Covid in Sicilia: settimana con nuovi casi in aumento (+3,54%), tiene Siracusa (-0,66%)

Nella settimana dal 10 al 16 ottobre si registra un ulteriore incremento delle nuove infezioni Covid-19 in Sicilia, con un’incidenza di nuovi casi pari a 9186 (+3.54%), con un valore cumulativo di 191/100.000 abitanti. Il tasso di nuovi positivi più elevato rispetto alla media regionale si è registrato nelle province di Messina (265/100.000 abitanti); a seguire Siracusa (235/100.000) e Trapani (197/100.000). Le fasce d’età maggiormente a rischio risultano quelle tra i 60 e i 69 anni (280/100.000), tra i 70 e i 79 anni (283/100.000) e tra i 45 e i 59 anni (236/100.000). Nonostante questo dato, la provincia di Siracusa è in realtà una delle tre che presenta una contrazione di nuovi positivi rispetto alla settimana precedente: sono stati 900 contro i 906 di sette giorni addietro (-0.66%).
Anche le nuove ospedalizzazioni sono in lieve aumento. Più di metà dei pazienti in ospedale nella settimana di riferimento risultano al sistema non vaccinati.
I dati relativi alla campagna vaccinale fanno riferimento alla settimana dal 12 al 18 ottobre. Nella fascia d’età 5-11 anni i vaccinati con almeno una dose si attestano al 25,44%, mentre 67.445 bambini, pari al 21,88%, risultano aver completato il ciclo primario. Gli over 12 anni vaccinati con almeno una dose si attestano al 90,80% del target regionale. La percentuale di chi ha completato il ciclo primario di vaccinazione è pari all’ 89,47%. I vaccinati con terza dose sono 2.766.002 pari al 72,32% degli aventi diritto.
Dal 13 luglio è stata autorizzata la quarta dose di vaccinazione per gli over 60 anni e gli over 12 anni con elevata fragilità. Il Ministero della Salute ha autorizzato dal 7 settembre la somministrazione della dose booster, con i vaccini m-RNA bivalenti Original/Omicron BA.1, agli over 60, alle persone di elevata fragilità e alle fasce di età over 12 anni in attesa della terza dose includendo anche operatori sanitari, operatori e ospiti delle strutture residenziali per anziani e donne in gravidanza.
Dal 23 settembre è consentito l’utilizzo dei vaccini m-RNA per la variante Original/Omicron BA.4-5 per la quarta dose, su richiesta dell’interessato, a tutti i soggetti over 12 anni dei vaccini m-RNA, aggiornati alle varianti BA.1 e BA.4-5, che abbiano ricevuto la terza dose di richiamo da almeno 120 giorni. In Sicilia, dal 1 marzo sono state effettuate 137.561 somministrazioni di quarta dose di cui 129.512 a soggetti over 60.




Problemi respiratori: neonato di 30 giorni in elisoccorso a Catania

È ricoverato al Cannizzaro di Catania il bimbo di poco più di 30 giorni per il quale si è mobilitato oggi l’elisoccorso. Il neonato si trovava nella sua casa di Priolo quando, nella tarda mattinata odierna, i familiari si sono accorti di evidenti problemi respiratori.
Immediata la chiamata di soccorso al 118. In pochi minuti, nella zona di via Salso, sono arrivati un’ambulanza, Carabinieri e la Polizia Municipale che si è prodigata ad allestire anche il trasporto in elicottero.
Il piccolo è stato stabilizzato sul posto e poi condotto in ambulanza nella piazzola dove era atterrato il mezzo aereo, non distante dalla portineria nord della zona industriale.
In pochi minuti è stato trasferito al Garibaldi di Catania. Dopo le prime cure del caso, è stato disposto il trasferimento al Cannizzaro, dove si trova ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dove è in continua osservazione da parte dell’equipe sanitaria.

