Dopo Apollo, la conta dei danni: oltre un milione ad Augusta. “Da soli non ce la faremo”

Augusta è stata una delle città più colpite dal passaggio di Apollo. Tutti i tg si sono occupati della cittadina megarese, per ore isolata a causa degli allagamenti. Adesso è tempo di far la conta dei danni e sono ingenti. “Almeno un milione di euro”, dice il sindaco Giuseppe Di Mare. La stima è ancora in corso e riguarda solo i danni a strutture ed edifici pubblici: strade saltate, smottamenti, cedimenti di cornicioni e muri. Ad Agnone ancora oggi in alcune strade l’acqua non è scesa sotto il metro. E il cedimento del muro di Torre Avalos, zona della Marina Militare, rischia di diventare una delle immagini manifesto di quello che lo stesso sindaco definisce “disastro”.
La città è stata ripulita, rimossi i pali della luce e gli alberi caduti a causa del forte vento. Ma le ferite sono ancora evidenti. “Quello che potevamo fare con le nostre risorse, lo abbiamo fatto. E se adesso ci lasciano da soli, non ne verremo fuori”, spiega in diretta su FMITALIA il primo cittadino di Augusta.
Il riferimento diretto è alla Regione. A proposito, perchè il presidente Musumeci non è venuto a visitare anche le città siracusane epicentro di Apollo? “Preferisco non commentare”, taglia corto Di Mare. Aveva ricevuto la scorsa settimana una telefonata del presidente. Era lecito attendersi vicinanza morale, anche con una visita dopo esser stato a Scordia e Misterbianco. Così non è stato. Forse i danni patiti dal siracusano valgono meno.
“Lascio stare la polemica per ora, la cosa importante è che la Regione non ci lasci da soli. Non parlo solo di stato di emergenza e dichiarazione dello stato di calamità. Se aspettiamo i tempi della burocrazia, i soldi arriveranno quando io non sarò più sindaco di Augusta. I soldi servono ora, i lavori per curare il territorio ferito dobbiamo farli ora. Si liberino risorse straordinarie, con procedure straordinarie. Questo è importante adesso”. E gli altri sindaci del siracusano sembrano concordare sulla linea indicata da Di Mare. Rimane da chiedersi: chi farà sentire la voce del territorio a Palermo?