Il dramma di Aleandro e l'indifferenza della società

“Spero che ora non soffri più come soffrivi qua, Ale! Ciao cucciolino, un abbraccio forte a te e alla mamma”. E’ uno dei tanti messaggi comparsi nelle ultime ore sui social network. Amici, compagni di scuola, semplici conoscenti tutti a dedicare un messaggio ad un “ragazzo speciale”. Così raccontano Aleandro.
Aveva 16 anni. Frequentava il Liceo Artistico di Siracusa, era al primo anno, sezione A. In classe, il suo banco è rimasto vuoto questa mattina, tra lo sgomento di insegnanti e coetanei. “Sto male, domani non vengo a scuola”, aveva anticipato su Whatsapp nel gruppo condiviso con decine di amici. Ma quel malessere che forse covava da tempo lo ha spinto a togliersi la vita, nella sua casa di Floridia, ieri pomeriggio.
“Era difficile immaginare un gesto di questo tipo”, dice la dirigente della scuola, Simonetta Arnone. “Frequentava da poco, l’anno scolastico era appena iniziato. Era espansivo, amante della pittura, gli piaceva scrivere”, ricorda ancora. I ragazzi della I A hanno realizzato uno striscione, la scuola sarà presente ai funerali.
Intanto i carabinieri hanno sequestrato il diario di Aleandro. Era in camera. Una prima analisi di quelle pagine avrebbe fatto emergere il disagio che Aleandro, ragazzo generoso e brillante, viveva da tempo. Legato ad una ragazza e allo stesso tempo innamorato di un coetaneo.
“Non è possibile che perché un ragazzo è gay non è ancora accettato da ste teste di m***a! Io non ci credo davvero, cioè ma non vi fate schifo?”, scrive con rabbia un amico dello sfortunato giovane sulla bacheca Facebook.
“Era questo quello che volevate…pezzi di m***a…Ciao Ale…Sei e resterai sempre un ragazzo speciale”. Ancora parole di adolescenti feriti, increduli di fronte alla tragedia. Con quella gigante domanda a campeggiare su tutto: perchè?.
“Valevi molto di più di tutta quella gente che ti discriminava perché eri te stesso”, scrivono ancora in un dolente coro di struggente amarezza. “Non meritavi tutta la cattiveria e l’odio di questo mondo di m***a. Lassù starai indubbiamente meglio”, chiosa una ragazza.
La comunità floridiana è sotto choc. Stretta da ieri attorno alla famiglia, alla mamma distrutta dal dolore. E’ stata lei a trovare il figlio senza vita. “E’ l’ennesimo fallimento della cosiddetta società civile”, continua a ripetere Armando Caravini, presidente della sezione provinciale di Arcigay.
“A volte noi figli ci vergogniamo a parlarne con i genitori perché temiamo la loro reazione”, racconta a SiracusaOggi.it Carlo (il nome è di fantasia, per tutelare la sua privacy). Ha vissuto una esperienza simile e la racconta. “Io ad esempio sono andato via dall’Italia per 15 anni, poi ho raggiunto il mio star bene con me stesso e sono ritornato non nascondendomi più. Qualcuno aveva detto a mio padre di buttarmi via da casa per la mia diversità! Mio padre mi ha difeso, dicendo che io non stavo facendo del male a nessuno. Questo per far capire a tanti ragazzi che è semplice parlare con i genitori, non abbiate paura, nons tate zitti per vivere male”.




Priolo. Piove nelle case popolari di via Alcide de Gasperi, la situazione in un video

Piove nelle case popolari di via Alcide De Gasperi, a Priolo. Allagamenti e degrado in strutture fatiscenti: un cittadino denuncia tutto tramite un filmato che finisce su Facebook. E i consiglieri Biamonte e Fiducia interrogano il sindaco. “Non si può rimanere a guardare, l’amministrazione e l’istituto Autonomo Case Popolari hanno l’obbligo di intervenire per evitare qualsiasi evento drammatico”.
Il reportage video sulle case popolari di via De Gasperi è comparso sul social network, attirando click e commenti. l’Autore è Luciano Auteri.
Nelle immagini, fuoruscita d’acqua dai tetti, addirittura dai muri portanti, garage allagati da cui si sprigionano odori fognari. Piove in casa degli inquilini agli ultimi piani, mentre umidità ed infiltrazioni potrebbero rendere molte case inabitabili.
Alessandro Biamonte, capogruppo di Costruiamo Priolo Adesso afferma che “sarebbe necessaria una urgente manutenzione, soprattutto per l’approssimarsi dell’arrivo delle piogge. Vero che la competenza è dell’istituto Autonomo Case Popolari e per questo noi stiamo procedendo a chiedere un intervento dell’esecutivo Provinciale del Pd, coinvolgendo la deputazione regionale, ma ricordiamo che il sindaco è il garante della salute dei cittadini: ecco
perché questa amministrazione deve attivarsi”.




