Consumo di suolo, in un anno la provincia di Siracusa ha “perso” 210 ettari di territorio naturale
Consumo di suolo in Italia, Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (Snpa) ne hanno fotografato l’evoluzione in Italia ed in Sicilia. Pochi giorni fa la pubblicazione della nota di aggiornamento della cartografia nazionale con misurazione della quantità di superficie naturale trasformata in aree artificiali: costruzioni, infrastrutture, piazzali, ma anche campi fotovoltaici a terra, oggi tra i principali protagonisti della nuova “corsa” all’occupazione di territorio.
In Sicilia sono 168.431 gli ettari di suolo ormai occupato, pari al 6,56% del totale regionale. Un dato inferiore alla media nazionale (7,07%), ma in costante crescita: solo nell’ultimo anno la Sicilia ha perso 799 ettari di terreno naturale, il quarto peggior dato in Italia dopo Emilia-Romagna, Lombardia e Puglia.
Le aree storicamente più “cementificate” restano quelle delle province di Palermo e Catania, con Isola delle Femmine (54,29%) e Gravina di Catania (50,83%) ai primi posti. Attenzione però al dato relativo ai cambiamenti dell’ultimo anno, con Trapani e Siracusa province che si colorano di rosso sulla cartina.
È proprio la provincia di Siracusa a registrare il dato peggiore del 2024: 210 ettari di suolo naturale scomparsi in dodici mesi. Il fenomeno, spiega lo studio, è legato in gran parte alla realizzazione di impianti fotovoltaici a terra che stanno modificando in modo irreversibile ampie porzioni di territorio agricolo e naturale.
Tra i Comuni più colpiti spiccano Carlentini e Augusta, rispettivamente con 58 e 56 ettari di suolo trasformato nell’ultimo anno, principalmente per l’installazione di grandi campi solari (30 ettari solo a Carlentini). Anche Melilli compare tra le prime dieci città siciliane per incremento del consumo di suolo.
A livello complessivo, la provincia di Siracusa è la seconda in Sicilia per percentuale di suolo già consumato (9,19%), subito dopo Ragusa (10,56%) e davanti a Catania (8,02%).
Secondo i calcoli dell’Ispra, nel 2024 il 34% del nuovo suolo consumato in Sicilia è stato destinato a impianti fotovoltaici: 271,8 ettari complessivi, una quota molto alta ma comunque inferiore a quella di regioni come Lazio (56,5%) e Sardegna (43,3%).
Un dato che accende il dibattito su un tema cruciale: come conciliare la transizione energetica con la tutela del territorio.
La Sicilia è anche tra le regioni dove si continua a costruire più vicino alle coste, con +85 ettari di suolo consumato tra 0 e 1.000 metri dal mare in un solo anno. E non mancano i rischi: 139,9 ettari di nuove costruzioni sono sorti in aree ad alto rischio sismico, a testimonianza di una pianificazione del territorio ancora fragile.