Finanziato, costruito e ancora chiuso: chi fa che cosa per il tensostatico di Cassibile?

Rimane ancora chiuso il tensostatico polivalente di Cassibile. Struttura ormai completa e moderna, mai aperta alla pratica sportiva. Ad onor del vero, risulta complesso comprendere se l’opera sia stata “consegnata” o “collaudata”. Ma a vista risulta completa. Ed è un vero peccato assistere ad un lento ammaloramento che potrebbe diventare inesorabile, nell’indifferenza generale. E dire che la carenza di impianti sportivi pubblici è considerato uno dei problemi della provincia siracusana.
Realizzato con un finanziamento del Ministero degli Interni datato 2011, progetto “Io gioco Leale”, il tensostatico avrebbe dovuto incentivare, attraverso la pratica sportiva, il senso di comunità, socializzazione e rispetto delle regole nei più giovani. Questo il motivo per cui il progetto redatto dal Comune di Siracusa venne approvato e finanziato, seguendo il bando del Ministero che prevedeva anche la realizzazione di un campo polivalente coperto per la pratica di sport diffusi come calcio a 5, pallacanestro, pallavolo. A maggio 2012 il Comune pubblica il verbale di validazione del progetto. E tra gli impegni assume anche quello di sostenere i costi di manutenzione e gestione per almeno i 5 anni successivi alla conclusione del progetto, con una somma pari a 15mila euro all’anno. Di questi, 13mila dovevano servire per la manutenzione e gestione e 2mila per le attività.
In effetti, con i 443.000 arrivati da Roma, la struttura è stata messa in piedi. Ma mai aperta. Sta lì, all’interno del campo comunale di Cassibile. Praticamente ultimata ma ancora chiusa. E se qualcosa manca per essere burocraticamente definita “ultimata”, pare davvero una inezia di cui qualcuno si sarebbe potuto anche occupare negli ultimi anni.
Intanto il parquet inizia a presentare rigonfiamenti irregolari, probabilmente dovuti al caldo; a terra rimangono le attrezzature come porte di calcio a 5, reti, canestri.




“A Siracusa il lato oscuro della magistratura”, lo sfogo del Sostituto Bisogni

“A Siracusa pensavo di poter fare la differenza. Entrando in magistratura ero convinto che avrei fatto parte di un’organizzazione composta da persone votate al sacrificio e dedite al dovere”. Il sostituto della Dda di Catania, Marco Bisogni affida al sito UniCost dichiarazioni forti, importanti, relative al periodo siracusano e non soltanto. Il Pm, a lungo impegnato in Procura, a Siracusa, è stato tra quanti hanno subito una serie di ripercussioni per contrastare quello che è poi emerso come Sistema Siracusa, con gli avvocati Giuseppe Calafiore, Pietro Amara e tutti coloro i quali sono rientrati, in un modo o nell’altro, nell’inchiesta, che si è poi allargata ben oltre i confini di Siracusa. “Ho dovuto condividere l’ufficio con il lato oscuro della magistratura- racconta-e  non ho voluto andar via fino a quando non sono riuscito a completare- bene o male- tutto il mio lavoro”. Parla di una vicenda personale, per la prima volta, e ne spiega anche la ragione.
“Abbiamo cercato di condurre e portare a termine indagini e processi contro alcuni colletti bianchi legati proprio al lato oscuro della magistratura-prosegue il magistrato-  e, per questo, abbiamo sopportato per anni  esposti che trovavano sponda in magistrati – che ora si può dire – avevano piegato la loro funzione anche ad interessi diversi, campagne stampa denigratorie pagate dagli imputati eccellenti con amicizie importanti nella politica e nella magistratura, azioni di responsabilità civile per milioni di euro coltivate e portate avanti anche grazie al mercimonio di atti giudiziari da parte di colleghi disonesti, un abuso d’ufficio commesso dal capo della Procura nella quale prestavo lavoro, la difesa da esposti disciplinari pretestuosi e costruiti a tavolino”. Bisogni racconta anche la parte bella, pulita, trasparente della sua esperienza. “Ho incontrato altri magistrati -prosegue il magistrato– quasi tutti giovani e incoscienti – che si sono fatti, anche loro, carico del fardello e oggi abbiamo sotto gli occhi di tutti voi, l’enorme scandalo di questi mesi. Mentre tutto questo accadeva, mentre giovani magistrati di provincia provavano a riaffermare la legalità negli uffici il nostro autogoverno-dice ancora-  ha scelto e ha scelto male e ha mandato nell’ufficio un Procuratore poi condannato per abuso d’ufficio, un Procuratore Aggiunto ora imputato per lo stesso reato ed un nuovo Procuratore traferito per incompatibilità ambientale.Vi abbiamo delegato l’autogoverno e la nostra rappresentanza nella speranza che i candidati, poi eletti consiglieri ne facessero buon uso.
Non è accaduto”.