Siracusa. Delitto Eligia: candeggina e due stracci, così Leonardi pensava di farla franca

Christian Leonardi è rinchiuso a Cavadonna. Il gip ha convalidato il fermo, confermato il quadro accusatorio ricostruito dagli investigatori. Che hanno potuto contare sul contributo importante delle analisi svolte dai Ris di Messina. I carabinieri del Reparto Investigazioni Speciali hanno permesso di ricostruire quello che accadde nella casa di via Calatabiano dove vivevano Eligia ed il marito reo confesso dell’omicidio.
Il tenente colonnello Sergio Schiavone, 49 anni, guida i Ris peloritani. “Il risultato è stato raggiunto facendo un sopralluogo nel corso del quale sono emerse tracce non visibili a occhio nudo, che ci hanno aiutato a ricostruire le modalità del delitto. Questo ha portato a un cambio di strategia della Procura”, spiega all’AdnKronos.
Ecco cosa sarebbe successo quella drammatica sera del 19 gennaio. Con la moglie appena uccisa, invece di chiamare i soccorsi, Christian Leonardi avrebbe preso la candeggina, un secchio d’acqua e due stracci per pulire la parete e il pavimento, sporchi di vomito e sangue della povera vittima. Solo dopo ha chiamato il 118 e i genitori di Eligia. Ma la sfortunata infermiera era ormai morta, al termine di un litigio degenerato. E con lei la piccola Giulia che portava in grembo. Ma a distanza di 8 mesi sono emerse quelle minuscole tracce di saliva e vomito, cancellate dopo l’omicidio.
I Carabinieri del Ris – racconta sempre l’AdnKronos – hanno usato dei reattivi chimici, come il luminol, dei kit di identificazione, lampade a lunghezza d’onda variabile che fanno vedere le varie tracce biologiche.
La famiglia della giovane vittima, intanto, non nasconde il suo dubbio: qualcuno ha aiutato Christian?
Lo choccante audio della telefonata di Leonardi al 118 (Esclusiva Settimanale Giallo)

La puntata di “Chi l’ha visto?” (Rai Tre) del 23 settembre




Delitto Ardita, il padre Agatino: "Cercate i complici". Il 3 ottobre cerimonia al Pantheon per Eligia

Una sollecitazione chiara. Ancora una volta la famiglia di Eligia Ardita si mostra determinata. Dopo la svolta nelle indagini e il fermo, convalidato, del marito, Christian Leonardi, reo confesso dell’omicidio dell’infermiera di 35 anni , all’ottavo mese di gravidanza, i familiari avanzano nuovi sospetti.
Sono convinti che la verità non sia stata raccontata per intero. Agli investigatori Tino Ardita, papà di Eligia, chiede ancora uno sforzo. “Non vogliamo accusare nessuno- precisa – ma riteniamo che vada rivista la posizione di alcuni amici, per comprendere se qualcuno possa essere coinvolto in questa storia. Non credo- aggiunge- che in un’ora Christian abbia potuto fare tutto da solo, senza l’aiuto di nessuno. Ci sono degli amici carissimi che lo hanno frequentato prima e dopo la tragica sera del 19 gennaio scorso. E’ lì che va puntata la massima attenzione perché il quadro risulti davvero chiaro e completo”.
Nella ricostruzione fatta dai familiari i tempi non tornano. E ci sarebbero altre circostanze da valutare. Ecco perchè parte questo nuovo appello.
Intanto il 3 ottobre, sarebbe stato il compleanno di Eligia, il Pantheon di Siracusa ospiterà alle 18.30 una cerimonia per ricordare la sfortunata infermiera. “Speriamo che il sindaco indirrà il lutto cittadino, sarebbe un segno di vicinanza tangibile al dolore della nostra famiglia”, le parole di papà Tino.




