Coronavirus, nelle farmacie di Siracusa aumenta la vendita di mascherine

In aumento nelle farmacie di Siracusa le vendite di mascherine per la protezione delle vie respiratorie. E’ un effetto della propagazione del Coronavirus che, è bene ricordarlo, in Europa ha registrato sinora casi accertati in Germania e Francia. “E’ vero, c’è un aumento ed è quello stesso che abbiamo già registrato in occasioni simili, come quando si parlava di aviaria”. A confermare la tendenza è il presidente provinciale di Federfarma, Salvo Caruso.
“In una certa misura – spiega – è anche giustificato un acquisto di questo tipo. Penso a chi, per lavoro, è soggetto a spostamenti in varie città, magari estere, o a chi deve comunque frequentare luoghi affollati in realtà che non sono quelle di origine. Ed ovviamente penso anche a quelle persone che sono cagionevoli o patologie pregresse. In questi casi, comprare ed utilizzare una mascherina può anche avere un senso”.
Il Ministero della Salute monitora costantemente la situazione. Il livello di guardia è alto ma non dovremmo arrivare a vedere gente in strada con le mascherine, a Siracusa o in uno dei centri in provincia. “Importante osservare le basilari norme igieniche quindi lavarsi le mani frequentemente, non portarle alla bocca, evitare contatti in luoghi pubblici come ad esempio il corrimano di una stazione o altro luogo frequentato. Regole igieniche semplici che valgono già una buona prevenzione. Ma se dovessero arrivare indicazioni diverse dal Ministero, a quelle ci atterremo”, dice ancora il presidente di Federfarma Siracusa.
Intanto, iniziano a girare sui social messaggi che invitano a tenersi lontani dai negozi gestiti dai cinesi. Una sorta di psicosi da contagio. “Se fossero commercianti arrivati ieri dalla Cina, avrebbe un senso. Ma parliamo di persone che ormai vivono qui per cui non dovrebbe esserci nessun problema. Ed anche la merce in vendita lavorata mesi fa in una fabbrica cinese non costituisce un veicolo di contagio. Così si rischia un allarmismo che non ha basi scientifiche”.