Questo il suo intervento integrale:

“Sono dovuto restare otto anni nella prima sede perché lavorando e quasi per caso (come avviene spesso nel nostro lavoro) ho progressivamente capito che la magistratura, quando perde la sua carica ideale e smarrisce il desiderio di rendere Giustizia, diviene un potere come gli altri, permeabile alla lusinghe esterne che arrivano attratte dalla possibilità di sfruttare l’enorme potere che abbiamo sulle persone e sulle cose. Ho dovuto condividere l’ufficio con il lato oscuro della magistratura e non ho voluto andar via fino a quando non sono riuscito a completare – bene o male – tutto il mio lavoro.
Mi scuso se parlo di una vicenda personale, non l’ho mai fatto e non è il mio stile, ma oggi credo che sia giusto fare un piccolo accenno a questa storia proprio qui e proprio a voi.
Abbiamo cercato di condurre e portare a termine indagini e processi contro alcuni colletti bianchi legati proprio al lato oscuro della magistratura e, per questo, abbiamo sopportato per anni:
• esposti che trovavano sponda in magistrati – che ora si può dire – avevano piegato la loro funzione anche ad interessi diversi;
• campagne stampa denigratorie pagate dagli imputati eccellenti con amicizie importanti nella politica e nella magistratura;
• azioni di responsabilità civile per milioni di euro coltivate e portate avanti anche grazie al mercimonio di atti giudiziari da parte di colleghi disonesti;
• un abuso d’ufficio commesso dal capo della Procura nella quale prestavo lavoro;
• la difesa da esposti disciplinari pretestuosi e costruiti a tavolino.
Ho però incontrato altri magistrati – quasi tutti giovani e incoscienti – che si sono fatti, anche loro, carico del fardello e oggi abbiamo sotto gli occhi di tutti voi, l’enorme scandalo di questi mesi.
Mentre tutto questo accadeva, mentre giovani magistrati di provincia provavano a riaffermare la legalità negli uffici il nostro autogoverno ha scelto e ha scelto male e ha mandato nell’ufficio un Procuratore poi condannato per abuso d’ufficio, un Procuratore Aggiunto ora imputato per lo stesso reato ed un nuovo Procuratore traferito per incompatibilità ambientale.
Vi abbiamo delegato l’autogoverno e la nostra rappresentanza nella speranza che i candidati, poi eletti consiglieri ne facessero buon uso.
Non è accaduto.
Negli anni abbiamo visto anche qui il progressivo stravolgimento dell’ordine delle cose:
– ho visto carriere politiche interne alla corrente nascere dal nulla a cavallo tra l’ANM ed il CSM; carriere, a volte, sganciate da una reale credibilità professionale negli uffici, testimoniata con il lavoro quotidiano, ovvero dal parametro che dovrebbe essere il più importante per la selezione dei nostri rappresentanti;
– ho visto nomine di direttivi e semi-direttivi contraddittorie, se non immotivate, e di origine clientelare evidente (colleghi provenienti da lunghissimi fuori ruolo proiettati a dirigere sezioni di grandi Tribunali, colleghi con lunghi trascorsi in politica preferiti nella direzione dei Tribunali, con motivazioni risibili, a magistrati da sempre impegnati negli uffici), nomine – che so bene essere state possibili grazie ad una pessima scrittura delle circolari del Consiglio in tema di selezione, nomina e valutazione dei semi-direttivi e direttivi; Circolari troppo spesso rivendicate a vanto da parte di questo gruppo;