Rosolini. Pizzo ad imprenditori, sgominato gruppo criminale: quattro arresti

I Carabinieri di Noto hanno smantellato un gruppo criminale dedito alle estorsioni. Quattro le misure cautelari emesse, destinatari pregiudicati pregiudicati. Le indagini si sono concentrate su Rosolini, centro su cui i quattro avevano seminato il terrore tra commercianti e cittadini.
Bruno Monti (40 anni), e Massimo Di Mare (39) sono stati tratti in arresto. Ai domiciliari è finito invece Benedetto Polizzo (35). Obbligo di firma per il 39enne B.G.
Almeno una decina i casi consumati e tentati di estorsione, dal tradizionale pizzo al cosiddetto cavallo di ritorno. L’indagine è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Siracusa. Gli arrestati, è stato accertato, per convincere le vittime a pagare non esitavano a porre in essere comportamenti violenti e vessatori. Le indagini sono state condotte con il supporto dei carabinieri della stazione di Rosolini e del gruppo cinofili di Nicolosi.
Il comandante della stazione di Noto, Sabato Landi, ha anche parlato di un caso particolare, in cui la persona destinataria della richiesta di “pizzo” sarebbe stata minacciata di essere, in caso di diniego, coinvolta in un procedimento giudiziario. La somma richiesta ai commercianti si aggirava intorno ai 300 euro mensili. I quattro arrestati erano già noti alle forze dell’ordine e conosciuti per la “loro propensione alla violenza”. Fondamentale  la collaborazione da parte delle vittime, sia in termini di denunce , sia in termini di racconti come fonte confidenziale. L’attività prosegue. I carabinieri sperano di ottenere ulteriori risposte a breve.




Siracusa. La telecamera riprende una scena incredibile: una macchina sul marciapiedi, tra carrelli e pedoni

E’ pronto a diventare un nuovo video virale, con ondate di click da ogni angolo del mondo. Succede a Siracusa, in via Lentini. La telecamera di sicurezza riprende l’ingresso di un supermercato, è la mattina del 20 settembre. All’improvviso ecco spuntare sul marciapiedi, tra carrelli e clienti, un’autovettura. Come abbia fatto a “sbagliare” strada è un mistero anche se secondo gli utenti facebook che stanno condividendo e pubblicando il video più che un errore si sarebbe trattato di una vera e propria “furbata” da incivile.




"I rifiuti dell'Ilva nella discarica interdetta per mafia", la vicenda finisce sul Corriere

La versione online del Corriere della Sera dedica una approfondita video inchiesta al caso della discarica di Melilli che ha ricevuto nei mesi scorsi il polverino d’altoforno dell’Ilva di Taranto.
Il racconto di Saul Caia parte dalla motivazione con cui la Prefettura di Siracusa, basandosi su informazioni dello stesso ufficio di Catania, ha interdetto nella prima decade di aprile la Cisma Ambiente Spa, società proprietaria della discarica. “Sussiste nei confronti della società Cisma Ambiente il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata”.
Dopo pochi giorni dal pronunciamento della Prefettura, arrivano in discarica 9 mila tonnellate dello scarto di lavorazione dell’acciaieria pugliese, “classificato non pericoloso”.
La Cisma – come racconta sempre il Corriere – comunque “è da considerarsi tra gli impianti più tecnologici d’Italia per il ricondizionamento e recupero di rifiuti industriali, pericolosi e non”.
L’interdizione prefettizia arriva il 26 marzo, quasi in contemporanea con la stipula del contratto tra la Cisma e l’Ilva, a seguito di una offerta che era partita da Melilli il 9 marzo, sempre secondo la ricostruzione del quotidiano di via Solferino.
A fine giugno, dopo aver impugnato al Tar l’interdittiva, i legali della Cisma hanno ottenuto dal Consiglio di Giustizia Amministrativa di Palermo la sospensione in via cautelare delle richieste delle informative prefettizie di Siracusa e Catania. “Al momento stiamo verificando se questo carico ingente di polverino proveniente da Taranto poteva essere trasportato a Melilli”, fa però Francesco Paolo Giordano, procuratore capo di Siracusa.
Insomma, la magistratura si muove per capire se quel polverino d’altoforno poteva o no arrivare a Melilli in base alle prescrizioni imposte dalla Regione, relative alla fase di gestione della discarica: “occorrerà dare priorità di trattamento/smaltimento a quei rifiuti provenienti dal territorio dei comuni di Augusta, Floridia, Melilli, Priolo Gargallo, Siracusa e Solarino”, in quanto l’area è considerata “ad elevato rischio ambientale”, sarebbe la lettura dell’assessorato regionale al Territorio ed all’Ambiente.
Dalla Cisma immediata la replica, riportata dal Corriere. “La limitazione non esiste e sarebbe antigiuridica. Le norme ambientali non consentono di mettere queste limitazioni, c’è soltanto questo impegno a garantire la priorità dei rifiuti del territorio siracusano”.
Ma sul punto si è già accesa settimane fa la polemica politica e persino il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti ha preso posizione, rassicurando intanto sul fatto che si trattasse di “rifiuti non pericolosi per una soluzione temporanea in attesa che all’interno dell’Ilva venga completato l’impianto di smaltimento già autorizzato”.