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Rapina in corso Gelone, Municipale e Polizia arrestano i tre fuggitivi

Sono stati arrestati i tre rapinatori che questo pomeriggio sono entrati in azione in corso Gelone, a Siracusa. Hanno preso di mira una gioielleria e una volta messo a segno il colpo, arraffando vari oggetti, hanno tentato di darsi alla fuga.
Sono stati però intercettati da una pattuglia della Municipale, a cui una passante aveva segnalato movimenti sospetti.
Ne è nato un inseguimento, concluso in via Costanza Bruno dove gli agenti della Municipale hanno arrestato uno dei fuggitivi. Nel frattempo, anche una Volante della Polizia ha dato manforte all’intervento, bloccando nei pressi di Piazza San Giovanni gli altri due uomini in fuga.
I tre sono stati condotti in Questura e dichiarati in arresto. Si tratta di rapinatori in trasferta, originari della provincia di Catania. Addosso, secondo quanto si apprende, avevano alcuni preziosi precedentemente trafugati.




I poliziotti arrestati, il pentito: “Sequestravano droga e la consegnavano a noi”

“Mi disse di preparare 10 buste da 50 grammi di mannitolo per poter fare lo scambio di droga dopo le analisi condotte a Catania sullo stupefacente sequestrato”. Il mannitolo (una sorta di diuretico) sarebbe poi stato utilizzato al posto dello stupefacente sequestrato che veniva, così, “recuperato”.
E’ solo uno dei passaggi delle rivelazioni di Cesco Capodieci sui rapporti con i poliziotti indagati a Siracusa, con l’accusa a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope, corruzione, peculato e falso in atto pubblico.
Nello specifico, la frase pronunciata dall’ex “re del Bronx” si riferisce ad uno dei poliziotti soprannominato “Occhi di Ghiaccio” e alle volte anche “Savastano”.
Nelle sue dichiarazioni, il collaboratore di giustizia riferisce di “appartenenti alle forze che sottraevano droga sequestrata, anche corpi di reato e si rendevano complici dello spaccio. Sequestravano stupefacente e lo consegnavano a noi”.
Vengono citati anche singoli episodi. In un caso, ad esempio, dopo un operazione antidroga, i poliziotti avrebbero consegnato al gruppo criminale 500 grammi di cocaina, dietro corresponsione di 20 mila euro. “In totale avrò dato 100 mila euro”, stima ancora Capodieci riferendosi a due dei poliziotti arrestati.
A loro carico, è stato disposto un sequestro preventivo di beni pari, rispettivamente, a 209.908 euro e 374 mila euro, cifre calcolate a seguito di indagini patrimoniali, prendendo in considerazione le entrate complessive dal 2001 al 2021 ed effettuando una serie di controlli incrociati con le banche dati a disposizione. A proposito di uno degli indagati, scrivono gli investigatori “risorse finanziare eccedenti a quelle frutto di redditi dichiarati”.
Un altro collaboratore di giustizia, Massimiliano Mandragona, con le sue dichiarazione lascia intendere che per i poliziotti infedeli vi fosse una sorta di stipendio. “Dal 2015 a 2017 ogni quaranta giorni consegnavamo 2000 euro. (…) Ci conveniva visto che ci avvisava di tutte le attività della polizia, dei carabinieri e della finanza riferendoci le informazioni che aveva in merito e che potevano danneggiare noi o il gruppo del Bronx”.




I poliziotti arrestati, nelle indagini il contestato legame con il boss dello spaccio