– ho visto in occasione di ogni competizione elettorale il rincorrersi di tatticismi associativi e politici con la rinuncia a competizioni elettorali effettive per il nostro Autogoverno;
– ho visto selezionare i candidati di UNICOST al CSM eludendo le regole che noi stessi ci siamo dati (abbiamo stabilito che un giudice cambiasse funzioni anche nella prospettiva di essere eletto come PM, abbiamo deciso – con un’interpretazione formalista del nostro statuto – che non vi fosse incompatibilità tra i membri del comitato direttivo della SSM e la candidatura al CSM);
– ho visto la corrente silente e immobile mentre la magistratura subiva quotidianamente la divisione in caste (rievocando momenti e fasi storiche che ritenevamo superate): quella dei dirigenti, dei fuori ruolo, dei consiglieri e degli ex consiglieri e quella dei magistrati chiusi negli uffici a spalare fascicoli e ho visto, progressivamente, prendere piede nei colleghi piegati sui fascicoli speranza e timore. La speranza di potere ascendere alla casta superiore e il timore di non riuscire a farlo;
– ho visto, così, in modo irresistibile, anche la stragrande maggioranza dei magistrati adagiarsi e adattarsi a questo stato di cose cercando di cavalcare l’onda della degenerazione correntizia per perseguire proprie ambizioni personali.
Tutto questo ci ha portato al punto in cui siamo e quello che avviene in questi giorni non accade per caso: perdonatemi – lo dico con sincero dolore e rabbia – siamo la corrente che ha scelto di evocare nel suo nome la Costituzione, ma non siamo stati in grado di pretendere il rispetto del codice etico dagli associati e dai nostri rappresentanti che dovrebbero essere i migliori di noi, quelli con i quali i magistrati identificano Unità per la Costituzione.
Mi piacerebbe, però, che questo fosse anche un momento per ricostruire e ripartire.
Mi sono accostato ad Unità per la Costituzione perché mi riconosco nell’idea di un magistrato privo di pregiudizi politici, rispettoso delle idee altrui e felice di avere come unica protezione della sua azione la forza della Costituzione e della sua professionalità
Vi confesso, però, che quando un collega, subito dopo le prime notizie, mi ha detto “non voglio più sentire il nome di Unità per la Costituzione”, non ho trovato nell’immediatezza alcuna argomentazione per replicare in modo convinto e credibile.
Se sono qui oggi con voi e insieme a voi è perché, invece, gli argomenti li voglio trovare.
Li voglio trovare perché sono fortemente convinto che il fallimento definitivo dell’associazionismo giudiziario e dei gruppi associativi – unico antidoto che salvaguarda l’ANM dall’infiltrazione di lobby e centri di interesse – costituirebbe il fallimento della magistratura nella quale sognavo di entrare da liceale e nella quale voglio continuare a lavorare.