Novantenne ucciso in casa a Priolo, due fermati: forse una rapina degenerata

Sarebbero responsabili della morte di Sebastiano Liottasio, l’anziano ucciso la notte scorsa nella sua abitazione di Priolo. La Squadra Mobile, con il coordinamento del sostituto procuratore Brianese hanno fermato Francesco Garofalo, 26 anni e Angelo Sferrazzo, 42, entrambi priolesi. Gli elementi raccolti a loro carico avrebbero delineato un quadro gravemente indiziario. Un ferro da stiro l’arma del delitto. A fornire dati utili per la ricostruzione di quanto accaduto sono state le immagini raccolte dalle telecamere di videosorveglianza della zona. L’ipotesi è che si sia trattato di una rapina degenerata. La porta di casa, all’arrivo degli inquirenti, era infatti chiusa dall’interno. Il volto dell’anziano insanguinato. Tutto sarebbe accaduto intorno all’una di notte. Garofalo, in base a quanto spiegato questa mattina nel corso della conferenza stampa convocata in questura. si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il racconto di Sferrazzo sarebbe risultato inverosimile. Al momento del rinvenimento, l’anziano si trovava supino sul suo letto. All’interno dell’abitazione, una sedia rotta ma nessun altro arredo fuori posto. Tutto era stato riordinato. La Scientifica ha, però, subito notato che qualcosa non quadrava. A dare una mano alle indagini saranno i risultati dell’autopsia disposta sul cadavere di Liottasio. Sarà eseguita domani. E’ verosimile che l’anziano stesse dormendo e sia stato svegliato dai ladri che, nel frattempo, si erano introdotti in casa sua. Profonde, infatti, le ferite al capo.Al termine dei rilievi sono stati apposti i sigilli all’abitazione al piano terra, proprio di fronte al monumento ai caduti.
La vittima viene descritta come un uomo riservato, che trascorreva gran parte del suo tempo seduto davanti all’ingresso di casa.





Siracusa. Una taglia sugli sporcaccioni: "500 euro se fotografate chi lascia amianto alla Borgata"

Nuova provocatoria iniziativa dell’associazione Italiani in Movimento. Il presidente Peppe Giganti ha messo una “taglia” su chi sporca alla Borgata. Cinquecento euro per chiunque riuscirà a fornire immagini di chi abbandona rifiuti pericolosi, come quelli contenenti amianto, nelle vie del rione dove il malvezzo di abbandonare ingombranti è divenuto pratica quasi quotidiana.




Siracusa. "Voglio andare in pensione"… E si incatena. Prosegue la protesta di un dipendente Irsap

E’ tornato a incatenarsi davanti alla sua sede di lavoro, l’Irsap, l’ex Asi di viale Scala Greca. Così un dipendente conduce la sua battaglia, dando vita ad una clamorosa protesta. La ragione è legata alla risposta negativa alla sua richiesta di quiescenza anticipata secondo le previsioni pre-Fornero. L’ha presentata all’ufficio di Siracusa dell’Irsap, di cui è dipendente. Esasperato ha deciso alla fine di rendere pubblico il suo malessere con un gesto di forte impatto mediatico. L’Irsap ha fatto presente, nei giorni scorsi, di non avere alcuna prerogativa di legge in materia di trattamento pensionistico.