Un rapporto stretto, consolidato, fatto di rivelazioni, “consigli”, consegne di quantità di droga sottratta a quella sequestrata, soldi in cambio. Questo il quadro che emergerebbe dalla lettura dell’ordinanza del Gip del Tribunale di Catania, relativa alle misure cautelari adottate a carico  di tre poliziotti siracusani ed un cinquantenne netino
Le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia hanno preso le mosse dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Cesco Capodieci, ma la Procura della Repubblica di Siracusa stava già conducendo approfondimenti sugli indagati. Capodieci, considerato il “re del Bronx”, collabora con la giustizia da gennaio 2021, poco dopo il suo arresto.
Dall’attività investigativa della Procura era emerso, nel biennio 2019-2020, il presunto stretto rapporto di vicinanza che legava due dei poliziotti indagati ai familiari di Capodieci che, in un primo momento si sarebbe rivolto ai due per tramite dello zio, allo scopo di essere informato sull’esito della promessa che gli avrebbero fatto, riguardo ad un possibile intervento dei magistrati per attenuare, nel giudizio d’appello, la pesante condanna ricevuta in primo grado nell’ambito del processo “Bronx”. Il tutto si basava sul presupposto che i due poliziotti avrebbero “passato” adeguate informazioni, anche in considerazione del contributo reso da Capodieci come fonte confidenziale alle indagini della Squadra Mobile.
Aspettative che non si sarebbero poi realizzate, tanto che Capodieci avrebbe iniziato a maturare l’intenzione di collaborare con la giustizia, venendo scoraggiato dagli stessi poliziotti, preoccupati – secondo gli investigatori – delle possibili conseguenze per loro stessi.
In quel periodo, allora, i due indagati avrebbero tentato di dissuadere, tramite la compagna, un altro capo del sodalizio criminale del “Bronx” che voleva iniziare a collaborare con la giustizia. Per evitare di perdere il controllo della situazione, i poliziotti arrestati avrebbero rivelato al gruppo criminale di intercettazioni in corso, telefoniche ed ambientali. E per essere ancora più convincenti, avrebbero persino “avvisato” uno dei loro interlocutori, detenuto nel carcere di Cavadonna, spiegando che se avesse collaborato lo avrebbero “buttato” e “dimenticato”, come già fatto con altri collaboratori.
Uno dei poliziotti, in particolare, si sarebbe proposto di gestire in prima persona la collaborazione di Capodieci sostenendo che avrebbe raccolto le sue dichiarazioni, presenziando agli interrogatori e attuando una strategia già possa in essere nel 2013 con un altro collaboratore di giustizia. Nel frattempo,  gli indagati pensavo di potersi così garantire il tempo necessario per predisporre una loro strategia “difensiva”, nel caso in cui qualcosa fosse andato “storto”. Ad esempio, iniziando a spiegare che Capodieci, ex confidente, era animato da intenti vendicativi per non avere ricevuto da loro l’aiuto su cui contava. Avrebbero, dunque, fornito spiegazioni “convincenti” per giustificare i contatti con l’uomo, in quanto loro informatore, avvicinando i colleghi della Squadra Mobile per carpirne notizie relative alle indagini in corso e sconfessare le voci che iniziavano a girare sul loro conto.
Intanto, un maresciallo dei carabinieri della Compagnia di Siracusa (non indagato), avendo buoni rapporti con la compagna di Capodieci, sarebbe riuscito ad indurlo alla scelta della collaborazione che, a causa di riferite intromissioni degli indagati e dei familiari, si sarebbe perfezionata solo nel gennaio 2021, poco prima dell’udienza finale del giudizio d’appello del processo “Bronx”.

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Le bollette idriche e l’adeguamento tariffario retroattivo: ecco cosa è successo

