piaciuta a qualcuno”, ha anche detto al microfono.
Dante è ancora incredulo. “L’ho invitato ieri via social. E lui è venuto. Ci ha fatto sentire importanti, un pezzo di una grande comunità. È stato bellissimo. Ci ha regalato parole sincere, possiamo solo ringraziarlo”.




Dalla base di Augusta a Cingoli contro il coronavirus: l'impegno del capitano Boscarino

Doveva andare ad affrontare il coronavirus a Lodi, epicentro dell’epidemia. La Marina Militare, però, lo ha poi dirottato su Cingoli, nelle Marche, in provincia di Macerata. Poca differenza per l’ufficiale medico cardiologo Salvatore Boscarino, capitano di fregata di Augusta, abituato alle missioni mediche ed umanitarie in lungo e in largo per il pianeta.
Sulle colline marchigiane sta operando da giorni in una casa di cura divenuta ormai una sorta di Covid Hospital. Insieme a lui, un altro medico e quattro infermieri della Marina militare. Intervistato da Il Resto del Carlino, ha sottolineato con orgoglio come le forze armate dello Stato, e la Marina tra queste, “rispondono con la massima disponibilità agli impegni nelle fasi critiche, terremoti e emergenze: quando le popolazioni chiedono risposte in aiuti e sostegni, cerchiamo di dare il meglio”.
Proprio come sta avvenendo a Cingoli, nella casa di riposo dove da sei giorni è attiva la squadra medica capeggiata dall’ufficiale Salvatore Boscarino. “Siamo riusciti a rimettere in carreggiata la vettura, in un contesto operativo che, per la differenziazione del paziente, richiede una responsabilità di tipo particolare”, racconta nel corso dell’intervista.
“Scusate ma non riusciamo a trattenere quel pizzico di sano orgoglio che ci pervade”, commentano dal sindacato Autonomi di Polizia di Siracusa. “Negli uomini della nostra terra c’è tutto quello di cui questa emergenza ha bisogno: coraggio e spirito di Servizio”.




Siracusa. Santa Lucia di maggio, da oggi appuntamenti in streaming

Una festa di Santa Lucia del Patrocinio in tempo di emergenza sanitaria. E’ quella che la Deputazione della Cappella
di Santa Lucia ha programmato in collaborazione con l’Arcidiocesi di Siracusa e le autorità competenti, in particolare la Prefettura di Siracusa. Le disposizioni imposte dall’emergenza Covid 19 hanno reso necessario ripensare la festa per permettere a tutti i devoti costretti a casa di poter comunque partecipare ad alcuni momenti di preghiera.
Il presidente della Deputazione, Giuseppe Piccione, e i componenti della Deputazione sono stati promotori di un dialogo che potesse portare alla possibilità di riammirare l’argenteo simulacro della Patrona, seppur sempre non dal vivo.
Il primo appuntamento oggi alle 16.00. La Deputazione della Cappella di Santa
Lucia presenterà attraverso interviste e soprattutto immagini il restauro effettuato sul simulacro di Santa Lucia.
Un’intervento programmato da diversi anni che si è potuto concretizzare negli ultimi mesi. L’ Arcidiocesi e la
Deputazione hanno affidato il restauro alla Scuola del Beato Angelico di Milano.
“L’emozione si rinnova sempre più intensa e questa volta con un volto rivestito di luce nuova che diventa segno di speranza, che si riallaccia all’antico – ha detto il presidente della Deputazione della Cappella di Santa Lucia, Giuseppe Piccione -. Siracusa nel 1599 volle un simulacro quale segno perenne della fede della devozione alla nostra Patrona. Le feste della pietà popolare sono caratterizzate dalla presenza di fedeli e devoti e di
una città che ritrova momenti di condivisione e senza quella moltitudine la 374 festa del Patrocinio rischia
di perdere una parte della sua bellezza. Ma dei segni devono essere lasciati”.
Il video sarà diffuso attraverso le pagine Facebook dell’Arcidiocesi di Siracusa e della Deputazione della
Cappella di Santa Lucia e attraverso il canale You tube dell’Arcidiocesi di Siracusa.