Un fallimento che sarà l’anticamera di una magistratura burocratizzata esposta all’influenza della politica e pertanto assoggettata al consenso popolare.
Li voglio trovare perché la magistratura – soprattutto quella più giovane – è portatrice di una straordinaria carica ideale che funziona come carburante di un corpo professionale che sta dimostrando con orgoglio in ogni sede di avere gli anticorpi necessari per fare pulizia al suo interno.
Gli argomenti e le proposte che dobbiamo trovare richiedono, però, rigore, coraggio e determinazione, la stessa che si deve, a volte, mettere nel nostro lavoro quando si lavora per mesi ad un’indagine difficile con la consapevolezza che, se le cose possono andare male, sappiamo comunque di aver fatto il nostro dovere.
E allora rendiamo utile a noi stessi e all’intera magistratura italiana questo momento drammatico per rimettere al centro dell’azione associativa i nostri valori e non le nostre ambizioni e facciamolo senza guardare quello che avviene nelle altre correnti, per una volta, senza calcoli elettorali.
Quanto è stato fatto in questi terribili giorni dall’attuale gruppo dirigente va nella direzione giusta: riconoscere i clamorosi errori commessi e subire le conseguenze politiche di quanto accaduto è, però, solo l’inizio del percorso.
Dobbiamo avere la forza ora di cambiare veramente:
– i nostri Consiglieri siano magistrati al servizio degli altri magistrati che – all’onore di sedere negli scranni del CSM – affianchino maggiori oneri. Chiediamo ai nostri candidati l’impegno a non presentare domanda per incarichi direttivi o semi-direttivi per la consiliatura successiva a quella nella quale hanno operato;
– al CSM e sulle questioni che non sono di principio – come il conferimento degli uffici direttivi o semi-direttivi – le decisioni dei nostri consiglieri non siano il frutto di una scelta di gruppo, ma dei singoli sulla base delle diverse sensibilità individuali;
– nelle more della necessaria modifica alla possiamo legge elettorale del CSM, dobbiamo allentare la nostra presa sulle candidature e sulle liste accettando più candidati e più rappresentanti dai territori;
– l’ANM nazionale non può essere l’anticamera del CSM. Non siamo stati in grado di gestire il passaggio dal ruolo associativo a quello istituzionale. Prevediamo incompatibilità effettive tra i nostri rappresentanti all’ANM e quelli al CSM;
– rendiamoci primi promotori di una riscrittura delle circolari sulla dirigenza e riduciamo la distanza tra alta e bassa magistratura. I dirigenti devono essere valutati secondo i risultati che hanno effettivamente conseguito valorizzando anche le valutazioni dei colleghi d’ufficio con criteri obiettivi e verificabili. La dirigenza non può essere uno status onorifico permanente ma, tra un incarico e l’altro, ci deve essere un congruo periodo di giurisdizione ordinaria.
Solo se metteremo – conclude il dottor Bisogni – tutti veramente testa e cuore in queste battaglie avremo ancora i colleghi al nostro fianco e restituiremo senso alle cose terribili di questi giorni. Rita Levi Montalcini ha detto ”non temete i momenti difficili, il meglio viene li”.