La pagina di spiegazioni allegata alla bolletta idrica recapitata in questi giorni ai contribuenti siracusani, non ha chiarito tutti i dubbi. Si parla di “aggiornamento tariffario deliberato da ARERA (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente)” approvato dall’Ati di Siracusa a giugno 2022, cosa che comporta “un aumento delle tariffe del servizio idrico per il periodo 2020-2023”.
Sulla base di questo provvedimento, è scattato il recupero delle differenze di tariffazione di due anni (2020-2021). Somme che Siam, il gestore del servizio idrico a Siracusa, “per venire incontro agli utenti” ha distribuito in due bollette.
In concreto, l’adeguamento tariffario comporta un aumento del 5,40% circa, per annualità. Sorpresa tra gli utenti, soprattutto a causa della retroattività dell’aggiornamento e la sua portata temporale (due anni pregressi). Rabbia canalizzata sui social all’indirizzo del sindaco di Siracusa, la cui unica responsabilità – invero – è quella di essere presidente dell’Ati Siracusa, ovvero l’Assemblea Territoriale Idrica.
Proviamo a chiarire, allora, tutti i passaggi della storia. E partiamo da Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente, ovvero l’autorità di garanzia di settore. E’ Arera che gestisce il pallino delle tariffe idriche in Italia e, alla fine di dicembre del 2019, approva il nuovo modello tariffario, il MTI3, attraverso una complessissima formula matematica che funge da moltiplicatore tariffario con vincolo ai ricavi del gestore del servizio idrico. Roba da mal di testa tra theta, sigma e formulari assortiti.
Fatto sta che il nuovo modello si applica a posteriori, sulla base di un controllo dei dati relativi ai bilanci dei due anni precedenti, come presentati dal gestore. In buona sostanza si basa su una regolazione a posteriori delle tariffe ragionate sui dati di bilancio dell’anno n-2: quindi, per il 2020, sui dati del 2018, per il 2021 sui dati del 2019, e così via. E’ quindi lo stesso sistema che non prevede l’adeguamento “in diretta”, come invece avviene per l’energia elettrica e per il gas. E ciò viene confermato anche dalla lettera e) del paragrafo 2.1 dell’articolo 2 della Deliberazione Arera 580/2019 che prevede, tra le componenti di costo, “i conguagli, necessari al recupero di costi approvati e relativi alle annualità precedenti.”
Ciascun gestore può richiedere l’aggiornamento tariffario sulla base di una serie di fattori economici e finanziari che possono essere oggetto di controllo. L’Ati, ricevuta la richiesta del gestore, deve istruire la pratica approvata e caricare la documentazione sul sistema informativo di Arera. Trascorsi 90 giorni senza che l’Autorità abbia chiesto chiarimenti o altro, la richiesta si considera tacitamente approvata.
Facciamo due conti. L’Ati Siracusa ha caricato la pratica a giugno 2022 e l’Arera ha facoltà, di fare eventuali correzioni, entro 90 giorni.
L’Ati Siracusa poteva bloccare l’adeguamento? La legge non le consente questa facoltà. Se, ad esempio, l’Autorità d’ambito non avesse provveduto a caricare sul sistema informativo l’istanza del gestore, l’Arera l’avrebbe diffidata ad adempiere entro 30 giorni, trascorsi i quali il gestore, potendo ritenere comunque approvata la sua proposta, la trasmette autonomamente all’Autorità di regolazione per la valutazione e l’approvazione. L’inadempimento da parte dell’Ati avrebbe prodotto sanzioni.
Cosa poteva fare, allora, nel concreto l’Ati Siracusa? Poteva procedere ad una verifica sugli elementi di costo per accertare la congruità dei dati inseriti sul sistema dell’Autorità di regolazione. Lo ha fatto? La struttura tecnica dell’Ati Siracusa risponde in maniera affermativa, spiegando che i controlli sono stati condotti a campione, in alcuni casi, ed in maniera puntuale, in altri.
Perchè il recupero delle somme scatta dal 2020 e con conguaglio retroattivo? Dividiamo la domanda in due parti, ed iniziamo dalla data di gennaio 2020. Per quanto, forse, piacerebbe a molti poter dare colpe a livello locale, quella data non è un capriccio dell’Ati Siracusa, del Comune o di Siam. L’articolo 7 della deliberazione Arera, relativo all’applicazione dei corrispettivi all’utenza, indica proprio la decorrenza 1° gennaio 2020 per i gestori del servizio idrico, con metodo di calcolo tariffario fino al 2023 che – semplificando – parte dalla tariffa 2019 moltiplicata per il valore theta approvato dall’Autorità e relativo alle annualità successive, fino appunto al 2023.
Indicato quindi il perchè del periodo, concentriamoci sulla seconda parte della domanda: perchè conguaglio retroattivo? Sempre l’articolo 7 della deliberazione Arera 580/2019/R/IDR chiarisce che la differenza tra i costi riconosciuti sulla base delle tariffe provvisorie ed i costi riconosciuti sulla base dell’approvazione del modello tariffario “sarà oggetto di conguaglio successivamente all’approvazione da parte dell’Autorità”. E questa citata “approvazione dell’Autorità” deve intendersi – come illustrato in precedenza – tacita ed effettiva dai primi di ottobre.
Se le spiegazioni – seppur complesse – ci sono e, forse, chiariscono la catena di competenze che conduce all’adeguamento delle tariffe, non bastano a togliere la sensazione di amaro in bocca ai contribuenti siracusani, in una stagione di aumenti costanti ed in ogni settore. E’ probabile che questa ondata di reazione possa convincere l’Ati Siracusa ad avviare una istruttoria immediata. E’ nelle sue prerogative e può controllare che l’incremento tariffario, nella misura e nella decorrenza, sia stato effettuato nel rispetto della legge. Un gesto che sarebbe probabilmente apprezzato dall’opinione pubblica locale ma che, nello specifico, non porterebbe ad un reale cambiamento della situazione visto che tutti i passaggi di legge elencati sono stati rispettati e seguiti.
Semmai, questo modello aumenta la preoccupazione sugli ulteriori adeguamenti che potrebbero scattare nel 2024 su base 2022, comprensivi quindi degli spaventosi costi di energia elettrica richiesti dal sistema idrico vetusto del capoluogo, sospinti dalla raffica di aumenti di questi mesi.