Siracusa. Fase 2, il sindaco Italia: "Regole chiare per gli operatori turistici e aiuti economici"

“Nella ‘Fase 2’ dell’emergenza COVID servono chiarezza sulle regole per gli operatori del turismo, e aiuti economici per chi riaprirà i battenti con la metà della propria capacità lavorativa in osservanza delle regole sul distanziamento sociale”: lo dichiara il Sindaco, Francesco Italia, che aggiunge: “Per le PMI del turismo si dovrebbe, come prime iniziative, prevedere la sospensione dei versamenti dei contributi, l’allargamento a tutte le categorie catastali del credito d’imposta per gli affitti di botteghe e negozi, l’istituzione di un Fondo di emergenza dedicato e l’abbattimento dell’IVA sulle attrezzature necessarie per l’osservanza delle regole di distanziamento sociale”.




Siracusa. 25 Aprile, breve cerimonia al Pantheon: il discorso del sindaco

Cerimonia decisamente diversa rispetto al consueto quella tradizionale di deposizione di una corona d’alloro al Pantheon per celebrare il 25 Aprile, anniversario della Liberazione. Alla cerimonia di questa mattina hanno preso parte il sindaco, Francesco Italia, il prefetto, Giusi Scaduto e il rappresentante dell’Anpi, Umberto Di Giovanni. Questo il discorso del primo cittadino, che ha parlato dell’emergenza coronavirus, tra considerazioni e prospettive:
“Il paragone tra pandemia e guerra è stato uno dei più abusati nella lotta contro il coronavirus. Non so se sia il più azzeccato, so però che mesi di pandemia e di privazioni ci autorizzano a considerare questo 25 aprile in un’ottica diversa dal solito: non solo festa della Liberazione dal nazifascismo ma anche occasione per riflettere in chiave attuale su quanto accadde 75 anni fa, quando l’Italia riuscì a ritrovare la forza per ripartire nel valore civile di essere una comunità coesa. Lascio a chi ne ha le competenze il compito del confronto e dell’analisi. Io, come tutti gli altri Sindaci italiani che si sono trovati all’improvviso ad affrontare con pochi mezzi un problema enorme, rifletto su questo tempo sospeso (come sospeso è il tempo durante le guerre), sui progetti accantonati per la nostra splendida città, sulle risposte immediate da dare ai problemi urgenti dei miei concittadini più deboli che stanno subendo in misura maggiore le conseguenze della crisi.
Cito una frase di Piero Calamandrei, uno dei padri di quella Costituzione che deve restare un punto di riferimento, adeguata al dramma del covid-19: “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Ecco, oggi come allora dobbiamo riflettere sulla libertà, non solo rispetto alla nostra vita e ai nostri spazi ma rispetto alle scelte che saremo chiamati a compiere.
La libertà è energia positiva messa al servizio di una comunità e dei suoi valori; è coraggio perché il cambiamento comporta decisioni difficili e scomode; ed è forza creativa per non ricadere negli stessi errori, per modificare i paradigmi del benessere e realizzarlo su nuovi pilastri, uno dei quali non può che essere che quello della solidarietà.
Il 4 maggio si allenteranno alcune delle misure messe in atto dal Governo contro il contagio. Prepariamoci sin da ora a quella scadenza, perché non sarà un ritorno alla normalità ma un lento adeguamento a un periodo di convivenza con la malattia. Dedichiamo questi giorni a ripensare cosa hanno significato la clausura forzata e la sofferenza di migliaia di famiglie che hanno conosciuto la perdita di propri cari, senza nemmeno poter godere di un loro ultimo abbraccio, e la privazione delle fonti di sostentamento. Pensiamo su quali nuove basi riallacciare il nostro sistema di relazioni.
Lo dobbiamo a tutti coloro che da mesi sono in prima linea per continuare a fare funzionare l’Italia, a cominciare dai medici e dagli operatori sanitari che in molti, troppi casi hanno dato la loro vita per gli altri”.




Siracusa. Corredini donati ai bimbi prematuri dell'associazione Pi.Gi.Tin: consegnati dai carabinieri

Corredini in lana merinos per il reparto di Terapia Intensiva dell’ospedale Umberto I. Li hanno preparati i genitori del gruppo maglia dell’associazione Pi.Gi.Tin di Siracusa. La consegna, questa mattina da parte dei Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Siracusa, con il tenente Valentina Bianchin e il luogotenente Roberto Patania. La donazione al reparto diretto da Massimo Tirantello sarà devoluta ai genitori dei bimbi prematuri ricoverati. “Un gesto di grande solidarietà- commenta il direttore di Neonatologia e Utin – in un momento in cui a causa dell’epidemia è richiesto alla popolazione il rispetto delle misure di prevenzione e contenimenot del contagio”