Crocetta vuol denunciare la Sgarlata: "chi sbaglia deve pagare". Lei si difende, "calunnie"

Finisce in prima pagina su La Repubblica Palermo il “caso” della piscina dell’assessore regionale Maria Rita Sgarlata. Una vicenda che era finita nei giorni scorsi al centro delle cronache locali per via di alcune indiscrezioni che la collegavano alla rimozione di Beatrice Basile dall’incarico di Soprintendente ai Beni Culturali di Siracusa. “La piscina abusiva dell’assessore, nuovo caos in giunta” è il titolo dell’articolo di Emanuele Lauria che racconta anche della decisione del presidente Rosario Crocetta di denunciare la Sgarlata, siracusana considerata in realtà una “fedelissima” del governatore. “Chi sbaglia deve pagare”, sottolinea Crocetta e sono parole che suonano come una bocciatura politica. Neanche di fronte al caso del flop del Piano Giovani l’ex sindaco di Gela era stato così diretto contro un esponente della sua giunta, in quel caso l’assessore Nelli Scilabra.
La redazione siciliana de La Repubblica racconta l’excursus del caso Sgarlata. Partito da una relazione arrivata in regione a fine agosto. “Cinque pagine in cui gli ispettori del dipartimento Beni culturali sollevano pesanti sospetti sui lavori che l’assessore Mariarita Sgarlata (che proprio quel ramo d’amministrazione ha diretto fino ad aprile e che ora siede al Territorio) ha realizzato nella sua villa di contrada Isola, a Siracusa. Su tutti, una piscina prefabbricata fuoriterra realizzata, assieme a un pavimento in teak e a un solarium, entro il limite dei 150 metri dalla costa”.
Dal dossier sarebbe partita una ispezione, conclusa il 13 agosto. E da lì, sono le conclusioni de La Repubblica, sarebbe partito “un procedimento di sospensione nei confronti della soprintendente Beatrice Basile. Privata delle sue funzioni e sostituita da Calogero Rizzuto, proprio per le presunte irregolarità in casa Sgarlata su cui hanno fatto luce gli inviati da Palermo”.
Maria Rita Sgarlata – che parla di “Metodo Boffo” ai suoi danni – si difende con un comunicato stampa. “Da più di una settimana sento riecheggiare sui giornali i termini abusiva, sospetta e altro in riferimento alla piscina fuori terra prefabbricata che ho poggiato sul mio giardino quest’estate. Pur potendolo solo comunicare agli organi preposti, come prevede la normativa, ne ho chiesto l’autorizzazione perché ho pensato che se come cittadina potevo allinearmi ai comportamenti comuni, come assessore non potevo permettermi alcuna leggerezza. Ma essere assessore non può e non deve privarmi dei miei diritti di cittadina. Le notizie calunniose quindi non rispondono in alcun modo a verità e per contrastarle, a difesa del mio buon nome e del mio operato, ho già dato mandato ai miei legali di procedere. Nessun abuso è stato commesso: siamo davanti ad un castello maldestramente costruito su una piscina fuori terra prefabbricata, per la quale è stato richiesto regolare permesso per quanto, in qualunque sito on line, manufatti di questo tipo vengano proposti in vendita proprio perché esenti da richiesta di autorizzazione e realizzabili con una semplice comunicazione. Mi sembra evidente che si voglia strumentalizzare l’argomento con fini che non sfuggirebbero neanche al più ingenuo dei Siciliani. Convinta della correttezza delle mie azioni, ho chiesto io al presidente Crocetta di trasmettere il rapporto ispettivo dell’attuale direttore dell’Assessorato ai Beni Culturali, Rino Giglione, alla Procura della Repubblica al fine di dissipare ogni dubbio sul mio operato. C’è un altro enigma, meritevole di approfondimento in sede giudiziaria, che riguarda la facilità con cui tutti hanno avuto accesso ai documenti (lo ha ammesso a chiare lettere giorni fa un noto imprenditore edile siracusano in una conversazione pubblica su Facebook) ad eccezione della sottoscritta che ha dovuto chiedere l’accesso agli atti, come è giusto faccia ogni cittadino onesto. Rimettendomi serenamente al giudizio degli organi inquirenti, qualora contrariamente ad ogni logica e presupposto che a me oggi sfugge, dovessero risultare responsabilità dirette e personali, non tarderò un minuto in più a rassegnare le mie dimissioni nelle mani del Presidente”.