Aumenta la Tari in tutta la provincia di Siracusa? “Il rischio c’è, conferimento troppo caro”

Il costo di conferimento in discarica è schizzato a 321 euro per tonnellata. I Comuni siciliani sono con l’acqua alla gola ed in fretta e furia “devono” aumentare la Tari per riuscire a far fronte all’ennesimo aumento a cascata di questo anno orribile. Ed è quanto potrebbe succedere a breve anche in provincia di Siracusa. “Stiamo cercando di evitarlo”, spiegano alcune fonti della Srr, la società d’ambito che regolamenta il settore nel siracusano.
Noto, intanto, è il primo a rimettere mano alla tariffa, con un aumento in bolletta di circa il 30%. Il sindaco, Corrado Figura, spiega che non si tratta di una scelta amministrativa: “siamo obbligati per legge, il costo del servizio di igiene urbana deve essere interamente coperto dai cittadini. E’ un obbligo di legge, per garantire il servizio. Non è un problema solo di Noto, tanti Comuni siciliani sono dovuti andare in Consiglio comunale per rivedere le tariffe, non più in linea con il piano economico finanziario approvato pochi mesi prima”.
L’aumento del costo di conferimento in discarica è stato velocissimo. Portare una tonnellata di indifferenziato in una delle poche discariche regionali costava, ad un Comune, 100 euro fino a poco tempo fa. Poi è salito a 250 e adesso, da ottobre, addirittura 321 euro. Un aumento del 300% imprevedibile ed imprevisto, sospinto dal solito caro energia e dal caro tutto di questo tempi.
“Avremmo dovuto aumentare la Tari del 100% – spiega Figura – ma siamo riusciti a contenerlo al 30% recuperando somme dalla raccolta differenziata ovvero attraverso la vendita ai relativi consorzi di plastica, carta e vetro. E così abbiamo ridotto l’aggravio sui nostri concittadini”.
Come detto, il problema vale per tutti i comuni: della provincia di Siracusa e della Sicilia intera. Corrado Figura è anche il presidente della società d’ambito di settore provinciale. “La situazione è insostenibile per i Comuni. Deve intervenire la Regione, con fondi agli enti locali o fissando un tetto al costo del conferimento. E lo chiederemo non appena il governo regionale sarà operativo”. Una missione palermitana a cui prenderanno parte diversi primi cittadini del siracusano e non solo.
“In provincia siamo messi male”, rivela il presidente della Srr. “Tutti pronti ad andare a Palermo. Gli aumenti Tari, se si va avanti così, saranno generalizzati, ovunque, in tutta la Sicilia”. Qualche sindaco, in provincia di Catania, ha ridotto allora la raccolta dell’indifferenziato, con un solo turno di raccolta mensile. “Non è la soluzione, anzi aggraverebbe il problema”, spiega Corrado Figura. “Avete idea – prosegue – di quante discariche dovremmo andare a ripulire, se riducessimo i turni di raccolta dell’indifferenziato? Serve un intervento politico, della Regione. Non si può consentire questo aumento continuo. E’ inammissibile”.