Avola. L’omicidio di Andrea Pace: fermati i fratelli Caruso

Fernati con l’accusa di omicidio in concorso e porto abusivo di armi nei confronti i fratelli Salvatore e Corrado Caruso, 25 e 22 anni,di Avola. La Procura e i carabinieri li ritengono  i responsabili del delitto di Andrea Pace, il 25enne di Avola ucciso mercoledì scorso con 5 colpi di pistola davanti all’ingresso della sua abitazione di via Neghelli. Il movente, secondo la ricostruzione dei magistrati, il procuratore di Siracusa Fabio Scavone ed il sostituto Carlo Enea Parodi,  sarebbe legato ad un alterco tra i Caruso e la vittima pochi minuti prima dell’assassinio. I due fratelli  sono stati condotti nel carcere di Cavadonna, a Siracusa. Le indagini sono state condotte dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Noto. A carico dei fratelli Caruso sarebbe emerso un grave quadro indiziario. Ancora al vaglio degli inquirenti i motivi per cui è scaturita la lite. La vittima sarebbe stata raggiunta presso la propria abitazione. Lì Pace è stato raggiunto da 5 colpi sui 10 esplosi.




Siracusa. Nuovo ospedale, Vinciullo sospende lo sciopero della fame

Sospeso lo sciopero della fame avviato in segno di protesta dall’ex presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Vincenzo Vinciullo e dai consiglieri Salvo Castagnino e Mauro Basile, supportati, nella protesta, che è consistita anche nell’occupazione pacifica e simbolica della hall dell’ospedale Umberto I, da diversi sostenitori e simpatizzanti. La protesta, contro i ritardi verso la definizione della questione nuovo ospedale ,è proseguita anche in nottata. Al piano terra della struttura sanitaria di via Testaferrata, Vinciullo, Castagnino e Basile hanno trascorso la nottata. In attesa dell’incontro, annunciato per domani, tra l’assessore regionale Razza e il sindaco, Francesco Italia la protesta è stata sospesa. La riunione dovrebbe svolgersi nella sede catanese della Regione. “Ci auguriamo- commenta Vinciullo-  alla presenza dei dirigenti e dei funzionari dell’assessorato regionale alla Sanità.  “Abbiamo vinto, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, i catanesi sono stati costretti a cedere di fronte alla nostra legittima e sacrosanta protesta – dichiarano Vinciullo, Basile e Castagnino- Di fronte a questo risultato positivo sospendiamo, momentaneamente, la nostra azione di lotta in attesa di conoscere le risultanze dell’incontro che domani, verranno assunte, ricordando a tutti, in primis, al direttore generale dell’Asp di Siracusa che vi sono competenze che non possono essere delegate ai catanesi, ancorchè eletti grazie all’intervento determinante di Cuffaro, Lombardo e Miccichè, ma devono essere assunti solo a Siracusa. Decisioni prese in altre sedi istituzionali-continuano Vinciullo Basile e Castagnino, che non siano la sede dell’Asp di Siracusa e quella del Consiglio Comunale di Siracusa, rischiano di presentare profili di illegittimità che non potranno essere in seguito mai sanate”. Infine un auspicio, che ha anche il sapore di una previsione differente.  “L’augurio- concludono gli esponenti di Siracusa Protagonista – è che, domani l’assessore possa indicare al sindaco anche il capitolo da cui prenderà le risorse necessarie per costruire il nuovo ospedale, altrimenti il rischio concreto è che ci troviamo solo di fronte a parole”.




Siracusa. Cadavere rinvenuto in viale dei Comuni: è di un 60enne

Il corpo senza vita di un uomo è stato rinvenuto nella mattinata in viale dei Comuni,per strada. Sul posto,insieme alla polizia,il medico legale per risalire innanzitutto alla sua identità. Si tratta di un 60enne siracusano,le cui iniziali sono G.V. Il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali. Diversi nodi restano ancora da sciogliere.




Siracusa. Uccise l’amico con un pugno: in carcere Musso, condannato a 10 anni

Uccise l’amico Franco Iraci con un pugno. Condannato a 9 anni e 11 mesi (e sei giorni) di reclusione, Sebastiano Musso è stato condotto in carcere ieri. L’ordine di carcerazione, emesso dalla Procura della Repubblica di Siracusa, è stato eseguito dagli uomini della Squadra Mobile. L’omicidio  risale al 26 marzo del 2016. Si tratta della conseguenza della decisione della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso del difensore di Musso, giudicato colpevole di omicidio preterintenzionale.  Musso, 46 anni, secondo quanto ricostruito, picchiò al culmine di una lite con l’amico Franco Iraci, in Ortigia. Futili motivi alla base. Dalle parole si arrivò alle mani e a quel pugno che risultò fatale. Nell’ambito del processo, alla famiglia di Iraci sono stati riconosciuti 75 mila euro, da corrispondere ai figli ed al fratello della vittima. Per le parti civili, risarcimento da quantificare. Spetterà al Tribunale Civile stabilirlo.




