"Granata fucilato al petto", il paradosso di Carmelo Briguglio (Diventerà Bellissima). La replica: "Impedito mani rapaci sulla città"

La politica vive anche di provocazioni e forzature e nessuno si scandalizza. Ma ci sono dei limiti: la decenza e il buon senso, ad esempio. Carmelo Briguglio, politico siciliano di lungo corso e attualmente elemento di spicco di DiventeràBellissima poco pare curarsene commentando il risultato delle elezioni amministrative a Siracusa e a Messina.
“Io credo che Granata vada fucilato al petto per ciò che sappiamo e non, a Siracusa. Ma soltanto un minuto dopo mezzo centrodestra e due terzi dei capi di Forza Italia, i quali a Messina hanno tradito Bramanti. Fabio al petto perchè lo ha fatto alla luce del sole e spiegando i suoi perchè, quelli alla schiena, con degrado, perchè lo hanno fatto nell’ombra, fino alla vittoria del neo-sindaco della 13.a città d’Italia. Attenderò di udire le prime scariche di fucileria. Se la politica si fa col Codice Penale Militare in tempo di guerra (vecchio)”. Questo il post di Briguglio. Per i suoi (ex?) sodali politici, Fabio Granata è reo di “tradimento” per aver abbandonato il centrodestra optando, al secondo turno, per il sostegno aperto a Francesco Italia di cui è assessore designato. Al punto che lo stesso Musumeci aveva “scomunicato” Granata a pochi giorni dal ballottaggio.
Briguglio chiarisce che il suo era solo un paradosso. Un paradosso mal interpretato o non colto dai giornalisti, prova a spiegare in un successivo post. “Il paradosso è che a Siracusa qualche collega giornalista non colga il paradosso”, il testo integrale. Il paradosso che evoca armi e proiettili appare, per continuare la serie, piuttosto paradossale.
In ogni caso, anche Fabio Granata commenta, stesso mezzo. “E per cosa dovrei esser fucilato, seppur con onore? Per aver impedito che la città (Siracusa, ndr) cadesse in mani rapaci e interessate solo alla riaffermazione del potere di un ceto politico privo di ideali e interessato solo al potere?”, scrive. “O dovrei esser fucilato, seppur al petto e con onore, per essere stato oggetto al primo turno di offese, minacce, scherno e ironia anche nei confronti della mia famiglia mentre la gioiosa macchina da guerra del Governo Regionale sfilava a sostegno di Reale e io ero considerato come un fastidio imbarazzante da archiviare e nascondere da parte del movimento che avevo contribuito a fondare, del quale ho scritto il manifesto culturale e che avrebbe dovuto far diventare bellissima la Sicilia? E perché al secondo turno avrei dovuto lasciar vincere tutto questo? Per ottenere la fine dell’ostracismo nei miei confronti, mi spiegavano. Magnanimi. Ho scelto diversamente. E lo rifarei mille altre volte. E non solo per poter governare la mia città con un sindaco, una giunta e una comunità di galantuomini e straordinarie donne e poterlo fare solo ed esclusivamente per difendere legalità e beni comuni e rigenerare ambiente e qualità della vita negli anni svenduta dai personaggi radunati nel centrodestra ma semplicemente e soprattutto perché la bandiera ideale per la quale ho iniziato a far politica non poteva che esser situata li dove è stata piazzata. Dove avevo sognato di poterla tornare a far sventolare quando insieme a Nello Musumeci, Briguglio e pochi altri fondammo Diventerà Bellissima: dalla parte della gente per bene. Ma sembra lo ricordi solo io”.