Cimitero, Tribunale e Procura: 40 percettori di reddito di cittadinanza al lavoro per la città

Altri 40 siracusani, percettori di reddito di cittadinanza, pronti a lavorare per la città nell’ambito dei Puc, i progetti di utilità collettiva.

Dopo il servizio svolto da un primo gruppo nei solarium della città, adesso le attività si spostano al cimitero, al Tribunale ed in Procura.

Ad illustrare i tre nuovi progetti sono stati, questa mattina, il sindaco, Francesco Italia e l’assessore alle Pari Opportunità Sociali, Conci Carbone, che hanno incontrato all’Urban center il gruppo di percettori selezionati per queste attività.

All’incontro, oltre alle assistenti sociali incaricate,hanno preso parte il direttore del cimitero, Fabio Morabito ed il delegato del sindaco, Giovanni Di Lorenzo.
La fetta più grossa di lavoratori, 40 in tutto su 50, sarà impegnata sul progetto denominato “Cimitero operativo”. Svolgeranno attività di piccola e ordinaria manutenzione, come la sostituzione di lampadine e rubinetti oppure la pitturazione di cancelli, di scale e manufatti in metallo, di pareti e porte; inoltre si occuperanno di assistenza agli anziani che si recano ai cimitero per piccole attività quali, ad esempio, lo spostamento o il posizionamento delle scale per raggiungere i loculi posti più in alto; ancora, la pulizia e lo spazzamento in aggiunta al servizio dato in appalto. Organizzati in cinque turni da 8 persone, a partire da domani copriranno le fasce orarie che vanno dalle 8,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 17, dal lunedì al sabato.
Sono 10 i percettori di reddito di cittadinanza impegnati al Palazzo di Giustizia, cinque per il Tribunale e cinque per la Procura. I primi si occuperanno della riorganizzazione e sistemazione dell’archivio generale del campo civile, così da sistemare i fascicoli giacenti, e al riordino dei faldoni del Penale, in particolare quelli con richieste di archiviazione. Collaboreranno anche alla sistemazione delle pratiche amministrative e alla catalogazione dei beni mobili esistenti, di quelli da acquisire o da eliminare.
Lavoreranno all’archiviazione dei fascicoli e delle pratiche amministrative anche le 5 persone destinate alla Procura, allo scopo di rimettere ordine e di eliminare le carte giudicate inutilizzabili. Inoltre faranno assistenza durante i dibattimenti consegnando i fascicoli nelle aule, ritirandoli e collocandoli negli armadi alla fine delle udienze. I tre progetti dureranno 6 mesi e ciascun lavoratore sarà impegnato per 8 ore settimanali.
«L’esperienza di questi mesi – ha affermato il sindaco Italia – ci dimostra che i cosiddetti Puc, ancorché macchinosi nella procedura di attivazione, si rivelano utili per alleggerire la pubblica amministrazione da una serie di piccole incombenze e per migliorare i servizi. È quanto ci aspettiamo in particolare dal progetto sul cimitero, un luogo che continuamente necessita di cura e che tutti vorremo vedere decoroso quando andiamo a trovare i nostri defunti. Ci piace l’idea che i percettori di reddito di cittadinanza si mettano a disposizione della comunità, sfatando il convincimento diffuso che sono persone prive di voglia di lavorare. Proviamo a dimostrare che non è così e che il lavoro può restituire loro dignità».
«Sono progetti come questi – ha aggiunto l’assessore Carbone – che danno un senso a questa misura in favore di chi si trova in difficoltà, che non può essere solo di mero sostegno economico ma deve avere un ritorno per la collettività. I risultati fino a questo momento sono molto positivi e siamo soddisfatti. Il Puc destinato ai solarium, per esempio, ha raccolto il consenso dei cittadini e dei turisti e i percettori impegnati hanno dimostrato senso di responsabilità andando oltre i compiti che erano stati loro assegnati. Dunque, un pubblico ringraziamento da parte dell’Amministrazione».
I percettori vengono selezionati attraverso una piattaforma predisposta dal Ministero del lavoro, da cui dipendono per essere poi assegnati ai comuni di appartenenza. Il loro utilizzo avviene in virtù del fatto che il reddito di cittadinanza contempla la sottoscrizione di un patto per l’inclusione sociale e una dichiarazione di disponibilità ad accettare un percorso personalizzato di inserimento nel mondo del lavoro. Tuttavia, i progetti non sono forme di impiego subordinato o parasubordinato e devono avere carattere temporaneo. In più non possono sostituire le attività già svolte dal Comune o che vengono affidate a ditte esterne.