Siracusa. Sciopero della fame per il nuovo ospedale, Raiti e Baio(Pd): “Noi con Vinciullo”

Sono andati a manifestare la propria solidarietà a Vincenzo Vinciullo e ai consiglieri comunali Basile e Castagnino ieri mattina, poco dopo l’inizio dello sciopero della fame e dell’occupazione simbolica e pacifica della hall dell’ospedale Umberto I. Turi Raiti e Salvo Baio, esponenti del Centrosinistra siracusano (Partito Democratico) prendono posizione, a titolo personale, in merito alla vicenda che domani potrebbe trovare qualche risposta in più, dopo il previsto incontro tra l’assessore regionale Razza e il sindaco di Siracusa, Francesco Italia. Un incontro istituzionale, nel corso del quale tuttavia si dovrebbe anche toccare il tema nuovo ospedale con la possibilità che sia anche la sede per rendere noto in maniera ufficiale (diverse le indiscrezioni già trapelate) il contenuto della “super perizia” relativa all’area scelta dal consiglio comunale di Siracusa.  Baio e Raiti definiscono “giusta la protesta di Vinciullo e dei consiglieri. Pertanto abbiamo dato a titolo personale la nostra solidarietà. Anche il Partito democratico ha più volte denunciato i ritardi dei vari governi regionali che da oltre venti anni promettono la realizzazione dell’opera senza far seguire alle promesse i fatti. Non abbiamo pregiudizi e giudicheremo nel merito le proposte di localizzazione della nuova struttura ospedaliera che saranno avanzate-proseguono i due esponenti politici- purché rispettose delle prerogative del Consiglio comunale”.  Baio e Raiti entrano anche nel merito delle dichiarazioni rilasciate dall’assessore Razza dopo avere appreso dello sciopero della fame avviato dall’ex presidente della commissione Bilancio dell’Ars e dai consiglieri di “Siracusa Protagonista”. “Ci saremmo aspettati-dicono Raiti e Baio-   meno livore e più rispetto nei confronti di una civile e legittima protesta. Questo è il tempo, purtroppo, in cui agli uomini di governo, da Roma a Palermo, a Catania viene l’allergia tutte le volte che qualcuno dissente dal pensiero unico e si permette di criticare il “governo del cambiamento” siciliano”.




Siracusa. Rifiuti davanti al condominio: “Stanco degli incivili, pulisco da solo”

Un’educazione al corretto conferimento dei rifiuti che stenta ad essere acquisita, la stanchezza di chi tutto questo lo subisce, la capacità di rimboccarsi le maniche, ma anche la rabbia. Tutti aspetti che, per l’uno o per l’altro aspetto, emergono praticamente ogni giorno, a Siracusa, in tema di differenziata. Nel caso specifico, quello che raccontiamo è il caso di un condominio di Siracusa. Rappresenta solo un ulteriore esempio. Come previsto, il condominio dispone dei suoi carrellati e i condomini conferiscono, come da calendario, i loro rifiuti nei giorni e con le modalità stabilite. Qualcuno, tuttavia, puntualmente, conferisce accanto ai carrellati, senza alcun ordine e senza alcun rispetto, nè delle regole e nemmeno delle persone, la propria “vecchia e cara” immondizia indifferenziata, trasformando il luogo in un enorme cassonetto “en plein air”. I cittadini che risiedono in quel condomini hanno a che fare, pertanto, con una serie di conseguenze, che non sono di certo soltanto legate al decoro, all’aspetto visivo, seppur già importante. Chi, soprattutto, abita al primo o al secondo piano, è costretto a chiudere le finestre per non sentire il cattivo odore che, con le alte temperature di questi giorni, diventa insopportabile. Unica soluzione, per non dover attendere gli interventi straordinari della ditta che gestisce il servizio di igiene urbana: fare da soli. Eliminare tutti quei sacchetti e ripristinare “lo stato dei luoghi”. Questo apre anche altri scenari….Perchè si rischierebbe perfino di vedersi puniti per avere depositato in un cassonetto verde, laddove eventualmente ancora presente, pur non essendo residente in quella zona. Al termine dell’intervento, un cittadino ha voluto far presente il proprio pensiero con dei cartelli affissi al muro: “Ho finito. Adesso è tutto pulito. Potete ricominciare, incivili!”




