Gli errori, le accuse, le resistenze. La politica attorno al Caravaggio: "torna a dicembre"

La preoccupazione diffusa a Siracusa è che, dopo la partenza, il Seppellimento di Santa Lucia possa non tornare più. Una paura, invero, immotivata. Semmai il ragionamento va fatto sulla data effettiva di rientro perchè a dicembre la città festeggia la sua patrona Lucia e quel dipinto rientra tra i “simboli” del culto luciano. “Il Caravaggio tornerà entro il 13 dicembre, ho avuto la conferma dal Fec che è il proprietario del bene”, ufficializza a proposito il parlamentare siracusano Paolo Ficara (M5s). “Tornerà in perfette condizioni nella sede originaria”, commenta invece Vittorio Sgarbi. E quel “ritornerà nella sede originaria” conferma la volontà di riportare il Caravaggio alla Borgata, nella chiesa di Santa Lucia extra moenia per cui fu dipinto. A patto che le condizioni di sicurezza ed ambientali consentano una simile operazione. Intanto, da Santa Lucia alla Badia è scomparsa la targa che ricordava all’esterno la presenza del dipinto.
A livello politico il clima resta incandescente. “In effetti ci sono aspetti che ora vanno chiariti, a livello istituzionale”, ammette Ficara insieme al deputato regionale Stefano Zito. “Ad esempio il perché di una decisione assunta dal Fec in assoluta solitudine: ci riferiamo al via libera per la partenza, nonostante l’espresso e manifesto parere contrario del Comune di Siracusa e della Curia. Non ci lascia soddisfatti l’atteggiamento del ministero diretto dalla Lamorgese e rispettosamente ci domandiamo che senso abbia avuto il vertice in Prefettura a Siracusa della scorsa settimana se tutto era già deciso, o quasi. Avere ignorato la volontà espressa di una città capoluogo è istituzionalmente irrispettoso, a nostro parere. Ma ciò non toglie che diversi errori siano stati condotti anche a Siracusa, di posizione e di gestione. Ad esempio, l’avere puntato in una prima fase sullo stato di salute dell’opera, ritenuta bisognoso di restauro, si è rivelato un boomerang e non solo comunicativo. Pur con tutte le buone volontà messe in campo, la mossa ha finito per rafforzare la posizione di chi chiedeva il trasferimento del Seppellimento”, analizzano i due.
Anche la parlamentare Stefania Prestigiacomo (FI) si sofferma su quanto accaduto. “L’immagine del Caravaggio trasportato via su un carrellino è l’immagine di una sconfitta, di una città che non è riuscita a difendere un bene artistico di immenso valore”. Una “Caporetto di credibilità”, lo definisce l’ex ministro. “Siamo terra di conquista, una comunità che può essere presa in giro. Una città il cui parere non conta niente. Mi spiace doverlo ricordare, ma 10 anni fa, nel 2009, quando da Roma lo stesso Fec reclamó il nostro Caravaggio, non per portarlo a Trento, ma alle Scuderie del Quirinale, la città in pieno slancio turistico, coesa e compatta si seppe fare sentire e il quadro rimase al suo posto. Ma si dai, consoliamoci con le mostre dei Caravaggio farlocchi e delle ‘sensazioni caravaggesche’ oppure con i nastri tagliati. Oggi è’ una pessima giornata che Siracusa non meritava”. Ed anche l’ex sindaco Roberto Visentin rievoca quel precedente dal diverso esito con protagonista sempre il Seppellimento di Santa Lucia. “Vero è che la proprietà della tela è del Fec e non del Comune di Siracusa – ricorda a proposito Visentin – ma la nostra esperienza dimostra che se un’amministrazione ha capacità e forza politica è possibile bloccare provvedimenti ed iniziative lesive per l’immagine e l’economia della città. L’attuale giunta ha, invece, mostrato ambiguità, scarsa compattezza e nessuna determinazione consentendo così, con il suo atteggiamento, il trasferimento odierno”. Sin qui Roberto Visentin.
“Sorridiamo leggendo le critiche di esponenti di primo piano del centrodestra che dimenticano, però, come al governo della Regione ci siano proprio loro. E il via libera all’intera operazione arrivato da Palermo è, dall’inizio di questa storia, desolante”, replicano Zito e Ficara che non lesinano critiche alla giunta comunale. “Troppe zone ibride e giravolte attorno al Caravaggio, al punto che ci si domanda chi davvero comandi a Palazzo Vermexio, dove l’intraprendenza dell’assessore Granata ha avuto la meglio su di una certa timidezza istituzionale del sindaco Italia”.
Ma intanto il dipinto è partito. “Se tutti i beni e tesori che Siracusa conserva e custodisce nel nome di Lucia, da Ortigia alla Borgata, fossero messi in rete attraverso un percorso cultural-turistico, questo avrebbe garantito una diversa difesa dello spirito identitario e di culto dell’opera del Merisi. Invece, la debolezza del tessuto locale, dove ogni cosa è staccata e distanziata da quella accanto, ha permesso al Fec di decidere senza avvertire la benchè minima pressione. E’ lecito attendersi, in questo senso, una pronta iniziativa dell’amministrazione comunale, per quanto di sua competenza e nel coinvolgimento degli altri enti interessati. Alle volte, accettare un buon consiglio non è segnale di debolezza…”, chiudono i due pentastellati.
La partita, però, non è ancora chiusa. Tra accessi agli atti, relazioni ed approfondimenti continuano a “scontrarsi” sul Caravaggio i due fronti opposti: i fautori del “si” ed gli strenui difensori della siracusanità dell’opera.