 




Stupefacenti: due arresti a Siracusa, la Polizia sequestra droga e una pistola

Agenti della Squadra Mobile di Siracusa hanno arrestato due uomini per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I due, di 32 anni e 30 anni, erano già noti alle forze dell’ordine. Durante un controllo in viale dei Comuni, eseguito anche con unità cinofile, il trentenne è stato trovato in possesso di alcune dosi di cocaina e della somma di 265 euro, probabile provento dell’attività di spaccio. Una perquisizione domiciliare nell’abitazione dell’uomo, ha permesso di rinvenire altri 8,54gr di cocaina, 1,28 di hashish e bilancini elettronici oltre a vario materiale per il confezionamento, nonché due proiettili calibro 22.
Il trentaduenne, invece, è stato trovato in possesso di 182 dosi di cocaina, in parte nascosta in uno sgabuzzino nella disponibilità dell’uomo, oltre alla somma di 341 euro.
Nella terrazza della palazzina oggetto di perquisizione, è stata rinvenuta e sequestrata una pistola a salve marca Bruni modificata artigianalmente, munita di caricatore rifornito di tre cartucce calibro 7,65.
Nel corso dei “soliti” controlli nella nota piazza di spaccio di via Santi Amato, agenti del Commissariato Ortigia hanno rinvenuto e sequestrato 7 dosi di cocaina, 1 dose di hashish e 12 dosi di crack occultate in via Santi Amato.




Market della droga in casa: arrestato 48enne di Solarino

I Carabinieri della Stazione di Solarino, coadiuvati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia, nel corso un servizio finalizzato alla repressione dello spaccio di stupefacenti, hanno arrestato, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, un pregiudicato solarinese di 48 anni.
I Carabinieri, acquisita la notizia confidenziale da alcuni cittadini che avevano notato movimenti sospetti nei pressi dell’abitazione dell’uomo, già noto ai militari per i suoi precedenti per reati inerenti gli stupefacenti, hanno effettuato un servizio di osservazione e, notando un intenso viavai di giovani assuntori, hanno fatto irruzione nell’abitazione del 48enne che, nonostante avesse bimbi piccoli in casa, riponeva, senza alcuna cautela, due involucri contenenti rispettivamente 15 grammi di cocaina e 9 grammi di crack, sul tavolo della cucina unitamente a un bilancino e numerose bustine di plastica utilizzate per la suddivisione in dosi e il confezionamento.
Nel corso del servizio, inoltre, si accertava che il pagamento dello stupefacente da parte degli assuntori avveniva in modo particolarmente discreto, infatti alcune banconote dei circa 1.600 euro, presunto provento di spaccio, sono state rinvenute all’interno della cassetta postale, situata all’ingresso dell’abitazione e riportante un cognome fittizio.
La  droga, il denaro ed il materiale per il confezionamento sono stati sequestrati, mentre l’uomo è stato sottoposto agli arresti domiciliari .