Siracusa. Discariche d’amianto in città e fuori: “Ignoranza primordiale, telecamere ovunque”

Discariche d’amianto, nel cuore della città come nelle aree esterne (ma pur sempre vicine ad abitazioni e luoghi transitati) .Numerose le segnalazioni, insufficienti gli interventi, costosi per le casse degli enti che,a  seconda della competenza territoriale, sono o sarebbero costretti a intervenire disponendo le relative bonifiche, con l’impiego di ditte specializzate. In via Friuli qualcuno ha scaricato ingenti quantità di lastre spaccate di amianto. Un vero e proprio pericolo per la salute dei residenti della zona. La discarica , secondo la segnalazione di un cittadino, sarebbe stata creata mercoledì scorso. Analogo trattamento sarebbe stato riservato alla vicina via Val D’Aosta. “All’inizio – racconta G.B- credevamo si trattasse dell’ennesimo abbandono di rifiuti ordinari. Oggi, osservandoli bene, ci siamo accorti che si tratta di amianto e questo ovviamente ci allarma e non poco. Mi sono sentito sopraffatto dalla tristezza di appurare l’ignoranza primordiale dei cittadini, ho provato misericordia verso chi tanto danno arreca alla città. Poi abbiamo avvistato quanti abbiamo ritenuto possano far qualcosa: la polizia, i vigili urbani, l’Ufficio Ecologia. L’auspicio è che questa “bomba” non venga lasciata lì, a minare la nostra salute e quella dei nostri figli”. Situazione più o meno analoga viene segnalata lungo la via per Floridia. La discarica a cielo aperto di quel tratto è stata di recente bonificata su disposizione del Comune di Siracusa. Qualcuno ha “provveduto” a sostituirla, anche in questo caso, con lastre di amianto. I residenti tornano a chiedere soluzioni definitive, “a partire-tuona Patrizia Mantegna, da cui era partita anche la prima segnalazione- dall’installazione di telecamere di videosorveglianza”.




Nuovo ospedale, lunedì vertice a Siracusa. L’assessore Razza: “Vinciullo, solo falsità”

“Lunedì incontrerò il sindaco di Siracusa per il nuovo ospedale. Chi oggi protesta cerca solo una ribalta mediatica”. A dirlo è l’assessore regionale alla salute, Ruggero Razza, informato dello sciopero della fame avviato dall’ex deputato regionale Enzo Vinciullo con i consiglieri comunali Castagnino e Basile ed altri esponenti di Siracusa Protagonista. “Probabilmente Vinciullo avrà già saputo di questo incontro e quindi ora cerca una ribalta mediatica. È il solo a cui non si deve dare conto perché non può rispondere a una domanda semplice: cosa ha fatto negli ultimi 20 anni per l’ospedale di Siracusa? E cosa da alleato del governo Crocetta? Vada a mangiare… o faccia come vuole. Non intimorisce nessuno con le sue falsità”.
Con ogni probabilità, durante la riunione con Francesco Italia verrà anche presentato lo studio commissionato per una individuazione certa della migliore area su cui realizzare la nuova struttura sanitaria. Da settimane, diverse indiscrezioni lasciano intendere che la perizia contenga una “bocciatura” della scelta operata dal Consiglio comunale di Siracusa nel luglio del 2017 (Pizzuta) e la valutazione di altre aree idonee. In particolare, parrebbe che il professor Pellitteri, incaricato della perizia, si soffermi su di un’area vicina alla grande mobilità lungo la strada per Floridia, orientativamente all’altezza – in linea d’aria – di Belvedere.
Lo scorso aprile, parlando dello studio commissionato dall’Asp di Siracusa, l’assessore Razza anticipava su FMITALIA il “lavoro straordinario” condotto e l’esistenza di un’area che “potrebbe essere la più adeguata (rispetto alla Pizzuta, ndr), con un onore di esproprio inferiore del 70% rispetto alla precedente. A pensar male si fa peccato ma spesso si indovina”.